Il Foro Romano

Roma: il Foro Romano (sezione occidentale)


Continua la mia passeggiata nel Foro Romano, più precisamente nella parte occidentale del sito.
Nell'altro post ero arrivata a descrivere il Tempio di Antonino e Faustina, e procedendo dall'ingresso posto su Via dei Fori Imperiali, continuerò la mia narrazione dai resti della Basilica Fulvia-Emilia.

Basilica Fulvio-Emilia (sulla sinistra un arco d'ingreso)
Questa basilica è una delle quattro basiliche costruite durante l'età repubblicana (II secolo a.C.): labasilica Porcia, la basilica Opimia, la basilica Sempronia e la basilica Fulvia, l'unica superstite nonostante ci appaia trasformata dai restauri di età imperiale.

Basilica Fulvia-Emilia
Fu costruita nel 179 a.C. dai censori Marco Emilio Lepido e Marco Fulvio Nobiliore.
Sotto una tettoia si trovano i resti del primo impianto della basilica. un muro di fondazione e dei basamenti delle colonne in blocchi di tufo (una basilica a tre navate).

resti in tufo della primitiva Basilica Flavia-Emilia
Fu restaurata più volte dalla Gens Emilia dalla quale prese il nome definitivo.

Aveva una facciata con un portico a due piani con 16 arcate su pilastri con semicolonne, sostituito da un portico a colonne di granito (solo tre sono rimaste), costruito dopo l'incendio del 410 durante il sacco di Roma di Alarico.

le tre colonne che rimangono del porticato della Basilica Flavia-Emilia del V secolo d.C.
colonne del portico davanti alla Basilica Flavia-Emilia
Dopo il portico si trovavano delle botteghe, le Tabernae novae, destinate ai banchieri, costruite in tufo e preesistenti alla costruzione della basilica nella quale furono incorporate.

Tabernae novae
Alla sala della basilica, divisa in quattro navate separate da colonne di marmo africano, si accedeva attraverso tre ingressi ad arco.

Nell'angolo nord-est della basilica sono stati posizionati i calchi di frammenti del fregio con soggetti inerenti l'origine di Roma, che era collocato all'interno dell'edificio (I secolo d.C.).

calco di un frammento del fregio della Basilica Flavia-Emilia
calco di un frammento del fregio della Basilica Flavia-Emilia
Tra l'angolo della Basilica Emilia e il Tempio del Divo Giulio, doveva sorgere l'Arco Partico di Augusto, sostituto poi da un arco dedicato ai Lucio Cesare e a suo fratello Gaio, eredi di Augusto.
Ne rimane un'iscrizione.

iscrzione dedicatoria al Divino Lucio
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Accanto alla gradinata della Basilica Flavia-Emilia si trova ancora il basamento circolare in marmo delSacello di Venere Cloacina.
Un recinto circolare conteneva due simulacri che rappresentavano due aspetti della stessa divinità:Cloacina e Venere.

Sacello di Venere Cloacina
Il sacello era connesso con la Cloaca Massima che qui entrava nel Foro.
Questo era il luogo dove si svolsero le purificazioni col mirto (pianta sacra a Venere) degli eserciti dei Romani e dei Sabini dopo la guerra successiva al "Ratto delle Sabine".
Avvenne qui anche la leggendaria uccisione di Virginia da parte del padre perché non cadesse nelle mani del decemviro Appio Claudio.
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L'angolo settentrionale del Foro era occupato in origine dal Comitium, l'antico centro politico di Roma dall'età regia alla fine della Repubblica, del quale non è sopravvissuto molto dopo gli interventi di Cesare e di Augusto.
Questo spazio consacrato dagli auguri, prima quadrangolare e poi circolare, era posizionato secondo i quattro punti cardinali e veniva per questo usato come orologio solare.
Sulle gradinate che lo circondavano i cittadini potevano assistere alle assemblee popolari.

Alla fine del secolo scorso venne alla luce una pavimentazione in marmo nero, separato dalla pavimentazione in travertino di epoca augustea da una transenna in marmo bianco: il Lapis Niger(sito attualmente coperto perché in restauro).

Questo luogo poteva essere collegato con la morte di Romolo per mano dei Senatori, o essere la tomba del pastore Faustolo che trovò Romolo e Remo e li allevò insieme alla moglie Acca Laurentia, o quella di Osto Ostilio, nonno di Tullo Ostilio terzo re di Roma.

Sotto alla pavimentazione si trovò un complesso monumentale arcaico databile VI secolo a.C.: un altare a tre ante, un tronco di colonna (che sosteneva forse una statua) e un cippo iscritto.
Solo una frase di questo è comprensibile:
"Chiunque violerà questo luogo sia consacrato agli dei infernali".
calco del cippo del santuario sotto il Lapis Niger (Museo Nazionale Romano - Terme di Diocleziano)
ricostruzione del santuario sotto il Lapis Niger (Museo  Nazionale Romano- Terme di Diocleziano)
Una parte della superficie del Comitium fu occupata dalla costruzione della Curia Iulia, l'antica sede del Senato romano costruita da Giulio Cesare e terminata da Augusto nel 29 a.C..
Fu succesivamente restaurata da Domiziano e da Diocleziano

Curia Iulia (a destra)
Il nome "Curia" deriva dalle assemblee dei "curiati", i cittadini che erano suddivisi in base al censo.

Curia, Chiesa dei Ss Luca e Martina e Foro di Cesare
La prima Curia fu la Curia Hostilia, costruita dal terzo re di Roma Tullo Ostilio.
Oggi questo sito è occupato dalla chiesa dei Ss Luca e Martina costruita nel VII secolo da Papa Onorio I.

chiesa dei Ss Luca e Martina
Durante il pontificato di Onorio I (630 d.C.) la Curia venne trasformata nella chiesa di Sant'Adriano al Foro e restaurata in stile barocco nel XVII secolo.
Nel XX secolo la chiesa fu sconsacrata e riportata alle sembianze del restauro dioclezianeo.

Curia vista lateralmente dalla Basilica Flavia-Emilia
La Curia Iulia è un edificio in mattoni con due facciate terminanti con timpani.
La facciata principale era adornata nella metà inferiore da lastre marmoree, e nella parte superiore da un bugnato di stucco che imitava il marmo.
In questa facciata si aprono una porta e tre finestre.

Curia
I battenti della porta in bronzo sono una copia di quelli originali che vennero utilizzati per il portale dellaBasilica di S.Giovanni in Laterano nel XVII secolo (entrata secondaria della basilica).

porta in bronzo della Curia
L'edificio è di pianta rettangolare e gli angoli esterni sono rafforzati da quattro pilastri.
All'interno il pavimento marmoreo ad intarsio è in parte originale e in parte ricostruito con marmi antichi policromi.
Il soffitto ligneo è stato ricostruito.
Le pareti, ricoperte di marmi, hanno nicchie inquadrate da colonnine che contenevano statue.
Rimangono alcuni lacerti delle pitture bizantine che furono fatte quando la Curia fu trasformata in chiesa.
I tre bassi e larghi gradini dei lati lunghi della sala erano destinati a sostenere i seggi dei senatori (300).
Sul fondo della sala tra due porte si trova il basamento che accoglieva la presidenza e forse l'altare e la statua della Vittoria proveniente da Taranto, postavi da Ottaviano, e fatta distruggere come simbolo pagano da Costanzo II nel 357 d.C. per insistenza di S.Ambrogio.

Sono esposti nella Curia i plutei, rilievi che rappresentano scene relative al principato di Traiano (il condono dei debiti fiscali ai cittadini e l'istituzione degli alimenta, i prestiti agricoli a basso interesse per il sostentamento dei fanciulli poveri), raffigurate nel Foro.

La Curia non è attualmente visitabile.
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Alla destra della Curia fu eretto nel 203 d.C. l'Arco di Settimio Severo.

Arco di Settimio Severo (oggi con i lavori di restauro)
Arco di Settimio Severo (ad agosto prima dei lavori di restauro)
Fu costruito per celebrare le vittorie dell'imperatore Settimio Severo contro i Parti e la dinastia dei Severi: era dedicato a Settimio Severo e ai suoi figli Caracalla e Geta (dalle due iscrizioni dedicatoria poste sull'attico dell'arco fu tolto il nome di Geta dopo il suo assassinio per damnatio memoriae).

Arco di Settimio Severo
iscrizione dedicatoria sull'attico dell'Arco di Settimio Severo
L'arco a tre fornici inquadrati da colonne corinzie è stato costruito con mattoni e travertino ed è stato interamente ricoperto di marmo ed è riccamente decorato.

Quattro pannelli posti sui fornici minori illustrano i momenti salienti delle campagne militari dell'imperatore contro i Parti.
Nel fornice centrale passava la Via Sacra.

uno dei fornici minori
Sopra l'arco vi era una quadriga in bronzo con le statue degli imperatori.
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Tra la Curia, l'Arco di Settimio Severo e la Piazza del Foro vi sono alcuni basamenti di monumenti onorari:
- una base con dedica di Massenzio a Marte scalpellata dopo la battaglia di
  Ponte Milvio (vicina al Lapis Niger)
- una base per la statua equestre di Costanzo II (accanto all'Arco di Settimio
   Severo

- una base con iscrizione dedicatoria ad Arcadio, Onorio e Teodosio, per la
  vittoria contro i Goti di Alarico (vicina al Lapis Niger)
una base marmorea di colonna onoraria scolpita sulle quattro facce con
  iscrizione che ricorda il decimo anniversario dei Cesari della Tetrarchia (verso
  l'Arco di Settimio Severo). 
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Vicino al pilone meridionale dell'Arco di Settimio Severo si trova un monumento tradizionalmente chiamato Volcanal, il luogo sacro contenente l'ara dedicata da Tito Tazio, re dei Sabini, al dio Vulcano.

Volcanal/Ara di Saturno
Recentemente si è voluto identificare il santuario sotto il Lapis Niger con il  Volcanal, e riconoscere invece in questo monumento, metà scavato nella roccia e metà costruito con blocchi di tufo, nell'Ara di Satrurno, l'altare del VI secolo a.C. posto davanti al Tempio di Saturno.
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Accanto al cosiddetto Volcanal (più probabile quindi Ara di Saturno), tra l'Arco di Settimio Severo e ilTempio della Concordia, sorge un nucleo circolare di mattoni: l'Umbilicus Urbis (o Mundus luogo sacro dedicato a Proserpina e Dite), il centro ideale della città (omphalos).

Umbilicus Urbis

ingresso all'Umbilicus Urbis
Questo era anche un luogo in cui il mondo dei vivi era in contatto con il mondo sotterraneo, attraverso una fenditura nel terreno aperta tre volte all'anno: erano questi giorni nefasti, perché tramite l'apertura del terreno uscivano le divinità infernali.
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Tra il Tempio di Saturno e l'Ara di Saturno, simmetricamente all'Umbilicus Urbis, si trovano i resti delMiliarum Aureum, il "miliario d'oro".

base del Miliarum Aureum
Era un monumento di piccole dimensioni che indicava il punto ideale di partenza delle strade romane che raggiungevano le varie parti dell'Impero, eretto da Augusto nel 20 a.C. (quando divenne curatur viarum, il responsabile delle strade),.
Erano qui scritte le distanze tra Roma (a partire dalle porte delle Mura Serviane) e le principali città romane, calcolate in miglia.

