Il Palatino, il colle di Romolo e di Augusto

Il Palatino, il colle sul quale nacque Roma


                 21 aprile 754/753 a.C.

La leggenda vuole che in questa data Romolo, ucciso suo fratello gemello Remo, abbia tracciato laRoma quadrata sul colle Palatino, fondando ROMA.

Romolo discendeva dalla stirpe reale di Alba Longa: sua madre, la vestale Rea Silvia, era la figlia del re Numitore, discendente di Silvio, il figlio di Lavinia ed Enea.

Il 21 aprile ricorreva la festa di Pales, una divinità italica dei pastori e delle greggi, e dal nome della divinità deriverebbe anche il nome del colle.

Ma il nome Palatino riconduce anche alla leggenda che vede Evrando fondatore della città di Pallanteproprio su questo colle.

Il Palatino era uno dei sette colli di Roma che si trovava vicino al guado del fiume Tevere (isola Tiberina), su tre lati era isolato, mentre sul quarto era collegato all'Esquilino dalla Velia (colle sbancato quando fu costruita Via dei Fori Imperiali).
Si trovava in un'ottima posizione per controllare un emporio fluviale posto sulla riva sinistra del fiume, con fiera del bestiame e mercato della verdura: il Foro Boario e il Foro Holitorium.

Fonti archeologiche rivelano che in realtà i primi insediamenti sul Palatino risalgono al PaleoliticoSuperiore (35.000/10.000 anni fa).

ricostruzione del primo villaggio sul Palatino
Si sono trovate all'inizio del secolo scorso nella zona del Palatino chiamata Germalo, tre capanne, le cosiddette Capanne Romulee, o meglio i fori scavati nel tufo per i pali di sostegno di queste abitazioni arcaiche risalenti al VIII secolo a.C. (coeve alla leggendaria fondazione di Roma).

Capanne Romulee
La capanna più grande (4,9m X 3,6m) aveva lungo il suo perimetro ovale 7 fori più un foro centrale che serviva a sostenere il tetto spiovente di paglia.
Le pareti erano di canne ricoperte d'argilla.
Una piccola finestra sul tetto serviva a fare uscire i fumi del focolare, mentre lungo il perimetro esterno correva un canale per il deflusso delle acque piovane.

modellino di una delle Capanne Romulee
ricostruzione di una capanna
E' proprio qui, nell'area nord-ovest del Palatino, che venne in seguito costruito il santuario della Casa Romuli, ovvero il luogo dove la tradizione diceva ci fosse stata la casa dove Romolo e Remo furono allevati dal pastore Faustolo e da sua moglie Acca Laurentia.
Questi li avevano trovati nella Grotta del Lupercale, nella zona paludosa del Velabro, dove erano allattati da una lupa.

area sacra
Accanto alle memorie romulee sorgeva una zona sacra recintata con altari e cisterne; poi furono costruiti due templi: quello dedicato alla Victoria e quello dedicato alla Magna Mater-Cibele.

Il Tempio della Victoria fu costruito nel 294 a.C. dal console Lucio Postumio Megello dopo la vittoria di Roma sulle popolazioni italiche.
Sono state ritrovate teste fittili pertinenti il frontone del tempio.

area del Tempio della Vittoria

Sempre in quest'area, situato dietro le Capanne Romulee, si trovava il Tempio di Magna Mater-Cibele.

area sacra dei templi
Oggi rimane solo parte del basamento su cui poggiava, un tempo rivestito di blocchi di peperino.
Il tempio, preceduto da una scalinata, era a pianta quadrata e presentava sei colonne sulla facciata.

statua della Magna Mater (Museo Palatino)
Fu costruito per voto del Senato nel 204 a.C. di fronte all'avanzata di Annibale.
La dea alla quale era dedicato era una divinità dell'Asia Minore che aveva aiutato Enea nella sua fuga da Troia, e che avrebbe aiutato anche i Romani che consideravano l'eroe greco il loro progenitore.

La Dea era rappresentata da una pietra nera di forma conica, portata da Pessinunte.
Per lei venivano celebrati i Ludi Megalenses, che comprendevano rappresentazioni sceniche e rituali cruenti.

In quest'area sono stati ritrovati statuine e oggetti votivi e la statua della dea a cui era dedicato il santuario, che viene conservata nel Museo Palatino.


statuette votive ritrovate presso il Tempio della Magna Mater (Museo Palatino)

Tra i due templi si colloca un terzo tempio più piccolo del I secolo a.C. e poi ricostruito nel II secolo d.C. posto su un podio in opera laterizia: si pensa sia stato l'Auguratorium, il luogo dove gli auguri, rivolti verso sud-est, osservavano il volo degli uccelli per trarre gli auspici, oppure sia stata l'edicola di Victoria Virgo fatta costruire da Marco Porcio Catone.

Le cisterne circolari scavate nel tufo e intonacate, del IV secolo a.C., che si trovano in questa zona di templi, furono costruite per raccogliere l'acqua, ma vennero successivamente utilizzate per scarico di materiali votivi dedicati ad una divinità femminile più antica di quella dei templi vicini.

una cisterna vicina ai templi

Dalla zona del Velabro saliva sino al Tempio della Vittoria il Clivus Victoriae.
Di questa strada si conservano dei basoli che appartengono all'epoca in cui fu trasformata in via coperta (II/I secolo a.C.).
Lungo la via vi era una fontana pubblica, una delle più antiche della città (III secolo a.C.).

