Ostia Antica - 3° Percorso - by Valeria Scuderi


La visita di Ostia Antica è stata suddivisa da Valeria Scuderi in 4 precorsi:

Fonti di Riferimento:
Ostia - Carlo Pavolini - Laterza 2006 (1° edizione 1983).
Ostia - Calza e Becatti - Istituto poligrafico e Zecca di Stato 2005
Ostia - Guida Turistica di Roma capitale 2006


ITINERARIO
Durante questo itinerario visiteremo la zona a nord/ovest del Decumano rinnovata e ingrandita dopo l'inaugurazione del porto di Traiano inaugurato nel 112 dC. Gli Horrea del così detto Piccolo Mercato, i caseggiati e le casette tipo di epoca Traianea e Adrianea, il Serapeo, il colleggio dei Mensores, il Mitreo delle Terme, l'area Sacra repubblicana, il Macellum e le botteghe del pesce, il Confine estremo del Castrum, il Foro e per finire il Thermopolium, e la Casa dei Doli.

INTRODUZIONE
Alle spalle della Caffetteria corre l'attuale Tevere con le sue banchine dove approdano le imbarcazioni moderne, ma in questo stesso luogo il fiume scorreva anche in antichità, prima che venisse deviato dall' inondazione del 1557

Lungo l'antico corso del Tevere erano le banchine di carico e scarico per le merci e gli Horrea per immagazzinarle. 


Le banchine arrivavano fino a dove oggi si trova il castello di Giulio II e il villaggio medievale di Gregoropoli (Papa Gregorio IV, 827-844 dC).


HORREA
Gli horrea erano dei magazzini atti al deposito di diversi tipi di merci. Il termine latino significa “granaio”, ma vennero destinati alla conservazione di merci diverse. I primi magazzini permanenti risalgono alla fine del II secolo a.c., sorti per volere di Gaio Gracco (123 a.c.) soprattutto per evitare le carestie di grano.

Degli Horrea militari divennero usuali negli accampamenti romani, per conservare provviste per lunghi periodi, prevalentemente beni alimentari, come arma di difesa in caso di assedio nemico. Alcuni horrea pubblici divennero banche, per custodire beni di valore. Nella città di Roma si contavano circa 300 magazzini, tra cui alcuni di vastissime dimensioni.

I magazzini del Tevere e del porto di Ostia antica erano di uno o due piani: il piano superiore era raggiungibile, anziché con le scale, con delle rampe, in modo che potessero salirvi gli animali da trasporto con la merce. Gli ambienti si raccoglievano attorno al cortile dove si poteva scaricare la merce. Successivamente il pavimento a pianterreno venne provvisto di vespai contro l’umidità, sorsero le tabernae per la vendita delle merci.

Gli horrea avevano mura spesse e resistenti, con finestre poste in alto, per scongiurare topi, incendi e ladri. Per questi ultimi si usavano pesanti sistemi di chiusura. Gli horrea prendevano il nome dalle merci che contenevano:

Tra gli horrea più importanti figurano I Grandi Horrea, magazzini pubblici, dove si conservavano cibi deperibili, in particolare il grano. Essi si trovavano lungo la via dei Mulini, ove correva il confine orientale dell'antico Castrum militare, e le cui mura in tufo vennero reimpiegate per la costruzione degli horrea.

Salvo i resti delle mura di fondazione e qualche blocco di tufo, non è rimasto molto dell’edificio. Tuttavia gli archeologi sono riusciti a ricostruire la sua storia. I Grandi Horrea furono costruiti nel I sec. d.C. vicino alle banchine del Tevere. Le mura furono erette con grandi blocchi di tufo che dovevano proteggere la merce stoccata dagli incendi. L’edificio originale non aveva scale e piani superiori. Il piano superiore e tutti gli interni furono costruiti in un secondo momento.

Muro di tufo per la protezione dagli incendi in Via dei Grandi Horrea

Verso la fine del II secolo furono inseriti dei doppi pavimenti tramite piccoli pilastri a base quadrata (suspensurae) per proteggere la merce dall’umidità e dai parassiti. Alcune delle scale furono sostituite da rampe per facilitare il trasporto delle merci. Da allora in poi l’edificio aveva un solo ingresso stretto. Nel muro a sud sono stati fatti ritrovamenti che indicano la presenza di due scale. Poiché le scale sono poco adatte al trasporto di merci, si presume che si trattasse di uscite di emergenza, un’altra misura di protezione antincendio.

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In epoca Traianea (98-117) e Adrianea (117-138dC), dopo la costruzione del bacino esagonale del porto di Traiano a Fiumicino (100-112 dC), la città di Ostia conobbe una esplosione demografica legata all'incremento dei commerci via mare facilitati dalla presenza del nuovo porto, nuovi horrea vennero costruiti nell'aria alle spalle del Foro e fino a Porta Marina, la città velocemente si espanse anche fuori dal perimetro delle mura Silliane fino ad affacciarsi sull'antica linea di costa marina, dove vennero costruite domus eleganti e nuovi quartieri residenziali dotati di nuovi centri di aggregazione e termali.

*Il Porto di Traiano fu progettato per riutilizzare il Faro e le banchine del porto di Claudio, che andarono a formare il bacino esterno del nuovo sistema portuale. Traiano fece aggiungere a queste strutture un bacino esagonale di 33 ettari, grandiosa opera ingegneristica che moltiplicava i punti d’attracco per le navi. Inoltre l’imperatore fece scavare vari canali tra i quali la Fossa Traiana, l’odierno canale di Fiumicino; queste vie d’acqua consentivano lo sfogo delle piene verso il mare, liberando Roma dal flagello delle inondazioni. Nel II e III secolo l’accresciuta importanza dello scalo portò alla nascita di un insediamento stabile, che nel 314 d.C. divenne ufficialmente città con il nome di Portus Romae.

Il nostro percorso partirà con l'esplorazione degli Horrea di epoca Traianea ed Adrianea posti alle spalle del Foro, nella zona dove terminava il Cardo Massimo, che da Porta Laurentina giungeva al Foro per poi proseguire fino a dove siamo noi. 

Parallela al Cardo Massimo, nella zona che correva da dietro al Campidoglio fino alle banchine del Tevere correva una via coperta, la via Tecta dove si poteva lavorare protetti dalle intemperie invernali e caldo estivo. 

DAL FORO A VIA DELLA FOCE
Si riprende il decumanus maximus e si incontra a sinistra, dopo la Basilica, il Tempio Rotondo, luogo di culto degli imperatori, l’ultimo grande edificio pubblico della città (prima metà del III secolo): eretto su un podio al fondo di un piazzale chiuso, aveva un pronao di 10 colonne e una cella rotonda con sette nicchie per statue; due scale a chiocciola salivano alla cupola. Opposto al tempio è il caseggiato del Larario, al cui interno è un mercato con botteghe-abitazioni (le mensole in travertino sostenevano i soppalchi interni). Oltre la porta occidentale del “castrum”, subito a destra si diparte una via che conduce agli “Horrea Epagathiana” (metà II secolo), deposito di merci che fu proprietà dei liberti Epagathus ed Epaphroditus (iscrizione sul portale laterizio). In corrisponde del bivio del “castrum”, a destra del decumanus maximus e opposto alle taberanae dei pescivendoli, si segue verso nordovest via della Foce, sulla quale si apre a destra l’area sacra repubblicana, uno dei più importanti santuari di Ostia, frequentata forse fin dal III secolo a.C.: spicca il tempio di Ercole (fine II secolo a.C.), lungo il fianco sinistro del quale è il tempio dell’Ara rotonda. Fronteggia il lato destro del tempio di Ercole la domus di Amore e Psiche, uno dei migliori esempi ostiensi di casa riccamente decorata della tarda antichità (metà IV secolo); ha pavimenti in opus sectile o in mosaico policromo, specchiature marmoree alle pareti e giardino interno con ninfeo a nicchie. Proseguendo su via della Foce, che oltre il limite dell’area scavata conduce al Palazzo imperiale costruito sotto Antonino Pio, si ha a destra il complesso del tempio e dell’aula collegiale dei misuratori del grano (il mosaico della prima metà del III secolo ne illustra l’attività). Dal lato opposto della strada si entra nel caseggiato di Serapide, così detto dal sacello con l’immagine in stucco del dio: il cortile, circondato da tabernae, ha pilastri laterizi alti fino ai soffitti del primo piano. A destra del sacello si stende il quartiere delle Casette Tipo, risultato di una scelta urbanistica adottata per soddisfare la domanda di alloggi seguita alla costruzione del porto di Traiano: due blocchi edilizi paralleli sono divisi ciascuno in due modesti appartamenti di serie pressoché identici; alle spalle del blocco sono le adrianee Terme della Trinacria.

PERCORSO:

Cardo Massimo e Via Tecta (oggi lapidarium)

Piccolo Mercato
Con il nome di “Piccolo Mercato” si indica un edificio, originariamente adibito a deposito di merci, che sorge a nord-ovest del Foro, in prossimità della banchina fluviale e a ridosso di uno dei tratti meglio conservati delle mura del castrum repubblicano.

Costruito nel 119-120 d.C. e restaurato alla fine del II secolo d.C., è parte di un più ampio complesso di magazzini, realizzato sulla base di un piano regolatore definito in età adrianea, che comprende a nord il Caseggiato dei Misuratori di Grano e a ovest gli Horrea Epagathiana e i magazzini granari adiacenti.

L’edificio, accessibile da due ingressi con lesene e frontoni laterizi (A), è costituito da 27 ambienti coperti (cellae) destinati allo stoccaggio (B), disposti su tre lati di un cortile porticato (C) dotato in origine di un passaggio centrale coperto (D).


Il magazzino, che si apre intorno a due cortili porticati separati da un passaggio coperto, è stato costruito nel 120 d.C.
L'ingresso principale era posto sul lato settentrionale, dietro ad un porticato in mattoni.


cortile porticato e ingressi alle celle del Piccolo Mercato
Distribuite sugli altri tre lati vi erano 28 camere alte 7m e coperte con volte a botte.

Alcune celle del lato meridionale accolgono reperti archeologici al coperto, come anche alcune celle del lato orientale invece all'aperto.
celle orientali  del Piccolo Mercato
celle meridionali del Piccolo Mercato
In angoli opposti dell'edificio vi erano due scale: la prima parte fatta di gradini, la seconda costituita da un piano inclinato.

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Ad ovest del Piccolo Mercato vi sono altri Horrea, separati da questi tramite uno stretto passaggio che sfrutta il muro in opera quadrata di un precedente edificio.

passaggio tra gli Horrea e il Piccolo Mercato

Adiacente alle ultime botteghe del lato nord/ovest del 
Cardo Massimo, si trova la Casa dei Balconi con Mensole, di epoca adrianea (117-138dC). 

Casa dei Balconi con Mensole
Le botteghe del pian terreno della casa, che si aprivano su Via della Fortuna, presentano sopra le porte delle mensole in travertino che sorreggevano un balcone (ciò dà il nome alla casa).

CURIOSITA': Via della Fortuna è chiamata così dal rilievo in terracotta rappresentante la "Fortuna", con cornucopia e timone, posto su un pilastro d'angolo del portico davanti alle botteghe di questo caseggiato.

pilastro con rilievo della "Fortuna"
rilievo raffigurante la "Fortuna"
L'edificio di fronte alle botteghe della Casa dei Balconi con Mensole, tra Via della Fortuna e Via dei Misuratori del Grano, è chiamato Caseggiato dei Misuratori del Grano.

L'ingresso sulla facciata meridionale era affiancato da lesene in mattoni che sorreggevano un timpano, nel quale vi è un rilievo in mattoni raffigurante un misuratore di grano.

Sopra la porta invece un rilievo rappresenta un bastone.

ingresso del Caseggiato dei Misuratori del Grano
Da questi elementi decorativi si è dedotto che questo fosse un edificio dove il grano veniva venduto.

facciata meridionale del Caseggiato dei Misuratori del Grano
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A sud di questi magazzini vi sono gli Horrea Epagathiana e Epaphroditiana, come è scritto in una lastra di marmo posta sull'ingresso.