Della costruzione, costituita da una grande colonna (con un diametro di 1,30m) rivestita di bronzo dorato e da una base in marmo bianco decorata con palmette, non rimane poi molto.
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Costeggiando la salita che dal Foro porta al Campidoglio, eccoci al Tempio di Saturno.

Tempio di Saturno
Il grande edificio ionico fu iniziato nel periodo regio, ma fu inaugurato nei primi anni della Repubblica.
Dopo quello dedicato a Giove Capitolino è il più antico tempio costruito in epoca repubblicana.

podio del Tempio di Saturno
Fu ricostruito nel 42 a.C. con il bottino della guerra di Siria e restaurato dopo il 283 d.C.
Del tempio rimangono otto colonne di granito grigio con capitelli in marmo bianchi e il frontone principale sul quale un'iscrizione ricorda il restauro compiuto dopo un incendio (IV secolo d.C.).

Tempio di Saturno
Tempio di Saturno
base del podio del Tempio di Saturno
Il podio rettangolare (I secolo a.C. dovuto a Munazio Planco) è rivestito di blocchi da opera quadrata di travertino, che un tempo era preceduto da un avancorpo vuoto al suo interno, al quale si accedeva tramite una porta di cui rimane la soglia.
Originariamente nel tempio infatti venivano conservati il tesoro e gli archivi di Stato (spostati poi in un edificio a ridosso del Tabularium) e la bilancia che serviva a pesare il metallo da trasformare in moneta.
Al tempio erano dedicati i Saturnali, la festa di fine anno celebrata il 17 dicembre.
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Tra il Tabularium e il Tempio di Saturno si trova un portico che forma un angolo ottuso, con dodici colonne in marmo cipollino (cinque rifatte in epoca moderna), con capitelli in stile corinzio con rappresentati dei trofei: il Portico dei Consenti.

Portico dei Consenti
Dietro al portico vi erano otto ambienti in mattoni, nei quali erano forse poste le statue degli dei consiglieri.
Sotto il porticato si trovano sette tabernae.

Portico dei Consenti
Consentes erano un gruppo di divinità di origine etrusca, oppure la versione romana dei dodici dei greci (dodekatheon), sei dei e sei dee: Marte e Venere, Mercurio e Cerere, Giove e Giunone, Nettuno e Minerva, Vulcano e Vesta, Apollo e Diana.

Il portico costruito nel III/II secolo a.C., restaurato dai flavi e poi dal prefetto della città Vettio Agorio Protestato nel 367 d.C., è stato ricostruito nel XIX secolo con i materiali ritrovati in sito.
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Alla destra del Portico dei Consenti, apoggiato ai muri di sostruzione del Tabularium, si trova ilTempio di Vespasiano e Tito.

Tempio di Vespasiano e Tito (in primo piano)
Tempio di Vespasiano e Tito
E' un tempio dedicato dal Senato a Vespasiano divinizzato e la figlio Tito, restaurato da Settimio Severo e da Caracalla.
Lo si è potuto dedurre dalla trascrizione da parte di un pellegrino in epoca medievale (VIII secolo d.C.) della dedica dell'architrave, che a quei tempi era ancora integra come il tempio.

Il tempio era costituito da una cella, contenente le statue dei due imperatori, preceduta da sei colonne, più due su ogni lato lungo.
Di queste colonne corinzie ne restano in loco solo tre.
Rimane anche un frammento di architrave con fregio con strumenti sacrificali.

Alcuni frammenti dela decorazione del tempio sono esposti nella Galleria del Tabularium dei Musei Capitolini.


trabeazione del Tempio di Vespasiano e Tito (Musei Capitolini)
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A nord del Tempio di Vespasiano e Tito si trova il Tempio della Concordia.

resti del Tempio della Concordia (angolo sinistro in basso della foto)
Venne costruito nel 367 a.C. per volere di Marco Fulvio Camillo per celebrare la pace tra patrizi e plebei e l'equiparazione dei loro diritti politici.
Fu poi restaurato da Opinio nel 121 a.C. e da Tiberio tra il 7 e il 10 d.C.

podio del Tempio della Concordia
Del monumento non rimane che il podio anch'esso addossato al Tabularium e la soglia della cella, costituita da due blocchi di marmo sui quali è raffigurato un caduceo, l'insegna degli ambasciatori, un chiaro simbolo di pacificazione.
La cella era preceduta da un colonnato esastilo.

Il tempio era riccamente adornato di pitture e sculture greche, frutto di donazioni, soprattutto dovute a Livia, moglie di Augusto.
Parte della trabeazione si trova nel Tabularium dei Musei Capitolini.
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Chiudeva il fondo del Foro la facciata del Tabularium, l'edificio costruito a ridosso del Campidoglio che ha fatto poi da sostruttura al Palazzo Senatorio.

Tabularium
galleria del Tabularium

Esso custodiva gli archivi di Stato e fu costruito per ordine del Senato dall'architetto Lucio Cornelio nel 79 a.C.

La sua facciata sul Foro era costituita da un basamento di tufo e peperino, con ambienti illuminati da piccole fnestrelle, sul quale poggiavano dieci arcate, di cui oggi se ne possono ancora vedere tre.
Semicolonne doriche di peperino con capitelli, fregio, e architrave, inquadravano ogni arcata.


Dietro le arcate correva una galleria: fu usata come magazzino del sale durante il medioevo.
Al piano superiore (quasi totalmente perduto), vi era un portico con colonne corinzie in travertino.




Orario:  ultima domenica di ottobre/15 febbraio      8.30/16.30
              16 febbraio/15 marzo                                  8.30/17.00
              16 marzo/ultimo sabato di marzo               8.30/17.30
              ultima domenica di marzo/31 agosto          8.30/19.15
              settembre                                                     8.30/19.00
              1 ottobre/ultimo sabato di ottobre              8.30/18.30
Costo:    12€ biglietto cumulativo (Foro, Palatino e Colosseo) valido 2 giorni
              GRATIS ogni prima domenica del mese

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Al limitare del Foro (infatti si trova al di fuori del sito archeologico del Foro/Palatino), alle spalle dell'Arco di Settimio Severo, sotto la chiesa di San Giuseppe dei Falegnami, si trovano i resti della parte più antica del Carcer Tullianum, anche detto in epoca medievale Carcere Mamertino, da un piccolo tempio che si trovava nelle vicinanze dedicato al dio sabino Mamers (Marte).
Il Carcer Tullianum prende invece il nome da Servio Tullio, ma senbra sia stato costruito da Anco Marzio.

Chiesa di S.Giuseppe dei falegnami e ingresso al Carcere Mamertino
Era un luogo buio, sporco e puzzolente.
Si poteva accedere ad esso solo attraverso una botola nel soffitto.

botola d'accesso al Carcere Mamertino
Oggi sarebbe paragonabile ad un carcere di massima sicurezza.
Fu la prima prigione di Stato di Roma: il carcere era il luogo di detenzione dei rivoltosi e dei nemici di Roma, condannati a morte per strangolamento, decapitazione o per fame, dopo aver seguito in catene il trionfo del vincitore romano (Vercingetorige, Giugurta, Ponzio, i partecipanti delle rivolte di Caio Gracco e di Catilina).

disegno delle costruzioni sovrapposte del carcere e della chiesa
I condannati di reati comuni invece erano reclusi nel Lautominae (dalle "Latomie" di Siracusa), degli ambienti attigui, cave per l'estrazione di pietra alle pendici del Campidoglio .

Tullianum
Il Tullianum era un ambiente circolare con una sorgente d'acqua.
Inizialmente per questa sorgente che sgorgava dal pavimento, era un luogo di culto (V secolo a.C.), e poi in età repubblicana venne ridimensionato e inglobato nel Carcer che venne costruito sopra.

sorgente nel Tullianum
lapide in ricordo della prigionia di S.Pietro e S.Paolo
Nel VII secolo d.C. divenne un luogo di culto cristiano, la chiesa di S.Pietro e S.Paolo in Carcere, per essere stati qui incarcerati (secondo una leggenda medievale senza fondamenti reali), S.Pietro e S.Paolo, per la durata di nove mesi, prima di essere liberati dai carcerieri da loro convertiti.

altare nel Carcere Mamertino dedicato ai due Apostoli
impronta sul muro della testa di S.Pietro spintonato dai carcerieri

La visita multimediale con audioguida del sito non è molto interessante dal punto di vista archeologico, ma piuttosto indirizzata alla fede.

Orario: inverno   9.00/17.00
             estate     9.00/19.00
             partenza della visita ogni 20'
Costo:   3€ solo ingresso
             5€ con audioguida
Durata: 30' circa


CONCLUSIONI 
Questa è la descrizione degli antichi monumenti presenti nel Foro occidentale.
Come nel resto del Foro è difficile cogliere la cronologia dei siti che sono stati oggetto di restauri nelle varie epoche.
Sarebbe interessante, visitando il sito acheologico, avere una piantina con percorsi diversi secondo le epoche che hanno segnato la storia di Roma, per poter apprezzare meglio lo sviluppo della città antica.

Articolo pubblicato dai Viaggi di Raffaella a maggio 2015

Roma: il Foro Romano (sezione centrale)


La nostra passeggiata continua nella zona centrale del Foro, il cuore del sito archeologico.

La Piazza del Foro è una zona lastricata al centro del Foro, originariamente  destinata alle assemblee popolari pubbliche.


Piazza del Foro
La pavimentazione era inizialmente in terrabattuta (VII secolo a.C.), sostituita poi da un lastricato di lastre di travertino tenute insieme da grappe di piombo, e più volte rifatta in epoca repubblicana.
Quello che oggi si può vedere risale al periodo posteriore agli incendi del 14 e del 9 a.C. che distrussero gran parte del Foro.

pavimentazione del Foro Romano
La Piazza del Foro rimase per tutta l'età repubblicana (V/I secolo a.C.) un'area priva di monumenti.
In età imperiale invece perse d'importanza essendo stati costruiti i Fori Imperiali, e quindi vennero eretti monumenti di vario tipo.

Piazza del Foro
Piazza del Foro
Sul lato meridionale infatti vi sono sette basamenti in laterizi che un tempo sostenevano colonne onorarie erette negli anni della Tetrarchia. Due di queste colonne sono state rimesse in loco.

basi delle colonne onorarie
Al centro della Piazza vi era la statua equestre di Domiziano, l'Equus Domitiani, che celebrava la vittoria dell'imperatore sui Germani (81-96 d.C.) e che fu rimossa dopo la sua uccisione.

