Ostia Antica - 2° percorso - by Valeria Scuderi


La visita di Ostia Antica è stata suddivisa da Valeria Scuderi in 4 precorsi:

Fonti bibliografiche: 
Ostia - Carlo Pavolini - Laterza 2006 (1° edizione 1983).
Ostia - Calza e Becatti - Istituto poligrafico e Zecca di Stato 2005
Ostia - Guida Turistica di Roma capitale 2006

Fonti di riferimento on line:


ITINERARIO
Quattro Tempietti Repubblicani - Tempio Collegiale dei Fabbri Tignuari e Caseggiato di Temistocle - Sede degli Augustali - Fullonica - Tempio della Bona Dea - Mitreo di Felicissimo - Domus della Fortuna Annonaria - Terme del Filosofo - Domus del Protiro - Molino - Tempio della Magna Mater - Porta Laurentina - Cardo Massimo - 
Terme del Foro - Insula dell'Invidioso e Terme dell'Invidioso 

PERCORSO
Lasciato il Teatro procediamo sul Decumano Massimo, sulla destra, accanto a uno dei due ninfei costruiti in età adrianea, che incorniciano l'ingresso del Teatro, si vede uno spiazzo erboso dove si trovano Quattro Tempietti Repubblicani (I sec aC).

I templi furono  costruiti nella zona oltre i Cippi di Caninio, zona che in epoca repubblicana sarebbe dovuta rimanere sgombra per permettere carico e scarico delle merci. La loro costruzione fu probabilmente avviata da Publio Lucilio Gamala e terminata da Caio Cartilio Poplicola.

I 4 templi sono posti su di un unico podio tufaceo, e sono di eguale forma e misura. Il pronao di ogni tempio era formato da sei colonne, e le celle misuravano 5,75 X 5,30m. 
Tra i templi correva un corridoio in opus spicatum.
Nel sottostante piazzale, un tempo pavimentato in marmo e racchiuso da mura, vi erano quattro altari votivi in tufo in corrispondenza di ogni tempio, mentre al centro era una fontana rivestita in marmo.

Nel tempio più orientale venne rinvenuta una dedica a Venere, è quindi possibile che i 4 templi siano stati dedicati ai 4 aspetti protettivi della dea: 

Afrodite Urania = protettrice dell’amore spirituale, puro ed ideale. 
Afrodite Pandemia = protettrice dell’amore carnale, passionale e sensuale.  
Afrodite Anzeia (fiorita) = protettrice della fecondità della terra, della fioritura e germogliare delle piante e della riproduzione degli animali, compreso il genere umano.
Afrodite Marina = protettrice delle creature marine e dei naviganti. Marinai che lei aveva scortato e protetto, insieme a suo figlio Enea nel difficile viaggio da Troia a Roma. Venere era la madre di tutti i romani, discendenti di Enea che aveva partorito dopo essersi accoppiata con l'umano Anchise. 

Madre​ e Genitrice della stirpe di Enea, gioia di uomini e dei, Venere che dai la vita agli astri del cielo, e rendi popoloso il mare e la terra poiché ogni genere di viventi nasce da te e contempla la luce solare. Per te, oh dea, fuggono i venti, sorridono le vaste superfici del mare, sbocciano i fiori e splende il cielo di una diffusa chiarezza".
- Lucrezio "De Rerum Natura", Libro I, v.v. 1-9. 

Venere è una delle divinità italiche primitive connessa alla vita agricola e, come tale, viene descritta quale signora dei fiori e dei giardini, patrona della natura rigogliosa e della fertilità degli orti. Immagine simbolica di una vita prospera.

​V​iene identificata con la dea greca Afrodite, divinità dell’amore, della fecondità, della bellezza e della sensualità.​ 
Al suo culto sono associati il mirto, la rosa, la conchiglia​. 

Nata dalla spuma del mare, creata dagli organi sessuali di Urano tagliati e gettati in mare da Crono​ (Saturno)​. Appena uscita dall’acqua, fu trasportata dagli Zefiri fino alla costa di Cipro. Sulla riva fu accolta dalle Ore e dalle Stagioni che la vestirono, la agghindarono, e la condussero presso gli immortali.​ 

Platone immaginò l’esistenza di due Veneri, una nata da Urano, il cielo, e detta perciò Venere Urania, dea dell’amore spirituale e puro; 
l'altra nata da ​Zeus e ​Dione detta Venere Pandemia, dea dell’amore carnale. 
 
​*​L'interpretazione spiritualizzata di Venere piacque ai neoplatonici rinascimentali come 
Marsilio Ficino (filosofo), Sandro Botticelli (pittore) e Angelo Poliziano (poeta), tre personaggi centrali dell'arte e della cultura dell'ambiente della Firenze medicea ai tempi di Lorenzo il Magnifico.

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Mentre, da un'epigrafi ritrovata a Portus i 4 templi sarebbero invece stati dedicati a 4 diverse divinità preposte a proteggere i marinai e le attività e commerci legati al trasporto via mare, soprattutto di cereali.

Le 4 divinità sarebbero:
Venere, Cerere, Fortuna e Speranza. 
Fortuna e Spes erano spesso accoppiate. 
La Buona Speranza, e la Buona Fortuna di un futuro felice e prospero, per Roma dipendevano anche e soprattutto dalle fortune dell'esercito e marina, e dello stato con i suoi rappresentanti, imperatori, senatori, magistrati, pretori, perché da loro dipendeva il buon stile di vita, le buone leggi, e la prosperità socio-economica.

La buona fortuna in commercio e in tutti i campi industriali, attrae l'acquirente, protegge dagli investimenti sbagliati, e migliora l'attività’ commerciale gradualmente.

scale e fontana del podio dei Quattro Tempietti Repubblicani

Ninfeo dei Quattro Tempietti Repubblicani

A destra del ninfeo si trova il Sacello di Giove.

Cella del tempio più orientale dei Quattro Tempietti Repubblicani con dedica a Venere



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Il Tempio Collegiale dei Fabbri TIGNUARI 
Maestri d'ascia, costruttori di navi, una delle tante corporazioni di mestieri di Ostia, era un ambiente recintato riservato solo al culto dei soci del collegio (sodales) e dedicato all'Imperatore PERTINACE  (193 dC / fine II sec. dC).

Del tempio costruito nel II secolo d.C. e rimaneggiato nei secoli successivi, rimangono la gradinata e l'alto podio, un tempo ricoperti in marmo.