Horrea Epagathiana ed Epafrodithiana
Della seconda metà del II secolo d.C., questo edificio fu adibito a magazzino, dai due proprietari (da cui prende il nome). Epagathio e Epafrodithio (pronuncia in italiano: 
Epagato e Epafrodito),  erano due liberti, probabilmente di origine orientale, arricchitisi con il commercio; si è potuto risalire ai loro nomi, grazie alle iscrizioni trovate sopra l'ingresso principale. Vista la presenza di due porte di ingresso e due nel cortile interno, probabilmente questo complesso era deposito di merce preziosa, come stoffe per esempio. All'interno c'e un cortile, il cui pavimento è decorato a mosaico, raffigurante figure geometriche, una tigre ed una pantera; il piano terra è occupato da 16 ambienti (sicuramente depositi).

L'ingresso principale, posto sul lato occidentale, è affiancato da botteghe.
L'edificio aveva anche un piano superiore raggiungibile con due scale.
Dai dispositivi di bloccaggio delle porte, sia internamente che esternamente, si pensa che il magazzini potesse contenere beni di certo valore.




facciata ovest degli Horrea Epagathiana ed Epafroditiana
Questi magazzini, costruiti nel 145-150 d.C., appartenevano infatti a due liberti: Epagato e Epafrodito.

Dopo gli scavi effettuati nello scorso secolo, l'edificio, come ben si può vedere, è stato ampiamente restaurato.

Al centro dei magazzini vi è un cortile quadrato circondato da un portico con pilastri di mattoni.

Le stanze che si affacciano sul cortile hanno coperture con volta a crociera.

Il protiro è decorato con semicolonne in laterizio con capitelli, con un'architrave con la scritta citata, e un frontone.

ingresso principale con targa in marmo con il nome dei proprietari degli Horrea Epagathiana ed Epafroditiana  

una bottega degli Horrea Epagathiana ed Epafroditiana
Sul muro del secondo vestibolo dietro l'ingresso vi sono due nicchie (larario) che avranno contenuto statue di divinità.

Anche sul muro del lato est del cortile ci sono altre due nicchie uguali a quelle del vestibolo, che incorniciano l'ingresso di una lunga stanza, forse un ufficio.

muro del cortile con edicole x i lari che incorniciano l'ingresso di una stanza

Sull'utilizzo del primo e secondo piano non si sa stabilire se si trattasse dell'abitazione dei proprietari, o sempre di ambienti adibiti a magazzino.

QUARTIERI RESIDENZIALI DELLA CLASSE MEDIO-ALTA
Sul lato opposto della strada è un elegante quartiere abitativo con domus, caseggiati, casette tipo, balnea, terme, negozi e templi.



Terme di Buticosus
Di età traianea, prendono il nome da un mosaico, che ritrae un bagnino, il Buticosus, per l'appunto.




portico sotto il quale si trovava l'accesso alle Terme del Bagnino Buticosus
vestibolo delle Terme del Bagnino Buticosus
Tramite un vestibolo si giunge nella sala d'attesa con panchine e nicchie in una parete. Qui si trovavano resti di affreschi di giardini con vasi.

sala d'aspetto con panchine delle Terme del Bagnino Buticosus
All'estremità meridionale di questa sala si trova una piccola stanza con affreschi dello stesso tipo.

affreschi di un ambiente delle Terme del Bagnino Buticosus
Nella camera che permette di accedere al laconicum, si trova il mosaico la cui raffigurazione ha dato il nome alle terme: un uomo nudo con in mano un secchiello e uno strigile, e la scritta EPICTETVS BVTICOSVS.

Probabilmente rappresentava il bagnino, il guardiano del complesso termale.

camera di passaggio con il mosaico che ha dato nome alle terme
mosaico con il bagnino Buticosus
impianto di riscaldamento nelle pareti del laconicum (bagno turco) delle Terme del Bagnino Buticosus
Il calidarium delle terme è composto da un ambiente pavimentato a mosaico, affiancato da due bacini coperti di marmo.

calidarium delle Terme del Bagnino Buticosus
Nel mosaico sono rappresentati un Tritone, una Nereide, ippocampi e delfini.

mosaico del calidarium delle Terme del Bagnino Buticosus
Questa stanza era ricoperta di marmi, e rimane ancora ben conservato lo stipite della porta.

Dietro questi ambienti caldi corre un corridoio di servizio con pavimento in opus spicatum.

corridoio di servizio
opus spicatum del corridoio di servizio
ambienti delle Terme del Bagnino Buticosus
ambienti delle Terme del Bagnino Buticosus

Domus di Amore e Psiche
Raffinata dimora, della fine del III/ IV sec. d.C., tranquilla ed appartata, probabilmente veniva utilizzata per soggiorni estivi. 
La domus fu istallata in tarda antichità (III - IV secolo d.C.) sopra a dei negozi del II secolo d.C.

Domus di Amore e Psiche
All'entrata un corridoio, a destra un piccolo giardino con un ninfeo, a sinistra tre stanze di cui la centrale, impreziosita da rivestimenti in marmo per il pavimento e le pareti; sempre all'interno di questa stanza c'è la statua che da il nome alla casa. Alla fine del corridoio c'è la stanza principale, anche questa con rivestimenti in marmo.








Da un vestibolo con panche rivestite in marmo e pavimento a mosaico,  s'accedeva ad un atrium centrale con pavimento a mosaico con motivi geometrici policromi, e anch'esso dotata di panca. 


Atrium centrale della Domus, con Viridarium e Ninfeo a destra, ingressi ai cubicola sulla sinistra, e ingresso al Tablinum (salotto) con funzione di Triclinium (sala da pranzo) sul fondo. 


Colonne in marmo e granito, sormontate da archi in mattoni e travertino, separavano l'atrium da un piccolo giardino (viridarium).

Sul fondo del viridarium si trova un ninfeo rivestito con lastre di marmo bianco, e con pavimento in mosaico policromo.

Nella parte inferiore vi sono cinque nicchie semicircolari, la parte superiore è invece composta da nicchie semicircolari e rettangolari separate da colonne in marmo.


Dall'atrium si raggiunge la sala principale della domus, che si trova in posizione più alta rispetto alle altre stanze. 

La sala presenta un pavimento in opus sectile, le pareti erano intonacate nelle parte superiore e rivestite con lastre di marmo nella parte inferiore.

Nella sala è presente una nicchia con fontana che probabilmente era rivestitacon decorazioni marmoree simili a quelle del ninfeo. Nella sala è presente anche una scala per accedere al piano superiore.

nicchia-fontana della sala principale della Domus di Amore e Psiche

Sul lato ovest dell'atrium si aprono tre cubicula (camere da letto), la centrale, dove è stata ritrovata la statuetta di amore e psciche, presenta pavimento in ops sectile e rivestimenti marmorei sulle pareti. Mentre i due cubicula laterali presentano pavimento in mosaico bicromo (bianco e nero) con disegni geometrici. Queste stanze meno decorate forse erano usate dai figli, o forse dagli ospiti.

pavimento in mosaico di un cubiculum laterale
pavimento in marmo della camera di Amore e Psiche
In quest'ultima stanzetta, sopra ad un piedistallo, si trova la famosa statua di Amore e Psiche (qui è presente il calco in gesso, mentre l'originale si conserva nel Museo Ostiense).

cubiculum con copia della statua di Amore e Psiche
copia della statua di Amore e Psiche
copia della statua di Amore e Psiche
statua originale di Amore e Psiche (Museo Ostiense)
statua originale di Amore e Psiche (Museo Ostiense)

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Usciti dalla Domus, svoltiamo a destra su Via del Tempio di Ercole dove costeggiamo un caseggiato di epoca adrianea, costituito da due file di negozi, di cui due sono "bar".

Via del Tempio di Ercole
 caseggiati di epoca adrianea
Alle spalle di questo caseggiato, si trovano le Terme del Mitra, costruite in epoca adrianea (125 d.C.) e restaurate intorno al 200 d.C. e poi nel IV secolo d.C.

Terme del Mitra
Su Via delle Terme del Mitra si trova la facciata orientale del complesso termale.

Via delle Terme del Mitra lo divide da un altro caseggiato a negozi della stessa epoca, nel quale vi era stata istallata nell'area nord-ovest una fornace con un grande forno: forse per la produzione di piastrelle o forse per cuocere il pane confezionato nelle case private (visto che non si sono trovate macine e impastatrici).

caseggiato con fornace per mattoni, ma anche forno comune x cuocere il pane.
fornace
Terme del Mitra
Edificate nel 125 d.C., subirono notevoli restauri. Ben conservato nella parte sotterranea, dove c'erano i servizi. C'è un impianto di sollevamento delle acque, qui su una parete i segni incisi da una ruota che munita di secchi spostava l'acqua, che tramite tubi di piombo convogliava nelle vasche. Gli ambienti che le costituiscono sono: il frigidarium, un calidarium, una sala di disimpegno, il cui pavimento è decorato da un mosaico rappresentante Ulisse e le Sirene ed infine, un vano ristruttura per l'esercizio del culto cristiano. In quest'ultima stanza, c'è una scala che conduce ad un ambiente sotterraneo, adibito (in un secondo momento) a mitreo; qui era collocata la scultuta di Mitra nell'atto di uccidere un toro (veniva illuminato da un lucernario per rendere l'atmosfera più suggestiva). I resti della statua, però, vennero trovati in una fogna, in quanto, fatta in mille pezzi e gettata qui dai cristiani che occuparono gli ambienti sopra descritti.




               area delle Terme del Mitra trasformata in Oratorio Cristiano
a sinistra dell'oratorio è una scala che conduce al Mitreo

Nella parte nord dell'edificio termale si accede al mitreo sotterraneo del III secolo d.C. che ha dato nome alle terme.
ingresso al mitreo
mitreo delle Terme del Mitra con piccolo altare triangolare intonacato e bassi podia, sopra la statua il foro che illumina la statua stessa.
E' stata qui ritrovata la statua del II secolo d.C. in marmo greco di Mitra nell'atto di uccidere il toro, sostituita da una copia in gesso (l'originale si trova nel Museo Ostiense).
La testa e il braccio di Mitra, e la testa del toro, sono stati trovati in un vicino canale di scarico.
La base in marmo grigio poggia su un basamento in muratura.
l'originale statua di Mitra (Museo Ostiense)
Nel soffitto del mitreo, sopra la statua, si trova un foro dal quale entra un raggio di luce che in modo suggestivo illumina la rappresentazione di Mitra.

Un'iscrizione sul toro porta il nome dell'autore della statua: "Kriton ateniese fece".
 
Sono stati trovati due clipei con le immagini di due uomini, probabilmente coloro che finanziarono la costruzione di queste terme.

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Ma l'ingresso principale delle terme era dove sono le arcate.

facciata orientale delle Terme del Mitra
Lungo questa facciata vi era un portico composto da undici arcate che venne successivamente inglobato nell'edificio termale. 

resti delle arcate del portico
L'ingresso principale delle Terme del Mitra si trovava su questa facciata, e introduceva in un vestibolo o apodyterium (spogliatoio).

Un altro ambiente con mosaico in bianco e nero con soggetti marini e una fontana-nicchia si trovava sul lato orientale del complesso termale.

nicchia-fontana dell'ambiente con mosaico con soggetti marini (vista dall'esterno del complesso)
nicchia-fontana dell'ambiente con mosaico con soggetti marini
pavimento a mosaico di una sala delle Terme del Mitra
Alle spalle di questo ambiente vi sono due grandi sale la cui funzione è sconosciuta forse 2 palestre.

sala settentrionale delle terme (vista da nord)
pavimento a mosaico geometrico di una sala nella zona settentrionale delle terme

Nella sala più settentrionale con abside fu istallato nella tarda antichità un Oratorio Cristiano, che usava le vasche del complesso termale come fonti battesimali.

area delle Terme del Mitra trasformata in Oratorio Cristiano
Due colonne introducevano nel frigidarium con nicchie e un bacino sul lato occidentale e un piccolo bacino sul lato orientale.
Il mosaico che decorava il frigidarium rappresentava Ulisse e le Sirene.

bacino orientale del frigidarium
A sud del frigidarium vi è una sala riscaldata, un tepidarium, seguita da un altro ambiente riscaldato, il sudatorium, al quale fu poi aggiunta un'abside con bacino.

tepidarium delle Terme del Mitra
bacino absidato del sudatorium
Ancora più a sud vi è il calidarium munito di due bacini rettangolari.
bacino occidentale del calidarium
bacino orientale del calidarium
 Corre dietro la parete meridionale del calidarium uno stretto corridoio, raggiungibile dalla facciata orientale delle terme.

ingresso con stipiti in pietra al corridoio dove si trova la noria - sulla destra scale per accedere al piano superiore
Lungo questo corridoio si trova una noria, un impianto di sollevamento delle acque con una grande ruota idraulica che, munita di secchi, sollevava l'acqua alla piccola cisterna superiore.
L'acqua poi per mezzo di tubi di piombo raggiungeva le caldaie e le vasche termali.
corridoio di servizio
noria
Nei sotterranei delle terme si conservano gli ambienti di servizio con forni, caldaie e paratie per convogliare l'acqua solo in zone specifiche.
Nella zona nord-est dei sotterranei si trova anche una fullonica.

sotterranei delle terme
ambenti di servizio delle terme
ambienti sotterranei delle terme
ambienti sotterranei delle terme
ambienti sotterranei delle terme trasformati in fullonica.