Altra antica via d'accesso al Palatino erano le Scalae Caci, costituite da rampe e gradoni.
Prendevano il nome dal gigante Caco, il pastore avversario di Ercole, al quale aveva rubato la mandria di buoi, e dal quale verrà ucciso.
Le scale passavano proprio nella zona della Casa Romuli.

erma doppia di Dioniso e Apollo ritrovate vicino le Scalae Caci (Museo Palatino)

In età arcaica il Palatino era la dimora di ricchi notabili.

Palatino alla fine dell'età repubblicana (II/I secolo a.C.)
In età tardo repubblicana (II/I secolo a.C.), il Palatino divenne un luogo di residenza privilegiata per le funzioni religiose e celebrative della grandezza di Roma.

Risalgono a questo periodo la Casa dei Grifi e l'Aula Isiaca, visitabili qualche anno fa (fortunatamente noi abbiamo allora potuto vederle).

La Casa dei Grifi (II/I secolo a.C.), coperta poi dalla Domus Flavia, era una casa su due piani e prende il nome dalla raffigurazione in stucco di due grifi affrontati.

La Sala Isiaca, sotto la basilica della Domus Flavia, aveva pitture parietali a soggetto egittizzante di età augustea.

Sul Palatino vi abitarono personaggi famosi: Mario Emilio Scauro, Crasso, Cicerone, Marco Antonio, Tiberio Sempronio Gracco, Catilina, Agrippa e Ottaviano Augusto.


Augusto era nato alle pendici del Palatino, ed era affezionato a questi luoghi.
La sua prima abitazione era vicino alla Regia.
Quando divenne Pontefice Massimo, dopo la vittoria in Sicilia contro Sesto, il figlio di Pompeo (36 a.C.), costruì vicino alla Casa Romuli la sua residenza: acquistò la casa dell'oratore Ortensio, e l'ampliò con l'acquisto di sei case vicine, tra le quali quella di Caio Lutazio Catulo.
Augusto voleva essere accostato a Romolo quale riformatore della res publica.
La casa venne poi ristrutturata nel 3 d.C.

pianta della Casa di Augusto
Da poco la casa del primo imperatore è tornata visitabile, dopo un restauro e la costruzione di una copertura che hanno permesso anche di poter fruire di ambienti prima interdetti.

La casa è posta sul lato del Palatino che guarda il settore occidentale del Circo Massimo.
Gli ambienti in opera quadrata tufacea sono disposti su due terrazze.
Nella terrazza inferiore si articolano su due lati di un peristilio.

peristilio inferiore ella Casa di Augusto
Gli ambienti sono disposti su due file.
La casa è composta da due appartamenti contigui con ingresso in comune ed è divisa tra ambienti privati piccoli e ambienti pubblici più grandi.

interno della Casa di Augusto
interno della Casa di Augusto
L'abitazione privata è su due piani ed è più modesta e intima.
Ha pavimenti in mosaico a tessere bianche e nere, e soffitti non decorati.
La divide un corridoio centrale.

ambiente della zona privata
ambiente della zona privata
pavimento della zona privata
Due sono le stanze piccole e appartate che conservano pitture murali di II stile pompeiano:
- la "stanza dei festoni di pino" decorata con ghirlande su uno sfondo architettonico di finti porticati, con pavimento a mosaico bianco e nero, e con soffitto a stucco bianco con volta ribassata;

"stanza dei festoni di pino"
- la "stanza delle maschere" con affreschi alle pareti che rappresentano maschere su un fondo architettonico e riquadri con santuari agresti,  tra i quali uno rappresenta un pilastro batilo (simulacro aniconico, cioè senza immagine) del dio Sole (Apollo) tutelare di Augusto.
Il soffitto è di stucco bianco liscio piano.

"stanza delle maschere"
A oriente dell'abitazione privata vi sono gli appartamenti di rappresentanza, con pavimenti ad intarsio di marmi colorati (di cui rimangono le impronte), e alti soffitti a volta con stucchi:
- una stanza con pannelli neri divisi da paraste rosse e gialle negli angoli, e una stanza con pannelli gialli su fondo rosso e nicchie: questi due ambienti lunghi e stretti sono probabilmente due biblioteche private, una latina e l'altra greca.

biblioteca
biblioteca


biblioteca
- al centro di esse l'ambiente delle prospettive, chiamato così per la rappresentazione in prospettiva di una costruzione a due piani terminante con un'edicola, posta su un podio. 

ambiente delle prospettive
affresco dell'ambiente delle prospettive
Uscendo sul peristilio si nota un piccolo ninfeo di precedente costruzione e riutilizzato.

ninfeo
Sul lato orientale della casa si aprono ambienti riccamente decorati:
- una rampa che conduceva al tempio di Apollo, con volta a botte affrescata con motivi a cassettoni, mentre sulle pareti presenta decorazioni geometriche;

rampa
decorazioni pittoriche della rampa


volta della rampa
- un oecus tetrastico: su pilastri o colonne (di cui sono rimaste le basi) poggiava un controsoffitto. Il pavimento era ad intarsio marmoreo e le pareti decorate.

oecus
decorazioni pittoriche dell'oecus
decorazioni pittoriche dell'oecus






















- un cubiculum, un piccolo ambiente quadrato con pannelli purpurei.

cubiculum
particolare pittorico del cubiculum
Si sale infine una scala moderna per raggiungere lo studiolo di Augusto, piccolo ambiente decorato con motivi vegetali e animali e stucchi e riquadri dipinti sul soffitto.

studiolo
particolare pittorico dello studiolo
volta con stucchi dello studiolo
particolare della volta dello studiolo
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La visita della casa del primo imperatore continua nella Casa di Livia, quella zona degli appartamenti riservati alla terza moglie di Augusto, Livia Drusilla.