Al suo interno è stato ritrovato un busto marmoreo del capitano ateniese Temistocle, probabilmente patrono del collegio.

Temistocle, 530 a.C. – 459 a.C. circa, è stato un politico e militare ateniese. Tra i primi politici di spicco della giovane democrazia di Atene, condusse una politica a favore del popolo, ricevendo perciò il supporto delle classi meno abbienti della città, e generalmente in contrasto con le famiglie nobili.   Fu l'artefice della potenza navale di Atene, la cui flotta diventerà la più grande e potente di tutto il Mediterraneo dopo aver sconfitto i Persiani​.​

ingresso al Tempio Collegiale




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Sul Decumano Massimo aveva il suo ingresso la sede politico-religiosa del collegio degli Augustali.

I Sodales Augustales "Sacerdoti di Augusto" fu istituito dall'imperatore Tiberio, alla morte di Augusto, avvenuta in Nola il 19 agosto del 14 d. C., sull'esempio dei Sodales Titii, creati da Romolo e Tito Tazio.

Gli Augustali avevano il compito di celebrare in tutte le province dell’impero romano, il culto del Divo Augusto e della Gens Iulia, ma con il passare del tempo, le celebrazioni furono estese anche alle casate imperiali di ogni nuovo imperatore divinizzato, dopo di Augusto.

Il collegio degli Augustali, era inizialmente composto di 21 membri, estratti a sorte tra i maggiori esponenti della nobiltà​, ma nelle
 province, dove i nobili non erano numerosi o addirittura assenti, fu possibile per i cittadini che occupavano ruoli di rango elevato nella gerarchia sociali, benché plebei o addirittura liberti come ad Ostia ed Ercolano, di creare una nuova casta di Augustali.

Degli Augustali ben poco si sa dalle fonti letterarie, ma soccorrono le numerosissime iscrizioni che li menzionano, ad esempio nella celebre iscrizione del 2 d. C., ritrovata nella colonia di Narbo Martius (Narbonne), capoluogo della Gallia, era prescritto che ogni anno sei cavalieri romani di rango plebeo, facessero a loro spese un sacrificio in onore dell'imperatore, con distribuzione d'incenso e di vino a tutti gli abitanti.

D​a queste  iscrizioni sappiamo anche che enti ​costituiti da privati cittadini, fra i più facoltosi, eressero a loro spese templi e sacelli a Roma e ad Augusto nelle varie province dell'impero.





ingresso della Sede degli Augustali

La Sede degli Augustali di Ostia fu costruita nel II secolo d.C. e ristrutturato nel III/IV secolo d.C.

Un atrio conduceva ad un vestibolo affiancato da quattro botteghe.
Un cortile porticato con pilastri in mattoni (oggi un po' nascosto dalla vegetazione lussureggiante), 
adornato da una fontana con le estremità concave. 

Il cortile è attorniato da una sala absidata posta sul fondo e da piccoli ambienti posti a destra del cortile e distribuiti su due piani, identificati come celle dove vivevano i sacerdoti, in ogni stanza potevano dormire da 2 a 4 sacerdoti. 

Sul fondo del cortile è una sala absidata decorata con marmi policromi e preceduta da due colonne di granito. 


colonne di granito che introducono nella sala absidata
sala absidata
resti dei marmi policromi che decoravano la sala absidata della Sede degli Augustali

Nella sala absidata sono stati collocati due calchi in gesso di statue funerarie di donne di Ostia (di epoca traianea e antonina), qui ritrovate insieme ad altre oggi presenti nel Museo Ostiense.

Le statue, il cui volto è stato preso da un calco in cera delle due ragazze defunte, hanno messo in difficoltà gli archeologi, perché esse non possono essere sacerdotesse, in quanto questo culto non prevedeva la presenza di donne fra i sacerdoti e gli adepti. E' anche improbabile che esse siano membri della famiglia imperiale. 

L'archeologa Margaret Laird ha ipotizzato che queste 2 statue furono qui trasportate dalla zona cimiteriale durante il rinascimento per bruciarle in una calcara e farne calcina. A sud del tempio è stata infatti identificata un'area che probabilmente fu utilizzata come fornace.

Per leggere articolo di Margaret Laird "Life and Death in a Multicultural Harbour City: Ostia Antica" CLICCA QUI


calco in gesso di statua funeraria (epoca antonina)
calco in gesso di statua funeraria (epoca traianea)


Artemide (dal Collegio degli Augustali Museo di Ostia Antica)
Massenzio (dal Collegio degli Augustali Museo di Ostia Antica)
Sabina (dal Collegio degli Augustali Museo di Ostia Antica)
mosaico di una camera del lato sud della Sede degli Augustali


Gli Augustali erano membri dell'alta gerarchia sacerdotale.
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Percorrendo via degli Augustali che costeggia sulla sinistra l'edificio della Sede degli Augustali, si incontra nel retro di questo una Fullonica.

fullonica - vasche per l'acqua nella fullonica

Costruita tra 161 e 180 d.C. Si possono ancora vedere le vasche grandi per l'acqua e quelle piccole in terracotta dove invece gli addetti alla lavanderia (fullones) lavavano e coloravano le stoffe pestandole con i piedi; poi le stoffe venivano stese sul terrazzo sovrastante l'edificio (rimane solo la scala d'accesso).

In una di queste vaschette fu trovata una buona quantità di sostanza bianca simile a sapone, la cosiddetta creta fullonica.

A Ostia sono state identificate al momento 3 fulloniche, di cui questa è la  meglio conservata di Ostia. Le altre 2 sono quella vicino la Caserma dei Vigili, posta vicino al Tevere e alla cisterna delle terme del Nettuno. L'altra la più grande del Mediterraneo stava vicino Porta Marina, ma convertita per altra destinazione d'uso sotto l'impero di Adriano, quando il quartiere di Porta Marina divenne quartiere residenziale per ricchi commercianti.

vasche in terracotta per il lavaggio e la colorazione delle stoffe





Il color rosso purpureo era ricavato dal corpo del murice, un piccolo mollusco.  

Per saperne di più sui colori utilizzati dagli antichi romani CLICCA QUI e anche  CLICCA QUI

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Sempre sulla Via degli Augustali, ma sull'altro lato della strada, si trova una Domus dal pavimento in opus sectile di marmi colorati (forse la casa del proprietario della fullonica).  