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Se si torna nuovamente su Via della Foce il prossimo edificio che s'incontra sono gli Horrea, Tempio e Aula dei Mensores, ovvero dei misuratori del grano, databili alla prima metà del II secolo.




Il collegio che raggruppava gli addetti al controllo e alla misurazione del grano (Corpus Mensorum Frumentariorum Ostiensium), trovò nella parte sud-est degli horrea la sua sede ufficiale. Facevano parte di questa sede la cosiddetta Aula dei Mensores (B) e il Tempio della gilda dei Mensores costruito sopra ad un podi o(C). Alle spalle dell'aula e del tempio erano gli horrea (A).

Tempio dei Mensores e Aula dei Mensores
gradini per salire al Tempio dei Monsores
Saliti cinque gradini in travertino si raggiungeva il pronao, le cui colonne sono andate perdute, e la cella del tempio. L'adiacente Aula dei Mensores presenta sul pavimento un mosaico in bianco e nero che fu installato più tardi, nel II sec., e mostra i misuratori del grano al lavoro.
La prima figura a sinistra​,​ purtroppo è danneggiata in modo che non si può interpretare la sua funzione, la seconda è un portatore​, ​con il grano da misurare, segue una figura piccola con un dito alzato e uno strumento per contare nella mano sinistra (una corda con 9 unità di conteggio di legno). Il contatore è seguito da tre persone che sono impegnate nel processo di misurazione: a sinistra il mensore, in mezzo un secondo portatore, che ha appena svuotato il sacco sulla sua spalla o sta per riempirlo per portarlo a destinazione; la persona a destra​ ​indica, secondo gli archeologi, il numero 5000 per 5000 sestari. (Il sestario era un’unità di misura romana corrispondente a 0,545 litri.)

Un cippo (posto a lato del mosaico), che fungeva da base ad una statua, porta un'iscrizione con il nome del patrono della corporazione dei misuratori del grano.


mosaico dell'Aula dei Mensores
ingresso degli Horrea dei Mensores
Gli horrea furono costruiti in epoca traianea, e sono costituiti da un cortile fiancheggiato da portici sul quale ad est ed ovest si affacciano degli ambienti.

Ripresa via della Foce, superata una collinetta, sulla quale si erge una piccola costruzione in muratura, e un magazzino annonario, non del tutto scavato, si può visitare il Caseggiato di Bacco e Arianna, di epoca adrianea.





Il caseggiato di età adrianea, si sviluppa su due piani; al piano terra, molto importante il pavimento in mosaico (120-130 d.C), uno dei più importanti ritrovati ad Ostia. Riproduce la lotta tra Eros (amore sacro) e Pan (amore profano), alla quale funge da arbitro un vecchio Sileno, e che ha come spettatori Dionisio e Arianna; molto curata l'impostazione del disegno e la stilizzazione dei motivi floreali.

Su Via della Foce, dietro ad un portico, si affacciano due negozi appartenuti all'edificio: quello d'angolo era un "bar".

Si può accedere al caseggiato, un tempo a due piani, dal suo ingresso nella facciata orientale, entrando in una vietta (Via del Serapide), ortogonale a Via della Foce.

Fontana pubblica su via del Serapeo
Si entra in un cortile con un bacino/fontana e con portico con pilastri in mattoni sul lato nord.

ingresso del Caseggiato di Bacco e Arianna
cortile e portico del Caseggiato di Bacco e Arianna
bacino del cortile del Caseggiato di Bacco e Arianna
statua fluviale nel bacino del cortile del Caseggiato di Bacco e Arianna
Divinità Fluviale (dal Caseggiato di Bacco e Arianna - Museo Ostiense)
Dietro al portico si aprono quattro stanze. La prima camera a nord-est era una sala da pranzo, pavimentata con un mosaico in bianco e nero dove sono raffigurati vigne, uccelli , una testa di Medusa e figure alate.

Dal disegno del mosaico si deduce che qui trovava posto un biclinium.

mosaico della sala da pranzo del Caseggiato di Bacco e Arianna
testa di Medusa e figure alate nel mosaico della sala da pranzo del Caseggiato di Bacco e Arianna
Ad ovest di questa stanza ve ne era una molto più grande, adibita forse a sala riunioni.

grande sala del Caseggiato di Bacco e Arianna
Il pavimento possiede un mosaico in bianco e nero con disegni floreali che circondano un pannello centrale nel quale sono raffigurati i personaggi che hanno dato nome all'edificio: Bacco e Arianna.

pannello centrale del mosaico della grande sala del Caseggiato di Bacco e Arianna
E' anche rappresentata la lotta tra Eros e Pan (il conflitto tra amore sacro e amor profano), alla quale funge da arbitro un vecchio Sileno

La scena si svolge in una palestra, perché vi sono rappresentati su un tavolo un ramo di palma, un cratere, un'erma e una corona di fiori, i premi per il vincitore della disputa.

Il culto di Iside​ e Osiride​ a Roma​ e il loro legame con Bacco e Arianna​
I​l culto orientale di Iside e Osiride venne importato in Italia a partire dal I sec aC affermandosi in Campania. La venuta a Roma di Cleopatra, amante di Giulio Cesare, si lega all'edificazione dell'Iseo di Campo Marzio. 
Vietato da Augusto, il culto tornerà a diffondersi sotto la dinastia dei Flavi
Questa nuova religione offriva alle donne e agli uomini romani una risposta alla speranza di salvezza ricercata nell’aldilà. Le religioni d’occidente ignoravano l’elemento paradisiaco che invece veniva offerto​ dai culti orientali.​
Il culto di Serapide fu promosso dalla dinastia tolemaica nel tentativo di unire la popolazione greca a quella egizia. Serapide è un dio greco-egizio, il cui culto fu introdotto ad Alessandria d'Egitto attorno al 300 a.C. da Tolomeo I, primo sovrano della nuova dinastia ​greco-​macedone.​ ​Il culto maturò ​anche ​dallo sforzo ideologico di conciliare le esigenze monoteistiche della componente ebraica molto numerosa nella città​. La figura di Serapide univa in sé più divinità​, Osiride e Api egiziani, Zeus, Esculapio, Ade e Dionisio Greci. Gli egizi lo consideravano un'incarnazione di *Api, toro sacro che dopo la morte fu venerato come Osiride; nella mitologia greca, Serapide era rappresentato sia come un dio della fertilità e della medicina sia come il re dei morti nel Tartaro.  Tramite un fenomeno tipico del sincretismo di età ellenistica Serapide fu identificato con molti dèi greci, quali Zeus, in quanto Signore dell'Universo, Ade, come dio dell'oltretomba, Dioniso (Bacco), in quanto dio della fecondità, Asclepio, come dio guaritore, ed Elio, nell'aspetto solare.
*Elementi caratterizzanti del Dio erano la barba del padre degli dei Zeus, il Moggio di Osiride (copricapo cilindrico simbolo di fertilità - un recipiente che contiene spighe di grano), il bastone curativo di Esculapio. Spesso accompagnato da un cane a 3 teste (Cerbero) così da assimilarlo ad Ade, divinità infernale.
Il culto di Serapide si confuse anche col cristianesimo secondo le parole di Adriano tratte da una sua lettera che scrisse a suo cognato il tre volte console Urso:
«Adriano Augusto saluta il console Urso Serviano. Mio carissimo Serviano, dall’ Egitto, di cui ero abituato a lodare la luminosità e l’alternanza delle stagioni, vagando ti scrivo. Tutti coloro che qui, adorano Serapide, sono cristiani, e persino quelli che vengono chiamati vescovi sono legati al culto di Serapide. Non v’è capo rabbino, samaritano, sacerdote dei cristiani, matematico, indovino, bagnino, che non adori Serapide. Lo stesso patriarca degli ebrei adora indifferentemente Serapide e il Cristo. Questa gente non ha altro dio che Serapide: è il dio dei cristiani, degli ebrei e di tutti i popoli»
La tradizione egizia individuava Iside​ come sposa di Osiride.​ Iside, Dea della maternità, della fertilità e della magia​.​ Divinità in origine celeste, associata alla regalità per essere stata la personificazione del trono come dimostra il suo cartiglio che include il geroglifico "trono​".​ Durante il periodo ellenistico, quando l'Egitto era governato dai greci, Iside cominciò ad essere venerata sia dai greci che dagli egiziani, assieme ad un nuovo dio, Serapide.
Varrone, nel De Gente Populi Romani, racconta che Iside sia stata una regina etiope divinizzata dopo la morte per aver insegnato l’arte della scrittura ai suoi sudditi ​Iside ​fa risorgere suo marito, il re divino Osiride, dopo il suo assassinio, e crea e protegge il suo erede Horus​ (Arpocrate)​​.​ Protettrice dei nascituri, e dei marinai.
Il suo culto sviluppò festività distintive, come il Navigium Isidis, assieme a delle cerimonie di iniziazione simili a quelle di altri culti misterici greco-romani. Il silenzio (mistero) imposto nel culto e suggerito dalla raffigurazione del figlio Arpocrate (rappresentato con l’indice della mano destra alla bocca) sottolineerebbero l’irrivelabilità della natura umana degli dèi.
Alcuni dei suoi seguaci affermavano che i poteri divini di Iside superavano tutti gli altri del mondo antico.
Il loro culto si diffuse in tutto il mondo mediterraneo, fino al IV secolo, quando, in seguito ad una serie di editti di Teodosio I, il Serapeo di Alessandria fu distrutto ed i culti pagani vietati. La distruzione del tempio di Serapide ad Alessandria nel 385 segnò la fine del paganesimo nell'impero romano.

*Api​s fu venerato​ in Egitto nato da un raggio di cielo nella città di Menfi (ma potrebbe avere origini Babilonesi). Rappresentato come un toro nero con macchie bianche, considerate segni sacri perchè raffiguranti una mezzaluna sul fianco e un triangolo bianco sulla fronte. ​Api ​veniva sacrificato per poi rinascere (maggio/apice della primavera) ​come​ Osorapis, vale a dire le Apis Osiris. Apis era venerato come intermediario tra l'uomo e le altre divinità potenti (Ptah​,​ Osiris​,​ Atum).  ​Veniva festeggiato con l'uccisione di un toro che poi sarebbe dovuto risorgere, nella città di Saggara sono state ritrovate oltre 60 carcasse di tori, sepolti ognuno in una tomba separata con cappella costruita sopra di essa.
​In epoca tolemaica Osorapis/Osiride venne identificato con Serapide(Osiris - Apis).

*Diffusione del culto e Elementi caratterizzanti del Dio
La dinastia dei Tolomei fu molto devota a Serapide e ne favorì l'importanza e la diffusione.    Da dio principale di Alessandria Serapide divenne dio principale di tutto il regno e man mano assunse il carattere di una divinità supernazionale e superstatale: di una vera e propria divinità cosmopolita.  
Serapide era anzitutto un dio del mondo sotterraneo, egli proteggeva anche ogni sorta di fecondità, particolarmente quella della terra; dettava e compiva miracolose guarigioni. Fin dal sec. III si stabilì l'equivalenza Serapide-Dioniso. Per effetto di un'evoluzione verificatasi in Alessandria divenne Sotere o Salvatore, derivando probabilmente il titolo e il potere da Asclepio. Anche più sicuramente alessandrina è la sua qualifica di "Salvatore dai pericoli del mare" che lo fa associato dei Dioscuri; "Signore dell'Universo" e, come tale, identificato con Zeus, Serapide divenne certo in Alessandria. L'equivalenza Serapide-Elios si attua soltanto durante l'impero. Nelle epigrafi e nei papiri il suo nome è spesso accompagnato da epiteti (buono, benefattore, signore, grande, grandissimo, ecc.) che non sono titoli del culto ufficiali ma particolari invocazioni dei devoti. 
La parte nord-ovest del caseggiato non è ancora stata scavata.

