pubblicato da Progetti arte
LA MAGIA DI UN RESTAURO, IL FASCINO DI UNA SCOPERTA
Anche questo nuovo restauro del Mosè ha portato a una fondamentale scoperta che getta nuova luce sul concepimento del capolavoro di Michelangelo.
Vieni a conoscere di che cosa si tratta nel video racconto di Antonio Forcellino, il restauratore dell’opera.
Anche questo nuovo restauro del Mosè ha portato a una fondamentale scoperta che getta nuova luce sul concepimento del capolavoro di Michelangelo.
Vieni a conoscere di che cosa si tratta nel video racconto di Antonio Forcellino, il restauratore dell’opera.
Un nuovo restauro, una nuova storia da raccontare
Ogni restauro del Mosè è una nuova occasione per scoprire le tecniche e lo stile del capolavoro di Michelangelo. Antonio Forcellino, già restauratore del Mosè di Michelangelo nel 2001, ci guida alla scoperta di quest'opera senza tempo in un video racconto denso di fascino.
Vivilo in prima persona!
“Nel 2015, a quindici anni dalla conclusione della pulitura del Mosè nella sua parte superiore - racconta Antonio Forcellino - i marmi apparivano di nuovo completamente ricoperti da uno strato di polvere scura che li rendeva illeggibili e che provocò le rimostranze di molti visitatori”.
“Non solo la raffinata scultura michelangiolesca risultava mortificata dallo strato di polvere che uniformava i dettagli plastici delle sculture e le ombre leggere e seducenti create dallo scalpello -prosegue Forcellino - ma la polvere accumulata sui piani orizzontali era talmente evidente da conferire al monumento intero un aspetto di incuria e abbandono”.
Lottomatica ha deciso di tornare a prendersi cura del capolavoro di Michelangelo con un nuovo progetto di restauro.
Le tecniche del restauro
La pulitura, iniziata nel luglio 2016, è stata operata in due fasi distinte. Una prima fase di spolveratura con pennelli di setola e aspiratore meccanico ha permesso di rimuovere il grosso dei depositi incoerenti e dei detriti più corposi.
La pulitura vera e propria è stata effettuata con impacchi di carta e acqua distillata, tenuti a contatto dei marmi per un tempo variabile tra i cinque e i venti minuti. L'acqua distillata ha un potere solvente leggermente superiore all'acqua di rete e permette di indebolire lo strato di sudicio accumulato sui marmi.
Dopo di che si è passati alla rimozione definitiva degli strati di sudicio con batuffoli di cotone idrofilo anch'essi imbevuti in acqua distillata. Questo tipo di azione permette di asportare la parte più tenace dei depositi, lasciando intatta la patina dei marmi sottostanti ed evitando quegli sbiancamenti e quelle crudezze che possono compromettere la sua futura conservazione.
Questo tipo di pulitura è anche legata alla sensibilità del restauratore che deve individuare le alterazioni superficiali del marmo che interferiscono con la sua leggibilità e dunque con il raffinato lavoro dell'artista. La scultura dell'ultimo Michelangelo si avvale infatti di leggerissimi passaggi chiaroscurali che rischiano di venire alterati proprio dagli strati di sporco depositati nel tempo.
Le tecniche di Michelangelo
Durante l’attuale intervento di pulitura della Tomba di Giulio II in San Pietro in Vincoli a Roma sono emerse importanti novità sul monumento e la sua storia, novità che hanno confermato intuizioni affiorate nel corso dell’ultimo restauro ma che il progredire degli studi e delle tecniche diagnostiche ha reso più fondate.
Le prime acquisizioni riguardano la tecnica scultorea di Michelangelo e gli accorgimenti utilizzati per raggiungere nuovi traguardi espressivi con il marmo. Da un accurato esame delle superfici delle statue è emerso che l’artista ha portato ad un diverso grado di finitura le superfici marmoree per rafforzare il valore luministico delle figure.
Alcune parti delle anatomie e dei panneggi sono state trattate a “lustro”, un procedimento fisico chimico che utilizza sottili fogli di piombo ed ossalati (generalmente veniva usata l’urina dei bambini), per conferire alle superfici un effetto lucente che rifrange fortemente la luce e produce un effetto straordinario di tridimensionalità plastica.