pianta della Casa di Livia
L'attribuzione degli ambienti quali proprietà di Livia si deve al ritrovamento di fistule idrauliche in piombo con a scritta IULIA AUG(USTA).

fistule idrauliche col nome di Livia
La casa è separata da quella di Augusto da un peristilio.
Risale al I secolo a.C. (opera reticolata) e le sue decorazioni pittoriche del II stile pompeiano risalgono al 30 a.C.

opus reticolatum della casa di Livia
corridoio inclinato







L'ingresso a questi appartamenti avviene tramite un corridoio a piano inclinato con pavimento a mosaico bianco e nero originale.
Questo era inizialmente un ingresso secondario, che quando la casa divenne parte integrante della casa di Augusto, divenne l'ingresso principale.















Dall'esterno della casa si può ancora vedere dall'alto l'originale atrio con impluvium della casa, circondato da cubicula.

atrio della casa di Livia
Giunti quindi nel cortile rettangolare con pilastri quadrati che sostenevano una tettoia, dalle decorazioni pittoriche riproducenti elementi architettonici, si accede a tre grandi ambienti con copertura a volta e pavimento bianco e nero.

cortile della Casa di Livia
pavimento a mosaico

pavimento a mosaico
decorazioni pittoriche del cortile della casa di Livia
L'ambiente centrale è il tablinium o "sala di Polifemo"
Sulla parete di fondo infatti, ora quasi scomparsa, vi era la raffigurazione della ninfa Galatea che su un cavallo marino fugge a Polifemo.
La parete destra mostra una scena teatrale superiormente tripartita da colonne corinzie poste su alte basi e con soffitti a cassettoni.
Nel riquadro centrale è raffigurata Io, amata da Giove, sorvegliata da Argo e liberata da Mercurio (copia di un quadro di Nikias).

tablinium
scena pittorica con Io, Argo e Mercurio
raffigurazione (quasi illeggibile) di Galatea e Polifemo
particolare delle pitture del tablinium
particolare delle pitture del tablinium
L'ambiente posto alla destra del tablinium mostra una decorazione parietale a riquadri con ghirlande di frutta, foglie e simboli agresti.
In alto vi è un fregio a fondo giallo con scene egittizanti.

ambiente a destra del tablinium
decorazioni a festoni dell'ambiente a destra del tablinium
Nell'ambiente di sinistra le pitture mostrano un'archtettura fatta di colonne e pilastri su un basamento di finto marmo.

ambiente a sinistra del tablinium
Sul lato destro del cortile coperto si trova il triclinium.
Nella decorazione della parete di fronte all'ingresso è rappresentato un pilastro batilo di Apollo.

triclinium
Al secondo piano della casa si trovano dei cubicula.

A gruppi di 20 persone ogni 15 minuti (entrata e punto di partenza visita all'ingresso dell'Arco di Tito), previa prenotazione (3€ +  biglietto al sito del Palatino di 12€), si possono vedere ogni giorno dalle 9.15 le case di Augusto e di Livia.
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Accanto alla sua domus Augusto fece erigere il Tempio di Apollo.
Come ho già detto, l'imperatore poteva accederci tramite una rampa direttamente dai suoi appartamenti.

Augusto era devoto ad Apollo, e fece voto al dio di costruirgli un tempio se avesse vinto a Nauloco (Sicilia) nella battaglia contro Sesto, figlio di Pompeo.
Il tempio fu costruito all'interno della proprietà di Augusto dove era caduto un fulmine, e fu inaugurato nel 28 a.C.

resti del Tempio di Apollo
Dell'antico tempio sono rimasti solo il podio in opera cementizia con frammenti di colonne e capitelli.

statua di Efebo dal Tempio di Apollo (Museo Palatino)
Il Tempio era ricoperto di marmi di Luni (Carrara), e presentava in facciata sei colonne con capitelli corinzi.
Le porte erano rivestite d'oro e d'avorio.

Il tempio aveva un portico con colonne in giallo antico, il cosiddetto Portico delle Danaidi, che inquadrava la facciata.
Prendeva il nome delle statue rosse e nere poste negli intercolumni delle 50 figlie di Danao, re della Libia e poi di Argo.

statue delle Danaidi del Tempio di Apollo (Museo Palatino)
Le Danaidi si erano rifiutate di sposare i loro cinquanta cugini figli di Egitto, fratello di Danao, e per questo erano fuggite con il padre. 
I cugini però le raggiunsero costringendole a sposarli.
Danao allora diede l'ordine alle figlie di uccidere i propri mariti e di sposare gente del luogo, dando vita al popolo dei Danai, ovvero i Greci.

Tutte ubbidirono tranne Ipermnestra che aveva sposato Linceo. 
Linceo a sua volta per vendicare i fratelli le uccise tutte, tranne naturalmente sua moglie.
Negli Inferi le Danaidi furono punite a riempire d'acqua una giara bucata per l'eternità: da qui il detto "la botte delle Danaidi" indica amministrazioni sprecone che non riescono a mettere da parte niente, o impresa che non giunge mai alla fine.

Le Danaidi furono scelte per ricordare la vittoria in Egitto e la fine della lotta fratricida tra due romani: Augusto e Antonio.

Sul lato orientale del tempio si trovava una biblioteca absidata, usata a volte anche come Curia dal Senato.

Apparteneva anche a questo luogo di culto un santuario dedicato a Vesta.