Fino all'inizio del IV secolo d.C. vi era un passaggio tra il Caseggiato di Bacco e Arianna e l'adiacente Serapeoforse il caseggiato era il luogo in cui vivevano i sacerdoti del santuarioSuccessivamente il passaggio fu chiuso e aggiunta una fontana-nicchia.

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Limitrofo (e un tempo connesso) al Caseggiato di Bacco e Arianna, è il Serapeum. 

Un piccolo tempio dedicato a Jovi Serapidi, divinità egiziano-ellenistica derivante dal sincretismo tra Osiride-Api e Giove.





Il tempio fu costruito tra il 123 e126 d.C.
Fu donato da un privato e inaugurato il 24 gennaio 127, compleanno dell'imperatore Adriano.

ingresso con portico che immette nel cortile porticato del Serapeum
Sulla facciata si trovava un portico d'ingresso, di cui rimangono le basi delle due colonne e le nicchie rivestite di marmo. 

resti delle nicchie del portico d'ingresso
 Il pavimento del portico riproduceva un toro Apis (non visibile).

qui doveva esserci il mosaico con la raffigurazione del toro Apis

L'iscrizione triangolare con le parole IOVI SERAPI probabilmente si trovava sopra il portico, e venne poi riutilizzata spezzata nel pavimento dello stesso edificio.


Oggi l'iscrizione è appesa sulla destra dell'ingresso sopra quella che era una cisterna, la cui acqua era attinta da una fontana posta sulla strada.

cisterna del Serapeum
fontana sulla Via del Serapide
Superato il portico d'ingresso si accedeva ad un cortile porticato su due lati  con pilastri in mattoni che vennero rimpiazzati poi da colonne.
 
Del mosaico in bianco e nero con scene nilotiche del cortile sono rimasti pochi lacerti.

resti del mosaico con scene nilotiche del cortile del Serapeum
resti del mosaico con scene nilotiche del cortile del Serapeum
resti del mosaico con scene nilotiche del cortile del Serapeum
Sotto il portico del cortile il pavimento era invece in opus sectile.

opus sectile del portico del cortile del Serapeum
Sul lato nord del portico, dove prima vi era il passaggio con il Caseggiato di Bacco e Arianna, fu costruita un'esedra con pareti e pavimentazione in marmo, e introdotta da due colonne.

esedra del Serapeum
Sopra un podio in mattoni si ergeva il tempio.
Lo si poteva raggiungere tramite una scalinata con gradini in marmo, davanti alla quale vi era un altare in marmo.

podio del Tempio di Serapide e altare
Il pronao aveva due colonne in granito e un pavimento in mosaico e con alabastro e marmo (III secolo d.C.).

Gli alti podi della cella erano decorati con madreperla e agata.

base per una statua con iscrizione dedicatoria nel cortile del Serapeum
sulla sinistra statuetta proveniente dal Serapeum ispirata a quella di Briasside in Alessandria (Museo Ostiense)

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Il Serapeum era collegato sul lato meridionale con la cosiddetta Domus del Serapeo, costruzione di epoca adrianea.
 
Domus del Serapeo (vista da sud)
Dal Serapeum attraverso un portale fiancheggiato da finestre s'entrava in un'anticamera, dalla quale, oltrepassando due colonne, si poteva accedeva ad un corridoio.

Dietro il corridoio vi era una grande sala di rappresentanza, alta due volte le altre stanze, e con molte porte e finestre.

Il mosaico (oggi coperto) che ornava il pavimento era costituito da 68 riquadri (se ne conservano 14), ne quali erano raffigurati uccelli, vasi, piante, maschere teatrali.

In questo sito forse s'incontravano e cenavano i membri della gilda religiosa del vicino Serapeum.

Quando venne chiuso il passaggio col Serapeum, lo spazio venne occupato da nicchie e da una vasca semicircolare.

vasca e nicchie della Domus del Serapeo
Furono anche aggiunte delle sale sulla facciata di Via del Serapide, per creare un nuovo ingresso con portico.

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Sul lato destro della strada sono le Terme della Trinacria.

L'edificio termale fu costruito nel II secolo d.C. e restaurato durante il regno di Commodo.



Le terme avevano due ingressi. Percorrendo un corridoio, che aveva inizio da un ingresso su 
Via della Foce, si accedeva ad un vestibolo con panca.

L'altro ingresso su Via del Serapide invece, immetteva in un ampio cortile che fungeva anche da frigidarium delle terme, e che aveva una vasca con nicchie sul suo lato orientale.

Dietro la parete meridionale del frigidarium vi era il corridoio con l'immagine che ha dato nome alle terme: la Sicilia (la Trinacria appunto), un busto femminile con tre gambe in corsa (triskéles), che s'irradiano dalla testa.

raffigurazione della Trinacria nel mosaico del corridoio delle Terme della Trinacria

mosaico con una Nereide e delfini delle Terme della Trinacria
particolare del mosaico con una Nereide e delfini delle Terme della Trinacria
Nell'adiacente sala, un mosaico del pavimento porta davanti ad una panca la scritta STATIO CVNNVLINGIORVM, che ha avuto più di una interpretazione: forse era un luogo di prostituzione maschile o il commento ironico alle stationes (gli uffici) del Piazzale delle Corporazioni.

sala delle Terme della Trinacria con la scritta STATIO CVNNVLINGIORVM


vasche del calidarium
una vasca del calidarium (impianto di riscaldamento sotto il pavimento crollato)
Nella zona sud delle Terme della Trinacria si trovava l'impianto di riscaldamento, mentre ruote idrauliche erano posizionate ad ovest del frigidarium.

ambienti di servizio sotterranei delle Terme della Trinacria
ambienti di servizio delle Terme della Trinacria in cui vi erano ruote idrauliche
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Tra le Terme della Trinacria a sud e Via della Foce a nord, si trova un caseggiato con quattro negozi di epoca adrianea che si affacciano su un portico.

Ad est di questi negozi s'inserisce il corridoio che conduce alle Terme della Trinacria.

Nel portico furono poi aggiunti un ninfeo rivolto verso ovest e una piccola sala (III/IV secolo d.C.)

un negozio del caseggiato con dolio interrato
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Continuando su Via della Foce si trovano altri edifici commerciali e insule di diverse epoche.

caseggiati ed esercizi commerciali tra le Terme della Trinacria e il Caseggiato del Serapide


Alle spalle di un altro caseggiato con negozi che si affaccia su Via della Foce, si trovano le cosiddette Casette Tipo.




Casette Tipo
Furono costruite in epoca traianea e sono i più antichi esempi di appartamenti di tipo medianum a Ostia. Cioè con stanze affacciate su di un corridoio laterale.

strada basolata tra due blocchi di Casette Tipo
Due blocchi di case, composte da quattro appartamenti al piano terra ognuna, sono circondati da strade. Si accedeva agli appartamenti del piano superiore tramite scale in legno.

ingresso ad un appartamento medianum di una Casetta Tipo
Ogni appartamento era composto da due sale di rappresentanza, due camere da letto, una cucina e una latrina.

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A sud delle Casette Tipo, dopo un piccolo caseggiato, si trova il cosiddetto Magazzino dei Doli.

Probabilmente era il laboratorio dell'adiacente Caseggiato di Annio.

doli interrati nel magazzino
E' un unico ambiente di costruzione adrianea, con 21 recipienti per il vino e l'olio interrati sotto al pavimento.
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L'adiacente Caseggiato di Annio, di epoca adrianea, oltre ad essere collegato con il Magazzino dei Doli, era un tempo collegato anche con il cosiddetto Edificio a Tabernae, posto lungo il suo lato orientale.

Caseggiato di Annio (nicchia per statua nel pilastro d'angolo)
Il caseggiato ha la sua facciata meridionale sul Cardo degli Aurighi, ed una facciata occidentale sulla Via di Annio.

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Caseggiato del Serapide
Di età adrianea, prende il nome da una raffigurazione di Serapide poata in una nicchia nel cortile. Quest'ultimo ambiente ha pilastri che si estendono fino al soffitto, intorno ci sono delle tabernae; al piano superiore, forse, c'erano gli appartamenti. 

Al centro del caseggiato è un cortile su cui affacciano delle botteghe precedute da un portico, che disegnano una piazza interna. Nell'angolo est vi è collocato il piccolo sacello di Serapide.

Il caseggiato confina a sud ovest con degli Horrea
con un caseggiato ad uso commerciale e con il Tempio dei Fabri Navales accessibile dal decumano massimo.



Su Via della Foce affacciano dei negozi e un vestibolo che introduce nel cortile porticato con alti pilastri ancora in parte intonacati del caseggiato.

negozi ed ingresso del Caseggiato del Serapide su Via della Foce
pilastri del porticato del cortile del Caseggiato del Serapide
Intorno al cortile vi sono altri negozi.

negozio intorno al portico del Caseggiato del Serapide

Sul lato sud-ovest del cortile si trova il piccolo ambiente di culto di epoca severiana dedicato a Serapide, che ha dato il nome al caseggiato.

sacello di Serapide
Tra due pilastri si trova una nicchia nella cui parete di fondo trova posto l'immagine in stucco della divinità seduta su un trono.

Sulle pareti laterali invece son dipinti Iside con un un sistro e Iside-Fortuna con timone e cornucopia.
Vi è anche un altare in muratura.

altare del sacello di Serapide
scale del Caseggiato del Serapide





Sul lato est del cortile una scala conduceva agli appartamenti del piano superiore dell'edificio, dove oggi si può ammirare un bel panorama sulle rovine.






In un negozio del lato orientale del cortile fu istallata successivamente una calcara, nella quale sono stati trovati i ritratti di Adriano Traiano, conservati nel Museo Ostiense.




fornace della calcara
forno della fornace



Adriano (Museo Ostiense)
Traiano (Museo Ostiense)


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Il Caseggiato di Serapide confinava con le Terme dei Sette Sapienti, e il passaggio tra i due edifici avveniva tramite un ingresso riccamente decorato con un timpano e rilievi in stucco con ghirlande e bucrani.

passaggio tra il Caseggiato del Serapide e le Terme dei Sette Sapienti
particolare del passaggio con ghirlande e bucrani

Terme dei Sette Sapienti
Forse costruite sotto Antonino Pio, si accede, a sinistra, in una grande sala circolare (frigidarium), anticamente coperta con una cupola. Il pavimento in questa sala è costituito da un mosaico, rappresentante scene di caccia o motivi vegetali. Un arco introduce nel vestibolo (prima di essere inglobato nelle terme, era una taverna), dove sono ben conservati degli affreschi dei sette sapienti, con i relativi nomi e consigli scherzosi per il buon funzionamento dell'intestino. 

La parte più antica delle terme, costruita durante il regno di Antonino Pio, si trova a sud-est dell'edificio, adiacente al Caseggiato degli Aurighi.

Sul lato opposto un laconicum e un calidarium; un secondo frididarium con una vasca, arricchita da affreschi che riproducono Venere mentre esce da un mare ricco di pesci.

Le Terme dei Sette Sapienti sono poste a nord del Caseggiato degli Aurighi e a sud del Caseggiato del Serapide.




Queste terme non avevano quindi un diretto accesso dalle strade.
Dal Caseggiato di Serapide si poteva accedere al vestibolo delle terme, un ambiente provvisto di panchine.

vestibolo delle Terme dei Sette Serpenti
Le terme prendono il loro nome da una sala con dipinti che ritraggono sette saggi greci vissuti nel VII secolo a.C. (in questo periodo in restauro e non accessibile al pubblico).

I nomi dei saggi e il loro luogo di origine sono riportati in greco accanto al loro ritratto: Solone di Atene, Talete di Mileto, Chilone di Sparta, Biante di Priene, Cleobulo di Lindo, Pittaco di Mitilene, Periandro di Corinto (i ritratti degli ultimi tre sapienti non si sono conservati).

