Ostia Antica - Itinerario I "dalla Necropoli al quartiere Adrianeo" articolo tratto dai Viaggi di Raffella


ARTICOLO E FOTO tratti dal SITO I VIAGGI DI RAFFAELLA


Ostia, fondata secondo la leggenda nel VI secolo a.C. dal quarto re di Roma Anco Marzio, fu il Portus Romae, l'approdo per navi onerarie e da guerra romane, il maggior emporio del Mediterraneo.

Fu la prima colonia di Roma verso il mare, e ne costituiva un avamposto armato.

Il suo nome deriva dalla parola latina ostium, ovvero "imboccatura, foce".
In epoca antica il mare lambiva la città e il fiume aveva un altro corso, deviato dall'innondazione del 1557.

La città si espanse costantemente fino al IV/V secolo d.C., sovrapponendo nel limitato spazio racchiuso dalle mura sillane, edifici nuovi su edifici vecchi, strade nuove su strade antiche, la città imperiale su quella repubblicana.

I suoi edifici privati e pubblici non raggiunsero mai lo splendore di quelli di Roma, ma i suoi abitanti dediti al commercio e all'artigianato vissero una vita dignitosa.

Nel IV secolo a.C. fu costruito il castrum, in opera quadrata e di forma rettangolare (14.500m²).

Dal III secolo il castrum fu accerchiato da un nucleo abitativo e vennero costruiti templi alle divinità,domus di ricchi commercianti e armatori, magazzini per le derrate del porto.

Nel 87 a.C. Silla fece costruire una cinta muraria e nel 12 a.C. fu innalzato il Teatro.
Nel 54 d.C. s'innaugurò il nuovo Porto voluto da Claudio, i Grandi Horrea e il Foro delle Corporazioni.
Sotto Traiano venne ampliato il Porto con un bacino esagonale e magazzini.
Adriano rinnovò la città e fece costruire il Capitolium, il Foro e le Terme adiacenti.

Dopo la caduta dell'Impero Romano la città fu devastata e saccheggiata, e dal IX secolo divenne una cava di materiali edilizi preziosi (vennero prelevati da Ostia i marmi per la costruzione della Basilica Vaticana, del Duomo di Pisa, di Orvieto e di edifici di Genova!).

Lo scavo scientifico e il restauro di Ostia antica incominciò agli inizi del '900 e si protrasse per anni (600.000 m³ di detriti furono smaltiti).

L'area scavata è pari ai 2/3 della città imperiale di II secolo (340.000 m²), e si estende da Porta Romana a Porta Marina (1800m), da Porta Laurentina al Tevere (600m).

Quello che appare nel visitare questo sito è la vita quotidiana di una cittadina molto attiva, costituita da 66 insule, 22 domus, 162 caseggiati, 19 terme, 18 mitrei, 2 mulini, due fulloniche, un teatro, templi, magazzini, edifici pubblici, foriche, centinaia di tabernae.

Ecco i luoghi principali descritti in questo post:

Necropoli Ostiense - Via dei Sepolcri - Porta Romana - Piazza della Vittoria - Magazzini Repubblicani - Terme dei Cisiarii - Portico del Tetto Spiovente - Horrea di Antonino Pio -Mosaico delle Province - Portico del Nettuno - Terme del Nettuno - Caserma dei Vigili - Insula dell'Ercole Bambino - Insula del Soffitto Dipinto - Caseggiato delle Fornaci - Caupona di Fortunato - Horrea di Hortensius - Horrea di Artemide - Magazzino dei Dolii - Teatro -Piazzale delle Corporazioni - Tempio di Cerere - Sacello dell'Ara dei Gemelli.


Via Ostiense all'ingresso del sito archeologico
All'ingresso del sito archeologico ci si trova sull'antica e basolata Via Ostiense, la strada che collegava Roma a Ostia, che come tutte le strade d'accesso alle città, era fiancheggiata da tombe.


La Necropoli della Via Ostiense, la necropoli di Ostia più antica (II secolo a.C./IV secolo d.C.), fu utilizzata ininterrottamente per sei secoli, ed era destinata ai ceti abbienti e ai funzionari della città.

tombe della Necropoli Ostiense
coperchio di sarcofago lungo la Via Ostiense
I sepolcri correvano lungo la Via Ostiense, ma solo sul suo lato sinistro, perché il pretore Caninio in epoca repubblicana aveva destinato l'area tra la strada e il Tevere ad uso pubblico.

cippo di C.Caninio sotto il livello stradale imperiale
Lungo la Via Ostiense e la sua prosecuzione dentro le mura, il Decumano Massimo, si trova una serie di cippi in travertino, tutti con lo stesso testo, che ricordano:
"C.Caninio figlio di Gaio, pretore urbano, per decisione del senato assegnò quest'area ad uso pubblico".
Uno di questi cippi è ancora posto vicino al Portico del Tetto Spiovente, entro le mura, sotto il livello stradale di età imperiale.

La Necropoli Ostiense si estende anche sulla Via dei Sepolcri, parallela alla Via Ostiense, con tombe a colombaio e tombe ad arcosolio, iscrizioni funebri e sarcofaghi.

Via dei Sepolcri
Tra le tombe della Necropoli della Via Ostiense meglio conservate:

- i Colombari Gemelli, due tombe distinte ma speculari e costruite nello stesso
  momento. Le camere sepolcrali hanno nicchie semicircolari per accogliere in
  olle i resti dei defunti bruciati nell'ustrino (recinto per la cremazione dei corpi),
  comune alle due tombe.

Colombari Gemelli (al centro l'ustrino) visti dalla Via dei Sepolcri
Colombari Gemelli
camera sepolcrale di uno dei Colombari Gemelli
ingresso di uno dei Colombari Gemelli
ustrino dei Colombari Gemelli
- un grande sarcofago del III secolo d.C., di tipologia orientale. Dall'iscrizione si
  deduce che il  sarcofago accoglieva due coniugi.

sarcofago in stile orientale
iscrizione sul sarcofago in stile orientale
- la Tomba degli Archetti, in origine un recinto a cielo aperto costruito in
  opera reticolata all'inizio del I secolo d.C. L'ingresso era posto sul lato opposto
  del'edificio che si affaccia su Via dei Sepolcri. La facciata era spartita da
  lesene in laterizio terminanti con archetti che la dividono in cinque campate.
  Le lunette sono decorate ad intarsio con mattoni rossi e gialli e pietra pomice.
  L'architrave originaria del sepolcro porta la scritta "h(oc) m(onumentum)
  h(eredes) n(on) s(equentur)" ovvero "questo sepolcro non diverrà degli eredi"
  per dire che non verrà venduto o destinato ad altri usi.

antichi ingressi alla Tomba degli Archetti
antichi ingressi affacciati su Via dei Sepolcri della Tomba degli Archetti
camera interna trasformata in Colombaio  - Tomba degli Archetti
archetti che decorano parete esterna e danno il nome alla tomba
decorazione architettonica di un archetto
  -Tomba o Stalla??? Un ampio ambiente fiancheggiato da due vestiboli + piccoli
   realizzato in laterizio e reticolato, dove viene alternato il basalto al tufo
   creando un effetto cromatico decorativo.

tomba con effetto cromatico decorativo
elementi cromatici decorativi
- il Mausoleo di Ermogene (tra la Via Ostiense e la Via di Ermogene), di
  pianta quadrata, un tempo a due piani, che venne costruito a spese della città
  in età adrianea per lo scriba e membro del consiglio e cavaliere Ermogene.

Mausoleo di Ermogene

Visitata la necropoli si varca quel che resta della Porta Romana, dove la Via Ostiense diviene ilDecumano Massimo.

Porta Romana (sulla destra il basamento per una statua di un imperatore)
Il basamento della porta si trova al livello più basso e più antico del piano stradale (I secolo a.C.).

Porta Romana e inizio del Decumano Massimo con i resti dei rivestimenti marmorei della Porta Romana
basamento della Porta Romana
La porta ad un solo fornice era collegata con due torri quadrate alla struttura muraria sillana (82/79 a.C.), fatta di conci di tufo in opera quadrata.
La porta, originariamente in tufo, fu rivestita in marmo nel I secolo d.C.

