La Valle del Colosseo e il Colosseo spiegato ai bambini



La Valle del Colosseo

Il Colosseo sorge in una conca naturale e un tempo era un luogo molto malsano, dove un tempo c’era un laghetto formato dalle acque del rio Labicano, che scorreva in corrispondenza dell’attuale via Labicana.
La zona fu bonificata incanalando le acque del rio Labicano che lo alimentava e indirizzate verso il Tevere già in età antica e il laghetto si prosciugò. 

Il Laghetto fu ripristinato da Nerone come lago artificiale per i pesci nei favolosi giardini della sua Domus Aurea.


L’Anfiteatro Flavio, più conosciuto come Colosseo, è certamente il simbolo di Roma e tutti sanno che al suo interno si praticavano gli spettacoli più famosi dell’antichità: le lotte fra i gladiatori. Ma numerosissimi sono i segreti e le curiosità legate a questo monumento!

Il Colosseo fu costruito proprio al centro della valle tra i colli Palatino, Celio ed Esquilino, dove in precedenza era stato il lago artificiale della portentosa Domus Aurea di Nerone? 


Ma questo maestoso monumento, non era isolato. 
Accanto ad esso infatti, sorgeva il Colosso di Nerone (ecco da dove viene il nome Colosseo!), una gigantesca statua di bronzo dorato, alta più di 35 metri che raffigurava l’imperatore e che dopo la sua morte fu adattata nelle sembianze del dio Sole (volevano proprio cancellare tutto del terribile Nerone!).

Inoltre, all’inizio della strada che dalla piazza del Colosseo conduceva all’interno dei Fori, nella seconda metà del I secolo d.C., fu realizzata una fontana dalla forma molto simile a quella delle mete attorno alle quali nei circhi giravano i carri durante le corse dei cavalli e che per questo, fu chiamata Meta Sudante.

La piazza in cui sorse il Colosseo assunse però il suo aspetto più monumentale e definitivo solo qualche anno dopo, quando nel 135 d.C. l’imperatore Adriano volle far edificare il Tempio di Venere e Roma, dedicato alla dea “capostipite” di Roma e alla città stessa che era considerata la “signora” di tutto il mondo. Il tempio, enorme, sorgeva proprio al centro di una grandissima terrazza con portici.

Per la sua costruzione, si dice che Adriano fece spostare proprio il Colosso di Nerone con l’impiego di 12 paia di elefanti! 


Lultimo monumento che andò ad arricchire la grande piazza fu l’Arco di Costantino. Inaugurato nel 315 d.C. per volere del Senato e del Popolo, rappresentava una chiara esaltazione dell’imperatore che aveva liberato Roma dal “tiranno” Massenzio, appena sconfitto nella battaglia di Ponte Milvio del 312 dC.


E lo sapete che per la sua costruzione furono utilizzati rilievi e statue provenienti dai monumenti presenti nel Foro di epoche precedenti appartenuti a Traiano, Adriano e Marco Aurelio? Sono infatti “nuove” realizzazioni solo i pannelli che illustrano gli episodi delle gesta di Costantino!

Questa modalità di costruzione era caratteristica dei tempi di decadenza ma anche, al contrario, di periodi di grande sviluppo in cui l’esigenza di edificare tanto e in fretta rendeva preferibile recuperare materiali dai monumenti in disuso.

Ma non finisce qui.
Perché proprio alle spalle del Colosseo, si trova un curiosissimo monumento: il Ludus Magnus, la più grande palestra e caserma per gladiatori di tutto l’impero! Fu costruito dall’imperatore Domiziano ed era munito di una grande arena per le esercitazioni, circondata dagli alloggi dei gladiatori

Un sottopassaggio, che partiva proprio da questa palestra, conduceva i gladiatori direttamente ai sotterranei del Colosseo e tramite specialissimi “ascensori”, venivano trasportati esattamente al centro dell’arena dell’Anfiteatro: un’entrata follemente spettacolare, non trovate?

Pare che l’imperatore Commodo, grande appassionato dei giochi gladiatori, si sia esibito all’interno del Ludus Magnus più di una volta, amando anche soggiornare al suo interno, per vivere anche lui come un vero e proprio gladiatore!

Autore: L’Asino d’Oro Associazione Culturale (www.lasinodoro.wordpress.com)












Il Colosseo


Chi lo ha costruito? 
fu costruito per volere dell’imperatore Tito Flavio Vespasiano (69-79 d.C.), che nei primi anni del suo regno decise di donare al popolo un edificio per gli spettacoli.
La costruzione iniziò nel 72 dC, ma venne inaugurato solo 8 anni dopo, nel 80 d.C. da Tito, con una serie di cerimonie e di spettacoli che durarono, si dice, più di 100 giorni e durante le quali furono uccise più di 5.000 belve! 

