TRADIZIONI PERDUTE: TESTACCIO E LA VIA CRUCIS - articolo di Cristiana Berto e Valeria Scuderi, 10/04/20





Quest’anno la tradizionale Via Crucis non si svolgerà nella solita cornice del Colosseo, bensì sul sagrato della basilica vaticana, senza la presenza dei fedeli che la potranno invece seguire in televisione. Ma pochi sanno che in passato la via Crucis veniva celebrata fra piazza della Bocca della verità e Testaccio.

La “Via Crucis” ha radici profonde e attraversa il tempo; durante il Medio Evo, il fascino dei luoghi santi legati al percorso doloroso compiuto da Gesù prima di essere crocifisso sul monte del Calvario a Gerusalemme, fa sì che alcuni pellegrini di ritorno dalla terra Santa, li ricostruirono nelle loro città.
Verso la fine del XIII secolo, la Via Crucis è già menzionata, come cammino segnato da una successione di «stazioni», ma la sua tradizione si diffonde solo a partire dal XV secolo in Spagna, portata poi in Italia dai padri francescani Salvatore da Cagliari e fra Leonardo da Porto Maurizio che introdusse le meditazioni su ogni stazione.


A Roma, prima del 1750 (anno in cui papa Benedetto XIV, consacrò il Colosseo come luogo dove commemorare la passione di Cristo), la via Crucis aveva come punto di arrivo Monte Testaccio, che sostituiva nell'immaginario dei romani il monte Golgota, meta del “Gioco della Passione”, rappresentazione sacra che durante la sera del venerdì santo, partiva dalla casa dei Crescenzi al Foro Boario (piazza della Bocca della verità), fino a giungere a Testaccio. A ricordo di questa tradizione perduta, rimane la croce in ferro posta sulla sommità del monte dei Cocci.
È interessare, inoltre sapere che la tradizione della via Crucis fu sospesa per alcuni anni, dopo che Roma divenne capitale d' Italia. Fu Giovanni XXIII a riportare il rito al Colosseo nel 1959 ma solo per quell’anno. La tradizione costante della Via Crucis al Colosseo venne poi ripresa nel 1965 da Paolo VI.



Curiosità:
Perché a Pasqua si mangia la Colomba?
Si narra che il re longobardo Alboino, dopo aver conquistato Pavia, chiese ai nobili di portargli in dono il giorno di Pasqua, un pranzo da re, oro, pietre preziose e 12 ragazze di sedici anni.
Per l'occasione il cuoco di corte creò un dolce soffice, leggero e profumato, a forma di "colomba" per ricordare i decori del duomo di Pavia.

Al primo morso Alboino esclamò 'che bontà!
Da oggi in poi bisogna portare rispetto alle colombe.

E quando, poco dopo, iniziarono a sfilare davanti al re le 12 giovani, che avrebbero dovuto essere il suo premio, alla domanda del sovrano di come si chiamasse la prima ragazza, ella rispose Colomba; fece lo stesso la seconda, e così via.

Alla fine, per non rimangiarsi la parola data,
le fanciulle furono liberate.
Da allora la colomba è simbolo di pace e concordia.

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Buona Pasqua!
Casa dei Crescenzi al Foro Boario
La finestra da cui affacciava Ponzio Pilato durante il “Gioco della Passione” che veniva celebrato la notte del venerdì Santo

Monte dei Cocci e la Croce della Via Crucis


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