L'interno del tempio era rivestito di lastre di terracotta, le cosiddette "Lastre Campane", con rilievi policromi con soggetti mitologici: Atena, Perseo e Gorgone, Apollo ed Eracle che si contendono il tripode delfico...


Lastre Campane del Tempio di Apollo (Museo Palatino)
Lastra Campana: Atena, Perseo e Gorgone
Lastra Campana: Apollo ed Eracle si contendono il tripode delfico
Nella cella erano state portate dalla Grecia le tre statue di Apollo, Diana  Latona eseguite da scultori famosi.
Nella base della statua di Apollo erano conservati i Libri Sibillini, testi profetici di origine greca che Tarquinio il Superbo aveva introdotto a Roma.


Orario:  ultima domenica di ottobre/15 febbraio     8.30/16.30
              16 febbraio/15 marzo                                 8.30/17.00
              16 marzo/ultimo sabato di marzo               8.30/17.30
              ultima domenica di marzo/31 agosto          8.30/19.15
              settembre                                                     8.30/19.00
              1 ottobre/ultimo sabato di ottobre              8.30/18.30
Costo:    12€ biglietto cumulativo (Foro, Palatino e Colosseo) valido 2 giorni
              GRATIS ogni prima domenica del mese


CONCLUSIONI 
E' curioso come miti e leggende antiche vengano ricordate e perpetuate dopo millenni e ci affascinino ancora.
E' difficile pensare alla nascita di Roma senza pensare alla raffigurazione della lupa che allatta Romolo e Remo, e salendo sul colle Palatino immaginarsi il pomerium, il tracciato del solco della Roma Quadrata.
Il Palatino in età imperiale venne poi trasformato degli imperatori in residenza imperiale, e la parola "Palatium" ancor oggi indica nelle lingue europee le grandi costruzioni di rappresentanza...ma questo è un altro blog.

Il Palatino, il "Palatium"


Continuando a percorrere la storia del colle Palatino, dopo aver passeggiato e visitato i ruderi dell'età arcaica e tardo repubblicana di Roma (vedere il post "Il Palatino, il colle sul quale nacque Roma"), si possono visitare le rovine delle residenze imperiali che gli imperatori che si sono susseguiti dopo Augusto hanno costruito, ampliato o abbellito.

Tiberio, Caligola, Nerone, Domiziano, Tito e Vespasiano, Adriano, Settimio Severo sono stati gli imperatori che hanno soggiornato in questi palazzi (Domus TiberianaDomus GaiDomus TransitoriaDomus AureaDomus Flavia e Domus AugustanaDomus Severiana).

il Palatino in età imperiale (II secolo d.C.)
Anticamente il Palatino veniva chiamato "Palatium" e in età imperiale il termine incominciò ad indicare il palazzo imperiale, termine che ancor oggi in molte lingue europee indica le costruzioni di rappresentanza.

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L'imperatore Tiberio (figlio naturale di Livia e adottivo di Augusto) costruì il primo vero palazzo imperiale aggiungendo alla Casa di Augusto altri fabbricati nell'area verso il Campidoglio, tra il Tempio della Magna Mater e le pendici del Foro Romano: la Domus Tiberiana.

sostruzioni della Domus Tiberiana (viste dal Foro Romano)
Alcuni ambienti di servizio della Domus Tiberiana sono visibili a ridosso del lato meridionale del suo basamento.
Erano una serie di stanze voltate forse assegnate al personale di guardia.

Il basamento era attraversato da gallerie che mettevano in comunicazione i vari settori del palazzo e i vari quartieri del Palatino.
In una di queste fu assassinato l'imperatore Caligola nel 41 d.C.

Una di queste gallerie era il cosiddetto Criptoportico Neroniano, che collegava la Domus Aurea agli altri palazzi imperiali.
Sembra però essere anteriore all'età neroniana (I secolo d.C.).

Criptoportico Neroniano
Criptoportico Neroniano
Collegava il versante sud della Domus Tiberiana con la Casa di Livia.
Era lungo 130m, illuminato da finestre a bocca di lupo, ed era decorato con stucchi bianchi raffiguranti amorini ed elementi decorativi.
Le copie di alcuni frammenti sono state sostituite agli originali sulla volta.

copia degli stucchi della volta del Criptoportico Neroniano
Un altro braccio del criptoportico venne aggiunto in seguito per collegare la Domus Tiberiana allaDomus Flavia.

criptoportico tra la Domus Tiberiana e la Domus Flavia
La Domus Tiberiana subì la devastazione di due incendi (64 e 80 d.C.).
Caligola (Atrium Gai) la ampliò verso il Foro, Domiziano ricostruì la facciata verso il Foro dove probabilmente vi era la Guardia Pretoriana (dove nel VI secolo sorse la chiesa di S.Maria Antiqua).
Nell'VIII secolo la Domus Tiberiana divenne la residenza di Papa Giovanni VII.

sostruzioni della Domus Tiberiana viste dal Foro Romano
chiesa di S.Maria Antiqua e Domus Tiberiana
Sono in corso scavi nell'area in cui era posizionato il palazzo, in quanto rimangono visibili dal Foro solo le sostruzioni.
Sono venuti alla luce un portico colonnato e una vasca polilobata in marmo.