I testi ironici scritti in latino si riferiscono a consigli per avere "buon funzionamento del corpo".

Sotto alle raffigurazioni dei sapienti sono dipinte teste di persone che sedevano ad una latrina comune.

Sulla volta della sala è rappresentata una figura in volo, anfore e il nome di un vino, il Falerno.

Probabilmente in origine questa sala era un "bar", che divenne successivamente un destrictarium, un ambiente dove gli atleti si pulivano il corpo con lo strigile.
sala dei Sette Sapienti vista esternamente da est
Alcune sale delle terme possono aver avuto in origine una funzione commerciale.

La grande sala rotonda forse è stato un macellum, ovvero un mercato, che divenne poi un frigidarium.

Sala rotonda delle Terme dei Sette Sapienti
ingressi degli ambienti che circondavano la sala rotonda delle Terme dei Sette Sapienti
La sala rotonda era coperta con una cupola.
Nel pavimento a mosaico in bianco e nero che la ricopre (12 m di diametro), di età severiana, sono rappresentate scene di caccia e motivi vegetali.

uno dei quindici cacciatori del mosaico della sala rotonda delle Terme dei Sette Sapienti
cacciatore nel mosaico della sala rotonda delle Terme dei Sette Sapienti
orso raffigurato nel mosaico
tigre raffigurata nel mosaico
preda raffigurata nel mosaico
A sud della sala rotonda si trovano ambienti costruiti nel III secolo d.C.

Nel mosaico in bianco e nero del pavimento di un vestibolo è raffigurato un uomo nudo con la scritta IVLI CARDI H C E = "Qui si vede Iulius Cardo", forse il nome del custode delle terme.

La sala accanto era forse un apodyterium (spogliatoio), oggi quasi tutta occupata dalla volta crollata.

Due erano le sale del tepidarium.

Nel pavimento a mosaico bianco e nero di una delle due sale sono rappresentati mostri marini, Nereidi ed Amorini.

mosaico del tepidarium delle Terme dei Sette Sapienti
Più a sud vi era il calidarium, mentre ad est di queste stanze un corridoio di servizio.

calidarium delle Terme dei Sette Sapienti
Ad ovest di questa zona delle terme, vi erano un corridoio e un frigidarium con un grande bacino.

frigidarium delle Terme dei Sette Sapienti
Sulla parete di fondo di questa vasca è rappresentata Venere che esce dalle acque accompagnata da Amorini, pesci e crostacei.

affresco della parete di fondo del bacino del frigidarium delle Terme dei Sette Sapienti
rivestimento del bacino del frigidarium
Negli ambienti adiacenti e nell'apodyterium si conservano altri affreschi di epoca severiana.

ambienti del frigidarium delle Terme dei Sette Sapienti
affresco di un ambiente attiguo al frigidarium delle Terme dei Sette Sapienti
affresco con soggetti inerenti le terme nell'apodyterium delle Terme dei Sette Sapienti (nascosto dietro un pannello di metallo)
La parte più antica delle terme, costruita durante il regno di Antonino Pio, si trova a sud-est dell'edificio, adiacente al Caseggiato degli Aurighi.

sala di passaggio delle Terme dei Sette Sapienti con il Caseggiato degli Aurighi adiacente al calidarium
ambienti riscaldati e Calidarium delle Terme dei Sette Sapienti
Il calidarium aveva tre vasche in nicchie coperte da volte a botte.

A sud del calidarium vi erano ambienti per il riscaldamento dell'aria.

Dalle Terme dei Sette Sapienti proviene la statua di Igea conservata al Museo Ostiense.

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Usciti dalle terme prima di entrare nel Caseggiato degli Aurighi incontriamo 2 Sacelli, di cui uno chiuso al pubblico detto delle Tre Navate, l'altro in muratura è del II scolo dC


sacello
Appartiene ad un edificio costituito da negozi.
L'ingresso è fiancheggiato da lesene in muratura, e sostiene un fregio e un timpano.

Nella camera quadrata con volta a botte vi è un podio lungo le pareti laterali e quella di fondo.
E' stato trovato all'interno un frammento di statua, forse di Dioniso.

Successivamente il santuario venne ampliato con l'aggiunta di altre stanze, davanti e a sinistra dello stesso.

Caseggiato degli Aurighi
L'edificio, che prende il nome da due aurighi affrescati in un corridoio del pianterreno, fu costruito durante il regno di Antonino Pio 140 dC ca..

L'ingresso principale del Caseggiato degli Aurighi affaccia sul Cardo degli Aurighi. 

Edificato con il cortile ad arcate circondato da un corridoio, sul quale affacciano le varie stanze; è tra le rovine meglio conservate in altezza (sono visibili tre piani). Prende il nome da due quadri, rappresentanti aurighi sulle bighe, che si trovano nel lato nord del corridoio.
Molto fini le pitture delle varie stanze, che raffigurano amorini, scene di caccia o nature morte.
Sull'utilizzo dell'edificio ci sono due ipotesi: veniva affittata ad inquilini diversi; era la sede di qualche corporazione sportiva.




facciata meridionale del Caseggiato degli Aurighi
Il caseggiato, che era adibito ad appartamenti, confinava ad est con il Sacello delle Tre Navate, a nord con le Terme delle Sette Sapienti che a loro volta erano unite al Caseggiato del Serapide, costituendo un unico complesso abitativo autosufficiente, con botteghe, bagni termali e tempio.

Caseggiato degli Aurighi
E' tra le rovine meglio conservate in altezza di Ostia Antica: i pilastri del cortile, alti oltre dieci metri, testimoniano l'aspetto a tre piani dell'edificio.

affreschi con gli Aurighi in un corridoio del Caseggiato degli Aurighi
un affresco degli Aurighi del Caseggiato degli Aurighi
un affresco degli Aurighi del Caseggiato degli Aurighi
Gli ambienti del caseggiato sono disposti intorno ad un cortile centrale, caratterizzato da alte arcate, e nel quale si possono vedere sul suo lato settentrionale bacini aggiunti in un secondo tempo, come anche alcune stanze sul lato meridionale.

ingresso al cortile del Caseggiato degli Aurighi (visto da nord)
lato orientale del cortile del Caseggiato degli Aurighi
stanze aggiunte con affreschi nel portico del Caseggiato degli Aurighi
All'interno di una di queste stanze si possono ancora vedere le pitture che la decoravano.

Lungo i lati del cortile (tranne che per quello meridionale), vi sono corridoi porticati.
E' nel corridoio nord che si trovano gli affreschi degli aurighi.

corridoio porticato del Caseggiato degli Aurighi
corridoio porticato del Caseggiato degli Aurighi
Nei corridoi vi erano tre scale che portavano ai piani superiori, dove consiglio di salire per poter godere di uno spettacolare panorama sulle rovine.

scale d'accesso ai piani superiori del Caseggiato degli Aurighi
Nell'appartamento del pianterreno posto a nord-ovest del caseggiato si trovano pitture del periodo di Antonino Pio (non accessibili al pubblico) e graffiti che oltre a citare il nome del proprietario della casa (Licinio), fanno pensare alla trasformazione della residenza in albergo.

pitture dell'appartamento del pianterreno del Caseggiato degli Aurighi (chiuso al pubblico)
Nell'angolo nord-ovest di questo appartamento vi è una grande latrina comune.

latrina comune del Caseggiato degli Aurighi
tracce d'intonaco sulle pareti e sulle volte della latrina comune del Caseggiato degli Aurighi
Le due grandi sale poste sul lato orientale del caseggiato, erano forse ambienti commerciali che vennero poi ridotti successivamente con pareti aggiunte.

portico del Caseggiato degli Aurighi sul Cardo degli Aurighi
Anche al doppio portico che correva sul lato meridionale del caseggiato (lungo il Cardo degli Aurighi), furono aggiunte pareti divisorie.

Lungo il suo lato orientale corre la Via Tecta degli Aurighi, una via interna attraversata da archi.

Via Tecta degli Aurighi (vista dall'ingresso sul Cardo degli Aurighi)
Via Tecta degli Aurighi (vista da nord)
L'edificio nacque come un doppio porticato durante il regno di Antonino Pio, con pilastri in mattoni che sorreggevano volte a crociera.


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In uno spazio rimasto vuoto tra il Caseggiato degli Aurighi ed un edificio adiacente fu costruito il cosiddetto Sacello delle Tre Navate.

Anche se questo sacello ha le caratteristiche di un mitreo, sembra che fosse dedicato ad un'altra divinità, forse a Dioniso per i soggetti delle pitture.
Anche la datazione è incerta.

Sacello delle Tre Navate
I pilastri in mattoni del portico del Caseggiato degli Aurighi, chiusi da muretti, costituiscono la parete ovest del sacello, mentre la parete orientale è in laterizio.

L'abside di fondo ha un opus reticulatum in rosso e giallo.
Davanti all'abside è stato costruito un bancone sul quale vi è la base in marmo per una statua.
Davanti al bancone c'è un pavimento a mosaico geometrico bianco e nero.
Le pitture dei muri che allungano l'abside imitano il marmo.

Il sacello venne decorato due volte: la prima volta con fasce verdi, rosse e gialle su sfondo bianco e con piccoli pannelli con soggetti diversi, mentre il secondo strato di affresco, sempre su uno sfondo bianco con fasce verdi, rosse e gialle, aveva motivi floreali.

Lungo le pareti corrono i podi sui quali poggiano colonne in mattoni dipinte di rosso.

Il pavimento è a mosaico bianco con un bordo nero, e nello spazio che precede  all'abside vi è la rappresentazione di un altare con un fuoco, un maiale sacrificale, un coltello e un cratere.

Sempre tra i podi fu posta una vasca in muratura rivestita in marmo.

vasca tra i podi del Sacello delle Tre Navate

A sinistra dell'ingresso del sacello vi è una stanza in parte scavata, con funzione di cucina, Nell'ambiente c'è una panca in muratura con due nicchie, e un piccolo forno con apertura rotonda

cucina attigua al Sacello delle Tre Navate, con piccolo forno sulla destra e panca con nicchie sulla sinistra. 

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Siamo di nuovo su Via della Foce per percorrere l'ultimo tratto verso il Bivio di CastrumLungo la strada s'incontra una fila di negozi di epoca adrianea con scale che portavano al piano superiore.

fila di botteghe adrianee lungo Via della Foce
Attraversando un corridoio tra i negozi si accede al cortile di un'insula costituita a nord da due ali separate di piccole stanze usate come appartamenti o locali commerciali, e a sud da un edificio composto da due lunghe sale usate per stoccaggio.

Sul lato nord-ovest del cortile si trova un grande "bar" con bancone fissato ad un pilone della stanza.

"bar"con bancone addossato ad un pilone
Sul lato opposto del cortile vi è un caseggiato con quattro stanze e una sala che, avendo dei bacini, probabilmente era un laboratorio.
Circondano il cortile dell'insula (ad ovest, sud ed est), tre ali identiche di un edificio di epoca traianea.

Al centro di ogni ala vi è un podio, al quale s'accede tramite pochi gradini, affiancato da lunghe sale.

Si pensa che sui podi avvenissero aste di merce custodita nelle sale adiacenti. 

Nell'angolo sud-est dell'edificio vi era una latrina.

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Area Sacra dei Templi Repubblicani


L’Area Sacra Repubblicana sorgeva fuori dalle mura del castrum, in prossimità di un antico tracciato che collegava Ostia alla foce del Tevere, ricalcato dalla più tarda Via della Foce.
A partire dal III secolo a.C., in questa zona furono edificati alcuni tra i più importanti luoghi di culto ostiensi.

Sul lato orientale dell’area, in un recinto rettangolare, vennero ricollocati quattro altari in peperino oggetto di particolare venerazione (A).
Al periodo compreso tra la fine del II e l’inizio del I secolo a.C. risalgono il Tempio di Ercole (B) 
e il cosiddetto Tempio Tetrastilo (C), forse dedicato ad Asclepio, divinità salutare.
Il terzo tempio, denominato dell’Ara Rotonda (D), sorge nell’angolo sud-ovest dell’area e mostra due fasi costruttive, databili rispettivamente al I secolo a.C. e al I secolo d.C.