Due frammenti d'iscrizioni con lo stesso testo, facenti parte dell'attico della porta e poste oggi a ridosso delle mura, attestano la costruzione e il restauro della cinta muraria.

frammenti delle iscrizioni poste sull'attico di Porta Romana
Decorava forse il frontone della porta la Vittoria alata posta nella Piazza della Vittoria, appena oltre la porta, vicino ad una grande vasca che costituiva un ninfeo in opera vittata.

copia della Vittoria alata (originale sta al museo)
ninfeo
Questa grande piazza permetteva lo stazionamento dei cisiarii (carrettieri) addetti al collegamento tra Roma e Ostia delle merci.

ninfeo
Sul lato destro della piazza invece vi sono i grandi magazzini repubblicani, dotati di infrastrutture legate al commercio fluviale.
Il complesso presenta un grande portico con pilastri in tufo che circondava botteghe.

Magazzini repubblicani
Il settore centrale e settentrionale fu trasformato in epoca adrianea (II secolo d.C.) in terme che s'affacciavano verso il fiume, le cosiddette Terme dei Cisiarii, che probabilmente apparteneva alCollegio dei carrettieri.

Dopo aver varcato l'ingresso delle terme (oggi sotto una strada moderna), si entrava nel:
apodyterium, lo spogliatoio con ancora i resti di un bancone.

apodyterium (con pavimento a motivi geometrici)
- poi nel frigidarium, con mosaico del II secolo d.C. che raffigura scene della
  vita dei carrettieri fuori di una doppia cinta muraria con torri sorrette da
  telamoni.
  La vasca di quest'ambiente fu trasformata in epoca tarda in calcara.

frigidarium
particolare del mosaico del frigidarium
- e per finire nei tepidaria e poi nei calidaria.

vasche del frigidarium (in primo piano) e i calidaria e i tepidaria (in secondo piano) delle Terme dei Cisiarii
tepidarium delle Terme dei Cisiarii
Faustina Maggiore (dalla calcara delle Terme dei Cisiari - Museo Ostiense)
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Ritornando sul Decumano Massimo si possono notare alcuni pavimenti in mosaico policromoappartenenti ad un sacello.

mosaico policromo di un sacello sul Decumano Massimo
S'incontra poi il Portico del Tetto Spiovente, costruito in opera laterizia in epoca adrianea, con retrostanti botteghe.
Alle spalle di questo portico si trovavano gli Horrea di Antonino Pio, costruiti durante l'età di Commodo.

Portico del Tetto Spiovente
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Girando a destra su Via dei Vigili, si costeggiano sulla sinistra le Terme di Nettuno ed una cisterna delle terme.

Via dei Vigili
cisterna delle Terme di Nettuno su Via dei Vigili
Sotto il piano stradale, dove il percorso di visita s'interrompe, si trova un pavimento a mosaico bianco e nero, il Mosaico delle Province, che apparteneva ad un edificio termale (il più antico di Ostia), di età claudia e distrutto da Domiziano per far posto alle nuove Terme di Nettuno e alla Caserma dei Vigili, rialzando di un metro anche il livello stradale.

Mosaico delle Province e il livello stradale di età domizianea
I soggetti raffigurati nel mosaico alludono alle funzioni internazionali e commerciali di Ostia: formelle con figure femminili raffiguranti le quattro Province (Spagna, Sicilia, Egitto e Africa), e formelle con i venti raffigurati da teste maschili, incorniciano il pannello centrale con delfini.

I disegni sono poco leggibili a causa degli aghi di pino, pigne e sporcizia che li ricoprono!!!!
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Ritornando sui propri passi sino a riguadagnare il Decumano Massimo, al centro della trada si nota un pozzo medievale, mentre sulla destra si trova il Portico del Nettuno, costruito in età adrianea.

pozzo medievale davanti al Portico del Nettuno
Portico del Nettuno
Questo portico monumentale, dalle alte arcate separate da lesene in opera laterizia con basi e capitelli in travertino, era dotato di botteghe.

Dietro il portico si trovavano le grandi Terme di Nettuno, costruite dal governo centrale in età adrianea sulle precedenti terme domizianee.

Terme del Nettuno
Salendo su di un terrazzino, corrispondente al primo piano delle terme,si possono apprezzare meglio l'estensione e i mosaici del complesso termale.

Originariamente l'ingresso era su Via dei Vigili, accedendo direttamente  nella sala con il mosaico di Nettuno.

ingresso principale originario delle Terme del Nettuno posto su Via dei Vigili
ingresso principale originario delle Terme del Nettuno posto su Via dei Vigili
A lato dell'ingresso vi era una latrina e gli spogliatoi.
Verso nord, sul lato est, si trovavano il frigidarium, due tepidaria e due calidaria, circondati da locali di servizio.

area dei bagni termali
locale di servizio delle terme

locale di servizio delle terme
Sul lato occidentale delle terme si trovava la palestra colonnata all'aperto.
Anch'essa era decorata con mosaici che soggetti alle intemperie si sono rovinati già in epoca antica.

palestra delle Terme del Nettuno
ambienti posti dietro il colonnato della palestra
Sabina come Cerere (dalla Palestra delle Terme del Nettuno - Museo Ostiense)
Le terme prendono il nome dal grande (18 x 12m) mosaico di Nettuno che occupa una grande sala: Nettuno guida una quadriga di ippocampi circondato da animali marini, delfini e tritoni.

Mosaico del Nettuno
particolare del Mosaico del Nettuno
Nella sala accanto si trova il mosaico di Anfitrite (in questo momento ricoperto da teli per la conservazione), la sposa di Nettuno, che si dirige verso il suo sposo preceduta da Imene con la fiaccola nuziale e da quattro tritoni che suonano cembali e kantharos.

Nel mosaico di Scilla e Nereidi del frigidarium è rappresentato il mostro marino che sferra un colpo di remi tra Nereidi e tritoni.

frigidarium con mosaico di Scilla e Nereidi
frigidarium con mosaico di Scilla e Nereidi
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Dietro le terme, parallela a Via dei Vigili, corre la Via della Palestra, dove si trova l'attuale ingresso della Caserma dei Vigili.

Via della Palestra (a sinistra la Caserma dei Vigili e a destra l'uscita settentrionale delle Terme del Nettuno)
La caserma fu costruita nel 90 d.C. ma nella configurazione attuale fu inaugurata nel 137 d.C.
Esternamente si presenta come un edificio aperto solo da feritoie e poche finestre.

Via della Palestra (a sinistra le Terme del Nettuno e a destra la Caserma dei Vigili)
Nel cortile interno, porticato con pilastri e pavimentato con bipedali, si svolgevano le esercitazioni.

cortile della Caserma dei Vigili
portico del cortile della Caserma dei Vigili
Su un lato ci sono due fontane per le abluzioni, mentre sul lato opposto si trova il Caesareum, il sacello per il culto imperiale, di cui rimangono due colonne e un mosaico con raffigurato il sacrificio di un toro (coperto per proteggerlo).
Sul podio vi sono are e basi di statue dedicate agli imperatori.

fontana per le abluzioni
Caesareum
Caesareum
Gli alloggi dei vigili e i depositi degli attrezzi erano disposti intorno al cortile, ed avevano soffitti lignei.
Su tutti i lati del cortile si trovava un piano superiore.

alloggi dei vigili e ambienti per le attrezzature
Sul lato est, dove si trovava l'ingresso principale della caserma, si trova un ambiente affrescato e con un pavimento a mosaico, forse un ambiente di rappresentanza.

ingresso principale della Caserma dei Vigili
ambiente affrescato e pavimentato con mosaico
La caserma era dotata di due latrine: una sul lato ovest, e una sul lato est.
In quest'ultima si trova ancora un altare dedicato alla dea Fortuna.

latrina del lato ovest della Caserma dei Vigili
latrina del lato est della Caserma dei Vigili
latrina del lato est della Caserma dei Vigili
sedili della latrina del lato est della Caserma dei Vigili
tempietto alla dea Fortuna nella latrina del lato est della Caserma dei Vigili
In età severiana vennero costruite ai lati dell'ingresso principale, su Via dei Vigili, tre mescite per i soldati.
Di queste rimangono solo i mosaici del pavimento con scene riguardanti il bere.

pavimento di una mescita
pavimento di due mescite























ritratto di Augusto (da Via dei Vigili - Museo Ostiense)

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Nelle vicinanze si trova una delle fulloniche (le antiche lavanderie e tintorie romane) di Ostia.

fullonica
fullonica
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Via delle Corporazioni
Ritornando verso il Decumano Massimo, percorrendo Via della Fontana o Via delle Corporazioni, si costeggiato due insule e un caseggiato: l'Insula dell'Ercole Bambino, l'Insula del Soffitto Dipinto e ilCaseggiato delle Fornaci.
Il caseggiato apparteneva probabilmente dello stesso proprietario.

insula lungo Via delle Corporazioni e passaggio con la parallela Via della Fontana
L'Insula dell'Ercole Bambino è di epoca adrianea.