E' recente l'apertura della terrazza sulla residenza di Tiberio che regala uno spettacolare panorama su tutto il Foro Romano.

terrazza sulla Domus Tiberiana
sulla terrazza della Domus Tiberiana
sostrutture della terrazza della DomusTiberiana
panorama sul Foro dalla terrazza della Domus Tiberiana
Vicino alla Casa di Livia si trova la vasca di una fontana ovale dei giardini pensili della Domus Tiberiana.
La vasca con gradini interni e rivestita con intonaco, era forse usata per la piscicoltura.

fontana ovale della Domus Tiberiana
giardini avevano statue, fontane ed altari, ed erano isolati dalle strutture murarie sottostanti tramite un sistema di impermeabilizzazione, con pozzi d'areazione ed intercapedini.

L'imperatore Caligola amplierà i palazzi edificati da Tiberio.

Alcune condutture idriche in piombo portano il nome dell'imperatore Claudio che adottò Nerone, figlio della sua seconda moglie, la nipote Agrippina.
In questo palazzo Nerone fu eletto imperatore a diciassette anni e vi passò i primi anni del suo regno.

Domus Tiberiana in secondo piano
La Domus Tiberiana venne sepolta nel XVI secolo sotto gli Horti Palatini Farnesiorum voluti da Alessandro Farnese cardinal nipote di Papa Paolo III che, sulla sommità del colle, fece costruire dal Vignola tre terrazze con scalinate, fontane, ninfei, uccellerie e giardini all'italiana.

costruzioni degli Horti Farnesiani
logge degli Horti Farnesiani
giardini degli Horti Farnesiani
giardino degli Horti Farnesiani
Per alimentare le fontane venne portato dai Farnese nel 1588 sul Palatino l'Acquedotto Felice.

portico davanti al ninfeo della pioggia



Si può ancora vedere il ninfeo della pioggia, una sala semisotterranea dipinta e con una fontana incrostata di pietre colorate.
Nel corridoio dinnanzi alla sala vi erano statue  e decorazioni provenienti dagli scavi dell'area.
Quando i Farnese vendettero gli Horti ai Borbone, le statue furono portate a Napoli.
Successivamente iniziò un periodo di declino e la zona finì per divenire area coltivata da contadini.
Nel 1861 gli Horti vennero venduti a Napoleone III che a sua volta lo vendette al Governo italiano nel 1870.





ninfeo della pioggia degli Horti Farnesiani
Un altro ninfeo si trova vicino al clivio Palatino, a ridosso delle mura antiche della Domus Tiberiana: ilNinfeo degli Specchi.

Ninfeo degli Specchi
particolare delle decorazioni di una nicchia del ninfeo







Il ninfeo semicircolare a forma di grotta prende il nome dalle statue dei satiri poste nelle sue nicchie, che sorreggevano specchi.
L'acqua scendeva a pioggia dalla volta, oggi scomparsa, ricoperta di pietre colorate e smalti, dalle basi delle nicchie e da fori nel pavimento a mosaico.
Il ninfeo è forse opera di Pirro Ligorio.


ingresso monumentale su Via di S.Gregorio








L'ingresso monumentale agli Horti Farnesiani fu spostato su Via di S.Gregorio in occasione degli scavi, e costituisce uno degli ingressi al Palatino.











Dalla Domus Tiberiana provengono alcuni reperti in mostra al Museo Palatino.

pannello con opus sectile parietale dalla Domus Tiberiana (Museo Palatino)
statua di Afrodite detta Charis dalla Domus Tiberiana (Museo Palatino)
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Le successive fasi di ampliamento del palazzo imperiale le dobbiamo a Nerone, che con la Domus Transitoria collegò il Palatino ai giardini di Mecenate sull'Esquilino.
Questo palazzo era ricco di ninfei, di intarsi colorati sulle pareti, di volte affrescate, e tutto aveva un aspetto lussuoso.

Sono pochi i resti di questo palazzo, perché nel 64 d.C. un incendio devastò tutto il Palatino e Nerone così fece erigere la Domus Aurea.

Al Museo Palatino sono esposti alcuni lacerti degli affreschi del IV stile pompeiano con scene e soggetti mitologici e bellissime tarsie marmoree.

affreschi del IV stile della Domus Transitoria (Museo Palatino)
affreschi del IV stile della Domus Transitoria (Museo Palatino)
affreschi del IV stile della Domus Transitoria (Museo Palatino)
tarsia marmorea della Domus Transitoria (Museo Palatino)
tarsie marmoree della Domus Transitoria (Museo Palatino)
tarsie marmoree della Domus Transitoria (Museo Palatino)
Nerone prolungò l'Acquedotto Claudio con un ramo secondario sul Celio, per alimentare i ninfei e le fontane della Domus Aurea.
Successivamente Domiziano lo prolungò sino sul Palatino, a servizio degli edifici da lui costruiti.

resti dell'Acquedotto Claudio
 Resti di questo tratto dell'acquedotto scavalcano ancor oggi Via di S.Gregorio.

arcate dell'acquedotto portato da Domiziano sul Palatino
I palazzi di Nerone subirono la damnatio memoriae ed è per questo che vennero cancellati dalla dinastia Flavia che li seppellì sotto i propri palazzi o sotto terme pubbliche.

Domiziano costruì a partire dall'81 d.C. la sua reggia sul Palatino su progetto dell'architetto Rabirio, inglobando anche la Domus Tiberiana.
I lavori finirono nel 92 d.C. e questo palazzo venne utilizzato dagli imperatori che vennero dopo Domiziano per 300 anni, sino al trasferimento della corte a Costantinopoli (306/337 d.C.).