Quest'area di forma trapezoidale racchiude il Tempio di Hercules Invictus, altri due templi più piccoli "Tempio Tetrastilio" e il "Tempio dell'Ara Rotonda" e un recinto sacro con 4 altari in peperino, e un Edificio Pubblico di cui si ignora la funzione.

Edificati a partire dal III aC in opera tufacea, e poi ingranditi e ristrutturati in opera laterizia ed arricchiti di elementi decorativi in epoca Silliana, si trovano al di sotto del livello stradale, emergono infatti sul piano della città repubblicana.

I  templi subirono numerosi restauri in età traianea e nei periodi successivi. 

Quel che resta di questi templi sono i podia e parte delle muratura delle celle.

Restaurarono questi templi Traiano (II secolo d.C.), Teodosio e Arcadio (IV e V secolo d.C.).
Fiancheggiano la strada un Edificio Pubblico e il Tempio dell'Ara Rotonda.


L'Edificio Pubblico
 di cui s'ignora la funzione, è del V secolo d.C. ed è composto da un recinto, un cortile aperto e tre stanze.

solaio di una stanza dell'Edificio Pubblico
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Accanto all'Edificio Pubblico, sempre limitrofa alla strada, si trova
Il Tempio dell'Ara Rotonda (l'ara rotonda si trova oggi nel museo).

Questo tempio è composto da un podio di grossi blocchi di tufo di epoca repubblicana, sulla quale è stata costruita una cella in laterizio nel I secolo d.C. con un pronao di due colonne tra pilastri.

Restano alcune decorazioni in marmo, ricomposte sul muro di fronte al pronao, mentre l'altare in marmo di forma rotonda con amorini, che ha dato il nome al tempio, è conservato nel Museo Ostiense.

Tempio dell'Ara Rotonda
interno della cella del Tempio dell'Ara Rotonda
pronao del Tempio dell'Ara Rotonda

altare del Tempio dell'Ara Rotonda (Museo Ostiense)
resti delle decorazioni del Tempio dell'Ara Rotonda
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Domina l'Area Sacra dei Templi Repubblicani il Tempio di Ercole, costruito tra il II e il I secolo a.C.

Ercole era venerato dai comandanti militari delle flotte che attraccavano al porto di Ostia, ed il suo tempio era probabilmente il più importante di Ostia, tanto che il culto di Hercules, continuò anche dopo il diffondersi del Cristianesimo, come si è potuto riscontrare, da alcune iscrizioni e da un restauro da parte delle autorità pubbliche di Roma, del IV e V sec. d.C. (ultimi restauri databili all'epoca di Teodosio e Arcadio).

Il culto di questo dio, protettore dei marinai (soprattutto per le spedizioni militari), come si può vedere anche da alcuni rilievi e statue, sistemati all'interno del tempio stesso, donati da protagonisti di scontri bellici. 

Tempio di Ercole

Su una base di due gradini di travertino si erge il podio del tempio, in tufo e con una cornice.


Una scalinata di otto gradini conduce al pronao, che aveva in facciata sei colonne.


Al centro del podio vi è un altare con dedica al "DEO INVICTO ERCOLI", fatta dal prefetto dell'annona Ostilio Antipatro (III secolo d.C.). 

Sul retro dell'altare, fatto con materiale di riuso, è un'iscrizione più antica è la dedica del liberto P.Livio ad Ercole.


L'interno della cella era decorato con piccole colonne in mattoni con capitelli e basi in tufo.
Il pavimento in mosaico in bianco e nero della cella e del pronao è del III secolo d.C..

capitelli e basi delle colonne della cella del Tempio di Ercole

copia della statua di C.Cartilius Poblicola

Nella cella è stata trovata la statua in marmo di C. Cartilius Poblicola (forse rappresentato come Teseo), personaggio importante della città del I secolo a.C. (di cui esiste il Monumento Funerario fuori di Porta Marina).

C.Cartilius Poblicola si era guadagnato l'appellativo di "amico del popolo" ("Poblicola" appunto), durante la sua vita pubblica di duoviro (come dice l'iscrizione, ben tre volte ricoprì questa carica).

Sulla base della statua è scritto:
                                                    C.CARTILIUS C.F
                                                    DVOVIRV TERTIO
                                                    POBLICOLAE

iscrizione sulla statua di C.Cartilius Poblicola

Rilievo Votivo 
rilievo affisso al muro dell'Edificio Pubblico
Il rilievo votivo in marmo che è stato trovato nei pressi del tempio (oggi è affissa una copia in gesso su un muro del vicino Edificio Pubblico, mentre l'originale si trova nel Museo Ostiense), raffigura tre scene (da leggersi da destra verso sinistra):
- nella prima dei pescatori tirano una rete dove vi sono pesci, una nave vuota e una statua di Ercole con una scatola,
- nella seconda scena Ercole prende dalla scatola una tavoletta piegata (una risposta dell'oracolo) e la consegna ad un attendente,
- nella terza scena un sacerdote con toga passa la tavoletta dell'oracolo ad un'altra persona (scomparsa) e sopra di loro vi è una piccola Vittoria alata con una corona.

Un'iscrizione di accompagnamento porta il nome del sacerdote a cui è stata porta la risposta oracolare: C.FVLVIVS SALVIS HAURVSPEXS.

La statua di Ercole fu ritrovata miracolosamente nei pressi di Ostia dopo che, proveniente dalla Grecia, era stata perduta insieme ad una cassa di oracoli. Forse era stata predetta una vittoria militare (che giustifica la Vittoria alata).


rilievo originale (Museo Ostiense)


Da questo tempio potrebbe provenire anche una parte dell'altare che si trova oggi nel Mitreo della Casa di Diana.
Sul fronte dell'altare vi era l'iscrizione: AQVA SALVIA HERCLI SAC, con riferimento ad un pozzo che doveva trovarsi vicino al tempio di ercole.

inscrizione del frammento dell'altare dell'AQVA SALVIA



Il Compitium (saccello) del Bivio del Castrum 
Questo bivio costituiva uno degli incroci più importanti della città.
In questo punto s'intersecavano quattro strade: il Decumano Massimo, Via della FoceVia degli Horrea Apagathiana e Via del Pomerio.

Bivio del Castrum
Qui rimangono i resti di un Compitium (saccello), uno di quei santuari che venivano eretti appunto negli incroci, forse costruito nel I secolo a.C. in blocchi di tufo, era costituito da una stretta stanza di forma rettangolare, alla quale poi vennero aggiunte altre due camere (una con una parete esterna curva).

La malta idraulica trovata in una delle due stanze fa pensare alla sua funzione di bacino/cisterna x raccolta dell'acqua, probabilmente quella raccolta dalla fonte dell'acqua Salvia presente nell'area sacra repubblicana.


compitum del Bivio del Castrum (visto da sud)

Mura del Castrum







Le mura del castrum (fine IV aC) furono costruite con grossi blocchi di tufo, con una porta su ogni lato. 
Il castrum, di forma rettangolare, tagliato in quattro parti uguali, dalle due strade principali (Decumano Massimo e Cardo Massimo).

Il confine ovest del Castrum si trova presso l'incrocio con via della Foce, mentre il confine est del Castrum si trova in via dei Mulini, dove una parte della cinta muraria originale è ancora visibile perchè incorporata nel Caseggiato del Portico delle Mura del Castrum, posto ad angolo fra via dei Mulini e Via della Casa di Diana. 

Al centro, dove ora c'è il Capitolium, ancora sono visibili resti del basolato del vecchio Cardo. 

Questa "cittadella fortificata", nacque per difendere la foce del Tevere, ma ben presto venne attorniata dall'abitato che si andava pian piano sviluppando; tra il II e I sec. a.C. cominciarono a nascere, anche costruzioni di carattere commerciale e domus signorili.




muro in blocchi di tufo del Castrum 

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Nella zona racchiusa tra Via della Foce (ad ovest) e Via degli Horrea Epagathiana (ad est),
 affacciano una serie di botteghe precedute da portici.

I negozi che affacciano su Via della Foce sono intercomunicanti tra loro, e avevano un piano superiore raggiungibile con una scala esterna. In due di essi, sulla parete di fondo vi sono nicchie semicircolari adibite al culto.


Nell' incrocio, fiancheggiato da Via della Foce e Via degli Horrea Apagathiana, si trovava un monumentale Ninfeo costruito nel IV secolo d.C..

Sul lato di fondo nel muro, lungo circa 25m e un tempo rivestito di marmo, si trovavano tre nicchie: una rettangolare al centro, affiancata da due nicchie semicircolari. Davanti al muro vi era un bacino.
Una statua di putto su delfino è stata trovata non distante da qui: l'acqua zampillava dal becco di un delfino.
Nella zona trapezoidale davanti al ninfeo vi erano cinque pilastri in laterizio (di cui rimangono le basi), che sorreggevano un tetto.

ninfeo (visto da Via della Foce)

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Vicino al ninfeo si trova il Caseggiato del Mosaico del Porto, costruito durante il regno di Commodo.

Il nome del caseggiato deriva dal mosaico del negozio centrale: il porto di Portus con il Faro, pescatori, la statua di Nettuno sopra una colonna, una nuotatrice e un uomo che cavalca un delfino (il mosaico è coperto per preservarlo).

Al centro della stanza vi è un bacino di forma quadrata.
Anche un altro negozio è provvisto di vasca
I bacini e il tema del mosaico hanno fatto supporre che qui ci fossero botteghe di pescivendoli.

negozio con mosaico del Caseggiato del Mosaico del Porto


Sono qui presenti due mensae ponderariae 
​La mensa ponderaria ​era uno strumento ritrovato in depositi di grano o altre merci che andavano pesate. ​Era quindi uno strumento necessario a garantire la correttezza degli scambi e soprattutto a convertire le diverse unità di misura dei commercianti provenienti da diversi angoli dell'impero nelle unità di misura valide a ​Roma. A questo scopo fu realizzata una tavola di pietra con diverse cavità dove venivano conservate le unità di peso da applicare. Le operazioni venivano svolte alla presenza di magistrati per evitare abusi e truffe.  

mensa ponderaria
mensa ponderaria
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Il Quartiere dei Mercati 

sul lato opposto del Decumano, presso l'incrocio con via della Foce troviamo il macellum delle carni e le botteghe dei pescivendoli.





ingresso con colonne del Macellum tra le Tabernae dei Pescivendoli

Macellum
Era il mercato delle carni, edificato tra il I e il II sec. d.C., subì innumerevoli restauri nella sua lunga "vita" (intorno V sec. d.C.). Occupa un'area trapezoidale, in una zona allora molto trafficata. Conserva un piazzale pavimentato in marmo, con una cunetta per lo scarico delle acque sporche, ornato con una fontana al centro. In fondo, in alto un podio colonnato, dove probabilmente si esponeva la merce; su una delle colonne un'incisione: "leggi e sappi che molto si chiacchiera al mercato".


Tabernae dei Pescivendoli.
Poste ai lati dell'ingresso al Macellum vi sono due tabernae che presentano ognuna, ben conservati i banconi di vendita (tavole sorrette da pilastrini in marmo), e le vasche per i pesci, che venivano venduti vivi.



Tabernae dei Pescivendoli

Tabernae dei Pescivendoli (taberna occidentale)

vasca per i pesci della Taberna dei Pescivendoli orientale con il forno per la cottura del pesce

Nella prima taberna è possibile vedere un mosaico, che raffigura un delfino mentre cattura un polpo e sotto una scritta contro il malocchio.

La scritta apotropaica  "INBIDE CALCO TE" ("Invidioso ti calpesto"), è posta sopra e sotto la figura del delfino.

mosaico con delfino e polpo e scritta apotropaica della Taberna dei Pescivendoli orientale

Sul pavimento in mosaico bianco e nero di quella orientale è rappresentata una scena marina: un tritone e un delfino con un polpo in bocca.

mosaico con tritone della Taberna dei Pescivendoli orientale

Accanto alle Tabernae dei Pescivendoli si trova un'insula di epoca adrianea, con botteghe che affacciano sul Decumano Massimo e sul Vicolo del Dioniso, un vicolo lastricato chiuso che l'attraversa centralmente da nord verso sud.

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Piccolo Mercato
Sul lato opposto del decumano, ritroviamo i resti del Piccolo Mercato che avevamo già visto alle spalle della caffetteria. E' un horrea ben conservato, nella sua struttura ingloba gran parte delle mura del castrum (x la descrizione vedi inizio articolo, perchè il piccolo mercato arriva a lambire le banchine del Tevere).