Su Via della Fontana s'affacciano cinque botteghe, mentre la parte dell'insula che s'affaccia su Via delle Corporazioni consta di una bottega e del primo piano di un appartamento (di tipo medianum).

Via della Fontana (botteghe dell'Insula dell'Ercole Bambino sulla destra)
In quest'insula si ritrovano sobrie pitture parietali a riquadri colorate e alcune piccole rappresentazioni figurate.

resti di pittura parietale
L'Insula del Soffitto Dipinto era certamente una casa a due piani abitata da persone del ceto medio.

Su Via delle Corporazioni s'affacciavano cinque botteghe (di cui una era un "bar"), mentre la parte est dell'insula era occupata da un appartamento (del tipo medianum).

Un corridoio che attraversava l'insula ne permetteva l'ingresso sia da Via delle Corporazioni che daVia della Fontana (oggi gli ambienti sono chiusi al pubblico).

corridoio d'accesso all'appartamento dell'Insula del Soffitto Dipinto
Due scale esterne permettevano l'accesso agli appartamenti superiori.

scale d'accesso ai piani superiori dell'insula
Le decorazioni pittoriche di quest'insula risalgono alla fine del II secolo d.C.

A nord dell'Insula del Soffitto Dipinto si trova il Caseggiato delle Fornaci.

Caseggiato delle Fornaci (sulla sinistra) visto esternamente su Via della Fontana
passaggio tra l'Insula del Soffitto Dipinto e il Caseggiato delle Fornaci
Una grande sala era circondata da sale più piccole.

Caseggiato delle Fornaci

frammenti di macchine per la fresatura del grano e l'impastatura delle farine
L'edificio è stato occupato da un panificio, e nel piano superiore probabilmente erano conservati il grano e la legna.

scale esterne dell'edificio per accedere ai piani superiori
Probabilmente vi erano anche stalle per gli animali adoperati nel mulino.

probabile stalla
In epoca medievale nell'edificio è stata istallata una calcara.

calcara medievale nel Caseggiato delle Fornaci
Via della Fontana prende il nome da una fontana pubblica, del tipo "a bauletto", ancora ben conservata, posta sol lato orientale della strada.

fontana "a bauletto" su Via della Fontana
fontana "a bauletto" su Via della Fontana
Questa è una delle fontane di questo genere che si potevano trovare ad Ostia, dove la copertura a botte serviva a mantenere l'acqua fresca.

schema della fontana "a bauletto"
interno della fontana "a bauletto"
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L'ultima porzione del Portico del Nettuno, tra le Terme del Nettuno e il Teatro, è stata trasformata in un ninfeo.


Ninfeo sul Decumano Massimo
Ninfeo sul Decumano Massimo
A chiudere Via della Fontana invece, si trova una rivendita di bevande, l'equivalente di un nostro piccolo "bar", la Caupona di Fortunato.

Caupona di Fortunato
Il locale, che prende il nome dal suo probabile proprietario, viene erroneamente chiamato caupona, mentre sarebbe più esatto chiamarlo taberna vinaria, non offrendo possibilità di alloggio.

Sul pavimento della caupona vi è un mosaico a tessere bianche e nere con raffigurato un cratere e l'iscrizione:
"Fortunato dice: poiché hai sete, bevi il vino dal cratere"
mosaico pavimentale con iscrizione della Caupona di Fortunato
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Di fronte alla caupona, sul lato sinistro del Decumano Massimo, si trovano gli Horrea di Hortensius, gli Horrea di Artemide e il Magazzino dei Dolii, dentro il Porticato degli archi trionfali.

ingresso agli Horrea di Hortensius (a destra della foto)
Horrea di Hortensius (ingresso e retrostante cortile porticato)
Questo è un grande gruppo di magazzini annonari, di cui il più antico è l'Horrea di Hortensius (I secolo a.C.), più in basso degli altri due perché posto sul piano stradale repubblicano.
Era un edificio a più piani, con cortile porticato al centro e intorno ambienti quadrangolari.

Faustina Maggiore (dagli Horrea di Hortensius - Museo Ostiense)
cornice del Portico degli archi trionfali
Sotto questo portico si racconta che subirono il martirio S.Aurea, S.Ciriaco e alcuni loro compagni.
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Decumano Massimo: Horrea di Hortensius (a sinistra)Portico del Nettuno e Teatro (a destra)
Ci si trova ora davanti al Teatro, fatto costruire nel 12 a.C. da Agrippa, genero di Augusto.

Teatro
Commodo aggiunse il fronte ad arcate in laterizio e ingrandì la cavea (3500/4000 posti).
Dopo la sua morte il teatro fu inaugurato da Settimio Severo e Caracalla (196 d.C.).

iscrizione dell'inaugurazione del Teatro di Settimio Severo e del figlio Caracalla su un corridoio laterale d'accesso all'orchestra
iscrizione di Settimio Severo e Caracalla
Davanti all'entrata del Teatro, a cavallo del Decumano, furono innalzati nel 211/217 due archi gemelli dedicati a Caracalla.

resti di uno degli archi gemelli
resti di uno degli archi gemelli






















All'interno del portico anulare della facciata si trovavano le scale che portavano alla cavea e letabernae.

resti del portico anulare del Teatro
tabernae del portico anulare del Teatro
tabernae e scale nel portico anulare del Teatro
Testa di Traiano (da una taberna del Teatro - Museo Ostiense)
Il corridoio d'accesso all'orchestra era decorato con stucchi sul soffitto, ancora oggi in parte conservati, e marmi sulle pareti.

corridoio d'accesso all'orchestra del Teatro
corridoio d'accesso all'orchestra del Teatro
Il disegno degli stucchi erano composto da ottagoni e tondi con motivi vegetali e animali, mentre aree rettangolari erano decorate con scene più complesse.

stucchi del soffitto del corridoio d'accesso al Teatro
stucchi del soffitto del corridoio d'accesso al Teatro
Sull'orchestra semicircolare convergevano i gradini della cavea.

orchestra
cavea
gradinate della cavea
La cavea era divisa in tre settori, ma se ne sono conservati solo due.
Le prime tre file di gradini marmorei vicino all'orchestra costituivano dei posti d'onore.

scena, orchestra e cavea
La scena ha un prospetto con nicchie semicircolari e rettangolari.

scena del Teatro
scena del teatro
Un portico ad arcate in opera quadrata di tufo di età augustea si trova dietro la scena, e su di esso sono stati messi elementi architettonici che decoravano il Teatro.

portico in tufo con elementi architettonici teatrali
Le colonne in cipollino che si trovano dietro alla scena e sul Decumano davanti l'ingresso del Teatro, un tempo decoravano la pare alta della cavea.

colonne in cipollino della parte alta della cavea oggi poste dietro la scena
colonna in cipollino della parte ata della cavea oggi sul Decumano
Arcate crollate ed elementi architettonici decorativi del Teatro sono posti lungo Via delle Corporazioni.

arcata del Teatro crollata
elemento architettonico decorativo del Teatro
Ino-Leucotea (dal Teatro - Museo Ostiense)
Cornificia (nei pressi del Teatro - Museo Ostiense)
Ancor oggi, nelle calde serate d'estate, il Teatro viene utilizzato per spettacoli di vario genere.
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Incorniciano il Teatro due ninfei, uno a destra e uno a sinistra dell'ingresso principale.

ninfeo a sinistra del Teatro
ninfeo alla destra del Teatro
I ninfei semicircolari sono di età imperiale.