Nell'angolo occidentale della Piazza la struttura in calcestruzzo rivestita di marmo potrebbe essere il basamento della statua equestre dell'imperatore Costantino, la Equus Costantini.

Nella zona a nord vi è un'area rettangolare, recintata in blocchi, lasciata priva di lastricato sin da epoca antica, l'Aiuola di Marsia.
Nell'aiuola, dove vi era la perduta statua del sileno Marsia, sono stati ripiantati i tre alberi sacri ai Romani: un ulivo, una vite e un fico (sotto il quale la lupa avrebbe allattato Romolo e Remo).

Aiuola di Marsia
Alcuni pozzetti quadrati di epoca cesariana erano le entrate di gallerie, dove erano posizionati dei montacarichi per i giochi gladiatori nel Foro.

Sul lato corto nord-occidentale della Piazza del Foro furono posizionati i nuovi Rostra riedificati da Cesare e ampliati da Augusto.
L'imperatore li aveva dovuti spostare per far spazio al nuovo Foro Imperiale che prese il suo nome.

Rostra
Rostra
E' la tribuna dalla quale gli oratori parlavano al popolo.
Il nome deriva dalle prue metalliche, i  rostri di bronzo, delle navi latine che i Romani nel 338 a.C. presero nella battaglia di Antium e che decoravano il monumento (si vedono ancora i fori ai quali erano sostenuti).
Il basamento, sormontato da una piattaforma, da un lato aveva una forma curvilinea in blocchi di tufo, rivestita di marmo.
Su di esso vi erano alcune colonne sormontate da statue.
Erano decorati con statue di magistrati e di personaggi che si erano distinti o sacrificati in onore della Repubblica.

Rostra
E' difficile immaginarsi dai sui resti come doveva essere in epoca romana questa tribuna, ma se si guarda il rilievo su uno dei fornici minori dell'Arco di Costantino, dove vi sono rappresentati i Rostra, si può avere un'idea di come appunto apparisse dalla Piazza del Foro.

raffigurazione dei Rostra sull'Arco di Costantino
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L'ultimo monumento ad essere stato costruito nel Foro è la Colonna di Foca.

Colonna di Foca (sull'estrema sinistra)
Venne innalzata questa colonna scanalata alta 13m, con capitello corinzio (colonna del II secolo d.C. proveniente da un altro monumento), in onore del centurione eletto imperatore di Bisanzio nel 602 d.C. Niceforo Foca, dopo che aveva fatto uccidere il suo predecessore Maurizio e i suoi cinque figli.

Colonna di Foca



La colonna sormontata da una statua in oro, fu eretta dalla Chiesa in onore dell'imperatore per ringraziarlo di aver riportato la pace in Italia, per aver conservato la libertà e soprattutto per aver fatto dono alla Chiesa delPantheon, che venne trasformato nella chiesa di Santa Maria ad Martyres.

Presso la Colonna di Foca sul pavimento vi è l'iscrizione in lettere capitali di bronzo che attesta il rifacimento del lastricato a cura di Lucius Naevius Surdinus, pretore urbano nel 12 a.C., dopo l'incendio del 9 a.C..







Poco più a est di quest'iscrizione in un'area ad un livello più basso del pavimento di epoca augustea, vi è un basamento di forma circolare aperto nel centro, forse un pozzo, e due incassi rettangolari , forse basamenti di altari: è questo il leggendario Lacus Curtis.

Lacus Curtius e calco del rilievo della leggenda
Si raccontava che in questo luogo paludoso fosse caduto a cavallo il capo sabino Mettius Curtius nella battaglia tra Romani e Sabini.
Un'altra leggenda invece vede protagonista il nobile romano Marco Curzio che qui si gettò in una voragine sacrificandosi per rispettare le volontà di un oracolo.
Un calco (l'originale si trova nei Musei Capitolini) di un rilievo in marmo greco che rappresenta la leggenda.

rilievo originale del Lacus Curtis (Musei Capitolini)
Ma c'è anche una versione forse più veritiera: da Gaio Curzio nel 446 a.C., per ordine del Senato, venne recintato il luogo dove un fulmine cadendo aveva creato una voragine.

Qui vicino vi è una cavità rettangolare, detta dei Doliola, il luogo dove sarebbero stati seppelliti dei vasi sacri a Vesta all'epoca dell'incendio appiccato dai Galli (390 a.C.).
I vasi ritrovati erano del VII secolo a.C.
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La Basilica Giulia è l'edificio rettangolare (101 m X 49 m), parallelo alla Piazza del Foro, che sorse nell'area compresa tra il Tempio di Saturno e il Tempio dei Castori.

Basilica Giulia (vista dalla terrazza della Domus Tiberiana)
Basilica Giulia
E' l'edificio più grande del Foro.
E' costeggiato dal vicus Iugarius e dal vicus Tuscus, due strade che provengono dal Tevere.


La Basilica Giulia, fatta costruire da Cesare dal 54 a.C.,  prese il posto delle Tabernae Veteres e dellaBasilica Sempronia, fatta costruire dal censore Tiberio Sempronio Gracco (padre di Tiberio e Gaio), nel 169 a.C., dove un tempo sorgeva la casa di Scipione l'Africano.

Basiica Giulia
La Basilica Giulia fu ultimata da Augusto, e dopo un incendio ricostruita e dedicata ai suoi due figli adottivi Lucio e Gaio, ma mantenendo il suo originale nome.
Nuovamente danneggiata da un incendio fu ricostruita da Diocleziano.

Basilica Giulia
Della basilica a cinque navate rimangono solo il podio e qualche scalino in marmo bianco.
Un unico pilastro in marmo con semicolonna è stato rialzato sul lato verso il Foro, sul lato dove vi era l'entrata all'edificio.

pavimento della Basilica Giulia
L'edificio era ricoperto in marmi bianchi.
Il pavimento della grande sala centrale a tre livelli era in marmi policromi.

pilastro con semicolonna dorica della Basilica Giulia
La sala centrale, la sede del tribunale dei centumviri (in età repubblicana era un'assemblea rappresentativa del popolo romano, composta da 105 giudici), era circondata su tutti i quattro lati da due portici concentrici, poggianti su pilastri in laterizio e travertino (le basi che si vedono nella basilica sono ricostruzioni moderne).

Basilica Giulia
In essa grazie a tramezzi di legno potevano esserci contemporaneamente quattro tribunali.
Nella basilica venivano svolte anche attività finanziarie.

La piazza era frequentata abitualmente da oziosi che passavano il tempo giocando: ciò e testimoniato dai tavolae lusoriae, giochi incisi sul pavimenti e sui gradini della basilica.

scalini davanti alla Basilica Giulia
gioco delle "fossette"sui gradini della Basilica Giulia
Due statue trovavano posto vicino alla facciata: due basi portano la scritta opus Polycliti opus Timarchi, dei due scultori greci.

Basilica Giulia
Nella zona sud della basilica trovavano posto diciannove tabernae, costruite in blocchi di tufo rosso e travertino tra il 12 a.C. e il 12 d. C.
Avevano piani superiori e pavimenti in marmo.
Erano uffici o sedi di corporazioni.

tabernae della Basilica Giulia
tabernae della Basilica Giulia
























Lungo il vicus Iugarius vi sono i resti in tufo giallo di un edificio altomedievale, di forma quadrangolare, costruito nel X secolo, appoggiato alla navata della basilica.

edificio altomedievale e vicus Iugarius
Il suo ingresso era ortogonale alla via, mentre una piccola finestra con una transenna di marmo a cancello si apriva sulla strada.
Il livello stradale medievale della strada si era notevolmente alzato.

edificio altomedievale (ingresso)
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Sul lato sud-orientale della Piazza del Foro si trova il Tempio dei Dioscuri, o come erano più soliti chiamarlo i Romani, il Tempio dei Castori, privilegiando il nome di uno dei due gemelli divini, Castore e Polluce.

colonne del Tempio dei Dioscuri
Un'antica leggenda narrava che durante la battaglia presso il lago Regillo del 499 a.C. tra i Romani e i Latini, che volevano aiutare Tarquinio il Superbo a riconquistare Roma, i due cavalieri gemelli apparvero e guidarono i Romani verso la vittoria.
Castore e Polluce abbeverarono i loro cavalli alla Fonte di Giuturna, posta vicino a dove sorse il tempio a loro dedicato.

Come in Magna Grecia (probabilmente il loro culto proveniva da Taranto) erano i protettori dell'aristocrazia, così a Roma erano gli dei tutelari della nobiltà.
Il tempio fu voluto dal dittatore Aulo Postumo Albino perché ne aveva fatto voto e venne inaugurato dal figlio nel 484 a.C. e poi fu più volte restaurato.
Ogni anno, il 15 luglio anniversario della battaglia, gli equites (i cavalieri), facevano una parata in ricordo la vittoria.

Tempio dei Dioscuri
La facciata del tempio era rivolta verso la Piazza del Foro.
Aveva 19 colonne scanalate corinzie di marmo pario sormontate da un'architrave, 8 sulla facciata e 11 sui lati lunghi (oggi ne rimangono solo tre appartenenti al restauro operato da Tiberio).
Un blocco marmoreo del suo podio venne utilizzato come base per la statua del Marco Aurelio sul Campidoglio.
Il tempio aveva originariamente decorazioni in terracotta e l'aspetto di un tempio italico.

Tempio dei Dioscuri (visto dalla terrazza della Domus Tiberiana)
A volte nel suo interno si riuniva il Senato e venivano anche verificati i pesi e le misure.
Nel podio, tra i basamenti delle colonne, vi erano i negozi dei banchieri, dei cambiavalute e dei barbieri.
La parte anteriore al podio venne utilizzata come tribuna oratoria.
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Tra il Tempio di Vesta e il Tempio dei Castori, ai piedi del Palatino, si trovava la più importante fonte per l'abitato arcaico : la Fonte di Giuturna.
La fonte dalle acque salutari veniva considerata una divinità: la ninfa Giuturna, sorella del re dei Rutuli Turno.

Fonte di Giuturna
In epoca repubblicana monumentalizzarono la sorgente: un bacino quadrato rivestito in marmo aveva nel centro un piedistallo rettangolare con un gruppo statuario marmoreo rappresentante i Dioscuri (ritrovato nel bacino a pezzi).

Fonte di Giuturna
Il cippo marmoreo con scolpiti i Dioscuri, i genitori Leda e Giove, e Giuturna, posto presso il bacino è un calco.
Il tempietto dedicato a Giuturna, un po' più a sud del bacino, è sormontato da un'iscrizione dedicata alla ninfa.
Davanti al tempietto vi è un pozzo con iscrizione e un altare.

area della Fonte di Giuturna
L'edificio posto dietro la fonte era la sede dell'amministrazione delle acque e degli acquedotti.