Caseggiato del Larario
Edificio abbastanza singolare, datato intorno al 125 d.C.. 
L'ingresso immette in un cortile, sul quale affacciano una serie di botteghe, una dopo l'altra; si può supporre che si trattasse di esercizi che trattavano prodotti simili, quindi che fosse una corporazione di artigiani. 
L'edificio commerciale fu costruito in mattoni.
Sui lati sud e ovest del caseggiato si aprivano sulla strada delle botteghe.
Un vestibolo dalla strada immetteva in un cortile quadrangolare, circondato da altre botteghe.






cortile del Caseggiato del Larario con impluvium
una bottega del cortile del Caseggiato del Larario
una bottega del cortile del Caseggiato del Larario
Al centro del cortile vi è una vasca a forma di buco di serratura, e in un angolo un pozzo.
Nel cortile è posta, sul muro di separazione di due botteghe, una nicchia policroma interpretata come larario, una sorta di santuario per i Lares Familiares, ovvero gli dei protettori della casa, da cui l'edificio prende il nome.

nicchia per il culto dei Lari nel cortile del Caseggiato del Larario

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Tornando sul Decumano Massimo, ma sul suo lato opposto, sono il cosiddetto Tempio Rotondo e la Basilica


1 Tempio Rotondo
Di utilizzo incerto, due sono le ipotesi avanzate: sede del Senato per eventi particolari o tempio per il culto di imperatori deificati

Fu costruito nella prima metà del III sec. d.C. e scavato nel 1800, quando furono trovati al suo interno molte statue e ritratti di membri delle famiglie imperiali della dinastia dei Severi. Composto di un portico quadrato ornato di colonne e nicchie, e una cella circolare con nicchie quadrate e semicircolari (originariamente coperta da una cupola).

3 Domus del Tempio Rotondo
Edificata tra il II e il III sec. d.C., è una domus molto ricca, conserva tracce di mosaico sul pavimento in alcune stanze e nel portico; il peristilio arricchito da una vasca decorativa.

2 Basilica
Costruita tra il I e il II sec. d.C., non ne resta quasi più nulla. 
Era uno degli edifici più importanti dell'antica Ostia, qui si amministrava la giustizia e si trattavano affari
Era un edificio a tre navate, di cui la centrale molto ampia e totalmente ricoperta dai marmi (questo è quanto si può supporre dai pochi resti trovati, ma nel Medioevo vennero tolti ed utilizzati per produrre calce), sul fondo c'era il tribunale
Fu costruito anche un doppio portico, i cui pilastri erano arricchiti da bassorilievi di putti che sorreggevano festoni di fiori. 

Tempio Rotondo



Oggi non rimane molto di quel tempio molto grande, costruito alla fine del III secolo d.C., che aveva un grande piazzale d'accesso sul Decumano Massimo.

Era accessibile tramite una ampia scalinata di 11 gradini, data la sua posizione più alta rispetto alla strada. 
La scalinata portava ad un'anticamera rettangolare con fronte occupato da dieci colonne in marmo.
Un piazzale, con nicchie sui lati est ed ovest e forse un porticato, andò a sostituire una precedente piazza colonnata e con pavimento in marmo.


scalinata del Tempio Rotondo e resti del fronte colonnato
piazzale d'accesso del Tempio Rotondo
La cella rotonda (con diametro di 18m e pareti spesse 2m), aveva al suo interno sette nicchie, rettangolari e semicircolari che avranno potuto contenere numerose statue.

cella rotonda del Tempio Rotondo
Cella rotonda del Tempio Rotondo (vista esternamente su Via del Tempio Rotondo)
Ad ovest dell'ingresso una scala a chiocciola, che si avvolgeva intorno ad una colonna di travertino, permetteva di salire alla cupola.
Ve ne era un'altra anche ad est dell'ingresso.

scala a chiocciola intorno ad una colonna all'ingresso ovest della cella del Tempio Rotondo
La cupola di questo tempio, come quella del Pantheon a Roma, deve avere avuto un'apertura al centro, dato che si è trovato nella cella i resti di un canale. E come il Pantheon questo tempio forse è stato dedicato a tutte le divinità romane, o forse agli imperatori divinizzati.

Domus del Tempio Rotondo
Questo caseggiato del III/IV secolo d.C. confina anche con l'area del Tempio di Roma e Augusto posto ad est. Sicuramente era una casa di ricche persone o la sede di una gilda.
L'ingresso è posto su Via del Tempio Rotondo ed immette in un vestibolo, affiancato esternamente da botteghe con mezzanini.
Al centro dell'edificio vi è un cortile circondato da un corridoio pavimentato con un mosaico a disegni geometrici.
Nel centro del cortile (con pavimento e parte inferiore delle pareti in marmo), vi è una vasca decorativa in marmo con quattro nicchie.

vasca a nicchie del cortile della Domus del Tempio Rotondo
tubatura per l'acqua della vasca a nicchie del cortile della Domus del Tempio Rotondo
Due colonne separano il cortile da una sala pavimentata con marmi policromi, raggiungibile salendo pochi gradini.
Le stanze poste sul lato ovest erano riscaldate e l'ultima stanza a nord era una cucina.

sistema di riscaldamento in una stanza occidentale della Domus del Tempio Rotondo
forno per il riscaldamento della Domus del Tempio Rotondo

A nord del corridoio occidentale del portico vi era un pozzo.
pozzo del corridoio occidentale
Due delle camere poste ad oriente hanno una panca in muratura, e in una delle due vi è anche una nicchia (forse per il culto).
stanza con panca in muratura e nicchia per il culto del lato orientale della domus

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Sul lato sud-ovest del Foro si trovano i resti della Basilica, uno spazio coperto usato per esercitare la giustizia e per le transazioni economiche.






Basilica (vista da Decumano Massimo)
La Basilica risale al periodo domizianeo-traianeo.
File di colonne formavano navate.
La parte centrale era elevata rispetto al resto dell'edificio.

Sulla parte meridionale della navata centrale vi era il podio dei giudici.
Della ricca decorazione rimangono qualche lastra marmorea del pavimento e parti di colonne.

L'ingresso alla Basilica dal Foro avveniva sotto un porticato, mentre dal Decumano Massimo attraverso due scale laterali. 

Attraversato il Decumano Massimo, di fronte alla Basilica, sul lato nord-occidentale del Foro, sorgeva la Curia.
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CURIA
Datata intorno al II sec. d.C., si suppone rivestita di marmo, con sei colonne sulla fronte, ambiente interno di forma quadrata con due corridoi sui lati. 





Curia
Oggi rimane ben poco di quell'edificio (costruito insieme alla Basilica), che rappresentava il centro politico della città.

Probabilmente il muro perimetrale in laterizio era rivestito di lastre marmoree. Salita una scala, che si trovava sul Decumano Massimo, si accedeva ad un vestibolo preceduto da sei colonne di granito tra pilastri con semicolonne.

Il vestibolo introduceva in una grande sala nella quale vi erano sulle pareti laterali tre nicchie rettangolari che contenevano statue. 

Lungo queste pareti prendevano posto forse i decuriones, scegliendo il lato a seconda della loro votazione. La parete di fondo era occupata da un podio sul quale si accomodavano i 2 magistrati che presenziavano alle riunioni (duoviri).

Inizialmente si pensava fosse la sede dei Decurioni, dove s'incontravano i 100 membri dell'ordo decurionum (Il consiglio cittadino, equivalente del Senato di Roma), ma da recenti studi si è ipotizzato possa trattarsi di un luogo dove i liberti (non potendo avere una carriera politica) praticavano il culto imperiale. 

Per altri era il collegio dei Seviri Augustali (smentendo che la loro sede fosse quella vicino alla Fullonica).

La forma templare, le dimensioni modeste (non abbastanza grande da contenere tutti i consiglieri) e le iscrizioni con liste dei Seviri Augustales alle pareti, hanno fatto pensare che forse l'edificio fosse il tempio di questo collegio sacerdotale.

podio per i magistrati della Curia
iscrizione delle liste dei Seviri Augustales

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Dietro alla Curia si trova il cosiddetto Caseggiato Dietro la Curia, costruito sotto Adriano. 

Il caseggiato è stato costruito sopra tre case repubblicane e la via che lo costeggia a nord, è stata chiamata per questo Via delle Case Repubblicane.

Caseggiato Dietro la Curia (visto dal Capitolium)

Foro
Costituiva il centro politico e religioso di Ostia; nato nel 20-25 d.C., dall'abbattimento di molte strutture del vecchio castrum, la piazza di forma rettangolare era circondato dai maggiori edifici religiosi e pubblici. 

Inizialmente si costruì il Tempio di Roma e Augusto, quasi contemporaneamente alla Basilica e alla Curia, poi nel 125 d.C. Adriano fece costruire il Capitolium, al posto di un tempio più antico, fiancheggiato da due portici colonnati.

Foro di Ostia (visto da nord)
Adornava forse la piazza pedonalizzata la statua di Anco Marzio, fondatore di Ostia, e altre statue come quelle di Manlio Rustico (Prefetto dell'Annona) o del sacerdote di Adriano divinizzato Domitio Fabius Ermogene.

Capitolium
Il principale edificio sacro di Ostia, dedicato a Giove, Giunone e Minerva, fu costruito nel 120 d.C.. Costituito da scalinata e podio imponente interamente di mattoni; colonne sul fronte e lungo i lati (portici utilizzati dalla gente nei giorni di pioggia per trovare riparo); tra i resti della cella, in fondo, c'è un podio riservato alle statue di culto; la lussuosa soglia di ingresso alla cella, di marmo africano (si vede salendo in cima al tempio)

Una particolarità è data dagli archi di scarico lungo le mura, che consentono un'equilibrata distribuzione del peso. Ciò che è arrivato ai giorni nostri del Capitolium, è solamente lo scheletro, in origine era ricoperto di marmi pregiati, che a partire dal periodo medievale sono stati man mano asportati. La cella ha la particolarità di avere la soglia d'ingresso in marmo costituita da un unico pezzo.



Capitolium e altare del Capitolium

Capitolium e lato orientale del portico
Era un grande tempio (35m X 15,5m), la sua altezza doveva essere di 20m, e tutt'oggi è alto 17m.
 
Capitolium
Un'alta scalinata (21 gradini) conduceva ad un vestibolo circondato da dieci colonne di marmo. Un fregio con teste di buoi e festoni decorava il vestibolo. 
Era ricoperto di marmo, e se ne posso ancora vedere i fori di fissaggio.

cella del Capitolium
























parete esterna della cella del Capitolium con fori di fissaggio delle lastre di marmo ed effetto cromatico di mattoni rossi e bipedali gialli. Con archi e piattebande inserite nella muratura per rafforzarla.

Una cornice appartenuta al Capitolium si trova ora poggiata su un muro che delimita il portico orientale.

nicchie e podio della cella del Capitolium
Le pareti laterali hanno tre nicchie: quella centrale è semicircolare, mentre le altre sono rettangolari. La parete di fondo accoglieva un podio.

podio della parete di fondo del Capitolium
Nel XVIII secolo il Capitolium era divenuto un grande ovile, che svetttava sulle rovine di Ostia antica.

Posto davanti al tempio vi era un altare in marmo con fregio di armi. 
Sui due lati del Capitolium Adriano fece costruire due lunghi portici.
portico occidentale del Capitolium
portico orientale del Capitolium
portico occidentale del Capitolium
Trapezoforo a zampa leonina (dalla cella del Capitolium - Museo Ostiense)
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Tempio di Roma e Augusto
A sud del Foro si trovava il Tempio di Roma e Augusto, dedicato appunto alla dea Roma e alla figura dell'imperatore Augusto divinizzato.

Costruito nel I sec. d.C., restano visibili le fondazioni del podio e un frontone marmoreo, ricostruito mettendo insieme dei frammenti, tra i quali molto importante la statua di Vittoria. Un'altra statua ritrovata in fondo al tempio (al posto originario) è quella della dea Roma, raffigurata con un piede sul globo terrestre a rappresentare il dominio di Roma sul mondo.





resti del Tempio di Roma e Augusto
Non rimangono che pochi resti di questo tempio, il podio con corridoi e qualche stanzetta. Era adornato con dieci colonne ed elementi architettonici in marmo, i cui resti sono affissi a un muro moderno ad est del tempio.

muro moderno con i resti degli elementi architettonici che decoravano il Tempio di Roma e Augusto
timpano del Tempio di Roma e Augusto
statua della Vittoria del Tempio di Roma e Augusto
frammento di statua del Tempio di Roma e Augusto
elementi architettonici del Tempio di Roma e Augusto
cornice del Tempio di Roma e Augusto
Si occupava del culto un sacerdote incaricato a vita, il flamen Romae et Augusti.