Scilla (dal ninfeo del Teatro - Museo Ostiense)
Sul ninfeo di destra venne costruito nel VII/VIII secolo un oratorio cristiano, la cosiddetta Chiesa di S.Ciriaco, il vescovo di Ostia del III secolo che, come ho già detto, si pensa abbia qui subito il martirio.

ninfeo e oratorio cristiano
ninfeo e oratorio cristiano
iscrizione dell'oratrio cristiano
Il sarcofago con l'effige di Orfeo qui presente, con la scritta "Qui Ciriaco dorme in pace", deriverebbe dal sepolcreto di epoca tardo antica sul quale l'oratorio prese posto, e poi fu attribuito a S.Ciriaco.

sarcofago di S.Ciriaco
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Dietro la scena del Teatro si trova il Piazzale delle Corporazioni, il centro degli affari marittimi e commerciali di Ostia, ed un unicum nelle città romane.

Piazzale delle Corporazioni
Piazzale delle Corporazioni
E' un grande spiazzo quadrangolare porticato, con due file di colonne laterizie di ordine dorico.

Fu costruito in in età augustea come un corridoio con funzioni annesse al Teatro, per passeggiare o ripararsi dalle intemperie.
In epoca adrianea il portico fu dotato della doppia fila di colonne e vennero chiusi gli undici ingressi a pilastri sul lato verso il Tevere.

antico ingresso al Piazzale delle Corporazioni
Nel 196 d.C. il piazzale subì dei rimaneggiamenti, tra i quali l'allargamento del portico e il sollevamento di 40cm del pavimento.

stationes del porticato del Piazzale delle Corporazioni
Sui due lati lunghi e su un lato corto del portico si poteva accedere a 50 piccoli ambienti (stationes), divenuti poi 64, sedi di rappresentanza di agenzie marittime di città che avevano rapporti commerciali con Ostia, create dividendo la navata del portico.

Piazzale delle Corporazioni
stationes del porticato del Piazzale delle Corporazioni
Ancor oggi si possono vedere i mosaici a tessere bianche e nere che decoravano i pavimenti (un po' deturpati da restauri grossolani!), con soggetti e iscrizioni che pubblicizzavano le attività che ognistatio operava.

Erano rappresentate le Corporazioni dei vinai, dei macellai, dei conciatori di pelli, dei commercianti di stoffe e corde, che operavano a Ostia.

Sono raffigurati moggi, fiere destinate ai giochi, pesci e divinità marine, temi che alludono alla caccia o alle attività legate al commercio del grano.

statio 7: moggio e rutellum (per la misurazione del grano)
statio 11: amorino alato su delfino, due delfini e due busti femminili
statio 17: moggio e spighe di grano - "NAVICULARI GUMMITANI" (dell'Africa)
statio 34: moggio e due delfini, "NAVICULARI CURBITANI" (da Kurba, Tunisia)
statio 48: anfora tra due palme da dattero e tre pesci (commercianti dell'Algeria)
statio 52: scena di venatio con cacciatore e toro
statio 53: Nereide, cavallo marino e delfino
Ma erano anche rappresentate le merci che provenivano dalle province (per esempio l'elefante dellastatio 28 allude al commercio dell'avorio) o il paese di provenienza (il Nilo della stazio 27 rappresenta l'Egitto, l'elefante della statio 14 rappresenta i commercianti di Sabrata).

statio 14: commercianti di Sabrata (Libia)
statio 28: l'elefante, cervo e cinghiale
 
stazio 27: il Nilo e un ponte di barche
I mercanti provenivano dal nord Africa (Libia, Mauritania, Egitto e Cartagine), dalla Sardegna (Porto Torres e Cagliari), dalla Spagna...

il triangolo di marmo sul muro porta la scritta "NAVICULARI AFRICANI"
statio 21:" NAVICUL ET NEGOTIANTES KARALITANI" (da Cagliari)
Ma sono anche rappresentate le attività portuali: lo scarico delle merci sulle banchine o in trasbordo dei sacchi da una nave all'altra, il faro o le diverse navi di trasporto di derrate alimentari o prodotti di ogni genere.

statio 22: delfini e faro
statio 46: due navi, un delfino e il faro
statio 25: trasferimento di merci da una nave all'altra
statio 23: faro, due delfini, due navi e un polpo
statio 18: "NAVICUL KARTHAG" (da Cartagine)
Il centro del piazzale, attorniato da cippi e monumenti di cittadini benefattori di Ostia, era occupato da un giardino dove vi fu costruito alla fine del I secolo d.C. su un podio un Tempio dedicato probabilmente a Cerere, dove i commercianti andavano a fare un'offerta di ringraziamento dopo un buon affare.

Tempio di Cerere o Vulcano (visto posteriormente)
Tempio di Cerere o Vulcano
Il Tempio era provvisto di pronao e di due colonne marmoree di stile corinzio.

colonna dorica del Tempio di Cerere
Nell'angolo sud-occidentale del Piazzale delle Corporazioni si trova il Sacello dell'Ara dei Gemelli, un piccolo ambiente con base per statua.

Ara dei Gemelli: Rinvenimento di Romolo e Remo
Ara dei Gemelli: Carro di Marte



Ara dei Gemelli: Marte e Venere
Qui venne rinvenuto un altare in marmo con dedica del 124.
Sull'altare sono raffigurati Marte e Venere, il Carro di Marte e il Rinvenimento di Romolo e Remo allattati dalla lupa.
In sito si trova il calco dell'originale.

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Procedendo sul Decumano Massimo, sulla destra, accanto a uno dei due ninfei che incorniciano l'ingresso del Teatro, dietro ai resti di tabernae si vede uno spiazzo.

cortile e podio dei Quattro Tempietti Repubblicani
Sulla destra dello spiazzo erboso si trova il Ninfeo dei Quattro Tempietti Repubblicani, costruito in età adrianea.


scale e fontana del podio dei Quattro Tempietti Repubblicani
Il pronao di ogni tempio era formato da sei colonne e le celle misuravano 5,75 X 5,30m.

A destra del 
ninfeo si trova il Sacello di GioveSul fondo dello spiazzo invece, su un unico podio tufaceo, s'intravedono i resti dei Quattro Tempietti Repubblicani, dedicati a divinità olimpiche (nel tempio più orientale si è trovato un altare con dedica a Venere).

Intorno ad una camera quadrata si trovavano tre nicchie semicircolari. 



Il Tempio Collegiale dei costruttori, una delle tante corporazioni di mestieri di Ostia, era un ambiente recintato riservato solo al culto dei soci del collegio (sodales).
Del tempio costruito nel II secolo d.C. rimangono la gradinata e l'alto podio, un tempo ricoperti in marmo.

ingresso al Tempio Collegiale

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Sul Decumano Massimo aveva il suo ingresso la Sede degli Augustali, la sede politico-religiosa del collegio sacerdotale addetto alle cure del culto della casa dell'imperatore.

ingresso della Sede degli Augustali
La Sede degli Augustali fu costruita nel II secolo d.C. e ristrutturato nel III/IV secolo d.C.
Un atrio conduceva ad un vestibolo affiancato da quattro botteghe.

Un cortile porticato con pilastri in mattoni (oggi un po' nascosto dalla vegetazione lussureggiante), attorniato da piccoli ambienti e da una sala absidata preceduta da due colonne di granito, è adornato da una fontana con le estremità concave.


colonne di granito della sala absidata
sala absidata

La sala quadrata e l'abside erano decorate con marmi policromi.

resti dei marmi policromi che decoravano la sala absidata della Sede degli Augustali
Nella sala absidata sono stati collocati due calchi in gesso di statue funerarie di donne di Ostia (di epoca antonina e traianea), qui ritrovate insieme ad altre oggi presenti nel Museo Ostiense.

calco in gesso di statua funeraria (epoca antonina)
calco in gesso di statua funeraria (epoca traianea)

Artemide (dal Collegio degli Augustali Museo di Ostia Antica)
Massenzio (dal Collegio degli Augustali Museo di Ostia Antica)
Sabina (dal Collegio degli Augustali Museo di Ostia Antica)
mosaico di una camera del lato sud della Sede degli Augustali
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Percorrendo la strada che costeggia sulla sinistra l'edificio della Sede degli Augustali, si incontra nel retro di questo una Fullonica.

fullonica - vasche per l'acqua nella fullonica
E' la lavanderia più grande e meglio conservata di Ostia.
Venne costruita tra 161 e 180 d.C.