Fonte di Giuturna e Oratorio dei Quaranta Martiri (visti dalla terrazza del Domus Tiberiana)
L'ambiente di epoca traianea posto a sud della Fonte di Giuturna fu trasformato in un oratorio cristiano: l'Oratorio dei Quaranta Martiri, che ricorda il martirio di quaranta soldati cristiani in Armenia, condannati a morire congelati nelle fredde acque di uno stagno, durante le persecuzioni di Diocleziano.

Oratorio dei Quaranta Martiri e ingresso alla chiesa di Santa Maria Antiqua
Il complesso di edifici alla destra dell'Oratorio dei Quaranta Martiri, composto da una grande sala di epoca domizianea, tabernae di epoca adrianea, un ambiente quadrato scoperto dal quale, attraverso tre ingressi, si accede ad un'aula con quadriportico che si apre a sua volta su tre stanze, costituisce il raccordo tra il Foro e il Palatino: forse un vestibolo ai palazzi imperiali.

resti di edifici domizianei
Questo complesso potrebbe essere stato l'Athenaeum fatto costruire da Adriano, una specie di Università con biblioteca (ciò spiegherebbe le nicchie dell'edificio).
Forse il nome Athenaeum poteva essere legato al culto di Minerva (dea protettrice dello studio), che si praticava in questa zona del Foro, e dove erano affissi i nomi dei soldati congedati con onore.

Nel VI secolo d.C. una parte di questi ambienti furono trasformati nella chiesa di Santa Maria Antiqua (attualmente chiusa al pubblico per restauro).
La chiesa custodisce affreschi che vanno dal VII al IX secolo d.C.

ingresso alla chiesa di Santa Maria Antiqua
chiesa di Santa Maria Antiqua (vista dalla terrazza della Domus Tiberiana)
Attaccato a questo complesso vi è un grande edificio con grande cortile circondato da tabernae: sono gli Horrea Agrippiana, magazzini costruiti da Agrippa in epoca augustea.
Sulle rovine di questi magazzini e su di un tempio pagano di forma rotonda (il cosiddetto Tempio di Romolo), sorse nel VI d.C. la chiesa di S.Teodoro in Palatino.
Si narra che qui vi fosse anche stata la caverna dove la lupa allattò Romolo e Remo e sempre qui si conservasse la Lupa capitolina, prima di essere spostata in Laterano.
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Cesare fu ucciso nell'Area Sacra di Largo Argentina, nella Curia di Pompeo.
Il suo corpo fu portato nel Foro vicino alla Regia, dove venne cremato e fu alzata una colonna con la scritta "parenti patriae" ovvero "al padre della patria".
Al posto di questa colonna fu poi eretto il Tempio del Divo Giulio, Giulio Cesare divinizzato.


Del tempio che fu eretto nel 29 a.C. da Augusto, posizionato nel lato orientale del Foro, rimane solo il podio in opera cementizia.
E' qui che Marco Antonio pronunciò la sua orazione funebre in onore del dittatore assassinato.

Tempio del Divo Giulio
Un emiciclo costituisce la parte anteriore del podio.
In esso è posto un altare, corrispondente al luogo dove fu cremato il corpo di Cesare.
Dietro all'emiciclo fu poi eretto un muro.

emiciclo del Tempio del Divo Giulio
Era questo un tempio corinzio circondato da un portico.
La cella con la statua di Cesare era preceduta da sei colonne e altre due colonne erano poste sui lati lunghi.

Tempio del Divo Giulio
A questo podio o forse ad una tribuna posta davanti al tempio (Rostra ad Divi Iulii), erano probabilmente fissati i rostri delle navi di Antonio e Cleopatra che Ottaviano catturò ad Azio.

Arco di Augusto
resti dell'Arco di Augusto
Sul lato destro del tempio rimangono i pochi resti dell'Arco di Augusto, un arco a tre fornici eretto da Senato dopo la battaglia di Azio (per questo detto anche Arco aziatico).
Simmetricalmente posto dall'altro lato del tempio vi era un altro arco: l'Arco partico.


Orario:  ultima domenica di ottobre/15 febbraio      8.30/16.30
              16 febbraio/15 marzo                                  8.30/17.00
              16 marzo/ultimo sabato di marzo               8.30/17.30
              ultima domenica di marzo/31 agosto          8.30/19.15
              settembre                                                     8.30/19.00
              1 ottobre/ultimo sabato di ottobre              8.30/18.30
Costo:    12€ biglietto cumulativo (Foro, Palatino e Colosseo) valido 2 giorni
              GRATIS ogni prima domenica del mese


CONCLUSIONI 
Abitando a Roma ho potuto visitare più volte il sito archeologico del Foro Romano, e ogni volta mi stupisco di come esso possa emozionarmi e offrirmi nuovi spunti di conoscenza.
Ho avuto infatti la possibilità e la fortuna negli anni di visitare (soprattuto quando l'accesso al Foro era gratis e fruibile per questo con più "leggerezza" e più volte), siti che ora sono in restauro, o che sono visitabili solo in alcuni orari o se il personale è disponibile.
Il Foro è un museo all'aperto in divenire, dove nuovi scavi portano alla luce sempre nuovi reperti, che a volte confutano e a volte confermano le conoscenze acquisite in precedenza.

Articolo pubblicato dai Viaggi di Raffaella maggio 2015

Roma: il Foro Romano (sezione orientale)


Questo post percorrerà il Foro Romano, quella zona commerciale, politica e religiosa, sorta tra il Campidoglio e il Palatino agli albori della civiltà romana, che venne trasformata da zona paludosa e inospitale utilizzata come necropoli (X secolo a.C./VIII secolo a.C.), in fulcro della vita dell'antica Roma.
La storia del Foro iniziò con la costruzione della Cloaca Maxima per il drenaggio della valle da parte del re etrusco Tarquinio Prisco, e la pavimentazione più antica in terra battuta di una grande piazza per il mercato e la costruzione del Comizio, la più antica sede della politica a Roma (circa 600 a.C.).

Nel Foro si costruirono templi, basiliche, curie per il Senato, tribunali, portici...
Descrivere i monumenti che fanno parte del Foro Romano in ordine cronologico diventerebbe troppo difficile e tortuoso da ripercorrere.
Verranno descritti quindi nel post tutti quei monumenti che s'incontrano lungo l'antica via che collegava in età regia la residenza dei Re, il Comizio e l'Arx sul Campidoglio, e il cui percorso in età imperiale fu deviato e modificato, ovvero la Via Sacra.

Via Sacra
La Via Sacra prese il nome di "sacra" dopo l'accordo di pace tra Romolo e Tito Tazio, a seguito della battaglia del lago Curzio, tra Romani e Sabini avvenuta come conseguenza del famoso Ratto delle Sabine.

Lungo i suoi lati sorsero in età regia le residenze dei re, durante la repubblica le case delle famiglie importanti, e durante l'età imperiale vennero innalzati edifici commerciali e poi monumentali.
Dopo l'incendio del 64 d.C. si prolungò il suo tratto sino all'atrio della Domus Aurea. 

Sulla Via Sacra avvenivano i trionfi attribuiti ai generali che avessero vinto una battaglia importante, dall'area dell'Arco di Tito sino al Tempio di Giove Ottimo Massimo, con carri carichi dei bottini preziosi e schiavi trascinati in catene.
Il primo a cui fu attribuito il trionfo e che perciò percorse la Via Sacra fu Romolo che aveva ucciso il re dei Cenicensi.

Arco di Costantino
Iniziamo il nostro itinerario nel Foro Romano dall'ingresso al sito posto sulla via Sacra che dall'Arco di Costantino sale sino all'Arco di Tito.

Via Sacra verso l'Arco di Tito
Via Sacra verso il Colosseo
Sulla sinistra si trovano i cantieri di scavo di un'area che comprende una parte della Domus Aurea, unportico che correva lungo la Via Sacra (di cui rimangono i muri di fondazione e costituiva il vestibolo della Domus Aurea), pozzi di depositi votivi (VI/III secolo a.C.), una domus tardo-repubblicana (II/I secolo a.C.) con tabernae, bruciata nel'incendio del 64 d.C., una terrazza neroniana sostenuta da vani seminterrati, Un piccolo tempio di età flavia,e magazzini in laterizio, prima adrianei e poi severiani (Horreum severiano).

area di scavo archeologico al lato della Via Sacra
resti delle fondazioni del portico neroniano
sostruzioni con ambienti voltati della terrazza della Vigna Barberini e botteghe
sostruzioni della Vigna Barberini con ambienti voltati a tre piani
Sul versante all'angolo del Palatino verso l'Arco di Costantino vi sono i resti di un caseggiato del II secolo d.C. con uso abitativo e commerciale.
Si conservano ancora mosaici e affreschi di epoca severiana e graffiti di epoca posteriore.

caseggiato del II secolo d.C
Parte dell'edificio era occupato da un piccolo impianto termale.
Del IV secolo d.C. è una grande aula absidata.

caseggiato del II secolo d.C.
caseggiato del II secolo d.C.
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Sulla destra della Via Sacra, andando dal Colosseo verso l'arco di Tito, si trova il Tempio di Venere e Roma.

Tempio di Venere e Roma
Posto sulla Velia, l'altura che univa il Palatino con il Celio, questo tempio fu progettato e costruito (121/135 d.C) da Adriano e venne poi terminato da Antonino Pio.
Il tempio fu inaugurato il 21 aprile, giorno del natale di Roma.

Tempio di Venere e Roma
Qui precedentemente si trovava l'atrio della Domus Aurea ed era anche posizionata la statua in bronzo colossale dell'imperatore Nerone, che fu per questo spostata verso il Colosseo, dopo averla trasformata in dio Sole.

Il tempio era dedicato alla dea Venere (progenitrice del popolo romano) e alla dea Roma.

Un colonnato di granito grigio percorreva i quattro lati del tempio con dieci colonne sui lati corti (più quattro nei pronai) e venti sui lati lunghi.

colonne del Tempio di Venere e Roma
Il tempio, il più grande dell'antica Roma (145m X 100m), costruito in forme greche, era composto da due celle orientate in senso opposto (unico esempio in occidente).
Quella rivolta verso il Foro (che custodiva la statua di Roma), fu inglobata nel convento di S.Francesca Romana.

punto di congiunzione tra le due celle del Tempio di Venere e Roma
Le volte a botte con cassettoni stuccati e le absidi delle celle sono un rifacimento di Massenzio del 310 d.C. (dopo un incendio).

volta a botte a cassettoni delle absidi
Addossate alle pareti dei lati più lunghi vi erano due file di colonne di porfido.
Le pareti erano arricchite da nicchie con statue e inquadrate da colonnine in porfido e mensole in marmo.

abside e nicchie nella cella di Venere del tempio
L'area sacra era cinta sui lati lunghi da un doppio colonnato che si apriva al centro con due propilei.

pianta del Tempio di Venere e Roma
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Continuando il percorso sulla via Sacra, e superato il cancello d'ingresso al sito archeologico, ci si trova davanti l'Arco di Tito.
Il Senato fece costruire l'arco in memoria dell'imperatore Tito dopo la sua morte avvenuta nell'81 d.C.

