Basilica di S. Giovanni in Laterano - Battistero Lateranense - Scala Santa e la cappella del Sancta Santorum

Questa è la facciata della Sacrosanta Cattedrale Papale Arcibasilica Romana Maggiore del Santissimo Salvatore e dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista al Laterano, madre e capo di tutte le chiese della Città e del Mondo. Ovviamente noi tutti la chiamiamo solo San Giovanni in Laterano. Qualche cenno storico: tutta quest’area apparteneva alla ricca famiglia dei Laterani, a cui fu confiscata da Nerone e che fu poi restituita loro da Settimio Severo. Sotto la chiesa ci sono le rovine della caserma degli Equites Singulares, la guardia privata dell’imperatore che aveva sostituito i Pretoriani, ed era formata da stranieri che, non parlando il latino, erano più difficilmente corruttibili. Nel 307 d.C. Costantino, sposando Fausta, appartenente alla famiglia imperiale, entra in possesso dell’area, e la dona a Papa Milziade dopo l’Editto di Milano (313 d.C.), il documento con cui i Cristiani hanno avuto libertà di culto. Sarà Papa Silvestro, però, ad inaugurare la prima Basilica nel 324 d.C. Sarà poi Papa Sergio II nel X secolo a dedicarla a San Giovanni Battista, e Papa Lucio II, due secoli più tardi, a dedicarla anche a San Giovanni Evangelista. La facciata attuale si deve ad Alessandro Galilei (1732) discendente del ben più famoso Galileo Galilei, e ispirerà, un decennio più tardi, quella di Santa Maria Maggiore.
Attraverso i secoli la chiesa ha avuto numerosi rimaneggiamenti, per cui nulla rimane di quella originale, e, come la vediamo oggi, la si deve soprattutto al Borromini, che la rivoluzionò per il Giubileo del 1650. Le chiese del Borromini (Sant’Ivo alla Sapienza, San Carlino alle Quattro Fontane), sono tutte chiare e luminose, e lui avrebbe voluto che anche questa rispondesse ai suoi canoni. Ma osservate la foto: tutto è inondato di luce, ma su tutto incombe il soffitto ligneo, forse disegnato da Daniele da Volterra, che il Papa Innocenzo X non volle far rimuovere per mancanza di fondi. In primo piano sul pavimento vedete lo stemma della famiglia Colonna perché, prima dell’altare, c’è la tomba di Martino V (Oddone Colonna), Papa importantissimo perché riunì la Chiesa dopo lo scisma d’Occidente e, particolare poco noto, fu eletto da un Conclave che si tenne in un magazzino del porto di Anversa.
Il pavimento ha la tipica decorazione cosmatesca, che potete trovare in molte altre chiese a Roma, che prende il nome dalla famiglia dei Cosmati, marmorari romani attivi tra il ‘200 e il ‘300. Riutilizzando pezzi di marmo presi dagli antichi monumenti, crearono questi intrecci di cerchi e linee curve, quasi sempre con gli stessi colori: rosso, il sangue di Cristo, verde, la speranza della resurrezione, bianco, la purezza, giallo, la ricchezza e la gloria della Chiesa.
Borromini aveva creato 12 grandi nicchie che, secondo il suo progetto, sarebbero dovute rimanere vuote, ma, qualche decennio più tardi, vennero riempite con le statue degli apostoli, che, come potete notare, sono si di ottima fattura, ma decisamente un po’ troppo grandi.
E’ nelle navate laterali che Borromini raggiunge lo scopo di dare luminosità agli ambienti, attraverso un sapiente uso delle finestre, delle pareti e del pavimento, dal disegno assolutamente moderno. Notate gli angioletti che qui vedete con le ali chiuse, ma che vedrete con le ali spiegate nella prossima foto, ebbene, i loro volti sono tutti diversi!
Possiamo sicuramente affermare che gli interventi di Borromini fanno di San Giovanni una meravigliosa armonizzazione tra barocco ed elementi precedenti, come ad esempio il ciborio, in stile gotico, nell’immagine sottostante.
Quest’opera fu realizzata nel 1370 da Giovanni di Stefano, e, nei reliquiari che vedete nella parte superiore, ci sarebbero le teste di San Pietro e San Paolo. Purtroppo questi non sono più gli originali perché I nostri cari cugini transalpini, insieme a tanti altri tesori, li trafugarono nel 1799.
Il mosaico originale dell’abside era stato realizzato nel 1291 da Jacopo Torriti, lo stesso artista che, pochi anni più tardi, realizzò anche quello di Santa Maria Maggiore, ma purtroppo, alla fine dell’ottocento, Papa Leone XIII, per ingrandire il coro, lo fece smontare e furono rimontate solo le tessere dorate, mentre le figure furono rifatte con lo stile dell’epoca. La sedia che vedete in fondo è la Cattedra: in passato, dopo la sua incoronazione, il Papa si recava con una solenne e fastosa processione nella Basilica, per prendere il “possesso canonico della sua diocesi”, perché San Giovanni è la sua chiesa in quanto Vescovo di Roma