Si possono ancora vedere le vasche grandi per l'acqua e quelle piccole in terracotta dove invece gli addetti alla lavanderia (fullones) lavavano e coloravano le stoffe pestandole con i piedi; poi le stoffe venivano stese sul terrazzo sovrastante l'edificio (rimane solo la scala d'accesso).
In una di queste vaschette fu trovata una buona quantità di sostanza bianca simile a sapone, la cosiddetta creta fullonica.

vasche in terracotta per il lavaggio e la colorazione delle stoffe
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Sempre sulla Via degli Augustali, ma sull'altro lato della strada, si trova una Domus dal pavimento inopus sectile di marmi colorati.  

Domus di Via degli Augustali
Anche la parte bassa dei muri era coperta di lastre di marmo, mentre il resto delle pareti era dipinto. 

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Alla fine di Via degli Augustali si trova il Tempio della Bona Dea, di cui rimangono basse strutture inopera reticolata: la cella e gli ambienti adiacenti riservati alle vestali.

strutture del Tempio della Bona Dea
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Sulla destra del muro di cinta del Tempio della Bona Dea si trova il Mitreo di Felicissimo.

Mitreo di Felicissimo
E' stato ricavato in un edificio del III secolo .
Il mosaico in bianco e nero del pavimento tra i due podia è diviso in sette rettangoli, con raffigurati i pianeti, che corrispondono ai sette gradi d'iniziazione dei fedeli.

pannello di fronte ad una nicchia, con raffigurato un altare su cui arde un fuoco

Un altro pannello del pavimento riporta il nome di chi fece costruire il luogo di culto: "FELICISSIMUS EX VOTO F(ecit)".
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Spostandosi ancora verso la zona dove in quest'area finiscono gli scavi, si entra tra erba alta e abbandono, nelle cosiddette Terme del Nuotatore.

mosaico con il "nuotatore" che dà il nome alle Terme
Queste terme, che prendono il nome dalla figura di un nuotatore rappresentata in un lacerto di pavimentazione, furono costruite nel I secolo d.C. sotto Domiziano, e furono successivamente più volte ristrutturate.
Alla fine del III secolo andarono in disuso, furono saccheggiate e divennero una discarica.



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Proseguendo sulla Via della Fortuna Annonaria, si trova sulla sinistra il Caseggiato dei Lottatori, di età adrianea.

ingresso del Caseggiato dei Lottatori
Prende il nome dalla gilda dei lottatori, rappresentati in un riquadro del mosaico del pavimento del vestibolo, posto tra due botteghe.

mosaico con lottatori del Caseggiato dei Lottatori
Il mosaico raffigura due lottatori, uno vincente e l'altro inginocchiato ai suoi piedi, e la scritta ARTEMI(dorus) SACAL(?).  

cortile porticato del Caseggiato dei Lottatori
Al centro del caseggiato vi è un cortile porticato con nel mezzo un largo bacino.
Si sono conservate solo le basi in travertino delle sei colonne del portico. 

I pavimenti delle stanze sono coperti con opus spicatum o mosaici a motivi geometrici.

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Alle spalle del Caseggiato dei Lottatori si trova la Domus del Pozzo, costruita nel IV secolo d.C. all'interno di un'insula di età traianea (II secolo d.C.).

ingresso della Domus del Pozzo
L'ingresso è affiancato da due semicolonne in mattoni.

una stanza con pavimento in opus sectile
La domus era ad un solo piano ed adorna di colonne e  mosaici.
Le due camere a sinistra dell'ingresso, divise da due colonne, hanno pavimento in opus sectile.

Il nome della domus è stato dato dalla presenza di una cisterna sotterranea.

cisterna sotterranea della Domus del Pozzo
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Dall'altro lato della strada si trova il cosiddetto Caseggiato del Pozzo per la presenza di una cisterna collegata ad un pozzo.

pozzo del Caseggiato del Pozzo
Alle sue spalle vi sono due caseggiati forse con funzione di edifici  d'immagazinamento.

caseggiati con funzione di magazzini
Il secondo dei due con una pianta allungata (coperto oggi da una tettoia di protezione), in parte era di età augustea e in parte del II secolo.
Molto spazio di questo edificio era a cielo aperto. 

caseggiato con sala colonnata
In posizione centrale vi era un cortile con vasca e pozzo.

cortile con vasca e pozzo del caseggiato con sala colonnata
Sul lato opposto all'ingresso si trovava una stanza (probabilmente un ufficio), preceduta da due colonne in tufo e con pitture parietali.
Si sono qui trovati tre strati di pavimento (ora in parte collassati).

pavimenti della sala colonnata
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L'ingresso a questo ultimo caseggiato si trova sulla Semita dei Cippi, la via che, congiungendosi con il Cardo Massimo, conduce verso Porta Laurentina.

Percorrendo la Semita dei Cippi in direzione invece opposta, verso il Decumano Massimo, ci si trova davanti un Molino.

Alcuni resti lo datano 80/100 d.C. mentre la maggior parte è del 100/125 d.C.

un negozio del Molino
Il mulino aveva quattro negozi che affacciavano sul Cardo Massimo e quattro negozi che affacciavano sulla Semita dei Cippi.
L'accesso al laboratorio avveniva tramite due corridoi tra i negozi (uno sul Cardo Massimo e uno sullaSemita dei Cippi).

pavimento in basolata e pilastri in mattoni di sostegno ad una copertura
Nel centro dell'edificio vi era una grande hall con pavimento in blocchi di basalto.
Solo la parte settentrionale di essa sembra aver avuto una copertura poggiante su una doppia fila di pilastri di mattoni.

Sul lato nord del porticato vi erano cinque macchine impastatrici in pietra vulcanica, mentre sul lato sud vi erano otto macine in pietra vulcanica.
Su di alcuni vi sono delle lettere. 

in primo piano una macina e dietro una macchina impastatrice
Il grano veniva riversato nei mulini dall'attico e il pane veniva cotto in un grande forno. 
Nella parete sud-est della hall sono state ritrovate due cisterne sotterranee.  
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Sulla destra della strada invece vi è l'ingresso della Domus del Protiro (IV secolo d.C.).

ingresso della Domus del Protiro
La domus prende il nome proprio dal protiro in marmo davanti all'entrata, colonne sormontate da un timpano nel quale forse era scritto il nome del proprietario dell'abitazione.

 Ai lati dell'ingresso e dell'atrio vi erano due botteghe e retrobotteghe che affacciavano sulla strada. 

Il centro della domus è occupato da un cortile con vasca ed entrate su tre lati, mentre il lato ovest (il quarto lato), è occupato da un doppio ninfeo decorato con marmi.

La parte occidentale del ninfeo è formata da un'abside con finestra al centro e affiancato da nicchie semicircolari, mentre davanti si trova un bacino.

Il lato est del ninfeo è costituito da nicchie rettangolari decorate in marmo, poste ai lati della finestra.
Due colonne sostengono un'architrave e un timpano, e avanti vi è un bacino rettangolare.

Una scala conduce al di sotto del cortile e del portico, dove sembra ci fosse una camera di culto e un pozzo circondato da tre nicchie.

scala per scendere nei sotterranei del cortile
corridoio sotterraneo nel cortile


una nicchia del sotterraneo del cortile
Nel lato posteriore del cortile, preceduta da due colonne, si trova la sala più importante della domus, ricoperta di marmi sul pavimento e in parte sulle pareti.

cortile e sala principale della domus
Ai lati di questa sala si trovavano due ambienti di rappresentanza (da una parte) e due ambienti privati (dall'altra).

cubicula della Domus del Protiro
Le camere da letto (cubicula) si trovavano sugli altri due lati del cortile.

Le camere della servitù erano collocate sul piano superiore.

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Sempre sulla destra della strada si trovano le cosiddette Terme del Filosofo.
Il complesso attuale risale al IV secolo d.C. ed era probabilmente la sede di una scuola neoplatonica.
Sorge su una struttura severiana.