La sua costruzione fu completata con ulteriori modifiche apportate durante l'impero di Domiziano nel 90, che aggiunse i sotterranei e l'attico.


Per costruirlo, Vespasiano fece prosciugare la valle naturale compresa fra i colli Palatino, Celio ed Esquilino (dove precedentemente l’imperatore Nerone aveva creato un grande lago artificiale privato) e diede inizio all’opera di costruzione dell’anfiteatro, che da lui prese il nome di Flavio. 

I bambini sono molto attratti dalla storia di Nerone e in particolare dell’incendio del 64 dC di cui fu accusato. Gli storici sono concordi sul fatto che non fu Nerone ad appiccare l’incendio ma probabilmente non si affrettò a farlo spegnere. L’incendio andò fuori controllo e ci vollero nove giorni per domarlo, alla fine aveva devastato due terzi della città e questo permise a Nerone di costruire la sua spettacolare casa d’oro.


Della Domus Aurea si sa poco perché fu distrutta dopo la morte di Nerone, ma è certo che fu enorme e costruita in soli quattro anni, tra il 64 d.C. (anno dell’incendio) e il 68 d.C. (anno della morte dell’imperatore). 


La Domus Aurea fu distrutta perché la memoria di Nerone fu dannata eppure, ironia della sorte, il simbolo di Roma nel mondo è legato indissolubilmente al ricordo dell’imperatore che bisognava dimenticare. Secondo la tradizione, il nome Colosseo deriva da una colossale statua di Nerone, alta come un palazzo di dieci piani, che era collocata su di un podio posto fra il Colosseo e il Tempio di Venere e Roma, dove oggi sono alcuni alberi.

Alla statua veniva modificato il volto con quello dell’imperatore di turno, e questo ci dice come il riutilizzo fosse molto praticato nell’antichità.

Un nome, un mistero.
Il vero nome del Colosseo è Anfiteatro Flavio, “anfi-teatro” perché era come un “doppio-teatro” e Flavio perché fu costruito dagli imperatori della famiglia dei Flavi: iniziato da Vespasiano, inaugurato da Tito nell’80 d.C. e terminato da Domiziano.


Il nome "Colosseo" è arrivato solo nel medioevo: la teoria più accreditata è che si chiami così perché fu costruito nei pressi della statua del "colosso" di Nerone che sorgeva a pochi metri dall'anfiteatro. 

Altri dicono che derivi dalla posizione, perché sorgerebbe su un colle dove un tempo si trovava un tempio di Iside (da cui Collis Isei). 
Ma c'è anche una leggenda nera secondo cui anticamente era un tempio pagano, dove si adorava il demonio. E alla fine di ogni cerimonia i sacerdoti chiedevano agli adepti: 
"Colis Eum?" ("Adori lui?").

Questa leggenda ha un po' di vero

il Colosseo si guadagnò una fama sinistra, fino a essere ritenuto una delle 7 porte dell'inferno (vi morirono decine di migliaia di persone). Si dice che in loco si tenessero riti propiziatori, utilizzando lo stesso sangue dei morti nell'arena. 
Nel medioevo, poi, bande di briganti lo usavano per seppellire le vittime
E nel 500 fu preso di mira da maghi e stregoni che pare apprezzassero le erbe dai poteri magici che crescevano tra le sue rovine.

Misure

In grado di contenere un numero di spettatori stimato tra 50.000 e 75.000 unità, è il più importante anfiteatro romano, nonché il più imponente monumento dell'antica Roma che sia giunto fino a no​i​.

L'anfiteatro (che significa 2 teatri) forma un ovale di 527 m di perimetro, 
l'altezza è circa 49 mt, ma in origine superava i 50mt
L'arena è lunga circa 90 mt
e larga circa 55 mt

Misure di uno stadio di calcio moderno:
lunghezza da 90 a 120 mt massimo
larghezza da 45 a 90 mt massimo

Struttura
La struttura portante è in massi di travertino, negli anelli interni sono stati usati laterizi (mattoni), e opera cementizia sopratutto nelle coperture a volta.
L'importanza dell'uso dell'arco nell'architettura romana
La struttura presenta una linea curva e avvolgente


Archi e volte sono concatenati tra loro in un serrato rapporto strutturale.

Gli archi sono stati inseriti anche nella muratura in laterizi per scaricare il peso lungo i loro pilastri.