E' subito evidente che l'arco trionfale mostra parte delle sue fondamenta poggianti sul livello di epoca augustea,dovute ad uno scavo moderno che ha eliminato il livello di calpestio coevo all'arco.

scritta dedicatoria del Senato sull'Arco di Tito:
     SENATUS POPULUSQUE ROMANUS
DIVO TITO DIVI VESPASIANI F(ILIO)
VESPASIANO AUGUSTO
Inglobato in epoca medievale prima nella fortezza dei Frangipane e poi nel convento di Santa Maria Nova (l'attuale convento di S.Francesca Romana: una stanza era stata ricavata all'interno del fornice), fu restaurato nel XIX da Valadier.

Arco di Tito




La parte che si è meglio conservata è quella rivolta verso il Foro.
E' rivestito in marmo greco.
L'arco ha solo fornice fiancheggiato da quattro semicolonne con capitelli per lato ed è sormontato sulla trabeazione da un alto attico.













L'arco doveva celebrare le vittorie di Tito contro i Giudei (71 d.C.).
Due episodi di queste vittorie sono riportate in due pannelli a rilievo posti all'interno del fornice: uno rappresenta il corteo che reca trombe d'argento e il candelabro a sette bracci presi al Tempio di Gerusalemme, nell'atto di attraversare la Porta Trionfale (localizzata nel Foro Boario); sull'altro pannello è invece rappresentato Tito sulla quadriga preceduto dai littori, mentre la dea Roma tiene i cavalli per il morso e Vittoria incorona l'imperatore, e figure allegoriche del Popolo e del Senato romano (un giovane e un vecchio) lo seguono.

pannello del fornice con trionfo di Tito
Sulla volta del fornice è rappresentato Tito sopra un'aquila che lo porta in cielo (apoteosi e divinizzazione dell'imperatore).
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Varcato l'arco sulla destra si trova la Basilica di Massenzio, costruita dall'imperatore Massenzio tra il 306 e il 312 d.C. su gran parte della Velia al posto degli Horrea Piperitaria (magazzini dove venivano lavorate e conservate le spezie) .
Dopo la morte dell'imperatore Massenzio prese il nome di Basilica di Costantino, dall'imperatoreCostantino che la terminò.

Era la sede della Prefettura Urbana.

Basilica di Massenzio (o Basilica di Costantino)
La basilica (100m X 65m) era composta da una grande navata centrale terminante con un'abside nella quale prima fu posta la statua di Massenzio e successivamente riadattata con le sembianze di Costantino (oggi la testa, la mano, il piede e parte del braccio marmorei sono esposti nel Palazzo dei Conservatori dei Musei Capitolini).
La statua aveva le parti nude in marmo, mentre il resto forse in bronzo.

testa, mano e braccio della statua di Costantino (sulla destra della foto - Musei Capitolini)
La navata centrale era affiancata da due ali minori composte ognuna da tre ambienti comunicanti tra loro e con l'atrio d'ingresso del progetto originale.
Successivamente l'ingresso fu spostato sul lato sud (oggi non esiste più), preceduto da scalinata.

Basilica di Massenzio (lato nord e lato est)
Basilica di Massenzio (abside settentrionale con volta cassettonata)
Basilica di Massenzio vista esternamente da Via dei Fori Imperiali
Gli ambienti erano coperti da volte a botte cassettonate.
La volta centrale invece era costituita probabilmente da tre grandi crociere che poggiavano su otto colonne.
Di queste colonne l'unica superstite fu collocata nel XVII secolo davanti alla Basilica di S.Maria Maggiore dal Papa Paolo V.
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Nell'area di fronte alla Basilica di Massenzio, tra la Via Sacra e la Via Nova, da considerarsi in parte facente parte del Palatino, si sono volute localizzare alcune delle domus appartenenti a personaggi famosi dell'epoca repubblicana quali Emilio Scauro, Clodio e Cicerone.

domus di Emilio Scauro
Inoltre si pensa che qui vi fossero dei magazzini collegati ai palazzi imperiali, gli Horrea Vespasiani, costruiti da Vespasiano e trasformati da Domiziano in un centro commerciale con botteghe.

Horrea Vespasiani
zona alle pendici del Palatino
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portichetto medievale
Sul lato opposto dopo un portichetto medievale (in restauro), vi trova il cosiddetto Tempio di Romolo, che si pensava fosse stato costruito dall'imperatore Massenzio (309 d.C.) in memoria del figlio Romolo morto prematuramente.
Oggi si è riconosciuto in esso il Tempio di Giove Statore, fondato da Romolo.

Tempio di Romolo
Tempio di Romolo
Il tempietto di forma circolare, affiancato e collegato da due celle rettangolari absidate precedute da colonne di cipollino poste su plinti, si presenta ancora ben conservato: la porta in bronzo affiancata da due colonne di porfido e con capitelli in marmo è originale e la serratura è ancora funzionante.

portale del Tempio di Romolo
porta originale del Tempio di Romolo
E' stato costruito in mattoni e ricoperto con una cupola.
La facciata presenta quattro nicchie nelle quali erano poste statue.

facciata con nicchie e colonna in cipollino del Tempio di Romolo
Papa Felice V nel VI secolo trasformò il tempio nel vestibolo della chiesa dei SS. Cosma e Damiano, che aveva adottato come navata l'ambiente retrostante al tempio, forse appartenuto alla Biblioteca Pacis del Tempio della Pace, tempio costruito da Vespasiano, che custodiva il bottino di Gerusalemme.
Nel fondo della navata della chiesa di Ss Cosma e Damiano (ingresso su Via dei Fori Imperiali), si può vedere dall'alto l'interno del Tempio di Romolo, come anche dall'antica chiesa inferiore, scendendo una scala posta nel vestibolo.

interno del Tempio di Romolo visto dalla vetrata nella chiesa dei Ss Cosma e Damiano
interno del Tempio di Romolo (visto antica basilica di Ss Cosma e Damiano inferiore)
cupola del Tempio di Romolo

lanterna della cupola del Tempio di Romolo









In un altro ambiente di questo Tempio della Pace scomparso era appesa ad un muro la Forma Urbis, la pianta di Roma fatta disegnare su lastre marmoree da Settimio Severo (ancora sul muro si vedono i buchi dove vi erano le grappe di sostegno delle lastre).

muro dove era appesa la Forma Urbis
Orario chiesa: 9.00/13.00   !5.00/19.00 

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Sullo stesso lato del Tempio di Romolo si trova a un livello più basso della pavimentazione attuale, un edificio repubblicano denominato Carcer: non è di un carcere che si tratta, e neanche di un lupanare, ma i piccoli ambienti dovrebbero essere il sotterraneo di una bottega o abitazioni di schiavi.

cosiddetto Carcer
Segue un sepolcreto arcaico (IX/VII secolo a.C.), dove sono state trovate una quarantina di tombe dell'età del Ferro.

zona del Sepolcreto arcaico
Come ho già detto il Foro era anticamente una necropoli, e rimase zona di sepoltura fino all'inizio dell'VIII secolo a.C.
Solo i bambini al di sotto dei sei anni poterono successivamente essere sepolti nella zona del Foro, divenuta una zona abitata.
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Davanti al Tempio di Romolo si trova la Domus Publica, abitazione del rex sacrorum, e poi delPontefice Massimo (per questo fu anche l'abitazione di Cesare dal 62 a.C. al 44 a.C).
Quando Augusto trasferì la Domus Pubblica sul Palatino, gli ambienti furono dati alle Vestali.

Domus Publica
Domus Publica
Domus Publica
Proprio dietro alla Domus Pubblica infatti si trovano il Tempio di Vesta e la Casa delle Vestali.

Il Tempio di Vesta era uno dei templi più antichi e importanti di Roma.

Tempio di Vesta
Il tempio custodiva il sostituto del focolare domestico della casa del re, che in epoca repubblicana viene affidato a sei sacerdotesse, le uniche donne che esplicavano una funzione sarcerdotale a Roma.

Le sacerdotesse, scelte nelle famiglie patrizie quando avevano tra i sei e i dieci anni, rimanevano in servizio per per trent'anni, e dovevano mantenere la loro verginità, pena la morte per seppellimento da vive in una stanzetta sotterranea sul Quirinale.
Le Vestali però avevano in cambio dei privilegi.
Tempio di Vesta (visto dalla terrazza della Domus Tiberiana)
Il tempio (con diametro di 15m) era chiuso in un recinto che lo univa alla residenza delle sacerdotesse.

Tempio di Vesta
Quello che ci appare ai nostri occhi è il tempio restaurato (191 d.C.) dopo un incendio da Giulia Domna, la moglie di Settimio Severo.
Il tempio posto su di un podio era rivestito in marmo e circondato da 20 colonne corinzie (ne rimangono solo tre).
Nella cella circolare, che non conteneva il simulacro di Vesta, veniva tenuto sempre acceso il fuoco sacro e per questo vi era un'apertura per il fumo nel tetto conico del tempio.
Forse nel basamento del tempio veniva conservato segretamente il Palladio, portato da Enea da Troia.

Tempio di Vesta
edicola













Sulla sinistra del tempio vi era un'edicola, uno dei santuari che venivano messi in corrispondenza di incroci, per proteggerli dalle divinità infernali.
Aveva due colonne ioniche (se ne è conservata solo una) ed era stata costruita con il denaro del Senato, come attesta una scritta.










pianta della Casa delle Vestali
Qui si entrava nella Casa delle Vestali, con ambienti su più piani posti intorno al grande cortile rettangolare con portico a due piani, con fontane quadrate e aiuola ottagonale.

Casa delle Vestali (vista dalla terrazza della Domus Tiberiana)
 Questa costruzione risale agli anni successivi all'incendio del 64 d.C.

Casa delle Vestali
Casa delle Vestali
Alcuni ambienti del lato sud ospitavano la cucina, il forno e un mulino.
Gli ambienti e i bagni al primo piano erano riscaldati.

lato sud della Casa delle Vestali
Il lato orientale è occupato da una grande sala (chiamata erroneamente "tablinio") affiancata e in comunicazione con tre ambienti per ogni lato.

tablinio della Casa delle Vestali
lato orientale della Casa delle Vestali
Sul lato opposto del cortile si affacciava un triclinio.

Sul lato settentrionale sono state poste statue rappresentanti Vestali Massime, decane del collegio, trovate in questo sito.

statue di Vestali Massime
statue di Vestali Massime


statue di Vestali Massime

Nel 394 Teodosio I. imperatore cristiano, decretò l'abbandono del sito da parte delle Vestali.
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Tra la Casa delle Vestali, il Tempio di Vesta, il Tempio del Divo Augusto e il Tempio di Antonino e Faustina, si trovava la Regia.

resti della Regia
La costruzione di questo edificio si deve a Numa Pompilio, secondo re di Roma.
Probabilmente il re abitava in questi ambienti, che in età regia dovevano essere estesi anche allaDomus Pubblica e alla Casa delle Vestali.
In età repubblicana poi, le funzioni sacerdotali passarono al rex sacrorum, che non risiedeva qui, ma sul punto più alto della Via Sacra.