Domus di Via degli Augustali

L'opus sectile è un'antica tecnica artistica che utilizza marmi (o, in alcuni casi, anche paste vitree) tagliati per realizzare pavimentazioni e decorazioni murarie a intarsio, detta anche in seguito, a seconda dei materiali utilizzati, commesso marmoreo o commesso di pietre dure.

Anche la parte bassa dei muri era coperta di lastre di marmo, mentre il resto delle pareti era dipinto. 


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Alla fine di Via degli Augustali si trova il Tempio della Bona Dea, di cui rimangono basse strutture in opera reticolata: la cella e gli ambienti adiacenti riservati alle vestali. 

strutture del Tempio della Bona Dea

C'è un altro tempio dedicato a questa divinità presso Porta Marina meglio conservato.

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Sulla destra del muro di cinta del Tempio della Bona Dea si trova il Mitreo di Felicissimo.

Mitreo di Felicissimo
E' stato ricavato in un edificio del III secolo .
Il mosaico in bianco e nero del pavimento tra i due podia è diviso in sette rettangoli, con raffigurati i pianeti, che corrispondono ai sette gradi d'iniziazione dei fedeli.

pannello di fronte ad una nicchia, con raffigurato un altare su cui arde un fuoco

Un altro pannello del pavimento riporta il nome di chi fece costruire il luogo di culto: "FELICISSIMUS EX VOTO F(ecit)".

Mitreo di Felicissimo
A contendere la palma di mitreo più interessante a quello delle sette sfere c'è il mitreo di Felicissimo, che prende il nome della persona, nota attraverso iscrizione nei mosaici, che ne ha finanziato la costruzione. Anche in questo caso lungo il corridoio si succedono simboli legati ai vari gradi di iniziazione e al dio/pianeta ad essi dedicato:
I) Corvo, coppa e caduceo, riferimenti al grado di corvo e a Mercurio
II) Diadema, luna e lampada, riferimenti al grado di ninfo e a Venere
III) Borsa, elmo e lancia, riferimenti al grado di soldato e a Marte
IV) Saetta, sistro e pala da fuoco, riferimenti al grado di leone e a Giove
V) Spada, falce e luna, riferimenti al grado di persiano e alla Luna
VI) Corona solare, torcia e frusta, riferimenti al grado di corriere del sole e al Sole
VII) Patera, asta, berretto frigio, falcetto, riferimenti al grado di padre e a Saturno.

Il corridoio del mitreo di Felicissimo

Planimetria del mitreo di Felicissimo

Il nome del fedele che ha finanziato la costruzione del mitreo




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Percorrendo Via della Fortuna Annonaria, ci si trova sulla destra davanti all'ingresso della Domus della Fortuna Annonaria.

Questa domus è un adattamento del III/IV secolo d.C. di una dimora del II secolo d.C. 

Varcato un ingresso che un tempo era costituito da due colonne in granito rosso che sorreggevano un timpano (protiro), si entra in un cortile colonnato su tre lati con colonne di travertino (un tempo intonacate).

Il portico, il cui centro era occupato probabilmente da un giardino con una vasca e un pozzo, era decorato con la statua di Giunone e Cerere (oggi vi si trova il calco di una statua di Diana ritrovata in pezzi nella sala estiva).

Sullo stesso lato del portico è stata messa su una base di colonna di travertino, una statua di donna seduta su un trono, con testa turrita e reggente una cornucopia e un remo: la Fortuna Annonaria (o forse la personificazione della città di Ostia).

Fortuna Annonaria (o personificazione di Ostia)

Sul lato occidentale del cortile si apre la sala estiva, con tre arcate dai pilastrini con pulvino.

sala estiva della Domus della Fortuna Annonaria con pilastrini sormontati da pulvini
In questa sala, dal pavimento in opus sectile, il lato sinistro è occupato da un ninfeo, con due nicchie rettangolari e due semicircolari, davanti alle quali vi è un bacino rettangolare, nel quale sono stati trovati una statua di Genio dell'autunno e una testa di Venere (mentre il corpo della dea è stato trovato sulla strada).

rivestimenti a opus sectile del pavimento e delle pareti della sala estiva
ninfeo della sala estiva
Nella sala estiva sono stati anche ritrovati una statua di Atena e due ritratti maschili, mentre una statua di Cerere è stata travata nella latrina.

Accanto alla sala estiva si trova infatti una latrina singola, ricavata da un sottoscala.


sedile della latrina
Sul lato orientale vi sono due ambienti con pavimento decorato.

pavimento della cosiddetta sala invernale
Una stanza, forse un cubiculum dalle pareti riscaldate, ha un mosaico in bianco e nero con riquadrature ottagonali nelle quali sono raffigurate personaggi mitici e animali (Teseo e il ladro Sinis, Teseo e il cattivo Prokrustes, il cacciatore Aktaion trasformato in cervo per aver visto Diana nuda, Ganimede, un Centauro, una tigre, un leopardo, la Lupa Capitolina con i gemelli).

pavimento a mosaico del cubiculum




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Svoltando su la Semita dei Cippi troviamo le cosiddette Terme del Filosofo.

Il complesso attuale risale al IV secolo d.C. ed era probabilmente la sede di una scuola neoplatonica. Sorge su una struttura severiana.

In facciata vi era un piccolo portico con retrostanti camere, forse botteghe e ambienti domestici di servizio, e forse al centro un passaggio carrabile.

corridoio d'ingresso con scala delle Terme del Filosofo
Sulla destra della facciata si trova l'ingresso all'edificio, seguito da un lungo corridoio con scala per accedere ai piani superiori. 

Dal corridoio si poteva accedere anche ad alcuni ambienti posti sulla sua sinistra (di cui uno con vasca), e ad una grande latrina, forse anche aperta al  pubblico.
In epoca traianea l'edificio era forse una stazione per "taxi".

In origine la parte posteriore dell'edificio era dedicata al culto.Il tempio (circa 200 d.C.), preceduto da una scalinata, era posto sul fondo di un cortile.