Giochi
Era in pratica uno stadio, un po’ più piccolo dello Stadio Olimpico, in cui si svolgevano tre tipi di spettacoli: i combattimenti tra animali feroci, l’uccisione di condannati che venivano sbranati dagli animali (brrrr….) e soprattutto le lotte tra i gladiatori, alcuni dei quali erano delle vere star per il pubblico, più o meno come i nostri calciatori.


 Alcuni autori parlano anche di naumachie, vere e proprie battaglie navali, che si svolgevano nel Colosseo riempito d'acqua! 


A organizzare e finanziare gli spettacoli erano gli stessi imperatori, per celebrare eventi speciali, come vittorie militari o elezioni politiche, mentre il pubblico entrava gratuitamente con una tessera di ingresso con indicato il posto. 


Per almeno tre secoli gli spettacoli al Colosseo attirarono folle numerosissime; poi dal IV secolo i gusti cominciarono a cambiare, anche in seguito alla conversione al cristianesimo, e tra il V e il VI secolo i giochi gladiatori furono aboliti.

L'ultimo spettacolo di cui si abbia notizia fu realizzato nel 523 d.C.

Attraverso una serie di plastici e illustrazioni collocati all’inizio del percorso capiamo bene come funzionavano gli spettacoli e che cosa succedeva sugli spalti.
Un grande disegno mostra gente di ogni tipo: bambini che giocano, uomini che litigano forse per qualche scommessa, molti spettatori col cestino per la merenda e alcuni perfino che cucinano. 


L'ingressoall’anfiteatro era gratuito e la gente veniva qui come allo stadio. Ogni romano aveva una tessera personale che gli permetteva l’accesso ad un solo settore dell’anfiteatro, questo sia per velocizzare l’ingresso e l’uscita di migliaia di spettatori sia per tenere separate persone di classi sociali diverse.
Il pubblico accedeva all'interno attraverso 80 entrate fatte ad arco (di cui 2 erano trionfali, e 2 di servizio).

La Cavea
Le gradinate (la cavea) erano divise in cinque settori (meniana) dal basso verso l'alto e il pubblico prendeva posto a seconda della classe sociale di appartenenza: in basso, nei posti migliori, i personaggi più importanti, poi salendo fino alle donne, ai bambini e agli schiavi, che assistevano in piedi dalla galleria più alta.

L'arena Ai piedi della cavea c'era l'arena (la pista per gli spettacoli), costituita da un tavolato di legno coperto di sabbia (arena). 

Sotterranei e Ascensori

c'erano gli ambienti di servizio, che ospitavano i macchinari necessari agli spettacoli, le armi dei gladiatori e le gabbie degli animali, e gli ascensori che servivano a sollevarle fino all'arena. Gli ascensori erano collegati all'arena con degli scivoli. Gli ascensori erano manovrati dagli schiavi che facevano girare una ruota ancorata a dei contrapesi che scendevano e facevano salire l'ascensore.

Il Velarium

E ricoperto da una grande tenda solare. 
Nelle giornate assolate, il Colosseo era ricoperto da un velario formato da circa 80 vele triangolari, controllate da 320 funi di sostegno, manovrate da marinai (Flotta di Miseno). Il perché è facilmente intuibile: evitare le insolazioni agli spettatori durante gli spettacoli di mezzogiorno.


Chi ha distrutto il Colosseo?
I barbari?, i terremoti? il tempo e l'abbandono?
Tutti e 3, infatti il tempo rovina, i terremoti comportarono numerosi crolli e i barbari, dice la leggenda, tentarono in vari modi di distruggere il Colosseo.

In realtà i danni maggiori furono fatti dagli stessi romani che nel corso dei secoli utilizzarono il Colosseo come cava di marmi e metallo, da cui i tanti buchi che si notano dentro e fuori. Un detto a Roma dice “quello che non fecero i barbari fecero i Barberini” accusati di aver spogliato monumenti antichi per abbellire i propri palazzi ma questa era una pratica molto antica.


Il marmo della facciata e di alcune parti interne del Colosseo sono stati utilizzati per la costruzione della Basilica di San Pietro e anche per edifici civili come Palazzo Barberini


Caduto in abbandono, per lungo tempo l'anfiteatro fu infatti usato come come fonte di materiali da costruzione. Così fino al 18° secolo, quando tornò l'amore per le antiche vestigia di Roma.
Lo smantellamento del Colosseo ebbe termine solo intorno al 1700 quando fu consacrato ai martiri cristiani che, secondo la tradizione, in questo luogo erano stati condannati ad essere sbranati dalle belve. Ancora oggi, il venerdì santo, il papa entra nel Colosseo per la via crucis ed ecco il perché della grande croce moderna che si trova di fronte all’uscita.