Testa di Vittoria (dal Tempio di Roma e Augusto - Museo Ostiense)
Sul lato sud-est del Foro vi è un portico costruito sotto il regno di Adriano.

Una parete in mattoni, con al centro una grande nicchia, era fronteggiata da una fila di colonne di granito.

portico del Foro
Nella posizione centrale del Foro, a sud del Decumano Massimo, si trovano i resti del Sacello dei Lares Augusti, una struttura circolare in mattoni con basamento marmoreo.
C'è chi ha ipotizzato invece che fosse un ninfeo.

Sacello dei Lares Augusti
Lares Augusti erano divinità protettrici dell'imperatore.
Questo edificio, con all'interno sei nicchie rettangolari pavimentate in mosaico, fu costruito tra il I e il II secolo d.C. a spese dei sacerdoti del culto che era stato istituito nel 51 d.C.

Casa di Diana
la Casa di Diana, che prende il nome da una tavoletta fittile rappresentante Diana Cacciatrice.
Del 130-140 d.C., tipica insulae formata da appartamenti (cenacula), che il proprietario affittava; questo tipo di case si sviluppò con la nascita del porto traianeo, che fece aumentare notevolmente la popolazione. A differenza dello stesso tipo di case, costruite a Pompei, che si sviluppavano in larghezza, occupando tantissimo spazio, le insulae ostiensi si sviluppavano in altezza. La casa di Diana, infatti, raggiungeva un'altezza di circa 20 metri ed era di 3 o 4 piani. Un'altra particolarità è che, oltre a prendere la luce, dal cortile interno, riusciva a prendere luce esterna tramite i balconi finestrati. Al piano terra, appena si entra sulla destra, vediamo un locale una volta adibito a latrina; ci sono, poi, le tabernae con i mezzanini, ovvero gli ambienti dove vivevano i negozianti o le classi basse del popolo; tramite delle scale si arriva ai piani superiori, dove si trovano confortevoli appartamenti, utilizzati dal ceto medio, arricchiti da balconate. La casa prende il nome da un dipinto di Diana Cacciatrice, che si trova su una tavoletta di terracotta su una parete dell'edificio.

Casa di Diana
L'edificio, costruito intorno al 130-140 d.C., era un'insula alta tre o quattro piani (18m), il massimo consentito sotto il regno di Traiano.

Casa di Diana dal primo piano della Domus di Giove e Ganimede
Al piano terra vi sono botteghe e mezzanini dove vivevano i negozianti, mentre i piani superiori erano costituiti da appartamenti in affitto abitati dal ceto medio.

botteghe del Caseggiato di Diana
Nelle botteghe si conservano lacerti di pittura parietale.

una bottega della Casa di Diana
una bottega della Casa di Diana


una bottega della Casa di Diana

ingresso e finestra del mezzanino visti dall'interno di una bottega della Casa di Diana
scale d'accesso al primo piano della Casa di Diana
Al primo piano un balcone correva lungo la facciata.
All'interno del caseggiato vi era un cortile con vasca e cisterna, e un mitreo.

In una bottega è stato trovato una parte di muro, con dipinti da entrambe i lati, crollata da un piano superiore.
In un riquadro vi è una figura che balla. 

dipinti parietali di muro crollato di un ambiente superiore della Casa di Diana
 ATTENZIONE: l'interno della Casa di Diana è visitabile solo su richiesta.
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Thermopolium
E' uno degli edifici più suggestivi della città: una locanda di età adrianea.  Da Via di Diana un passaggio coperto introduce in un cortile fiancheggiato da tabernae.  La facciata della locanda, che da su Via di Diana, mostra balconate al primo piano, con  archi che poggiano sulle mensole di travertino (tecnica che prenderà piede nel medioevo); qui gli antichi ostiensi si intrattenevano al fresco delle serate estive. Più avanti ci sono i tre ingressi della locanda, ricavata nel III secolo d.C., da locali precedenti. All'interno ci sono tre vani, quello di mezzo è il principale. Prima di entrare nel locale centrale c'è un bancone a tre piani, dove venivano poggiati i cibi e le bevande, per i clienti che andavano di fretta; sotto il bancone una vaschetta per lavare le stoviglie.  La sala interna, arricchita da affreschi, contiene un altro bancone per l'esposizione delle vivande, sopra esso un dipinto di natura morta. A destra la cucina, con un fornello e un dolio, dove tenevano in fresco acqua e vino; a sinistra una sala non ben identificata; dietro un cortile con una fontanella e i sedili in muratura per gli ospiti.

Caseggiato del Thermopolium
Il caseggiato è stato costruito in età traianea-adrianea.
La facciata settentrionale presentava un balcone sul quale si affacciavano una porta finestra e quattro finestre. Il balcone, di cui è andato perduto il parapetto, era sostenuto da archi che a loro volta si poggiavano su mensole di travertino.

ingresso al Thermopolium
Il ballatoio incorniciava con tre volte a botte gli ingressi del Thermopolium.

Sui muri d'ingresso vi sono affrescati motivi architettonici e una figura umana su sfondo bianco (III secolo d.C.), e un finto marmo (IV secolo d.C.).

All'ingresso si trova il bancone a forma di L in travertino.
La sua posizione all'ingresso del locale dava modo di poter servire i clienti anche dalla strada, oltre quelli che si trovavano dentro al locale.
Il bancone era munito di due bacini per l'acqua, scaffali e un mortaio fissato sulla sommità che è stato trovato nell'ambiente..
Sopra un bancone mensolato della sala centrale del Thermopolium è affrescata una natura morta che raffigura i cibi offerti dal locale.

scaffale sormontato da affreschi
Nella sala attigua, interrato nel pavimento si trova un dolio atto a contenere l'olio per la frittura, e rimane anche un piccolo fornello sul quale veniva cotto il cibo.
dolio interrato nel pavimento del Thermopolium
Nell'ambiente pavimentato con mosaico trovavano posto i commensali.
 Nella bella stagione invece i clienti potevano accomodarsi in un cortile interno con fontana costituita da una vasca di marmo su un piede e lungo bancone.
ambiente all'aperto del Thermopolium con vasca e fontana
Una scaletta conduceva in un piccolo ambiente sotterraneo, non una cantina date le sue esegue dimensioni, ma forse un luogo di culto.
scaletta d'accesso al locale di culto sotterraneo
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Caseggiato dei Dipinti
Costruito in epoca adrianea, era costituito da botteghe con mezzanini, dall'Insula di Giove e Ganimede, dalla Casa di Bacco Fanciullo, e dalla Casa dei DipintiLe case sono disposte ad L intorno ad un giardino, mentre le botteghe occupano il lato est del giardino.


Caseggiato dei Dipinti
A - Insulae di Giove e Ganimede
B - Insulae di Bacco Fanciullo
C - Insulae dei Dipinti
D - Casa dei Dolii
E - Cortile
G - Botteghe

L'insulae di Giove e Ganimede è caratterizzata da un piccolo cortile, decorato con un mosaico, e delle stanze con affreschi, accomunati da uno sfondo giallo e alcuni motivi decorativi. Prende il nome da uno di questi affreschi, che ha appunto come soggetti Giove e Ganimede.
L'Insula di Giove e Ganimede prende il nome da un piccolo affresco che rappresenta appunto Giove e Ganimede, ritrovato in una sala di rappresentanza della casa.
La casa aveva l'ingresso principale sul lato ovest, mentre su Via di Diana aveva un ingresso secondario.
Dal suo cortile, intorno al quale vi erano anche due sale di rappresentanza, si poteva accedere al giardino del Caseggiato.
Alla fine del II secolo d.C. la casa fu decorata finemente.
Qui abitavano persone ricche costrette per lavoro ad abitare vicino al porto.
I pavimenti in tessere bianche e nere a disegni geometrici sono di epoca adrianea.

mosaico geometrico dell'Insula di Giove e Ganimede
In epoca severiana fu eretto un muro divisorio nel giardino, per nascondere la visuale sull'adiacente Caseggiato dei Doli che era divenuto un esercizio commerciale.
muro del giardino che separa l'Insula di Giove e Ganimede dalla Casa dei Doli
Su questo muro fu posizionata una pseudo-edicola.
In questo santuario era posta la statua in marmo di Giove trovata che è stata trovata qui.
Nella nicchia sono raffigurate due aquile.
pseudo-edicola con statua di Giove nel giardino del caseggiato
Sul muro del giardino è anche stato posto il mosaico policromo con figure allegoriche dei mesi (II secolo d.C.), che decorava l'ambiente all'aperto.
mosaico policromo con figure allegoriche dei mesi posto lungo il muro del giardino interno del caseggiato
particolare del mosaico policromo
L'ambiente all'angolo tra Via della Casa di Diana e Via dei Dipinti è una bottega.
bottega dell'Insula di Giove e Ganimede
L'Insula di Giove e Ganimede fu trasformata alla fine del secondo o inizio del terzo secolo in albergo o anche in luogo di prostituzione.
Si possono salire le scale esterne della Insula di Giove e Ganimede poste lungo Via della Casa di Diana per salire al primo piano dell'edificio e godere dell'area archeologica circostante.

scale di accesso al primo piano della Insula di Giove e Ganimede
ATTENZIONE: l'interno dell'Insula di Giove e Ganimede è visitabile solo su richiesta.
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Si affacciava sullo stesso giardino l'Insula di Bacco Fanciullo, che prende il nome da una pittura in cui Mercurio tiene Ercole bambino.
Insula di Bacco Fanciullo (vista dal giardino)
Anche questo era un appartamento medianum (tipico dell'epoca adrianea), ovvero con una camera centrale intorno alla quale si aprivano le atre stanze, e con sale di rappresentanza alte due piani.
 
passaggio nell'Insula di Bacco Fanciullo tra il giardino e Via dei Dipinti
Si poteva accedere al piano terra dal giardino o dalla Via dei Dipinti, e scale esterne ed interne portavano ai piani superiori.
Molte delle pitture alle pareti si sono perse.
dipinti dell'Insula di Bacco Fanciullo
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A continuazione dell'Insula di Bacco Fanciullo si trova l'Insula dei Dipinti, nelle forme molto simili di quella precedente. (*) Si suppone che nel caseggiato alloggiassero gli elementi della classe ricca che per ragioni di lavoro erano costretti a sostare nell'area portuale.
giardino e facciata dell'Insula dei Dipinti
Una delle due sale di rappresentanza (la più grande che affaccia sul giardino), ha mantenuto in parte le sue pitture alle pareti con motivi geometrici in rosso e giallo.
sala di rappresentanza del piano terra dell'Insula di Dipinti con decorazione pittorica
resti di decorazione pittorica dell'Insula dei Dipinti

Casa dei Dolii
Deposito di dolii per l'olio ed il vino.
Il lato nord del Caseggiato dei Dipinti era chiuso da alcuni ambienti commerciali, e tra questi un deposito di dolii per l'olio o per il vino (35 dolii sono interrati), che danno il nome alla cosiddetta Casa dei Dolii.

dolii interrati e giardino del Caseggiato dei Dipinti
Sui dolii è indicata la capacità (in media circa 1040 litri = 40 anfore).
dolii interrati
Sono stati trovati negli scavi di quest'areaanche stampi in terracotta con raffigurazioni di scene teatrali, erotiche o animali, di cui però non se ne conosce l'utilizzazione.
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Scese le scale del Museo ci si può dirigere verso destra, per incontrare il tratto settentrionale del Cardo Massimo, la strada perpendicolare al Decumano Massimo.

Questo tratto di Cardo Massimo, che andava dalle banchine del Tevere fino al Capitolium, era fiancheggiato da botteghe sormontate da abitazioni, costruite in età adrianea. Le botteghe poste sul lato est erano limitrofe alla fila di botteghe che correva su Via dei Dipinti.

botteghe lungo il Cardo Massimo