Nel transetto sinistro ci sono delle decorazioni pittoriche del Cavalier d’Arpino e le quattro colonne di bronzo dorato, collocate in occasione del Giubileo del 1600, si dice che provengano, o dal Tempio di Gerusalemme o da quello di Giove Capitolino, ottenute dalla fusione dei rostri delle navi di Cleopatra, vinte nella battaglia di Azio del 31 a.C. Il Giorno di Pasqua viene esposta, nel reliquiario sotto il timpano, un frammento della tavola dell’Ultima Cena.
A propositi di Papi, questo frammento di affresco, attribuito a Giotto, ci mostra Bonifacio VIII nell’atto di indire il primo Giubileo il 22 febbraio 1300.
Vi domanderete: di chi è questa tomba e perché è importante? Ebbene questa è una vera chicca e, a mio avviso, anche un piccolo mistero. Il signore sepolto qui è Lorenzo Valla, umanista vissuto nella prima metà del ‘400, ed è lo studioso che dimostrò la falsità del documento chiamato la Donazione di Costantino, un doumento dell’ottavo secolo, con cui la Chiesa aveva sempre legittimato il suo potere temporale. Ebbene, colui che ha, in termini tecnici, sbugiardato la Chiesa, è sepolto nella basilica più importante.
Non meno bello e interessante è il chiostro annesso alla basilica. Questa meravigliosa sequenza di colonne binate, lisce e tortili, è opera di un’altra famiglia di artisti romani, contemporanei dei Cosmati, i Vassalletto, che hanno anche realizzato la schola cantorum di San Saba e il meraviglioso candelabro pasquale a San Paolo fuori le Mura.
Subito prima di uscire, sulla destra, troviamo questa bellissima cappella della famiglia Corsini, commissionata da Papa Clemente XII ad Alessandro Galilei, lo stesso architetto della facciata, Il pavimento ricorda, a specchio, la cupola del Pantheon. In fondo c’è l’immagine di Sant’Andrea Corsini, vissuto nel ‘300, copia in mosaico del dipinto di Guido Reni. In questa cappella è anche sepolto Papa Clemente XII.
Questo è il portale della basilica, ed ha più o meno 2000 anni! E’, infatti, quello della Curia Iulia del Foro, che fu portato qui nel 1657 sotto Papa Alessandro VII.
Usciti dalla basilica, prima di arrivare al battistero, passiamo vicino all’obelisco lateranense, su cui vale la pena dire due parole. Alto più di 45 metri, è il secondo più alto al mondo e il più antico di Roma; proviene dal tempio di Amon-Ra a Karnak, ed è dedicato ai faraoni Tutmosis III e IV, vissuti nel XV secolo a.C. Era uno dei due obelischi che si trovavano ai limiti della spina del Circo Massimo, l’altro è quello di Piazza del Popolo, e fu innalzato nel 1588 da Domenico Fontana, architetto di fiducia di Papa Sisto V, che regnò solo 5 anni ma che rivoluzionò Roma dal punto di vista urbanistico, e, come dico sempre, se avesse avuto più tempo, avrebbe fatto anche la metropolitana.
In fondo vedete il lato della basilica, in stile gotico, e la Loggia delle benedizioni, da dove Bonifacio VIII indisse il primo Giubileo.
Questo è l’esterno del battistero lateranense, costruito in forma ottagonale forse già ai tempi di Costantino, sopra ad un ambiente termale. Fu poi Papa Sisto III, tra il 432 e 440, a dargli la struttura attuale, e Borromini aggiunse solo, nel fregio, le insegne della famiglia Chigi, a cui apparteneva Papa Alessandro VII, ovvero i colli di Siena.
La struttura che vedete è formata da 8 colonne di porfido originali del restauro del battistero operato da Papa Sergio III all’inizio del X secolo, e sorregge una trabeazione in marmo con iscrizioni celebrative del battesimo. La parte superiore è stata aggiunta da Papa Innocenzo X a metà del ‘600.
La vasca battesimale è stata rimaneggiata nei secoli, ma è sicuramente simile all’originale, in cui i battesimi si celebravano per immersione di persone di solito già grandi, 14 anni per le donne e 17 per gli uomini ovvero l’età in cui generalmente ci si sposava. Ora si viene battezzati, generalmente da neonati, per infusione, versando cioè l’acqua sulla testa. Il fonte battesimale al centro, fu commissionato da Papa Gregorio XIII nel 1578.
Questa è la cappella di San Venanzio, all’interno del battistero, e l’immagine che vedete in fondo è la cosiddetta Madonna della Fonte databile alla fine del ‘200. Questa cappella fu costruita, nel VII secolo dal Papa Giovanni IV, di origine dalmata, che fece traslare sotto altare, le reliquie dei santi della sua terra.
Vi ho dato solo alcune brevi informazioni su questa magnifica basilica; se volete saperne di più seguitemi nella visita che faccio per l’Associazione Roma e Lazio x te, che comprende anche la Scala Santa e la cappella del Sancta Santorum, visibile solo su autorizzazione speciale. A presto con un’altra puntata!

Articolo di Marco Biordi, storico dell'arte e guida turistica abilitata che collabora con l'associazione ​culturale ​Roma e Lazio x te​     ​

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