Si calcola che nel corso del tempo sia rimasto solo un terzo di quella che era la costruzione originale.


Al cinema.

E' stato il set di numerosi film. Ma non è stato girato al Colosseo il film che ne ha celebrato la fama in tutto il mondo: il Gladiatore. Una serie di intoppi hanno infatti spinto il regista Ridley Scott a girare alcune scene nell'anfiteatro romano di El Jem in Tunisia e a ricostruirne uno a Malta, dove è stato realizzato in 19 settimane e solo in parte: il grosso è stato ricreato al computer.

Patrimonio dell'umanità e 1  delle 7 meraviglie del Mondo
Inserito nel 1980 nella lista dei Patrimoni dell'umanità dall'UNESCO, assieme a tutto il Centro storico di Roma, le Zone extraterritoriali della Santa Sede in Italia e la Basilica di San Paolo fuori le mura, nel 2007 il complesso, unico monumento europeo, è stato anche inserito fra le Nuove sette meraviglie del mondo, a seguito di un concorso organizzato da New Open World Corporation (NOWC).


Gladiatori romani
chi erano e come combattevano​?​

I gladiatori erano i lottatori dell’antica Roma. Il nome deriva da gladio, una piccola spada corta usata molto spesso nei combattimenti. 
Solitamente erano schiavi o prigionieri di guerra o persone condannate per qualche reato,  in qualche caso erano uomini liberi caduti in miseria, o ex soldati in cerca di fama.
perchè al gladiatore vittorioso dunque spettavano il benessere e il successo.

È molto probabile che tra i gladiatori ci fossero anche veri e propri professionisti del combattimento. Esistevano, infatti, scuole di addestramento (per esempio a Capua e a Pompei), nelle quali un ex gladiatore oppure un impresario (lanista) allenava i gladiatori in gruppi, detti familiae.

Nelle scuole veniva insegnato ai gladiatori anche come morire sull’arena. 
Lo sconfitto doveva saper morire con dignità, porgendo volutamente la gola al vincitore. Questi con un gesto teatrale faceva roteare la spada prima di affondarla nel collo del vinto. Il cadavere veniva poi trascinato via dall’arena da inservienti travestiti da Caronte mentre squilli di tromba salutavano il vincitore. 

Il vincitore riceveva la palma della vittoria o una corona, insieme al premio in denaro.
Dopo molte vittorie, un gladiatore poteva addirittura ottenere il congedo. 
Ma anche allora il successo era una droga, quindi capitava che preferisse rinunciare al congedo e continuare a combattere, malgrado l’altissima probabilità di rimanere uccisi.

In una scuola per gladiatori a Capua finì Spartaco. Questi nel 73 a.C. diede inizio a una rivolta, coinvolgendo nella fuga altri gladiatori, cui poi si unirono alcune migliaia di schiavi fuggiaschi.

I giochi gladiatori a Roma
Secondo le fonti antiche, i ludi o giochi gladiatorii avevano un’origine funeraria e sarebbero derivati dall’uso di offrire sacrifici umani per placare i Mani, cioè gli spiriti dei defunti.

Servio (grammatico latino, IV-V sec. d.C.) nel commento ad un passo dell’Eneide (10, 519), afferma: «Era costume che nelle tombe dei grandi uomini venissero uccisi dei prigionieri. Dopo che quest’uso venne considerato crudele, si decise che davanti alle tombe combattessero dei gladiatori».

Col tempo, i Romani si affezionarono a questa usanza, che in seguito si svincolò dall’aspetto rituale, divenendo un vero e proprio spettacolo, che acquistò un’importanza sociale e politica sempre maggiore.

Verso la fine della Repubblica, e più ancora durante l’Impero, i giochi gladiatori divennero anche un mezzo per assicurarsi il consenso elettorale.

Nei giorni precedenti i giochi gladiatori veniva fatta pubblicità e veniva affisso per la città il programma. Su questo era evidenziato il nome di chi finanziava i giochi e il motivo per cui venivano fatti. Inoltre vi erano tutte le altre indicazioni: la data, l’ora, il luogo in cui si sarebbero svolti, il nome dei gladiatori ecc.

La sera prima, gli editores, ovvero i finanziatori dei giochi, offrivano ai gladiatori una cena libera, aperta a tutti. 