La perfetta coincidenza delle parti lustre con le parti che ricevevano l’illuminazione diretta dalle finestre aperte a destra della Tomba, attesta che Michelangelo ha sottoposto a questo intervento le statue solo dopo averle collocate in situ. Trattasi dunque di un completamento dell’opera avvenuto in stretta connessione con la luce ambientale, considerata quale elemento generatore della messa in scena della rappresentazione.
Non si conosce un altro esempio di un trattamento simile da parte di scultori rinascimentali e permette di conoscere un nuovo fondamentale tassello della complessa ricerca condotta da Michelangelo sulla materia. Michelangelo per la sua doppia eccellenza di scultore e pittore aveva raggiunto un livello di perfezione nella rappresentazione mai toccato da altri scultori, né prima né dopo di lui.
La necessità di esaminare nel dettaglio il marmo delle statue ha stimolato inoltre il rilievo degli strumenti di lavorazione usati per la finitura superficiale (frottage), una procedura che ha dato risultati insperati per la loro chiarezza. Il frottage ha permesso di distinguere la finitura superficiale operata da Michelangelo con l’uso di scalpelli a due denti “calcagnuoli” da quella dei suoi collaboratori, ad esempio Raffaello da Montelupo che utilizza abbondantemente la “raspa” per ultimare le superfici.
La possibilità di confrontare attraverso il “frottage” la finitura strumentale di Michelangelo, come una vera e propria scrittura, ha consentito di verificare che la finitura superficiale dei fianchi del Mosè e del corpo del Papa è del tutto identica, confermando anche per questa via l’attribuzione a Michelangelo, non solo del volto e delle mani del Papa ma di tutta la scultura.
La Tomba di Giulio II e il Mosè di Michelangelo
Michelangelo a Bologna si presenta a Giulio II (XVII sec. - Anastasio Fontebuoni - Casa Buonarroti - Firenze) |
Furono infatti molti i ripensamenti e i ridimensionamenti che allontanarono l'opera dal disegno iniziale, e che arrecarono a Michelangelo tormento e inquietudine.
Egli stesso definì quest'opera
"La tragedia della mia vita".
Il primo progetto del 1505, da collocarsi nella Basilica Vaticana dove oggi si trova il famoso baldacchino del Bernini, prevedeva un monumento a pianta rettangolare, una piramide scultorea alta 8m, comprendete quaranta statue.
primo progetto della Tomba di Giulio II (1505) |
Nel registro inferiore invece dovevano essere scolpite Vittorie alate e Prigioni (ovvero delle statue di ignudi maschili incatenati, rappresentanti le Province assoggettate allo Stato Pontificio, o le Arti liberaliprigioniere dopo la morte del Papa).
Due dei sei famosi Prigioni, le "statue non-finite" scolpite da Michelangelo per la Tomba di Giulio II,sono conservati al Musée du Louvre: lo Schiavo Ribelle e lo Schiavo Morente.
Schiavo morente e lo Schiavo Ribelle (Michelangelo - Musée du Louvre) |
Strozzi, esiliato a Lione a sua volta le offrì al re di Francia.
Vennero poi sistemati in due nicchie nel Château d’Écouen, proprietà di Anne de Montmorency.
Successivamente vennero regalate al cardinale de Richelieu che le portò nel suo château di Poitou.
Gianlorenzo Bernini li vide in questo castello e ne fece un'illustrazione.
Schiavo morente (Michelangelo - Musée du Louvre) |
Schiavo Ribelle (Michelangelo - Musée du Louvre) |
Lo Schiavo Ribelle ricorda molto il Laocoonte, la statua ritrovata durante gli scavi alla Domus Aurea ai quali Michelangelo assistette.
Laocoonte (Musei Vaticani) |
Schiavo Giovane |
Schiavo Atlante |
Schiavo che si sveglia |
Schiavo Barbuto |
Il Genio della Vittoria, realizzato per una nicchia del basamento della tomba, è invece conservato nel Salone dei cinquecento di Palazzo Vecchio, sempre a Firenze, città nella quale le statue furono scolpite.
Genio della Vittoria (Michelangelo Buonarroti - Salone dei Cinquecento - Palazzo Vecchio - Firenze) |
Il vero e proprio catafalco del Papa si sarebbe dovuto trovare all'interno della struttura monumentale.