In facciata vi era un piccolo portico con retrostanti camere, forse botteghe e ambienti domestici di servizio, e forse al centro un passaggio carrabile.

corridoio d'ingresso con scala delle Terme del Filosofo
Sulla destra della facciata si trova l'ingresso all'edificio, seguito da un lungo corridoio con scala per accedere ai piani superiori. 

Dal corridoio si poteva accedere anche ad alcuni ambienti posti sulla sua sinistra (di cui uno con vasca), e ad una grande latrina, forse anche aperta al  pubblico.
In epoca traianea l'edificio era forse una stazione per "taxi".

In origine la parte posteriore dell'edificio era dedicata al culto.Il tempio (circa 200 d.C.), preceduto da una scalinata, era posto sul fondo di un cortile.
Fu poi demolito nel III secolo per far spazio ad un portico con una stanza voltata, forse una scuola neoplatonica.

ingresso alla stanza adibita forse a scuola neoplatonica
Sul muro di fondo del porticato una nicchia forse conteneva il busto di un filosofo trovato nell'edificio.

cortile porticato con nicchia per busto di filosofo
Solo più tardi si aggiunse all'edificio il complesso termale ad uso privato.
L'apodyderium (spogliatoio) aveva i rivestimenti in marmo e un bancone.

Con una scala si raggiungeva il frigidarium con due vasche, e decorato con marmi e mosaico.

l'altra vasca del frigidarium
Una piccola camera di passaggio con bacino conduceva agli ambienti tiepidi e caldi termali.
Il calidarium aveva due vasche ricoperte di marmo. 

forno e prefurnio per il riscaldamento delle terme con prefurnio e sopra il calidarium
E' ancora presente il forno di riscaldamento circondato da un corridoio di servizio (prefurnio).

prefurnio

forno





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Dall'altro lato della strada si trovano degli Horrea di età tardo traianea o adrianea: un corridoio sul quale si affacciano botteghe.

Horrea
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Se dalla Semita dei Cippi si prende a destra per la Via della Fortuna Annonaria, ci si trova sulla destra davanti all'ingresso della Domus della Fortuna Annonaria.

Questa domus è un adattamento del III/IV secolo d.C. di una dimora del II secolo d.C. 

Varcato un ingresso che un tempo era costituito da due colonne in granito rosso che sorreggevano un timpano (protiro), si entra in un cortile colonnato su tre lati con colonne di travertino (un tempo intonacate).

Il portico, il cui centro era occupato probabilmente da un giardino con una vasca e un pozzo, era decorato con la statua di Giunone e Cerere (oggi vi si trova il calco di una statua di Diana ritrovata in pezzi nella sala estiva).

Sullo stesso lato del portico è stata messa su una base di colonna di travertino, una statua di donna seduta su un trono, con testa turrita e reggente una cornucopia e un remo: la Fortuna Annonaria (o forse la personificazione della città di Ostia).

Fortuna Annonaria (o personificazione di Ostia)
Sul lato occidentale del cortile si apre la sala estiva, con tre arcate dai pilastrini con pulvino.

sala estiva della Domus della Fortuna Annonaria con pilastrini sormontati da pulvini
In questa sala, dal pavimento in opus sectile, il lato sinistro è occupato da un ninfeo, con due nicchie rettangolari e due semicircolari, davanti alle quali vi è un bacino rettangolare, nel quale sono stati trovati una statua di Genio dell'autunno e una testa di Venere (mentre il corpo della dea è stato trovato sulla strada).

rivestimenti a opus sectile del pavimento e delle pareti della sala estiva
ninfeo della sala estiva
Nella sala estiva sono stati anche ritrovati una statua di Atena e due ritratti maschili, mentre una statua di Cerere è stata travata nella latrina.

Accanto alla sala estiva si trova infatti una latrina singola, ricavata da un sottoscala.


sedile della latrina

Sul lato orientale vi sono due ambienti con pavimento decorato.



pavimento della cosiddetta sala invernale
Una stanza, forse un cubiculum dalle pareti riscaldate, ha un mosaico in bianco e nero con riquadrature ottagonali nelle quali sono raffigurate personaggi mitici e animali (Teseo e il ladro Sinis, Teseo e il cattivo Prokrustes, il cacciatore Aktaion trasformato in cervo per aver visto Diana nuda, Ganimede, un Centauro, una tigre, un leopardo, la Lupa Capitolina con i gemelli).
pavimento a mosaico del cubiculum

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Tra Via Della Fortuna Annonaria e la parallela Via dell'Invidioso, si trovano edifici di non facile lettura.

La piccola strada perpendicolare a queste due vie, la cosiddetta Via del Caseggiato del Sole, divide due caseggiati dell'epoca di Antonino Pio, che arrivano nella loro estensione fino al Decumano Massimo: il Caseggiato del Sole, con il Mitreo dei Serpenti, e l'Insula dell'Invidioso, con annesso uncomplesso termale.

Il Caseggiato del Sole è composto da abitazioni e botteghe, e tra queste delle scale.

Caseggiato del Sole (visto da una terrazza)
Il nome del caseggiato deriva da un graffito sul quale si legge "DOMINUS SOL HIC AVITAT (= HABTAT)", ovvero "Il Dio del Sole vive qui", riferendosi probabilmente a Mitra, data la presenza nel caseggiato di un mitreo.

dipinti parietiali del Caseggiato del Sole
Sono ancora presenti anche delle pitture murarie negli appartamenti orientali.

Fa parte del caseggiato il Mitreo dei Serpenti.

Era probabilmente un mitreo privato istallato nel III secolo d.C.
Non si sono conservati né il pavimento né il soffitto. 

Rimangono invece un piccolo altare e degli affreschi raffiguranti due serpenti, uno femminile e uno maschile (Genius loci), che danno nome al mitreo, e che sono antecedenti alla costruzione di questo luogo di culto.

E' raffigurato vicino ai serpenti anche un Genius con una toga e capo coperto, che tiene una cornucopia


Serpente femminile e Genius
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L'Insula dell'Invidioso prende il nome dalla parola "INBIDOSOS" scritta all'interno di un mosaico che raffigura una scena marina con pesci e pescatori.
Al centro del mosaico era stata fissata una vasca. 

bottega dell'Insula dell'Invidioso
scritta "INBIDOSOS" nel mosaico della bottega dell'Insula dell'Invidioso
Il mosaico si trova in una bottega all'angolo dell'insula, e probabilmente qui veniva venduto il pesce.

scena marina nella pescheria dell'Insula dell'Invidioso
Vicino alle botteghe di pescivendoli sopra citate, vi sono gli ingressi a due vestiboli pavimentati con mosaici che raffigurano una Nereide su un ippocampo e una scena marina.
Questi ingressi sono uno su Via dell'Invidioso e uno sulla Semita dei Cippi


Annesse all'insula vi sono le cosiddette Terme dell'Invidioso costruite nel 50 d.C., e modificate durante l'epoca di Antonino Pio.
I mosaici sono del III secolo d.C.

abside del frigidarium delle Terme dell'Invidioso viste esternamente (lato orientale)
L'ambiente dell'apodyterium (spogliatoio) mostra sul muro le nicchie per riporre gli abiti che furono in un secondo tempo tamponate.

apodyterium delle Terme dell'Invidioso con nicchie tamponate dell'apodyterium
Accanto vi era il frigidarium con vasche absidate, le camere del calidarium e la palestra.

frigidarium delle Terme dell'Invidioso
Nell'angolo tra Via dell'Invidioso e Via del Sole vi era un "bar" e le sale per il riscaldamento delle terme.

 Tramite un corridoio, dalla palestra si poteva uscire sul Decumano Massimo.
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Si è di nuovo sull'arteria principale di Ostia, il Decumano Massimo, dove si trova, con l'intersezione con la Via dei Molini, un Tempietto Repubblicano.
Del tempio rimane il podio e resti del pavimento a mosaico della cella.  

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Segue poi sulla sua destra un lungo caseggiato di botteghe nel quale è stata poi istallata, nella parte centrale, l'Aula del Gruppo di Marte e Venere.

una bottega originaria del caseggiato, annessa poi all'aula, con nicchietta nel muro usata per culto
L'Aula del Gruppo di Marte e Venere fu istallata nel caseggiato nel IV secolo nella parte centrale del caseggiato con botteghe.

Per far questo è stata costruita, nel muro nord delle botteghe, un'abside con una nicchia semicircolare e due rettangolari: un ninfeo.