Regia (vista dalla terrazza della Domus Tiberiana)
Le originali capanne furono sostituite da una costruzione in muratura (VII secolo a.C.).
L'edificio nell'aspetto attuale venne costruito nel VI secolo a.C. (età repubblicana), dopo alcuni incendi.
Di forma irregolare, era costituito da una zona rettangolare suddivisa in tre ambienti (un ingresso, una stanza santuario di Ops Consiva dea dei raccolti e il santuario di Marte con altare circolare), e di una zona trapezoidale con doppio portico e con cisterna.
Nel 36 a.C. Domizio Calvo la rivestì di marmi, lasciando invariata nella sua forma.

resti della Regia
resti della Regia
Nella Regia erano conservati gli ancilia (i sacri scudi di Marte portati in processione ai Salii), e le lance consacrate a Marte, gli Annales, il calendario e l'archivio dei pontefici.
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Ritorniamo sulla Via Sacra per guardare l'ultimo edificio di questa zona del Foro: il Tempio di Antonino e Faustina.

Tempio di Antonino e Faustina
Il tempio eretto nel 141d.C. da Antonino Pio alla moglie Faustina, defunta e divinizzata, fu poi dedicato anche all'imperatore alla sua morte dal Senato.

facciata del Tempio di Antonino e Faustina
Sorge su un alto podio preceduto da una gradinata (ricostruita in mattoni in età moderna).
I resti dell'altare in laterizio sono ancora evidenti.

trabeazione e colonne del lato lungo del Tempio di Antonino e Faustina
Il pronao è costituito da sei colonne in cipollino ate 17m in facciata, con capitelli corinzi di marmo bianco, e altre due colonne su ognuno dei lati adiacenti.
La cella in opera quadrata è in peperino.
Sui due lati lunghi corre un fregio in marmo con grifoni affrontati.

Nel tempio nel VII/VIII secolo d.C. si è insediata la chiesa di San Lorenzo in Miranda, di cui si vede la facciata barocca dietro le colonne.

ingresso dei Fori Imperiali della chiesa di San Lorenzo in Miranda
La chiesa è dedicata a San Lorenzo perché si pensa sia stato condannato in questo luogo, e che la denominazione "in Miranda" indichi "bella vista sul Foro".
La chiesa è sotto la giurisdizione dell'Università degli Speziali dall'epoca di Papa Martino V.

Tempio di Antonino e Faustina/chiesa di San Lorenzo in Miranda
CURIOSITA': quelle scanalature che solcano le colonne sono il frutto del tentativo di recuperarne i materiali: le hanno incise per fissare le corde per far crollare il tempio.

Accanto al Tempio di Antonino e Faustina si trova un altro ingresso al sito del Foro/Palatino.

Orario:  ultima domenica di ottobre/15 febbraio      8.30/16.30
              16 febbraio/15 marzo                                  8.30/17.00
              16 marzo/ultimo sabato di marzo               8.30/17.30
              ultima domenica di marzo/31 agosto          8.30/19.15
              settembre                                                     8.30/19.00
              1 ottobre/ultimo sabato di ottobre              8.30/18.30
Costo:    12€ biglietto cumulativo (Foro, Palatino e Colosseo) valido 2 giorni
              GRATIS ogni prima domenica del mese


CONCLUSIONI 
Questo è solo un assaggio dei monumenti che rimangono a raccontare la storia di Roma posti nelForo Romano.
Altri due post tratteranno la descrizione degli edifici posti nella zona centrale e quelli posti nella zona occidentale di uno dei siti archeologici più antichi, più visitati e più importanti al mondo.

Pubblicato dai Viaggi di Raffaella maggio 2015

Roma: le chiese del Foro Romano


Come è noto gli antichi Romani erano abili costruttori, e non a caso, gli edifici da loro edificati sono serviti nei secoli successivi al tramonto dell'Impero Romano e alla caduta del regno dei Goti, oltre che come cava di materiali da riutilizzare, anche come solide fondamenta per innalzare nuove costruzioni.

Anche il Foro Romano ha subito la stessa sorte.
Fortunatamente (così si sono potuti conservare) sotto la dominazione degli esarchi bizantini di Ravenna e del papato, alcuni edifici pubblici del cuore dell'antica Roma furono tramutati in chiese cristiane:

- la Basilica di Santa Francesca Romana sul Tempio di Venere e Roma,
- la Chiesa di Santa Maria Antiqua sui resti di edifici domizianei,
- l'Oratorio dei Quaranta Martiri Sebasteni su un edificio di epoca traianea,
- la Basilica dei Santi Cosma e Damiano nel Tempio del Divo Romolo e nel
  Tempio della Pace,
- la Chiesa di San Lorenzo in Miranda nel Tempio di Antonino e Faustina,
- la Chiesa di Sant'Adriano al Foro Romano nella Curia Iulia,
- la Chiesa dei Santi Luca e Martina sulla Curia Hostilia,
- la Chiesa di Giuseppe dei Falegnami sul Carcere Mamertino.



BASILICA DEI SANTI COSMA E DAMIANO 

Basilica dei santi Cosma e Damiano vista dagli Horti Farnesiani 
La Basilica minore dei Santi Cosma e Damiano è il primo luogo di culto cristiano costruito nell'area del Foro. 
Sorse nel 527 nel luogo dove si trovava una delle due biblioteche del Foro di Vespasiano o Foro della Pace(perché costruito nel I secolo d.C. dopo le guerre contro gli Ebrei in Palestina) e il Tempio del Divo Romolo(tempio forse dedicato a Romolo, il figlio di Massenzio morto in tenera età).

ingresso alla basilica dei Santi Cosma e Damano e parete dove era affissa la Forma Urbis
Su una parete esterna del convento della chiesa si possono notare i fori dove erano agganciate le 150 lastre della Forma Urbis, la pianta della città di Roma antica incisa su lastre di marmo, risalente all'epoca di Settimio Severo (203/211 d.C.).
scavi nel Foro della Pace
Nell'atrio della chiesa invece si può ancora vedere un tratto in blocchi in opera quadrata dell'altra biblioteca del Foro di Vespasiano.

parete di una delle biblioteche del Foro di Vespasiano nell'atrio della chiesa
Furono Teodoro, re degli Ostrogoti, e sua figlia Amalasunta, a donare nel VI secolo a Papa Felice IV i due edifici di età imperiale utilizzati per costruirvi la chiesa. 

La basilica è dedicata ai due Santi taumaturgici Cosma e Damiano, i due fratelli (forse gemelli) martirizzati nel 303 d.C. ad Egea.

  
La chiesa come appare oggi è un rifacimento del 1632.
Le acque del Tevere che inondavano il Foro creavano delle infiltrazioni d'acqua nella chiesa.
Papa Urbano VIII affidò a Luigi Arrigucci (allievo del Bernini) il compito di ristrutturare il luogo di culto: si rialzò il pavimento della chiesa di 7m creando due chiese.

Si costruì anche il chiostro dal quale si entra nella basilica superiore.

chiostro della Basilica dei Santi Cosma e Damiano
Il chiostro è a pianta rettangolare, con sei arcate sui lati lunghi e tre sui lati corti.
E' decorato con affreschi di Allegrini che raffigurano le "Storie di S.Francesco".
Al suo centro si trova una fontana a tre invasi. 

La basilica inferiore (a cui si accede tramite una scala posta nel chiostro), aveva l'ingresso sul Foro e come portale quello del Tempio di Romolo.

portale antico del Tempio di Romolo
Dell'antica chiesa si conserva parte del pavimento cosmatesco e l'altare originale in pavonazzetto del VI/VII secolo che contiene le reliquie di S. Cosma e S.Damiano.

basilica inferiore
altari delle cappelle laterali della basilica inferiore
altare maggiore e pavimento cosmatesco della basilica inferiore
L'interno del Tempio di Romolo, facente parte della chiesa più antica, è stato riportato alle sue sembianze originali.

interno del Tempio di Romolo
cupola del Tempio di Romolo
La settecentesca basilica superiore è a navata unica.

navata della Basilica dei Santi Cosma e Damiano
Il soffitto a cassettoni in legno dorato ha decorazioni del Montagna e porta gli stemma di Urbano VIII.
Nel centro si trova raffigurata la "Gloria dei Santi Cosma e Damiano".

soffitto a cassettoni con stemmi di Urbano VIII Barberini e Gloria dei Santi Cosma e Damiano
Nell'abside si trova un mosaico del VI secolo che raffigura nel fascione in basso dodici Agnelli (gli Apostoli) che vanno verso l'Agnello Divino. Nel sott'rco invece vi è l'Agnello Pasquale tra sette candelabri e quattro angeli con i simboli degli Evangelisti.

catino absidale in mosaico della basilica
Nel catino è raffigurato Gesù tra i Santi Pietro, Paolo, Cosma, Damiano, Teodoro e il Papa Felice IVche offre il modellino della chiesa.

La Madonna con Bambino del presbiterio del XIII secolo è di autore anonimo.
Viene chiamata la "Madonna della Salute" perché la leggenda narra che abbia chiesto a Gregorio Magno "Perché non mi saluti più come facevi sempre?".

Madonna della Salute
La basilica custodisce nelle sue cappelle laterali alcune opere pittoriche: una Deposizione di Cristo dalla Croce di F.Allegrini, un S.Giovanni Evangelista risuscita un morto, un'Adorazione dei Re Magi euna Presentazione di Gesù al Tempio di G.Baglioni, un'Apparizione di Gesù Bambino a Sant'Antonio da Padova di G.A.Galli.

Presentazione di Gesù al Tempio - G.Baglioni
Cappella del Crocifisso





Nella Cappella del Crocifisso si trova un affresco del XIII secolo staccato dalla chiesa inferiore e ridipinto ad olio nel XVII secolo, raffigurante un Cristo vestito con un colobio.























Dal chiostro si accede anche ad una sala che conserva un Presepe napoletano del XVIII secolo con statuette in legno o in terracotta donato alla chiesa nel 1939.
Misura 6m di lunghezza, 3,50m di profondità e 4m d'altezza.
Orario: venerdì, sabato e domenica 10.00/13.00   15.00/18.00
             agosto chiuso

Presepe
Durante la risistemazione del complesso del 1947 si chiuse l'ingresso della basilica dal Foro e se ne aprì uno nuovo in Via in Miranda, sui Fori Imperiali.
www.cosmadamiano.com 
Orario:  9.00/13.00  15.00/19.00

CHIESA DI SANTA MARIA ANTIQUA


Nel V secolo d.C. venne costruito un oratorio adattando un quadriportico del I secolo d.C. appartenente ad un complesso di edifici domizianei.
L'oratorio nel VI secolo divenne una chiesa, la chiesa di Santa Maria Antiqua, una delle prime chiese dedicata alla Madonna.