Giulio II, concentrato sulla realizzazione della Basilica Vaticana, e distolto dai progetti proposti da altri artisti della corte papale, invidiosi di Michelangelo, accantonò il suo interesse per l'opera che il Buonarroti si stava accingendo a realizzare, provocando così la delusione dell'artista e il suo allontanamento da Roma.
Giulio II chiese a Michelangelo di riprendere i lavori della sua tomba, dopo che l'artista realizzò la statua in bronzo del Pontefice da porre sulla facciata della Chiesa di S.Petronio a Bologna (opera andata distrutta).
Giulio II ordina i lavori del Vaticano e di S.Pietro a Bramante, Michelangelo e Raffaello (Horace Vernet 1827/1833 -Musèe du Louvre - soffitto sala Musèe Charles X) |
Nel 1513 Giulio II morì, lasciando l'onere ai suoi eredi di far finire l'opera a Michelangelo.
Non potendo sostenere le spese di un'opera così monumentale, furono apportate delle modifiche al primo progetto, ridimensionandolo.
Il secondo progetto del 1513 prevedeva la riduzione del numero delle statue, un affiancamento del monumento alla parete della basilica, trasformandolo in una monumentale facciata.
Si decise poi di non tumulare più il pontefice all'interno del monumento, che invece riposa insieme allo zio Sisto IV nella Basilica Vaticana.
secondo progetto della Tomba di Giulio II (1513) |
Nel progetto venne aggiunta la statua della Madonna col Bambino racchiusa in una mandorla, sormontata da una volta poggiante su pilastri.
In questo modo il monumento, anche se ridotto in profondità, doveva essere più alto.
Nel terzo progetto del 1516 venne ridotto lo spessore del monumento e il numero delle statue (che scese a venti).
terzo progetto della Tomba di Giulio II (1516) |
La statua del pontefice doveva essere sorretta da due figure, mentre veniva eliminato il catafalco.
Michelangelo però venne di nuovo distolto dalla sua opera, essendo stato incaricato da Leone X di occuparsi della facciata della Chiesa di S.Lorenzo a Firenze, e perciò anche questo progetto fu accantonato.
Il quarto progetto risale al 1526 e doveva essere un'ulteriore semplificazione di quello precedente.
Gli screzi tra gli eredi di Giulio II e Michelangelo aumentarono per l'inadempienza dell'artista agli accordi presi.
Il quinto progetto del 1532 vide la decisione di spostare il monumento funebre nella Basilica di S.Pietro in Vincoli e l'utilizzo di statue già realizzate in precedenza.
quinto progetto della Tomba di Giulio II (1532) |
Paolo III affidò a Michelangelo la decorazione del Giudizio Universale nella Cappella Sistina, e la decorazione della Cappella Paolina.
Così anche questa volta l'artista abbandonò la sua travagliata opera.
Per questo gli eredi di Giulio II gli fecero causa.
Il sesto progetto, e finalmente l'ultimo, fu del 1542 e prevedette la collaborazione di alcuni artisti guidati da Michelangelo per terminare l'opera.
La tomba fu finalmente compiuta nel 1545.
Tomba di Giulio II |
Tomba di Giulio II |
registro superiore del monumento: Sibilla, Madonna col Bambino, Giulio II e Profeta |
Domenico Fancelli ebbe il compito di terminarle.
Sibilla |
Profeta |
Profeta Isaia (Raffaello - Basilica di Sant'Agostino - Roma) |
Giulio II e Madonna col Bambino |
registro inferiore: Rachele, Mosè, Lia ed erme |
Rachele, nella nicchia sinistra, è l'eroina biblica raffigurata incappucciata e con mantello, che rivolge gli occhi al cielo e congiunge le mani nella posizione della Speranza.
Per questo rappresenta l'allegoria della Vita Contemplativa.
In questo caso la Salvezza deriverebbe dalla preghiera.
Rachele |
Lia |
Maddalena (1530 - Polidoro da Caravaggo - Chiesa di S.Silvestro al Quirinale) |
Il Mosè, statua di marmo di Carrara alta 2,32m, posta al centro del registro inferiore nell'ultimo progetto del monumento, venne scolpita tra il 1513 e il 1515, ma subì un ripensamento dell'artista dopo il 1542.
Mosè (Michelangelo) |
Mosè è raffigurato seduto come i maestri antichi ritratti nei bassorilievi romani, con le Tavole della Legge in mano, come S.Giovanni Evangelista di Donatello o appunto il Profeta Isaia di Raffaello.