Il palazzo di Domiziano, che poggiava su una piattaforma in parte naturale e in parte artificiale, aveva due facciate, una sul Foro Romano e l'altra rivolta verso il Circo Massimo.

facciata della Domus Augustana sul Circo Massimo
Domus Flavia vista dal Circo Massimo
Erano tre i settori che costituivano la residenza imperiale: la Domus Flavia che costituiva la parte pubblica, la Domus Augustana la parte privata e a est lo Stadio o Ippodromo, un giardino privato con statue, sculture e fontane, al quale poi vennero aggiunte delle terme.
Prima venne costruita la Domus Flavia, poi la Domus Augustana e infine lo Stadio.

Domus Flavia (in rosso) e Domus Augustana (in blu)
La Domus Flavia occupa la metà ovest del palazzo.

Sul lato ovest vi era uno degli ingressi al palazzo, attraverso una sala ottagona, affiancata da ambienti mistilinei.

Al centro della Domus Flavia vi era un enorme peristilio rettangolare, con un portico di colonne di marmo giallo antico con capitelli in marmo bianco.
Ai lati si trovavano ambienti per i banchetti con triclini.

colonne in marmo giallo antico 
Una grande fontana di forma ottagonale occupava il centro del peristilio, con muretti che disegnavano un labirinto (piante di Plumbago con i loro fiori azzurri simulano oggi l'acqua che riempiva un tempo la fontana).

peristilio, fontana e Museo Palatino
peristilio con resti di colonne e capitelli (sul fondo la Loggia Mattei)
peristilio della Domus Flavia (verso il triclinium)
peristilio della Domus Flavia (verso l'Aula Regia)
Sul peristilio sul lato settentrionale si affacciava una grandiosa sala (1280m²) con otto nicchie nelle quali trovavano posto grandi statue in marmi colorati: era l'Aula Regia.
Qui si svolgevano le salutationes all'imperatore nei giorni di udienza.

Aula Regia
Ai lati dell'Aula Regia si trovavano il Larario e la Basilica.

Il cosiddetto Larario non è sicuro che possa davvero essere stato il luogo del culto domestico dei Lari dell'imperatore.
Sotto il Larario si trova la Casa dei Grifi, una casa repubblicana con decorazioni in stucco che rappresentano due grifi affrontati (chiusa al pubblico).

Larario e ingresso alla Casa dei Grifi.
esterno della Casa dei Grifi
La Basilica era destinata ad accogliere il consiglio dell'imperatore.
Sotto la Basilica invece vi sono  resti della casa repubblicana detta Aula Isiaca, con pitture di II stile con soggetti del culto Iside e Serapide (visitabile nella costruzione rinascimentale della Loggia Mattei,solo se c'è disponibilità del personale di custodia) ed un'esedra della Domus Aurea.

Loggia Mattei e fontana ellittica
Sul lato opposto del peristilio (a sud) si trovava il triclinium, forse la Cenatio Iovis, la grande sala da pranzo dell'imperatore.

triclinium
pavimento del triclinium
triclinium
marmi di rivestimento del triclinium
Si conserva parte del pavimento in marmo posto sopra un ipocausto, il sistema di riscaldamento nel pavimento, che fa pensare ad una cenatio invernale.
Sotto questa sala absidata, con affiancati due ambienti più piccoli, è nascosto il pavimento di due ninfei di cui uno della Domus Aurea di Nerone.
Questi ambienti ricoperti dal palazzo domizianeo furono chiamati alla loro scoperta "Bagni di Livia".

fontana elittica
resti del pavimento della Domus Aurea
In uno degli ambienti laterali al triclinio vi è una fontana ellittica (ricostruita in gran parte), che poteva essere vista attraverso grandi finestre che davano sulla sala da pranzo.
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Adiacente alla Domus Flavia si trovava la Domus Augustana, la zona privata del palazzo domizianeo.

La Domus Augustana era composta da ambienti piccoli e grandi organizzati intorno a peristili, posti su due piani, uno a livello della Domus Flavia e uno 12 metri inferiore a questa.

Domus Augustana
Partendo dalla zona alta settentrionale (non molto ben identificabile perché pochi sono i resti che ci sono pervenuti), si trovano un grande peristilio (di cui rimangono le basi del colonnato), alla stessa altezza di quello della Domus Flavia e forse un secondo peristilio più a nord.

Domus Augustana (terzo peristilio)
Domus Augustana (terzo peristilio)
Al centro del peristilio riconosciuto come tale, vi era bacino che conteneva una sorta di isola, sulla quale si trovava su di un podio un tempietto dedicato forse a Minerva, alla quale era devoto Domiziano.

peristilio superiore della Domus Augustana
Al tempio si accedeva tramite un ponticello in muratura ad archi.

peristilio superiore
Il piano inferiore della Domus Augustana (non aperto al pubblico ma visibile dall'alto), si articola intorno ad un cortile quadrato, un tempo con portico a due livelli, che si apriva su un'esedra verso ilCirco Massimo, costituendo la facciata della Domus Augustana verso sud.

cortile con vasca a quattro pelte e sala quadrata fiancheggiata da ninfei (a destra)
ambienti adiacenti l'esedra della facciata
Questo cortile aveva al centro una fontana a forma di quattro pelte (gli scudi che portavano le Amazzoni).

resti di pittura murale nel cortile
Sul lato di fondo invece si trovano due grandi sale ottagonali ornate di nicchie (semicircolari e rettangolari) e con volte a padiglione, e tra queste una sala quadrata.

Sul lato occidentale una grande sala centrale è fiancheggiata da due ninfei con vasche al centro.

ninfeo con vasca
Dalla Domus Augustana provengono alcune statue conservate nel Museo Palatino.