Fu poi demolito nel III secolo per far spazio ad un portico con una stanza voltata, forse una scuola neoplatonica.

ingresso alla stanza adibita forse a scuola neoplatonica

Sul muro di fondo del porticato una nicchia forse conteneva il busto di un filosofo trovato nell'edificio identificato come Plotino.

cortile porticato con nicchia per busto di filosofo - sulle panche si riunivano i membri del gruppo filosofico.
Solo più tardi si aggiunse all'edificio il complesso termale ad uso privato.
L'apodyderium (spogliatoio) aveva i rivestimenti in marmo e un bancone.

Con una scala si raggiungeva il frigidarium con due vasche, e decorato con marmi e mosaico.

l'altra vasca del frigidarium
Una piccola camera di passaggio con bacino conduceva agli ambienti tiepidi e caldi termali.
Il calidarium aveva due vasche ricoperte di marmo. 

forno e prefurnio per il riscaldamento delle terme con prefurnio e sopra il calidarium
E' ancora presente il forno di riscaldamento circondato da un corridoio di servizio (prefurnio).

prefurnio

forno









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Dall'altro lato della strada si trovano degli Horrea di età tardo traianea o adrianea: un corridoio sul quale si affacciano botteghe.

Horrea
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Sempre sulla Semita dei Cippi è l'ingresso della Domus del Protiro (IV secolo d.C.).

ingresso della Domus del Protiro
La domus prende il nome proprio dal protiro in marmo davanti all'entrata, colonne sormontate da un timpano nel quale forse era scritto il nome del proprietario dell'abitazione.

 Ai lati dell'ingresso e dell'atrio vi erano due botteghe e retrobotteghe che affacciavano sulla strada. 

Il centro della domus è occupato da un cortile con vasca ed entrate su tre lati, mentre il lato ovest (il quarto lato), è occupato da un doppio ninfeo decorato con marmi.

La parte occidentale del ninfeo è formata da un'abside con finestra al centro e affiancato da nicchie semicircolari, mentre davanti si trova un bacino.

Il lato est del ninfeo è costituito da nicchie rettangolari decorate in marmo, poste ai lati della finestra.
Due colonne sostengono un'architrave e un timpano, e avanti vi è un bacino rettangolare.

Una scala conduce al di sotto del cortile e del portico, dove sembra ci fosse una camera di culto e un pozzo circondato da tre nicchie.

scala per scendere nei sotterranei del cortile
corridoio sotterraneo nel cortile


una nicchia del sotterraneo del cortile
Nel lato posteriore del cortile, preceduta da due colonne, si trova la sala più importante della domus, ricoperta di marmi sul pavimento e in parte sulle pareti.

cortile e sala principale della domus
Ai lati di questa sala si trovavano due ambienti di rappresentanza (da una parte) e due ambienti privati (dall'altra).

cubicula della Domus del Protiro

Le camere da letto (cubicula) si trovavano sugli altri due lati del cortile.
Le camere della servitù erano collocate sul piano superiore.

Questo edificio posto vicino al Foro, al Teatro, a Porta Latina e al Fiume, presenta molte stanze e una latrina a più posti, potrebbe essere un albergo.




L'OSPITALITA' NELL'ANTICA GRECIA

I Greci consideravano il viandante come un messaggero degli dei.
Le principali strutture furono:

Il Leonidaion: edificio costruito ad Olimpia dall’architetto greco Leonide.
Esso aveva molti posti letto e alcune sale comuni per la ristorazione e lo svago degli ospiti. Ospitava pellegrini d’alto rango.

Gli Xenodokia: ospizi pubblici gratuiti destinati soprattutto ai commercianti.

I Panadokia: ospizi, i cui gestori, pero, erano poco onesti.
Nell’età di Pericle si ebbe un forte movimento di giovani che si recano in Grecia per motivi di studio, oggi questo movimento è paragonabile al turismo studentesco.

L'OSPITALITA' NELL'ANTICA ROMA

I Romani consideravano il viaggiatore come portatore di interessi e culture diversi. Fu istituito il diritto di ospitalità che era regolamentato per regolare con norme i rapporti fra ospitante e ospitato.

L’hospitium publicum
: era un’intesa per regolamentare l’ospitalità da parte delle famiglie ospitanti ad ambasciatori, senatori, magistrati o consoli che viaggiassero per motivi politici o di affari. Queste persone, però, dovevano sempre avere un sigillo imperiale o dei documenti per farsi riconoscere. 

Il potronatus (patronato): garantiva, soprattutto ai funzionari dello stato mandat​i ​in in missione, una sicura ospitalità presso le case dei nobili o dei residenti nelle città conquistate dai Romani.
Nei legami di ospitalità tra le famiglie, invece, si utilizzavano come lasciapassare oggetti- simbolo (sole, luna, cavallo, ecc.) di diverso materiale (avorio, osso, bronzo), questi oggetti venivano divisi in due parti e scambiati come segno di accoglienza reciproca. Questo accordo veniva tramandato di generazione in generazione.

LE GRANDI VIE DI COMUNICAZIONE DELL’IMPERO ROMANO
Nell’antica Roma i viaggi erano facilitati dalla rete viaria, formata in gran parte da strade lastricate che erano, quindi, percorribili anche dai carri. Quasi tutto il territorio dell’Impero era infatti collegato alla città di Roma, dalla quale partivano tutte le strade quali l’Appia, l’Aurelia, la Cassia, la Salaria e la Flaminia; queste strade ci sono ancora oggi, anche se i loro tracciati sono stati in parte modificati.
Lungo i percorsi stradali più estesi i Romani costruirono le prime strutture ricettive per la sosta, chiamate stationes, che erano generalmente gestite dallo Stato. Esse, a seconda della funzione, si possono distinguere in mansiones e mutationes.
Le prime erano strutture distanti 30 km l’una dall’altra. Garantivano ai viaggiatori il pasto serale ed il riposo notturno. Inoltre fornivano officine per eventuali riparazioni del mezzo di trasporto (carri, cavalli ecc.) e stalle per accudire o cambiare i cavalli. Vicino all’edificio per i viaggiatori c’erano anche il palazzo per gli ospiti imperiali, le caserme per le truppe dello Stato e, a volte, alcuni edifici privati, oggi paragonabili ai motels.
Le seconde erano luoghi distanti 5 km l’uno dall’altro, dove i viaggiatori potevano sostare e ristorarsi. Vicino a questi luoghi c’erano un edificio per la posta, uno stabile come punto di ristoro ed una scuderia per il cambio dei cavalli, oggi paragonabili agli autogrill.
Varie vicende politiche causarono il crollo dell’Impero Romano d’occidente e più tardi l’instabilità politica e il totale abbandono delle grandi vie di comunicazione, resero pericoloso ogni tipo di viaggio.