Di fronte al ninfeo vi era un'altra piccola abside con nicchia.
Sulla destra del ninfeo vi era una sala rialzata con ingresso colonnato con quattro scalini.

scalini d'accesso alla sala rialzata dell'Aula del Gruppo di Marte e Venere
L'aula aveva alcune stanze pavimentate con opus sectile e decorazioni alle pareti di gesso e marmo.

Il Gruppo di Marte e Venere fu ritrovato in pezzi sul pavimento ma probabilmente, date le grandi dimensioni delle statue rispetto all'altezza delle porte dell'aula, non era posizionato qui.

Il gruppo statuario è salito alle cronache perché fu portato, per volere dell'allora Presidente del Consiglio Berlusconi, a Palazzo Chigi e restaurato delle parti mancanti.
Ora è tornato al Museo Nazionale Romano delle Terme di Diocleziano dove è stato sottoposto nuovamente a restauro per eliminare le parti aggiunte.

Non si può sapere con certezza l'uso dell'aula, forse è stata la sede di una corporazione o una basilica cristiana. 

cippo sepolcrale ritrovato nell'Aula di Marte e Venere
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Le porte del Castrum si trovavano a cavallo dei due assi viari perpendicolari che lo attraversavano: il Decumano Massimo e il Cardo Massimo.


Il Castrum era circondato da mura di blocchi di tufo, che si trovano ancora inglobati qua e là in alcuni edifici meno antichi. 


Porta Occidentale del Castrum
resti di mura (occidentale) del Castrum inglobate nelle botteghe del Piccolo Mercato
Rispetto al post precedente torniamo indietro sul Decumano Massimo sino all'incrocio di questa strada conD Via dei Molini, dove si trovava la Porta Orientale del Castrum, per descrivere i monumenti e gli edifici sorti sui due lati della strada principale di Ostia; andremo da questa porta sino alla porta che ad occidente usciva dall'insediamento militare della colonia romana.
Porta Orientale del Castrum e Caseggiato del Portico delle Mura del Castrum con inglobata parte della cinta muraria


Porta Orientale del Castrum
Porta Orientale del Castrum
Il Caseggiato del Portico delle Mura è stato da me descritto nel post precedente, quindi non ne riparlerò di nuovo.

Sulla sinistra della strada invece, in posizione più elevata, vi è l'esedra del retrostante Caseggiato della Cisterna.

esedra (vista all'angolo tra la Semita dei Cippi e il Decumano Massimo)
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tra Via dei Grandi Horrea e Via dei Molini, si trovano i Grandi Horrea

Grandi Horrea
Erano dei grandi magazzini, i più grandi di Ostia, dove si conservava soprattutto il grano, insieme ad alimenti di facile deperibilità.

Furono costruiti nel I secolo d.C. dopo la costruzione del Porto di Claudio, con ingresso verso il Tevere.
Furono poi ingranditi sotto Nerone e Commodo e poi ancora in epoca severiana. 

Furono inglobati nelle mura dell'antico Castrum così che i grossi blocchi di tufo qui riutilizzati, potessero proteggere le merci in caso d'incendio, e in seguito vennero alzati i pavimenti su pilastrini per proteggerle dall'umidità.

Il piano superiore, innalzato in un secondo tempo, veniva raggiunto con rampe.
Vi erano anche scale antincendio.
Erano dotati di 64 celle, le più antiche poste intorno a un cortile porticato colonnato.

celle dei Grandi Horrea
Di questi grandi magazzini rimane ben poco, perché parte dei suoi materiali di costruzione furono usati per costruire il Casone del Sale, l'attuale Museo.

Percorrendo Via dei Molini verso il Decumano Massimo, s'incontra il Caseggiato dei Molini.


Il caseggiato fu eretto nel II secolo d.C. sotto il regno di Adriano. 
In epoca severiano fu istallato nel caseggiato un mulino, da cui oggi il caseggiato prende il nome.

impastatrici del molino
macine del molino
Gli ambienti sono selciati e occupati da macine e impastatrici in pietra vulcanica proveniente da Orvieto, e da due forni dove veniva cotto il pane.

vasca in un corridoio di servizio
Il grande panificio di Ostia produceva pane anche per il mercato di Roma.
Sulla facciata alcune botteghe collegate al molino ne vendevano forse i prodotti: pane e farina. 

forno del Caseggiato dei Molini
Su un pilastro della facciata orientale si trova un rilievo in terracotta che raffigura attrezzi da falegname.
Probabilmente erano presenti nel caseggiato falegnami specializzati nella manutenzione delle macine del molino e dei loro telai in legno.

rilievo su un pilastro della facciata orientale del Caseggiato del Molino
Sempre sulla facciata orientale dell'edificio si trova un rilievo che raffigura un Genio con serpente

rilievo di Genio con serpente sulla facciata orientale del Caseggiato dei Molini
Due tabernae del caseggiato che s'affacciano su Via della Casa di Diana erano luoghi di ristoro.


Nella parte sud-ovest dell'edificio, tra il Caseggiato di Diana e il Caseggiato dei Molini, è stato trovato un santuario, il cosiddetto Sacello del Silvano.

Sacello del Silvano inserito tra i due caseggiati
Sacello del Silvano - pitture murarie con figure umane, divinità e cavalli del Sacello del Silvano
Si conservano ancora lacerti di pitture parietale ad affresco, ma non il grande ritratto di un Silvano con una data, da cui il sacello prende il nome, visto durante gli scavi e poi scomparso.

Tra oggetti rinvenuti negli scavi è stata ritrovata una statuetta di un Lare
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Se si prende a destra Via della Casa di Diana, il primo caseggiato sulla sinistra è un edificio che ha incorporato tra le sue murature anche parte della cinta muraria del Castrum.Il suo muro centrale nord-sud è infatti costituito da blocchi di tufo.

La parte est dell'edificio, con portico prospicente alcuni ambienti, è infatti chiamata Caseggiato del Portico delle Mura del Castrum.

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Proseguendo sulla Via della Casa di Diana, sempre sul lato sinistro, si trova la Via dei Lari e la Piazza dei Lari.

E' qui, all'interno del pomerium del castrum, che si trova il Compitum (il santuario posto agli incroci), meglio conservato di Ostia.

Apparteneva al santuario un altare rotondo in marmo, di epoca tardo augustea o claudia, con rilievo ed iscrizione.

altare del Compitum
L'altare venne dedicato da uno o più magistrati ai Lari Vicinales (o Compitales).
Sull'altare è raffigurato Ercole accanto ad un altare e ad un tirso (bastone rituale), che rappresenta ilLiber Pater (dio della fecondità, del vino e dei vizi).
L'altare fu probabilmente mutilato da Cristiani.

L'altare era posto tra un bacino rettangolare e un piccolo edificio rettangolare, un sacello.
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Parallela al Caseggiato del Molino si trova la Casa di Diana, che prende il nome da una tavoletta fittile rappresentante Diana Cacciatrice.

Casa di Diana
L'edificio, costruito intorno al 130-140 d.C., era un'insula alta tre o quattro piani (18m), il massimo consentito sotto il regno di Traiano.

Casa di Diana dal primo piano della Domus di Giove e Ganimede
Al piano terra vi sono botteghe e mezzanini dove vivevano i negozianti, mentre i piani superiori erano costituiti da appartamenti in affitto abitati dal ceto medio.

botteghe del Caseggiato di Diana
Nelle botteghe si conservano lacerti di pittura parietale. 



una bottega della Casa di Diana

ingresso e finestra del mezzanino visti dall'interno di una bottega della Casa di Diana
Al primo piano un balcone correva lungo la facciata.
All'interno del caseggiato vi era un cortile con vasca e cisterna, e un mitreo.

In una bottega è stato trovato una parte di muro, con dipinti da entrambe i lati, crollata da un piano superiore.
In un riquadro vi è una figura che balla.  

 ATTENZIONE: l'interno della Casa di Diana è visitabile solo su richiesta.
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Alle spalle della Casa di Diana si trova il Caseggiato del Mitreo di Menandro, di epoca adrianea.

La facciata ovest (lungo Via dei Balconi), è occupata da botteghe, tra le quali si apre una sala d'ingresso con scala esterna.