Eracle leontè (Museo Palatino)
testa di giovane orientale con berretto frigio (Museo Palatino)

statua femminile detta danzatrice (Museo Palatino)
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Lo Stadio era il settore del palazzo domizianeo posto più a est, che confinava con tutta la Domus Augustana.


Stadio con elemento terminale della spina
La sua forma ricorda quella di un circo: un rettangolo con un lato corto curvo, ma doveva essere un giardino (viridarium) e un maneggio (Hippodromos Palatii).

zona più meridionale dello Stadio con recinto
zona più settentrionale dello Stadio
Lungo tutto il perimetro correva un portico a due piani.
I pilastri del piano inferiore erano in mattoni ricoperti di marmo: ne rimangono solo le basi.

basi dei pilastri del portico dello Stadio
Sopra i pilastri nel secondo livello vi erano colonne in marmo.
Sul lato lungo orientale si trovava una tribuna emiciclica, posta su tre ambienti aperti verso il circo.

tribuna dello Stadio
Come nei circhi lo Stadio aveva una spina: un asse longitudinale che formava la pista per i carri da corsa.
Di questa spina rimangono gli elementi semicircolari terminali.
Forse all'epoca di Teodorico fu aggiunto un recinto ovale nella parte della pista posta a sud.

Dallo Stadio provengono alcune statue conservate nel Museo Palatino.

Ninfa seduta su roccia (Museo Palatino)
Afrodite tipo Hera Borghese (Museo Palatino)


Musa tipo Dresda-Zagabria (Museo Palatino)
Lo Stadio era chiuso sul lato corto settentrionale con una sala quadrata decorata con statue, nicchie e fontane: un ninfeo.
Alle spalle di questo ambiente vi erano cisterne rifornite dall'Acquedotto Claudio.

ninfeo e chiesa di S.Bonaventura (dietro)
Fanno parte del palazzo innalzato da Domiziano anche due edifici separati posti ad ovest della facciata che si trova davanti al Circo Massimo: il Paedagogium e la Domus Praeconum.

Il Paedagogium (non aperto al pubblico) era un edificio dove venivano educati i figli dei servi.
Il nome dell'edificio deriva da alcuni graffiti che riportano nomi greci e la scritta "exit de paedagogio" (usce dal paedagogium).

Era articolato su due livelli.
Le piccole stanze che lo compongono si affacciavano su un cortile porticato, di cui rimane un'unica colonna, affiancata da pilastri moderni che reggono cornici di marmo che però appartenevano allaDomus Augustana.

portico ricostruito del Paedagogium con unica colonna originale rimasta
Nell'edificio vi è un'unica stanza absidata.
Sugli intonaci rimasti sono incisi dei graffiti.
Nel Museo Palatino ne è esposto uno che rappresenta un asino crocifisso e la scritta in greco "Alexamenos adora il (suo) dio".

graffito con la scritta "Alexamenos adora il (suo) dio" dal Paedagogium  (Museo Palatino)

L'altro edificio distaccato, la Domus Praeconium, la "casa degli araldi", prende il nome da un mosaico nel quale è rappresentata una processione di otto araldi, così come sulle pareti dell'edificio.
L'edificio è composto da un cortile porticato e da tre stanze con tetto a volta.
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Sull'angolo meridionale del Palatino sorge l'ampliamento della Domus Augustana voluto da Settimio Severo: la Domus Severiana.

Domus Severiana vista dal Circo Massimo
Di questo palazzo (II/III secolo d.C.) rimangono solo le sostruzioni in laterizio, visibili bene dal Circo Massimo, che servirono per estendere l'area fabbricabile ormai esaurita sul Palatino.

sostruzioni della Domus Severiana
Settimio Severo fece erigere anche il Septizodium, una monumentale facciata di un ninfeo posto sul lato del Palatino che fronteggiava l'inizio della Via Appia.
Il nome deriva dalla rapprasentazione delle statue dei sette pianeti che decoravano la facciata.
Questa facciata-ninfeo era a più piani di colonne.

Era posta in questa posizione perché i conterranei dell'imperatore Settimio Severo, originario di Leptis Magna nell'Africa romana, potessero essere impressionati arrivando a Roma dopo aver percorso laVia Appia.

posizione dove doveva essere il Septizodium
Venne demolita nel XVI secolo per ordine di Papa Sisto V e i suoi marmi furono riutilizzati nella costruzione della Cappella Sistina, nella Basilica di Santa Maria Maggiore, nel Palazzo della Cancelleria, per il restauro della Colonna Antonina, per la fondazione dell'obelisco di Piazza del Popolo e per la realizzazione di opere di altri monumenti.

Faceva parte delle decorazioni della vasca centrale del Septizodium la Statua di Fiume conservata alMuseo Palatino.

Statua di Fiume (Museo Palatino)
Facevano parte del palazzo severiano anche le Terme, iniziate da Domiziano, continuate da Settimio Severo e restaurate da Massenzio, poste vicine all'esedra dello Stadio Palatino.

resti delle Terme Severiane sullo sfondo dello Stadio Palatino
Qui Settimio Severo fece anche erigere un palco per poter vedere le gare che si svolgevano nel sottostante Circo Massimo.

palco sul Circo Massimo
Le arcate severiane sono aperte solo il martedì e il venerdì:
Orario: 26 ottobre 2014/15 febbraio 2015      8.30/16.00
             16 febbraio2015/15 marzo 2015        8.30/16.30
             16 marzo 2015/29 marzo 2015           8.30/17.00
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Nell'angolo orientale del Palatino, vicino alla chiesa di S.Sebastiano e alla chiesa di S.Bonaventura, si trovava un gran terrazzamento artificiale rettangolare (conosciuto come Vigna Barberini), un giardino dedicato al dio siriaco Adonis, la cui facciata si apriva sul clivio Palatino, preceduta da scalinate.

