Curiosità sul Ghetto
Articolo di Marco Biordi, storico dell'arte e guida turistica abilitata
che collabora con l'associazione culturale Roma e Lazio x te
Siamo alle spalle della Chiesa di Sant’Angelo in Pescheria, e questo curioso edificio ci dimostra come, per costruire a Roma, si siano a volte riusati elementi che provenivano da antiche strutture.
Ma alle volte non tutto è come sembra…guardate queste quattro immagini scolpite, sormontate da una lapide scritta in latino, che potrebbero ricordare i monumenti funebri dell’Appia Antica, e che si trovano su un palazzo del Portico d’Ottavia: ebbene, sono state fatte nel 1468!
Un tal Lorenzo Manilio costruì “nell’anno 2.221 dalla fondazione di Roma, ( il 1468 appunto ), la casa per se e per la sua famiglia sulla piazza Giudea “, come recita la iscrizione latina, e perciò quest’edificio è noto come la “Casa Maniliana “. Lui ha voluto inserire nel muro, in segno di amore per la sua città, qualcosa che ne ricordasse gli antichi splendori.
Sapete che cos’è questo piccolo cilindro che potete vedere sugli stipiti delle porte dei negozi in Ghetto? E’ la “Mezuzah” e al suo interno c’è un piccolo rotolo dove sono scritte le prime due parti della “Shemà Israel”, preghiera fondamentale per gli Ebrei, un po’ come il “Padre nostro” per i Cristiani.
L’origine risale ai tempi delle “Piaghe d’Egitto” e in particolare della decima, l’uccisione dei primogeniti, quando gli Ebrei segnarono col sangue degli agnelli le loro porte, così che l’Angelo della Morte li potesse risparmiare.
Avrete sicuramente visto in giro per la città, davanti ad alcuni portoni, queste piccole lastre di ottone, incastonate tra le pietre: sono le cosiddette “Pietre d’Inciampo”, nate nel 1992 a Colonia, ideate da un artista tedesco, Gunter Demning, e servono a ricordare che, nei palazzi di fronte cui sono poste, abitavano persone che sono state deportate dai nazisti nei campi di concentramento; il 16 ottobre 1943 furono rastrellati 1.023 Ebrei, e ne tornarono solo 16.
Questo è il cortile di Palazzo Costaguti, e proprio a questo palazzo è legata una bella storia riguardo alle persecuzioni razziali. Il marchese Achille, che aveva partecipato alla marcia su Roma, diede rifugio a numerosi Ebrei, e addirittura una volta fermò i nazisti indossando la divisa di ufficiale della milizia fascista, impedendo loro di entrare in casa.
Questa è la Fontana delle Tartarughe, realizzata nel 1568 dallo scultore Taddeo Landini su progetto, probabilmente, di Giacomo della Porta. Notate una cosa però, tra le mani degli efebi in bronzo e la vasca superiore c’è parecchio spazio, e questo fatto toglieva omogeneità alla creazione. Per ovviare a questo inconveniente nel 1658 Papa Alessandro VII° fece aggiungere, quasi certamente da Gian Lorenzo Bernini, le quattro tartarughe che danno nome alla fontana. Quelle che ci sono ora sono copie, perché, nei secoli, le tartarughe furono rubate più di una volta, e le tre originali superstiti, sono ora ai Musei Capitolini.
Nei prossimo capitoli vi parlerò delle tradizioni gastronomiche e delle presenze cristiane nel Ghetto. A presto!
Articolo di Marco Biordi, storico dell'arte e guida turistica abilitata
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