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Sulla sinistra vi sono due caseggiati forse con funzione di edifici  d'immagazinamento.

caseggiati con funzione di magazzini

caseggiato con sala colonnata

Il secondo dei due con una pianta allungata (coperto oggi da una tettoia di protezione), in parte era di età augustea e in parte del II secolo.

In posizione centrale vi era un cortile con vasca e pozzo.

cortile con vasca e pozzo del caseggiato con sala colonnata
Sul lato opposto all'ingresso si trovava una stanza (probabilmente un ufficio), preceduta da due colonne in tufo e con pitture parietali.
Si sono qui trovati tre strati di pavimento (ora in parte collassati).

pavimenti della sala colonnata
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L'ingresso a questo ultimo caseggiato si trova sulla Semita dei Cippi, la via che, congiungendosi con il Cardo Massimo, conduce verso Porta Laurentina.

Percorrendo la Semita dei Cippi in direzione invece opposta, verso il Decumano Massimo, ci si trova davanti un Molino.

Alcuni resti lo datano 80/100 d.C. mentre la maggior parte è del 100/125 d.C.

Il mulino aveva quattro negozi che affacciavano sul Cardo Massimo e quattro negozi che affacciavano sulla Semita dei Cippi.
L'accesso al laboratorio avveniva tramite due corridoi tra i negozi (uno sul Cardo Massimo e uno sullaSemita dei Cippi).

un negozio del Molino

pavimento in basolata e pilastri in mattoni di sostegno ad una copertura

Nel centro dell'edificio vi era una grande hall con pavimento in blocchi di basalto. Solo la parte settentrionale di essa sembra aver avuto una copertura poggiante su una doppia fila di pilastri di mattoni.

Sul lato nord del porticato vi erano cinque macchine impastatrici in pietra vulcanica, mentre sul lato sud vi erano otto macine in pietra vulcanica.
Su di alcuni vi sono delle lettere. 

Il grano veniva riversato nei mulini dall'attico e il pane veniva cotto in un grande forno.

in primo piano una macina e dietro una macchina impastatrice
 
Nella parete sud-est della hall sono state ritrovate due cisterne sotterranee.

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Porta Laurentina prende il nome da Laurentum, paese a sud di Ostia, a cui la strada che usciva da questa porta conduceva.

Porta Laurentina (vista da fuori le mura)
Costituiva una delle entrate della città lungo le mura sillane costruite nel I secolo a.C.

Porta Laurentina (vista dall'interno delle mura)
cella della Porta Laurentina
La porta era costituita da una camera in blocchi di tufo chiusa a sud da porte di legno.
Due torri quadrate in opera quadrata affiancavano la porta (se ne può vedere ancora una in parte).

mura repubblicane
mura repubblicane
blocchi di tufo della Porta Laurentina
Il calpestio della strada che attraversa la porta è più basso rispetto a quello delle costruzioni del II/III secolo che l'affiancano.





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La Porta Laurentina con le mura sillane, le Terme del Faro e il Cardo Massimo, forma un triangolo, chiamato Campo della Magna Mater,
nel quale trovano spazio alcuni templi e luoghi di culto del II/III secolo d.C.

Campo della Magna Mater
Campo della Magna Mater
Campo della Magna Mater
Cibele era chiamata anche Magna Mater, ed è a lei che questo tempio scoperto di forma triangolare venne dedicato in epoca Adrianea, anche se il suo culto fu introdotto a Roma durante la seconda Guerra Punica, quando i romani sentendosi abbandonati dai Dei locali si recarono in Frigia, terra d'origine di Enea e dei Troiani per portare a Roma una pietre, un meteorite che da poco era caduto nella terra del mitico fondatore troiano.

Il culto di Cibele, dea orientale della fertilità e della natura, fu portato a Roma nel 204 a.C. sotto forma di pietra nera, forse una meteora.
La pietra arrivò prima ad Ostia, dove venne accolta da un comitato d'accoglienza aristocratico.
Ma la nave s'arenò su una sponda del fiume.
Faceva parte dei membri del comitato d'accoglienza una ragazza di nome Claudia Quinta, la cui reputazione venne messa in discussione.
La ragazza, per provare la sua innocenza, chiese aiuto alla dea, la quale l'aiutò a disincagliare la nave con le sole mani.

Secondo Carl Jung noi tutti abbiamo con la pietra, la roccia che rappresenta la grande madre (Cibele).

Jung nota che la pietra è immobile ed eterna, mentre noi piccoli e solo di passaggio.

La pietra ci permette di sederci su di lei, ma non possiamo farla veramente nostra, neanche scolpendola.

Jung nota come il Cristianesimo {delle chiese, non di Gesù) jabbia imbrigliato le nostre coscienze, omologandole ad un solo credo, ad un solo pensiero. Lui nota che gli uomini {e donne} di paesi barbari (nord Europa) siano rimasti più in contatto con la loro "bestia" che si agita nel mondo sotterraneo dell'anima, e come essa sia pronta a balzare in superficie, portando con sé anche conseguenze devastatrici (come le 2 guerre mondiali) .

Jung era contro tutte le religioni, fu accusato di essere nazista, lui si difese bene... Forse un pensierino sulla superiorità degli ariani aveva fatto, ma poi vedendo le conseguenze fece marcia indietro.

Jung scrive:
Non dobbiamo più soggiacere a nulla, nemmeno al bene.
Un cosiddetto bene, al quale si soccombe, perde il carattere etico.
 Non che diventi cattivo in sé, ma è il fatto di esserne succubi che può avere cattive conseguenze.
Ogni forma di intossicazione è un male, non importa se si tratti di alcol o morfina o religione o idealismo.
Dobbiamo guardarci dal considerare il male e il bene come due opposti.
Carl Gustav Jung


Cibele (dal Campo della Magna Mater - Museo Ostiense)
Testa di Antinoo (dal Campo della Magna Mater - Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo - Roma)
Vespasiano (dal Campo della Magna Mater - Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo - Roma)
Lungo il lato meridionale del Campo della Magna Mater corre un colonnato con pilastri in mattoni addossati alla cinta muraria repubblicana e con colonne in mattoni dell'epoca di Antonino Pio.

colonnato del portico del Campo della Magna Mater

Il Tempio di Cibele si trova nell'angolo sud-ovest del Campo della Magna Mater.