S.Giovanni Evangelista (Donatello - Museo dell'Opera del Duomo - Firenze) |
Torso del Belvedere (Musei Vaticani) |
Mosè (Michelangelo) |
Il Buonarroti volle distogliere lo sguardo di Mosè dall'altare che conservava le catene di S.Pietro, perché la loro venerazione era legata alla concessione delle indulgenze ai pellegrini in cambio di denaro: il nuovo vitello d'oro.
Contribuì forse a portarlo verso questa decisione l'amicizia con il Cardinale Giovanni Morone, esponente degli Spirituali, accusato di eresia per il suo disprezzo verso le reliquie causa della superstizione, e in particolare verso i "vincoli".
Mosè (Michelangelo) |
Il naso venne quindi ricavato dalla gota sinistra.
Vasari disse che la barba del Mosè era più
"opera di pennello che di scalpello".Sulla testa del Mosè appaiono due corna, derivate dell'errata interpretazione del Libro dell'Esodo (tradotto da S.Gerolamo nella "Volgata"), dove si dice che Mosè scese dal Monte Sinai con in fronte due raggi di luce.
La parola ebraica "karnaim" o "karan" significa "raggi", ma venne confusa con la parola "Keren" che significa "corna".
Durante l'ultimo restauro al quale il Mosè è stato sottoposto, sono emerse delle novità nel campo degli studi che riguardano questo capolavoro del grande Michelangelo.
Si è scoperto infatti che la superficie marmorea è stata trattata da Michelangelo in maniera differente, usando strumenti diversi per ottenere differenti gradi di finitura, di luminosità e tridimensionalità.
Per ottenere una diversa riflessione della luce in alcune parti del corpo del Mosè, Michelangelo ha infatti usato la tecnica "a lustro", procedimento chimico-fisico che adopera fogli di piombo e ossalati (di solito si usava urina di bambino), per ottenere un effetto più lucente e rifrangente della luce.
Altre parti del corpo scolpite furono invece trattate con la pomice e sabbie abrasive.
Altre ancora vennero scolpite solo con calcagnoli, scalpelli corti a due denti.
In origine la Tomba di Giulio II riceveva luce da una finestra posta alla destra del monumento.
Questa finestra venne chiusa nel 1860, e questa chiusura annullò l'effetto studiato da Michelangelo per dare risalto alla sua opera.
Ora dietro quella finestra si trova uno sgabuzzino per scope dell'Università.
finestra murata della basilica |
Il gioco di luce che esalta la bellezza dell'opera, ricostruisce l'aurora, l'alba, il tramonto, il crepuscolo e la luce lunare.
La resa cromatica sfuma dagli arancioni ai rossi.
Michelangelo è ritornato a essere così il grande scultore del marmo... e della luce!
CURIOSITÀ:
Ercole Gonzaga, Cardinale di Mantova, vedendo il Mosè disse:
"Questa sola statua è bastante a fare onore alla sepoltura di papa Giulio".
Viene anche raccontato che Michelangelo, per il realismo della sua opera, colpì il ginocchio del Mosè con un martello ed esclamò:
"Perché non parli?".C'è chi ha voluto vedere nel viso del Mosè il ritratto di Giulio II, e chi quelle di Michelangelo stesso.
Orario della Basilica di S.Pietro in Vincoli: 8.00/12.30 15.00/19.00
Costo: GRATIS
CONCLUSIONI
Se si fosse realizzato il primo progetto del monumento funebre voluto da Giulio II come sua ultima dimora e testimonianza della sua grandezza terrena, sarebbe stata realizzata la tomba scolpita più grandiosa della storia.
E' anche vero però che se Michelangelo avesse lavorato intensamente e in modo continuativo allaTomba di Giulio II, non ci avrebbe lasciato opere come gli affreschi della Cappella Sistina, il Giudizio Universale o le Tombe Medicee.
La storia ha voluto che andasse così, e non possiamo che godere della bellezza dell'arte che in ogni caso il grande maestro ci ha lasciato!
Consiglio anche a chi conosce già il Mosè di ritornare a visitare quest'opera di Michelangelo, per vederla nella sua nuova e al tempo stesso antica "luce", e scoprirla in una nuova veste, che ne amplifica la bellezza.