Si entra quindi in un vestibolo senza tetto che dava accesso e luce alle sale con funzione commerciale, decorate con mosaici in bianco e nero e pitture sulle pareti.

A sud-est dell'edificio fu istallato nel III secolo d.C. il Mitreo di Lucrezio Menandro.

Il pavimento del mitreo presenta un mosaico geometrico in bianco e nero.

I dipinti sulle pareti sono di epoca antonina, dove in riquadri bordati di rosso, sono illustrate piccole scene e paesaggi.

Corrono lungo le pareti i podia con nicchie nel lato verticale.
L'altare è in mattoni con frontale ricoperto da una lastra marmorea con un particolare foro a forma di spicchio di luna (dietro al quale vi sarà stata una lucerna), e sotto il quale vi è una scritta.

L'iscrizione riporta la dedica dell'altare da parte dello schiavo Diocle, in onore di C.Lucrezio Menandro, sacerdote principale di Mitra.  
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Ritornando su Via della Casa di Diana, sulla sinistra della strada, poco più avanti, vi è il Caseggiato del Thermopolium, uno dei caseggiati più noti di Ostia antica, per il fatto di contenere un "bar-tavola calda" dell'epoca antica ben conservato.

Il caseggiato è stato costruito in età traianea-adrianea.
La facciata settentrionale presentava un balcone sul quale si affacciavano una porta finestra e quattro finestre.
Il balcone, di cui è andato perduto il parapetto, era sostenuto da archi che a loro volta si poggiavano su mensole di travertino.

Il ballatoio incorniciava con tre volte a botte gli ingressi del Thermopolium.

Sui muri d'ingresso vi sono affrescati motivi architettonici e una figura umana su sfondo bianco (III secolo d.C.), e un finto marmo (IV secolo d.C.).

affreschi sui muri dell'ingresso del Thermopolium
All'ingresso si trova il bancone a forma di L in travertino.
La sua posizione all'ingresso del locale dava modo di poter servire i clienti anche dalla strada, oltre quelli che si trovavano dentro al locale.
Il bancone era munito di due bacini per l'acqua, scaffali e un mortaio fissato sulla sommità che è stato trovato nell'ambiente.. 

bancone del Thermopolum (visto dalla strada)
Sopra un bancone mensolato della sala centrale del Thermopolium è affrescata una natura morta che raffigura i cibi offerti dal locale.

affresco con natura morta del Thermopolium
Nella sala attigua, interrato nel pavimento si trova un dolio atto a contenere l'olio per la frittura, e rimane anche un piccolo fornello sul quale veniva cotto il cibo. 

dolio interrato nel pavimento del Thermopolium
Nell'ambiente pavimentato con mosaico trovavano posto i commensali.

ambiente del Thermopolium dove i commensali prendevano posto
 Nella bella stagione invece i clienti potevano accomodarsi in un cortile interno con fontana costituita da una vasca di marmo su un piede e lungo bancone.

Una scaletta conduceva in un piccolo ambiente sotterraneo, non una cantina date le sue esegue dimensioni, ma forse un luogo di culto.

scaletta d'accesso al locale di culto sotterraneo
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Sempre sulla Via della Casa di Diana, di fronte al Thermopolium, si trova il Caseggiato dei Dipinti.

Costruito in epoca adrianea, era costituito da botteghe con mezzanini, dall'Insula di Giove e Ganimede, dalla Casa di Bacco Fanciullo, e dalla Casa dei Dipinti.
Le case sono disposte ad L intorno ad un giardino, mentre le botteghe occupano il lato est del giardino.

L'Insula di Giove e Ganimede prende il nome da un piccolo affresco che rappresenta appunto Giove e Ganimede, ritrovato in una sala di rappresentanza della casa.

La casa aveva l'ingresso principale sul lato ovest, mentre su Via di Diana aveva un ingresso secondario.
Dal suo cortile, intorno al quale vi erano anche due sale di rappresentanza, si poteva accedere al giardino del Caseggiato.

Alla fine del II secolo d.C. la casa fu decorata finemente.
Qui abitavano persone ricche costrette per lavoro ad abitare vicino al porto. 
I pavimenti in tessere bianche e nere a disegni geometrici sono di epoca adrianea.


In epoca severiana fu eretto un muro divisorio nel giardino, per nascondere la visuale sull'adiacenteCaseggiato dei Doli che era divenuto un esercizio commerciale.

muro del giardino che separa l'Insula di Giove e Ganimede dalla Casa dei Doli
Su questo muro fu posizionata una pseudo-edicola.
In questo santuario era posta la statua in marmo di Giove trovata che è stata trovata qui. 
Nella nicchia sono raffigurate due aquile.

Sul muro del giardino è anche stato posto il mosaico policromo con figure allegoriche dei mesi (II secolo d.C.), che decorava l'ambiente all'aperto. 

L'ambiente all'angolo tra Via della Casa di Diana e Via dei Dipinti è una bottega.

L'Insula di Giove e Ganimede fu trasformata alla fine del secondo o inizio del terzo secolo in albergo o anche in luogo di prostituzione.

Si possono salire le scale esterne della Insula di Giove e Ganimede poste lungo Via della Casa di Diana per salire al primo piano dell'edificio e godere dell'area archeologica circostante.

scale di accesso al primo piano della Insula di Giove e Ganimede
ATTENZIONE: l'interno dell'Insula di Giove e Ganimede è visitabile solo su richiesta.
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Si affacciava sullo stesso giardino l'Insula di Bacco Fanciullo, che prende il nome da una pittura in cui Mercurio tiene Ercole bambino.

Anche questo era un appartamento medianum (tipico dell'epoca adrianea), ovvero con una camera centrale intorno alla quale si aprivano le atre stanze, e con sale di rappresentanza alte due piani.

Si poteva accedere al piano terra dal giardino o dalla Via dei Dipinti, e scale esterne ed interne portavano ai piani superiori. 
Molte delle pitture alle pareti si sono perse.

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A continuazione dell'Insula di Bacco Fanciullo si trova l'Insula dei Dipinti, nelle forme molto simili di quella precedente.

giardino e facciata dell'Insula dei Dipinti
Una delle due sale di rappresentanza (la più grande che affaccia sul giardino), ha mantenuto in parte le sue pitture alle pareti con motivi geometrici in rosso e giallo.

sala di rappresentanza del piano terra dell'Insula di Dipinti con decorazione pittorica
resti di decorazione pittorica dell'Insula dei Dipinti
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Il lato nord del Caseggiato dei Dipinti era chiuso da alcuni ambienti commerciali, e tra questi un deposito di dolii per l'olio o per il vino (35 dolii sono interrati), che danno il nome alla cosiddetta Casa dei Dolii.

dolii interrati e giardino del Caseggiato dei Dipinti
Sui dolii è indicata la capacità (in media circa 1040 litri = 40 anfore).

Sono stati trovati negli scavi di quest'areaanche stampi in terracotta con raffigurazioni di scene teatrali, erotiche o animali, di cui però non se ne conosce l'utilizzazione.
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Si è giunti quindi alla facciata neoclassica del Museo Ostiense, voluto da Papa Pio IX nel XIX secolo e allestito in un edificio quattrocentesco, nel cosiddetto  "Casone del sale", ex deposito di sale pontificio.

ingresso al Museo Ostiense
Il museo, non molto grande, espone materiali trovati durante gli scavi dell'area archeologica e della zona di Porto: statue che adornavano le domus o i monumenti politici e pubblici della città, statuette di culto delle varie divinità dell'olimpo romano ed orientali trovate nei numerosi santuari presenti ad Ostia, rilievi marmorei, sarcofaghi, ritratti di imperatori e consorti.

Museo Ostiense
Museo Ostiense
Ho cercato di collocare le foto prese al museo man mano che descrivevo i luoghi da me visitati, ma molte altre rimangono escluse perché non pertinenti a questo sito archeologico (per esempio perché provengono dalla vicina Necropoli di Isola Sacra o da quella di Pianabella).

Museo Ostiense
Museo Ostiense
ATTENZIONE: il museo apre un'ora più tardi dell'area archeologica. 
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Scese le scale del Museo ci si può dirigere verso destra, per incontrare il tratto settentrionale del Cardo Massimo, la strada perpendicolare al Decumano Massimo.