Tempio di Cibele e altare in muratura
Tempio di Cibele (visto posteriormente)
La scalinata d'accesso al tempio era decorata in marmo e aveva un pianerottolo con due buchi, forse due aiuole.

scalinata del Tempio di Cibele con aiuole nel pianerottolo
Tempio di Cibele visto lateralmente
Sugli altri tre lati del podio in laterizio vi erano nicchie.
Questo è tutto quello che rimane di questo tempio.

nicchie del podio del Tempio di Cibele
nicchie del podio del Tempio di Cibele
Davanti al tempio si erge un altare in muratura e marmo.
Due statue onorarie vennero qui erette dal funzionario P.Claudius Abascantianus in onore dei due suoi figli.

base per una statua eretta da P.Claudius Abascantianus davanti al Tempio di Cibele



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Il Tempio di Bellona, dedicato alla dea della guerra e associata a Cibele, si trova ad est del Campo della Magna Mater, addossato alla Porta Laurentina, e sul lato sinistro del Cardo Massimo.

Tempio di Bellona
Il tempio, di età tardo-adrianea, è preceduto da uno spazio aperto che sul lato nord-est presenta un portico in mattoni.

spiazzo aperto con Schola degli Hastiferi (sul fondo) e resti del portico (sulla destra della foto)

Sulla destra dell'ingresso si trova un pozzo.
Pochi scalini portano al pronao con tre colonne in mattoni e alla piccola cella che conteneva un basso podio.

pozzo del Tempio di Bellona
pronao con colonne in mattoni del Tempio di Bellona
Dallo stesso spiazzo aperto si poteva accedere alla Schola degli Hastiferi (portatori di lancia), coloro che dovevano accudire e gestire il culto della dea.

Schola degli Hastiferi
L'ingresso era preceduto da alcuni gradini e presentava due colonne in marmo.
Dietro al pronao si trovava una sala.


Nel Campo della Magna Mater vi erano anche dei piccoli sacelli.

l'anticamera di un sacello nel Campo della Magna Mater

Nella zona orientale del Campo della Magna Mater vi è il Santuario di Attis.

Santuario di Attis
Attis, divinità frigia legata al culto di Cibele, è il servitore eunuco che guida il carro della dea.
Dal vano tentativo di Zeus di possede Cibele, nacque dallo sperma caduto sul terreno una figura ermafrodita, Agdistis, il quale venne privato dagli dei della sua parte maschile.
Dai suoi genitali nacque un albero (il melograno o il mandorlo), che venne mangiato da Nana (figlia del fiume Sakarya), che per questo rimase gravida e diede alla luce Attis.
Del bellissimo Attis s'innamorarono sia Cibele che Agdistis, ma Attis sposò la figlia del re Mida.
Durante il banchetto Agdstis furente indusse i presenti ad evirarsi, e Attis lo fece sotto un pino vicino al fiume Gallos e morì.
Dal suo sangue nacquero le viole mammole.
Ma Cibele ottenne da Zeus che Attis fosse parzialmente resuscitato.
(storia un po' complicata!) 

Il santuario del III secolo d.C. è preceduto da uno spiazzo all'aperto recintato da un muro e con tre vasche che forse contenevano pesci (in riferimento a quelli offerti ad Attis).

L'ingresso è decorato con un portico con due lesene di marmo.

una delle vasche del Santuario di Attis

ingresso allo spiazzo del Santuario di Attis
L'ingresso al santuario è invece decorato con due telamoni nelle vesti di Pan.

telamone nelle vesti di Pan
telamone nelle vesti di Pan


ingresso al Santuario di Attis
Il santuario presenta un'abside nella parete di fondo e nicchie rettangolari nelle pareti laterali

Riempe l'abside il calco in gesso della statua di Attis distesa su un fianco dopo l'evirazione.
Attis regge in una mano una melagrana e nell'altra un bastone da pastore, ha in testa un berretto frigio con raffigurazione della luna e attorniato da raggi solari.
Attis s'appoggia al busto di una divinità fluviale.

calco della statua di Attis
La sporgenza semicircolare in travertino dell'abside era forse una mensola per offerte votive.

copia del serpente avvolto intorno ad un pino
serpente avvolto intorno ad un pino (dal Santuario di Attis - Museo Ostiense)




base candelabro con Satiri (dal Santuario di Attis - Museo Ostiense)
base candelabro con Satiri (dal Santuario di Attis - Museo Ostiense)
base candelabro con divinità (dal Santuario di Attis - Museo Ostiense)
base candelabro con divinità  (dal Santuario di Attis - Museo Ostiense)
Toro-Attis (dal Santuario di Attis - Museo Ostiense)
Attis-Ermafrodito (dal Santuario di Attis - Museo Ostiense
Lungo il lato nord orientale del Campo della Magna Mater delle botteghe si affacciavano sul lato sinistro del Cardo Massimo.

botteghe del lato nord orientale del Campo della Magna Mater che si affacciavano sul Cardo Massimo (a sinistra della foto)
Tra queste botteghe vi era l'ingresso al campo, seguito da un vestibolo e da una rampa per facilitare l'ingresso ai carri delle processioni.

ingresso e vestibolo del Campo della Magna Mater


Per saperne di più sulle divinità femminili primordiali (Ma, Bellona, Mater Matuta, Cibele, Magna Mater e il Mistero della Trinità CLICCA QUI


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Limitrofo al muro che limita il Campo della Magna Mater, fu istallato il Mitreo degli Animali.

Mitreo degli Animali
Il mitreo fu costruito nel II secolo d.C.
Occupa lo spazio tra due file di pilastri di una sala con tre file di pilastri in mattoni.

altare del Mitreo degli Animali
Sul mosaico in tessere bianche e nere che ricopre il pavimento sono raffigurati cinque soggetti: un uomo nudo dalla testa con criniera con in mano un coltello da potatura e una pala perforata (grado del Leo-Perses), un gallo e un corvo (grado del Corax), uno scorpione, un serpente, la testa e la coda di un toro.

uomo nudo dalla testa con criniera, con pala forata e coltello da potatura
corvo e gallo
scorpione
serpente
testa e coda di toro
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Proseguendo sul Cardo Massimo in direzione del Foro arriviamo ad uno degli ingressi delle Terme del Foro che immette nella palestra. A destra dell'ingresso vediamo una Latrina mentre sul lato opposto è un vano, probabilmente uno spogliatoio.