terrazzamento di Vigna Barberini con Tempio di Elagabalo (sul fondo della foto il Colosseo)
Al centro del terrazzamento, circondato da un porticato, venne costruito nel III secolo d.C. un tempio dall'imperatore Marco Aurelio Antonino, soprannominato Eliogabalo: il Tempio di Elagabalo.

basamento del Tempio di Elagabalo e chiesa di S.Sebastiano
L'imperatore, gran sacerdote del dio siriaco-fenicio El-Gabal a Emesa, dedicò a questo dio (identificato a Roma con il Deus Sol Invictus ,"dio sole invincibile", e che veniva celebrato sotto forma di una pietra nera conica), questo tempio che custodiva anche gli Ancilia dei Sallii (12 scudi di cui uno inviato da Marte a re Numa Pompilio, conservati prima nella Regia), il fuoco di Vesta, il simulacro aniconico della Magna Mater, e il Palladio (portato da Enea in fuga da Troia, e conservato prima nelTempio dele Vestali nel Foro Romano).

L'imperatore fu assassinato a soli diciotto anni e colpito dalla damnatio memoriae.
Per questo il suo successore Alessandro Severo riconsacrò il tempio a Iuppiter Ultor (Giove vendicatore).

Nel 288 S.Sebastiano, condannato a morte da Diocleziano per essere cristiano, venne trafitto dalle frecce sui gradini di questo tempio, poi miracolosamente scampato alla morte con le cure che gli vennero prestate da Santa Irene, venne nuovamente condannato dall'imperatore alla flagellazione nello Stadio Palatino e successivamente buttato nella Cloaca Maxima.
(La leggenda si scontra con il fatto che Diocleziano non risiedette mai a Roma).
In questo luogo fu quindi eretta nel X secolo la Chiesa di S.Sebastiano nota anche come chiesa di S.Maria in Pallara in ricordo del Palladio custodito nell'antico tempio.

chiesa di S.Sebastiano vista dal clivio Palatino
In questa zona del Palatino si trovava anche un ingresso monumentale del palazzo domizianeo.

Clivio Palatino
Il Clivio Palatino, una via basolata che conduceva dalla Via Sacra al palazzo domizianeo sul Palatino, era fiancheggiata da portici e scavalcata da un arco onorario (I secolo d.C.) che forse fungeva da ingresso monumentale al palazzo, e di cui rimangono le basi dei piloni e qualche frammento decorativo.

arco di Domiziano
frammento della decorazione dell'arco


sito dell'arco di Domiziano
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I reperti provenienti dal colle Palatino rinvenuti durante secoli di depredazione e di scavi archeologici, sono esposti dal 1938 nel Museo Palatino, che occupa quello spazio del peristilio della Domus Flavia sul quale era stato costruito il Convento delle Monache della Visitazione.

Museo Palatino
In occasione del bimillenario di Augusto il museo è stato ristrutturato e ampliato con l'aggiunta di filmati e ricostruzioni, e si può percorrere un itinerario storico-artistico interessante del colle Palatino.

reperti architettonici nel museo
galleria del museo


reperti statuari del museo
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Tra la fine del III secolo e l'inizio del IV, la corte imperiale si trasferì a Costantinopoli, dopo essere stata ospite di questo colle per più di trecento anni.
Durante le invasioni barbariche del V secolo le aree in disuso furono occupate dai re Goti (daTeodorico per esempio) e dagli esarchi bizantini.
Fino al VII secolo ospitò gli imperatori in visita a Roma.
Nell'VIII secolo il colle fu abbandonato.
Poi fu occupato dai Papi e dagli imperatori del Sacro Romano Impero.
Ottone III ne fece la sua residenza (X secolo).
Nel Basso Medioevo fu trasformato in orti, vigne e campi.
Alcune famiglie si impossessarono della zona, tra le quali quella dei Frangipane, che la utilizzò per farne una fortezza vicino alla Via Sacra e inglobando anche l'Arco di Tito.
Vennero anche costruite chiese e conventi.
Poi fu la volta della famiglia Farnese che vi costruì i suoi Horti Farnesiani.
Da allora si sono susseguite campagne di scavo, più o meno corrette, che hanno portato alla luce sempre nuovi ambienti e capolavori d'arte antica.

Orario:  ultima domenica di ottobre/15 febbraio     8.30/16.30
              16 febbraio/15 marzo                                 8.30/17.00
              16 marzo/ultimo sabato di marzo               8.30/17.30
              ultima domenica di marzo/31 agosto         8.30/19.15
              settembre                                                    8.30/19.00
              1 ottobre/ultimo sabato di ottobre             8.30/18.30
Costo:    12€ biglietto cumulativo (Foro, Palatino e Colosseo) valido 2 giorni
              GRATIS ogni prima domenica del mese

CONCLUSIONI 
Il Palatino, culla della civiltà romana, è stato un luogo che ha stupito i suoi visitatori in tutte le epoche, prima con le sue grandiosità e la raffinatezza delle sue decorazioni, e poi per il fascino che i suoi ruderi riescono ancor oggi a trasmettere.
Passeggiare tra le sue rovine è un po' come perdersi nella storia, fatta di intrighi politici, scandali, rivalità, sacralità e vita quotidiana.
Ogni volta che ritorno su questo colle mi sembra di riscoprirlo, e aggiungo nuovi tasselli alla mia conoscenza della grandiosità di Roma.