Tra il 649 e il 654 la chiesa venne decorata con pitture a fresco (se ne sono conservati 250m²).
Gli affreschi di stile bizantino rappresentano martiri orientali e greci.
Nella navata sinistra vi sono due cicli di affreschi divisi in tre fasce: le fasce superiori narrano scene del Vecchio Testamento, mentre in quella inferiore sopra al Velum è rappresentato il Cristo tra Santi greci e latini(VIII secolo).

Sulla parete a destra dell'abside (parete palinsesto) si possono vedere ancora sei strati di pittura della chiesa di epoche diverse (VI/VIII secolo).

La chiesa fu abbandonata nel 847 forse a causa di un terremoto.
Nel XIII secolo venne costruita una chiesa dedicata a Santa Maria Liberatrice, dove la leggendo voleva che Silvestro I avesse sconfitto un drago.
Nel XX secolo venne demolita la chiesa più recente.

La chiesa a tre navate era preceduta da un nartece.
La navata centrale era occupata dalla Schola Cantorum.
In fondo alle cappelle minori vi sono due cappelle.

Il pavimento è in mosaico con grandi tessere in marmo.
Il pavimento del presbiterio è in opus sectile.

Ho avuto la fortuna di vistare questa interessante chiesa e i suoi affreschi altomedievali, unici a Roma a causa dell'iconoclastia, qualche anno fa.
Oggi la chiesa è chiusa al pubblico.


ORATORIO DEI QUARANTA MARTIRI SEBASTENI


Accanto alla chiesa di Santa Maria Antiqua, a sud dell'antica Fonte di Giuturna, fu costruito, sui resti di un edificio di epoca traianea (I/II secolo d.C.), un oratorio dedicato ai quaranta soldati cristiani della legione romana detta "Fulminante" condannati da Agricola a d essere lasciati morire assiderati in un lago freddissimo di Sebaste (in Turchia), per essersi rifiutati di apostatare, durante le persecuzioni di Diocleziano.

L'edificio di culto è a pianta quadrata.
Il pavimento conserva ancora frammenti di marmi bianchi e colorati, porfido e serpentino.

La parete di fondo è decorata con un affresco dell'VIII secolo che raffigura i quaranta martiri immersi nello stagno.
Sulla sinistra dell'abside sono raffigurate croci gemmate.

La chiesa fu abbandonata nel IX secolo.
La chiesa non è attualmente visitabile.


CHIESA DI SANT'ADRIANO


Il Papa Onorio I fece trasformare nel 630 la Curia Iulia (inaugurata da Augusto nel 29 a.C.) nella chiesa di Sant'Adriano.
La chiesa mantenne però anche il ruolo di aula per le assemblee senatoriali.
Fu dedicata dal Papa Adriano I a Sant'Adriano, martirizzato a Nicomedia in Bitinia.

facciata della Curia Iulia/Chiesa di Sant'Adriano
In questa chiesa nel 1213 furono traslate le reliquie di San Nereo e San Achilleo.
Fu restaurata nel 1228 trasformandola in una chiesa a tre navate utilizzando colonne di spoglio per suddividere lo spazio.
Fu elevato il calpestio di tre metri e anche l'abside per creare una cripta.
Fu poi restaurata nuovamente nel XVII secolo da Martino Longhi.

Sono ancora visibili, in una cappella laterale, pitture dell'VIII secolo che illustrano le Storie della vita di Sant'Adriano, e pitture bizantine del IX secolo nella controfacciata.

I buchi nella facciata sono la testimonianza dell'esistenza in passato di un portico, mentre le cavità vicino alla porta erano luoghi di sepoltura.

sepolture medievali accanto al portale
La chiesa fu sconsacrata negli anni trenta del XX secolo e riportata alle sue antiche sembianze.


CHIESA DEI SANTI LUCA E MARTINA


Nel VII secolo Papa Onorio I nel Foro dedicò un oratorio a Santa Martina, martire nel 228 e compatrona di Roma, sul luogo in cui sorgeva la Curia Hostilia, vicino all'Arco di Settimio Severo.

cupola della chiesa dei Santi Luca e Martina
Quando il luogo di culto nel 1588 fu donato da Papa Sisto V all'Accademia del Disegno di S.Luca, S.Luca divenne contitolare della chiesa.
Sisto V infatti aveva fatto demolire la Chiesa di S.Luca dei Pittori per fare spazio alla piazza davanti alla Basilica di Santa Maria Maggiore.

La chiesa venne ricostruita ad opera di Ottaviano Mascherino e poi di Pietro da Cortona (1635).

busto di Pietro da Cortona nella chiesa dei Santi Luca e Martina
Pietro Berettini, o meglio Pietro da Cortona, nominato principe dell'Accademia di S.Luca da Papa Urbano VIII, chiese di costruire in questa chiesa la sua cappella funebre a sue spese.
Scavando sotto l'altare per costruire la tomba di famiglia, Pietro da Cortona portò alla luce una cassa con le reliquie di alcuni Santi, tra i quali quelle di Santa Martina.
Questo fatto portò l'aiuto finanziario della famiglia Barberini, in quanto il cardinale Francesco Barberini era il protettore della confraternita.

facciata della chiesa dei Santi Luca e Martina
A Pietro da Cortona si deve la facciata convessa a due ordini, con trabeazione aggettante.

particolare della facciata della chiesa dei Santi Luca e Martina
particolare della facciata della chiesa dei Santi Luca e Martina
La pianta della chiesa è a croce greca allungata, con quattro absidi semiellittiche.
L'interno è caratterizzato da colonne, pilastri ionici binati, nicchie e paraste.

interno della chiesa dei Santi Luca e Martina
decorazioni della chiesa dei Santi Luca e Martina
decorazioni della chiesa dei Santi Luca e Martina
Una statua raffigurante Santa Martina di Nicola Menghini è posta sotto l'altare maggiore, in marmi di diversi colori disegnato da Pietro da Cortona.

altare maggiore della chiesa dei Santi Luca e Martina
statua di Santa Martina - Nicola Menghini
Sopra l'altare si trova la copia di S.Luca Evangelista ritrae la Madonna di Raffaello (originale conservato nella Galleria dell'Accademia), eseguita dal caravaggesco Antiveduto Grammatica (1623).

S.Luca Evangelista ritrae la Madonna - Antiveduto Grammatica
La cappella del braccio sinistro fu disegnata da Carlo Fontana.
Qui si trova una pala di Sebastiano Conca raffigurante l'Ascensione di Maria.

Nella cappella del braccio destro Lazzaro Baldi ha dipinto il Martirio di S.Lazzaro.
Di Ludovico Gimignani è il dipinto del Sogno di Giacobbe

Nei pennacchi della cupola sono raffigurati i quattro simboli degli Evangelisti.

Nel pavimento della navata centrale si trova la lastra tombale di Pietro da Cortona.
Anche l'architetto Luigi Canina riposa in questa chiesa.

(al momento della nostra visita la chiesa superiore era poco visibile a causa di lavori di restauro)

Sulla sinistra dell'altare maggiore una scala conduce negli ambienti della chiesa inferiore affidata alConservatorio di Santa Eufemia.

chiesa inferiore
vano ottagono della chiesa inferiore
In un vano ottagonale trovano posto le statue di Santa Cecilia, Santa Eufemia, Santa Agnese e Santa Martina.

statua di Santa
statua di Santa























Qui si trovano anche rilievi di Alessandro Algardi: Cristo Morto con la Vergine e il PadreTrinità con Santa Maria Maddalena ed Estasi di Santa Maria Maddalena.

Cristo morto con la Vergine e il Padre - A.Algardi
Trinità con Santa Maria Maddalena - A.Algardi
monumento a Pietro da Cortona









Si trova qui anche il monumento funebre di Pietro da Cortona con busto dell'artista e lastra che riporta il suo testamento.





















La cripta costruita da Pietro da Cortona per la conservazione delle reliquie di Santa Martina è un ambiente rivestito di marmi policromi.

cripta a marmi policromi dedicata a Santa Martina
altare della cripta dedicata a Santa Martina 
La volta schiacciata è decorata a cassettoni ed ha un oculo centrale.

volta della cripta
L'altare è in bronzo intagliato con pietre preziose, circondata da una balaustra grigia, e fu realizzato da Giovanni Artusi su disegno di Pietro da Cortona.

altare con le reliquie di Santa Martina
altare in bronzo della cripta di Santa Martina
Il bassorilievo in alabastro con Santa Martina davanti alla Madonna è di Cosimo Fancelli (su disegno sempre di Pietro da Cortona).

Santa Martina davanti alla Madonna - Cosimo Fancelli
Orario: solo il sabato     estate      9.00/20.00
             solo il sabato     inverno   9.00/18.00



BASILICA DI SANTA FRANCESCA ROMANA


La chiesa originaria, eretta nel IX secolo da Papa Leone IV su un oratorio dedicato ai Ss Pietro e Paolo voluto da Papa Paolo I, fu costruita dopo l'abbandono nel Foro della chiesa di Santa Maria Antiqua, dopo un terremoto.
Per questo venne chiamata chiesa di Santa Maria Nova.

La chiesa si trova vicina all'Arco di Tito, tra il Foro e il Colosseo, ed ha inglobato una delle due celle del Tempio di Venere e Roma, il tempio costruito dall'Imperatore Adriano nel 135, nel luogo in cui si trovava l'atrio della Domus Aurea e il Colosso, l'enorme statua di Nerone.

Basilica di Santa Francesca Romana e Tempio di Venere e Roma
L'Oratorio dei Ss Pietro e Paolo fu costruito sul luogo dove (secondo quello che narrano gli Atti di Pietro apocrifi), Simon Mago aveva sfidato i due apostoli con le sue arti magiche, e si era elevato in cielo.
Per le preghiere dei due Santi Simon Mago cadde a terra morendo e Pietro e Paolo inginocchiandosi lasciarono sulla pietra le loro impronte.
Queste impronte sono murate in una parete della chiesa dietro grate.

campanile della basilica di Santa Francesca Romana











Nel XII secolo venne costruito ilcampanile romanico, una torre quadrata a cinque ordini con finestre a doppia bifora, ornata da dischi di maiolica e croci di porfido.

















cripta






Nel XV secolo furono traslate nella cripta in un'urna di bronzo, le reliquie di Santa Francesca Busca, una matrona romana divenuta monaca benedettina, vissuta tra il 1384 e il 1440.
Nel 1868 nella cripta venne realizzato un monumento funebre alla Santa opera di Andrea Bisuri Vici.

reliquie di Santa Francesca Romana
Vi si trova anche un medaglione di scuola berniniana raffigurante Santa Francesca con l'Angelo.

medaglione berniniano di Santa Francesca con l'Angelo
CURIOSITA': la Santa è la patrona degli automobilisti e il 9 marzo, il giorno della sua morte, intorno alla chiesa si forma un raduno di automobili per ricevere la sua benedizione.