Le Terme del Foro sono tra le terme più estese di Ostia (3200 m²).
Furono costruite nel II secolo d.C. dal prefetto pretorio M.Gavio Massimo , ma subirono modifiche e ristrutturazioni in fasi successive.

capitello di una colonna del frigidarium delle Terme del Foro
Anche se le terme sono state saccheggiate, si presume che le pareti avessero un rivestimento in marmo sino all'altezza di 3m e poi fossero intonacate.
I pavimenti erano ricoperti con mosaici a tessere bianche e nere e a disegni geometrici (tranne qualche eccezione). Ma non mancano rivestimenti in marmo di fasi successive.

rivestimenti in marmo di pavimenti e pareti delle Terme del Foro
capitello di una colonna delle Terme del Foro
Nella parte rettangolare settentrionale delle terme vi erano le camere fredde, con volta a crociera, mentre le camere calde erano nella parte meridionale, dove potevano ricevere, tramite grandi finestroni, il massimo dei raggi solari durante le ore pomeridiane.

Due ingressi (su Via della Forica) immettevano in vestiboli e poi in quattro apodyteria (spogliatoi).

apodyterium
Il frigidarium, circondato da colonne di marmo di grande dimensioni ed alto 15/17 m, si trovava tra i quattro spogliatoi, preceduto da due vestiboli.

frigidarium
vasca meridionale del frigidarium
Le vasche avevano nicchie sulle pareti laterali e di fondo.
Alla vasca settentrionale è stata aggiunta poi un'abside.

nicchie della vasca meridionale del frigidarium
vasca absidata del frigidarium
La sala posta più a sud-ovest, l'heliocaminus, una sala dove ci si poteva esporsi al sole, aveva finestre aperte.

heliocaminus
Accanto si trovava il sudatorium (o laconicum), una sala di vapore per la sudorazione di forma ellittica, dove vi erano sedili di marmo che correvano lungo le pareti.

sudatorium
sedili di marmo del sudatorium
Seguivano due tepidaria.
Nel secondo tepidarium le colonne quadrate mostrano i fori per il fissaggio della finestra.

il primo tepidarium
colonna del primo tepidarium
secondo tepidarium con colonne quadrate
Si passava nel calidarium, dove erano presenti tre vasche d'acqua calda.
Alla vasca meridionale fu successivamente aggiunta un'abside con colonne.

calidarium
calidarium
vasca del calidarium
vasca del calidarium
vasca absidata del calidarium
Gli ambienti venivano riscaldati tramite gli ipocausti (pavimenti vuoti), nei quali passava aria calda, riscaldata nei praefurnia posti nella zona sud-est delle terme.

forno per il riscaldamento dell'aria
corridoio di servizio ai praefurnia


ipocausto
tuboli per il riscaldamento delle pareti delle sale
tuboli per il riscaldamento delle pareti delle sale
I due archi a due piani che si trovano ad est del corridoio che corre lungo l'impianto di riscaldamento, sono stati interpretati come un collegamento con l'acquedotto.

due archi sul lato orientale delle Terme del Foro
Qui si trovavano anche un mulino ad acqua e una cisterna.

Una palestra trapezoidale si trovava a sud delle camere calde, con portico con pilastri in mattoni e colonne in marmo e granito aggiunte in una seconda fase.
Intorno alla palestra si aprivano delle botteghe e degli ambienti di servizio.

palestra delle Terme del Foro (vista dall'angolo sud-ovest)
palestra delle Terme del Foro (vista da nord)
portico della palestra delle Terme del Foro
Nell'angolo sud-ovest della palestra si trova un tempio in mattoni e una forica (latrina) con più di venti posti.

forica delle Terme del Foro
sedili della forica delle Terme del Foro






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Sulla facciata meridionale, che si trovava su Via della Forica, vi erano botteghe, una scala e nell'angolo sud-ovest una forica (latrina), la più conosciuta e visitata dai turisti degli scavi di Ostia Antica.

forica pubblica del Caseggiato dei Triclini
La latrina pubblica andò ad occupare nel IV secolo il posto di due negozi.
Sulle pareti vi sono allineati venti posti a sedere in marmo.
Vi era anche una vasca e porte girevoli che garantivano un po' la privacy.

forica pubblica del Caseggiato dei Triclini (infestata dalle erbacce!)
sedili della forica pubblica del Caseggiato dei Triclini
(mi è dispiaciuto vedere che lo stato della forica è peggiorato rispetto a quello delle mie passate visite!)


Per saperne di più sulle Terme del Foro CLICCA QUI


LE TERME NELL'ANTICA ROMA 

Già nell'antica Grecia il bagno assunse un carattere sociale. Il ginnasio greco era composto da una palestra, da un bagno e da un'esedra dove i filosofi dissertavano con i loro discepoli. Dopo intensi esercizi fisici nella palestra i giovani facevano un'abluzione di acqua calda, raggiunta una piena distensione dopo la fatica fisica, passavano nella esedra per ricevere l'educazione dello spirito.


Le terme romane trassero la loro origine dalla fusione del ginnasio greco con il bagno a vapore egizio

L'Egitto in effetti, già dai tempi di Tolomeo, raggiunse il livello di conoscenze tecniche necessario per realizzare tali opere, come dimostrano dei reperti archeologici nel delta del Nilo formati da due locali circolari, chiaro precedente del laconium romano. 

Già 200 anni prima che Agrippa creasse le prime terme pubbliche nel 25 a.C., il bagni (balneum) erano molto frequentati dai romani; in seguito gli imperatori romani fecero a gara per superare i loro predecessori con Terme sempre più grandiose: in particolare Nerone nel 65 d.C. , Tito nell'81 d.C. , Domiziano nel 95 d.C., Commodo nel 185 d.C., Caracalla nel 217 d.C., Diocleziano nel 302 d.C. e Costantino nel 315 d.C.. Per assicurare la loro popolarità, le tariffe di ingresso alle terme venivano tenute molto basse, se non gratuite. Terme sorsero ovunque nell'impero, dalle sabbie del deserto alle Alpi; alcune Terme erano tanto grandi da poter contenere 6000 persone.

I rituali potevano variare da provincia a provincia a secondo dei costumi locali, tuttavia il concetto generale era il medesimo: si trattava di un centro ricreativo polifunzionale. La maggior parte delle terme includeva centri sportivi, piscine, parchi, librerie, piccoli teatri per ascoltare poesia e musica e una grande sala per le feste, una città nella città. Si trovavano anche ristoranti e locande per dormire o …passare alcune ore in "piacevole" compagnia.


Ogni centro termale offriva attrazioni specifiche: un paesaggio particolare, una magnifica libreria, un centro sportivo di alto livello, anche se l'attrazione principale rimanevano sempre i bagni. Durante l'ultimo periodo cristiano dell'impero fu proibito recarsi alle terme la domenica o nelle feste, mentre prima raramente venivano chiuse. Talvolta uomini e donne prendevano i bagni insieme, ma tale usanza variava da periodo a periodo e da zona a zona: a Pompei ad esempio uomini e donne prendevano i bagni separatamente.


Le strutture 

Grandi acquedotti, di cui restano notevoli rovine in tutto il mondo romano, alimentavano le terme. Il calore era uniformemente distribuito attraverso muri cavi e pavimenti sovrapposti a vespaio, in cui circolava aria calda.


Abitudini

Una delle abitudini legate all'uso delle terme era quella di gettare nell'acqua profumi e vini speziati (similmente agli antichi Egizi che mescolavano nell'acqua varie sostanze).

Per lavarsi, i romani, usavano la pietra pomice e la cenere di faggio (sostanze che portavano all'inaridimento della pelle). Dopo il lavaggio, i fruitori delle terme erano soliti spostarsi nelle sale adibite ai massaggi, che effettuavano con oli profumati e unguenti speciali (importati per lo più dall'Oriente e dall'Egitto, come la mirra e l'olio di mandorle).


Patologie legate alle terme

Oltre alle controindicazioni igieniche, i continui sbalzi di temperatura cui erano sottoposti i frequentatori delle terme dall'acqua calda all'acqua fredda in rapida successione, potevano generare nei canali auricolari e nasali dei fruitori, delle neoformazioni ossee globulari (tipiche ancora oggi nei nuotatori), che potevano portare alla sordità o ad una deviazione del setto nasale (ne sono state riscontrate diverse durante lo studio di crani appartenuti ad antichi romani).


L'abbandono 

In tarda epoca cristiana, forse per l'eccessivo costo di manutenzione, forse per i mutati costumi che tendevano a non accentrare nelle terme gran parte della vita sociale, le terme vennero via via abbandonate. La distruzione degli acquedotti da parte dei barbari ne interruppe poi definitivamente l'uso.



Un pomeriggio alle terme 

  • I cittadini romani terminavano il lavoro nelle prime ore del pomeriggio e si recavano alle terme, che aprivano a mezzogiorno, prima del pasto principale.

  • Un tipico ciclo iniziava con ginnastica in palestra, o attività sportiva in un campo esterno, dove di svolgevano giochi anche utilizzando piccole palle in cuoio, o gare di lotta. 

  • Successivamente ci si recava ai bagni attraverso tre stanze, partendo da quella con l'acqua più tiepida fino a quella con l'acqua più calda. 

  • Si entrava nel tepidarium, la stanza più grande e lussuosa delle terme: qui si rimaneva un'ora e ci si ungeva con oli. 

  • Poi si andava nel calidarium. Si trattava di stanze più piccole, generalmente costruite sui lati della sala da bagno principale. 

  • Infine ci si recava nel laconicum , la stanza finale più calda, riscaldata con aria secca ad altissima temperatura. 

  • Dopo la pulizia del corpo e i massaggi, si faceva una nuotata nella piscina del frigidarium.

  • Successivamente, ristorati e profumati, ci si recava nella altre aree delle terme dove si poteva leggere o partecipare ad altre attività o assistere ad attrazioni.


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FORO E CISTERNA DELLA STATUA EROICA

La cisterna che si trovava sul Foro della Statua Eroica, forniva acqua alla latrina e alle Terme del Foro che sorgono alle spalle.

Questo foro era inizialmente occupato da terme di epoca adrianea.
Risale al IV secolo d.C. e si trova in posizione elevata rispetto alla strada.

Foro della Statua Eroica
Circondato da portici su tre lati, su quello nord presenta pilastri in mattoni, mentre su quello occidentale e orientale colonne.

colonne del portico ovest del Foro della Statua Eroica
La statua seminuda che troneggia nella piazza, mancante di testa e ritrovata in molti pezzi, è adrianea (o forse rappresenta Adriano stesso).

statua del Foro della Statua Eroica
statua del Foro della Statua Eroica
Atena con elmo attico (dal Foro della Statua Eroica - Museo Ostiense)
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L'Insula dell'Invidioso prende il nome dalla parola "INBIDOSOS" scritta all'interno di un mosaico che raffigura una scena marina con pesci e pescatori.
Al centro del mosaico era stata fissata una vasca. 

bottega dell'Insula dell'Invidioso
scritta "INBIDOSOS" nel mosaico della bottega dell'Insula dell'Invidioso
Il mosaico si trova in una bottega all'angolo dell'insula, e probabilmente qui veniva venduto il pesce.

scena marina nella pescheria dell'Insula dell'Invidioso
Vicino alle botteghe di pescivendoli sopra citate, vi sono gli ingressi a due vestiboli pavimentati con mosaici che raffigurano una Nereide su un ippocampo e una scena marina.
Questi ingressi sono uno su Via dell'Invidioso e uno sulla Semita dei Cippi


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Annesse all'insula vi sono le cosiddette Terme dell'Invidioso costruite nel 50 d.C., e modificate durante l'epoca di Antonino Pio.
I mosaici sono del III secolo d.C.

abside del frigidarium delle Terme dell'Invidioso viste esternamente (lato orientale)
L'ambiente dell'apodyterium (spogliatoio) mostra sul muro le nicchie per riporre gli abiti che furono in un secondo tempo tamponate.

apodyterium delle Terme dell'Invidioso con nicchie tamponate dell'apodyterium
Accanto vi era il frigidarium con vasche absidate, le camere del calidarium e la palestra.

frigidarium delle Terme dell'Invidioso
Nell'angolo tra Via dell'Invidioso e Via del Sole vi era un "bar" e le sale per il riscaldamento delle terme.

 Tramite un corridoio, dalla palestra si poteva uscire sul Decumano Massimo.