Nel 1600 la chiesa venne rinnovata in stile barocco da Carlo Lombardi.
Venne costruita una facciata in travertino bianco, con timpano coronato da statue.
La facciata ha un portico e un balcone.

facciata della chiesa di Santa Francesca Romana
balcone della facciata
timpano della facciata coronato di statue
portico della facciata
L'interno è a navata unica con cappelle laterali.

navata della Basilica di Santa Francesca Romana
Il soffitto ligneo è a cassettoni intagliati e dorati (1612).

soffitto della Basilica di Santa Francesca Romana
Il pavimento è cosmatesco.

pavimento cosmatesco
Il mosaico dell'abside risale al 1100.
In esso sono raffigurati la Madonna con il Bambino in mezzo agli Apostoli Giacomo, Giovanni, Pietro e Andrea.
Una mano scende dal cielo con la corona che adornerà il capo della Vergine.

abside della Basilica di Santa Francesca Romana
mosaico dell'abside
Sull'altare maggiore si trova una Madonna con Bambino del XII secolo portata  da Angelo Frangipane al suo ritorno dalla crociata dalla città di Troja.

Madonna con Bambino sull'altare maggiore
Nella sacrestia è conservata invece la Madonna Glycophilousa (Madonna della Dolcezza) del V secolo proveniente dalla chiesa di Santa Maria Antiqua.

In fondo alla navata si trova il gruppo scultoreo della Confessione, eseguito su disegno del Bernini, sotto un tempietto a marmi policromi con quattro colonne.
L'originale scultura in bronzo dorato era stata commissionata dal Papa Urbano VIII al Bernini nel 1649, ma fu portata via da Napoleone.

tempietto e gruppo scultorea di Santa Francesca e l'Angelo
Oggi si trova la copia in marmo di Santa Francesca e l'Angelo di Giosuè Meli.

Santa Francesca e l'Angelo - Giosuè Meli
Sempre all'altar maggiore si trovano due angeli marmorei del XVII secolo, il tabernacolo della scuola di Mino da Fiesole e sulla porta della sacrestia Paolo III e Reginald Pole di Pierin del Vaga.

un angelo marmoreo del XVII secolo
tabernacolo della scuola di Mino da Fiesole
Le altre opere conservate nella basilica sono:
Miracolo di S.Benedetto di Pierre Subleyras (seconda cappella a destra),
Maria e Sant'Anna di anonimo del XVII secolo (seconda cappella a destra)
Dottori della Chiesa di Melozzo da Forlì (nella volta della prima cappella),
Maria tra due Santi di Sinibaldo Ibi scolaro del Perugino (prima cappella a
  sinistra)
S.Gregorio di anonimo del XVIII secolo (seconda cappella a sinistra)
S.Emidio di Piero Tedeschi.

Orario 10.00/12.00    15.00/17.00

CURIOSITA': in questa basilica nel 1949, con grande clamore mediatico, si celebrarono le nozze tra due attori di Hollywood, Linda Christian e Tyrone Power.



CHIESA DI S.LORENZO IN MIRANDA


Nel 141 d.C. l'imperatore Antonino Pio costruì nel Foro, accanto alla Basilica Emilia, un tempio dedicato a sua moglie Faustina.
Dopo la morte di Antonino, il tempio venne dedicato anche alla sua memoria.

Tempio di Antonino e Faustina/Chiesa di S.Lorenzo in Miranda
ingresso secondario alla chiesa





Questo era il luogo dove si diceva che San Lorenzo fosse stato condannato al martirio.
Nel VII/VIII secolo il Tempio di Antonino e Faustina fu trasformato nella chiesa dedicata a questo Santo.

A partire dall'XI secolo la chiesa è citata come chiesa di S.Lorenzo in Miranda, in quanto era circondata dalle bellezze del Foro (miranda="bella vista").









La facciata barocca che dava sul Foro si presenta in laterizio a due ordini, con lesene con capitelli ionici accanto al portale.
E' preceduta da dieci colonne in marmo bianco appartenenti al Tempio di Antonino e Faustina.

facciata sul Foro della chiesa di S.Lorenzo in Miranda
Nel 1429/1430 il Papa Martino V concesse la chiesa al "Collegio degli Speziali" che ancor oggi hanno, negli ambienti adiacenti alla chiesa, un archivio e un museo, dove vengono anche conservate le ricette di Raffaello Sanzio.

ritratto di Papa Martino V sull'ingresso al Foro
iscrizione che attesta la donazione della chiesa di papa Martino V
Nel 1536, in occasione della visita a Roma dell'imperatore Carlo V,  vennero riportate le forme originali del tempio eliminando le tre cappelle laterali, ma nel 1602 Orazio Torriani le riaggiunse.

navata (verso l'altare maggiore) della chiesa di S.Lorenzo in Miranda
navata (verso l'ingresso al Foro Romano) della chiesa di S.Lorenzo in Miranda
Sull'altare maggiore si trova una pala con il Martirio di S.Lorenzo di Pietro da Cortona (1646).

Martirio di S.Lorenzo - Pietro da Cortona
E' qui presente anche una tela con Madonna con Bambino e i SS. Filippo e Giacomo di Raffaello Vanni eseguita dopo che i restauri avevano danneggiato la tela del Domenichino (posta nella prima cappella a sinistra).

Madonna con Bambino e i SS.Filippo e Giacomo - Raffaello Vanni

Nella prima cappella a sinistra è presente una Madonna con Bambino con i SS. Filippo e Giacomo del Domenichino (1625), collocata in un altare con talamoni in stucco di Andrea Sarrazin, seguace del Domenichino.

Madonna con Bambino - Domenichino
altare con talamoni - Andrea Sarrazin
talamone in stucco
talamone in stucco






















Nella seconda cappella a sinistra si trova un Martirio di S.Lorenzo opera romana del Seicento con influssi fiamminghi.

Martirio di S.Lorenzo (XVII secolo)
Nella terza cappella a sinistra una tela con l'Assunzione della Vergine opera anonima del tardo manierismo ed un ciclo d'affreschi con Storie della vita della Vergine (Nascita della Vergine - Presentazione al tempio) del XVIII secolo.

Assunzione della Vergine (XVI/XVII secolo)
Presentazione al Tempio
Nascita della Vergine




















affreschi della terza cappella a sinistra
Sull'altro lato della navata troviamo nella prima cappella una tela con Crocifisso adorato da S.Francesco, opera del "neocaravaggismo" (XVII secolo).

Crocifisso adorato da S.Francesco (XVII secolo)
Nella seconda cappella a destra invece è collocata una tela della Decollazione del Battista in stile fiammingo (XVI/XVII secolo), e due tele che rappresentano La Famiglia della Vergine (1708).

Decollazione del Battista (XVI/XVII secolo)
La Famiglia della Vergine
La Famiglia della Vergine






















Infine nella terza cappella a destra troviamo un'Annunciazione di Alessandro Fortuna allievo del Domenichino e una Madonna con il Bambino benedicente del XIX secolo.

Annunciazione - Alessandro Fortuna
Madonna con Bambino benedicente (XIX secolo)

Orario: giovedì 9.00/13.00
(suonare il campanello)


CHIESA DI S.GIUSEPPE DEI FALEGNAMI 


Sul più antico carcere di Roma, il Carcer Tullianum o Carcere Mamertino, sorse in epoca paleocristiana una chiesa.
Il carcere è a due piani sovrapposti di grotte scavate nelle pendici del Campidoglio (il piano più basso d'epoca arcaica e il secondo di età repubblicana), si trovava vicino al Comitium.

Nel IV secolo, in memoria della prigionia in questo carcere degli Apostoli Pietro e Paolo il sito fu trasformato per volere del Papa Silvestro I nella chiesa di S.Pietro in Carcere.

cella della prigionia di S.Pietro e S.Paolo nel Carcer Tullianum
altare della cappella del Carcere Mamertino
affresco nella cappella del Carcere Mamertino


memoria dell'impronta sul muro della testa di S.Pietro strattonato dai carcerieri
Nel 1532 la chiesa di S.Pietro in Carcere fu acquistata dalla Confraternita dei Falegnami.
Nel 1597 Giacomo della Porta fu incaricato di costruire una nuova chiesa.
I lavori proseguirono poi con Giovanni Battista Montano che costruì la facciata.

La facciata è a due ordini, con volute ed edicole, e provvista di un grande timpano.

facciata della chiesa di S.Giuseppe dei Falegnami
La chiesa è ad unica navata con due cappelle su ogni lato.

navata della chiesa di S.Giuseppe dei Falegnami
controffacciata della chiesa con grande organo
decorazioni delle pareti laterali della chiesa di S.Giuseppe dei Falegnami
Nel centro del soffitto ligneo intagliato e dorato, si trova una Natività di G.B.Montani.

soffitto ligneo con Natività - G.B.Montani
Una nuova abside fu costruita nel 1886.

abside della chiesa di S.Giuseppe dei Falegnami
 Qui trovano spazio il Viaggio a Betlemme e la Bottega di S.Giuseppe di Cesare Maccari.

Bottega di S.Giuseppe - Cesare Maccari
Viaggio a Betlemme - Cesare Maccari
Sono anche state qui posizionate le due statue di S.Pietro e S.Paolo.

Nella chiesa si trovano una Natività di Carlo Maratta (1650) e una Santa Famiglia con Sant'Anna di Giuseppe Ghezzi.

Natività - Carlo Maratta
Santa Famiglia con Sant'Anna - G.Ghezzi
Nell'adiacente oratorio dal soffitto ligneo Marco Tullio Montagna ha affrescato lungo le pareti le Storie della Sacra Famiglia.

oratorio della chiesa di S.Giuseppe dei Falegnami
un'affresco della Storia della Sacra Famiglia - M.T.Montagna
Storie della Sacra Famiglia - M.T.Montagna
Tra il pavimento della chiesa e la volta del Carcere Mamertino si trova la Cappella del Crocifisso.

Cappella del Crocifisso
Nella cinquecentesca cappella si trova il cosiddetto Crocifisso di Campo Vaccino, un crocifisso ligneo miracoloso, che un tempo si trovava sulla porta del Carcere Mamertino.

Crocifisso di Campo Vaccino

CONCLUSIONI 
Il primo tempio romano divenuto a Roma una chiesa fu il Pantheon nel 608/615, sotto Papa Bonifacio IV.
Poi anche gli edifici del Foro divennero siti da trasformare in chiese.
Alcune sono giunte più o meno trasformate sino ai giorni nostri, mentre altre sono andate perdute come l'Oratorio dei Ss Sergio e Bacco costruito sui Rostra e divenuto sotto Gregorio III una basilica, o come la chiesa di S.Maria in Cannapara costruita nel IX secolo nell'ambulacro occidentale del pianterreno della Basilica Giulia.
Recarsi a visitare il Foro Romano vuol dire anche immaginare l'evoluzione che ebbe nei secoli successivi al tramonto dell'Impero Romano, e rimanerne affascinati.

Pubblicato dai Viaggi di Raffaella