Durante la cena ai morituri (coloro che stanno per morire) era permesso tutto e gli estranei avevano l’occasione di osservarli da vicino e valutarne le capacità fisiche per programmare le scommesse. Malgrado queste fossero illegali, attorno ai combattimenti ruotava un grosso giro di denaro.

L’inizio dei giochi gladiatori era preceduta dalla pompa gladiatoria, cioè la sfilata che faceva ingresso nell’arena. Essa era composta dal promotore dei giochi, dai littori e dai musicisti. Ma c’erano anche le portantine con i premi dei vincitori, i simboli, le armi e infine i veri protagonisti dei giochi, i gladiatori, i venatores (o bestiari) e i condannati.

I giochi duravano dall’alba fino al tramonto. Spesso si prolungavano in spettacoli notturni in una suggestiva arena illuminata da fiaccole.

I combattimenti
Lo spettacolo prevedeva in genere più duelli in contemporanea e talvolta un combattimento a squadre.

Quando un gladiatore finiva a terra ferito poteva chiedere la grazia al vincitore alzando il braccio. Quest’ultimo si rivolgeva al magistrato che presiedeva i giochi (o all’imperatore stesso, se presente), il quale di solito interpellava gli spettatori. Se il pubblico aveva apprezzato il coraggio e l’abilità del gladiatore perdente, gridava Mitte! (“Mandalo via!”) e lo sconfitto aveva salva la vita. Se invece la folla mostrava il pugno con il pollice rivolto in basso (pollice verso) e gridava Iugula! (“Sgozzalo”!) e il magistrato confermava il verdetto, la grazia era negata e lo sfortunato veniva ucciso.

Non tutti gli spettatori però apprezzavano le feroci esibizioni. Il filosofo Seneca (4 a.C.-65 d.C.), ad esempio, riteneva che esse inducessero la folla a cattivi comportamenti.

Oltre ai duelli, c’erano le venationes («cacce»), cioè scontri fra gladiatori (detti bestiarii) e belve feroci, come pantere, tigri, elefanti, rinoceronti e orsi. Si concludevano sempre con un’ecatombe, come accadde quando l’imperatore Tito inaugurò il Colosseo: in un solo giorno vennero sacrificati oltre 5000 animali.

Durante i combattimenti venivano eseguite anche sentenze capitali, alle quali si cercava di dare una forma di spettacolo. La prima esecuzione documentata risale al 167 a.C., quando Lucio Emilio Paolo, detto il Macedone, dopo la vittoria su Perseo, re di Macedonia, fece calpestare dagli elefanti i disertori stranieri dell’esercito romano.
I condannati ad bestias inizialmente erano solo i disertori e i prigionieri di guerra, ma in seguito questo supplizio venne destinato anche ai criminali comuni e soprattutto ai cristiani.

Categorie di gladiatori romani
I gladiatori non erano tutti uguali. Si caratterizzavano per il modo di combattere e, di conseguenza, per il tipo di armamento utilizzato. Essi si distinguevano così:

Retiarius: con una rete e un tridente, come quello del dio Nettuno. Doveva imbrigliare e gettare a terra l’avversario.
Mirmillo: con un elmo a forma di pesce (di origine gallica) e uno scudo oblungo. Duellava in genere con il retiarius.
Secutor (“inseguitore”): inseguiva il retiarius armato di spada, elmo e scudo.
Thrax (“il trace”): armato come un soldato trace, con uno scudo rotondo (parma) e una spada ricurva.
l’(H)oplomachus (dal greco oplomàchos, “combattente con armi pesanti”): indossava una robusta corazza di ferro e un elmo con visiera e brandiva una spada corta.
Laquearius: lanciava sull’avversario un lazo (laqueus), lo atterrava e poi lo strangolava.
Gli essedarii: combattevano su un carro (essedum).
Sagittarius, armato di frecce.

Le armature - o costumi di scena?
Ce n’erano molti altri. In generale, comunque, tutte le armature dei gladiatori erano appariscenti, di metallo lucente e spesso decorate per poter essere visibili anche da grande distanza. Le loro tuniche e stoffe erano policrome.

La fine degli spettacoli gladiatori
Nel corso dei secoli, gli spettacoli gladiatori erano stati innumerevoli e tutti cruenti e sanguinosi, spesso vere e proprie carneficine. Non solo la violenza era accresciuta, ma anche lo splendore e il fasto con cui erano organizzati. Gli spettatori, infatti, volevano essere sempre stupiti e così si utilizzavano armature d’argento, animali esotici, coreografie spettacolari, musiche ed “effetti speciali”. Macchine roteanti che movimentavano le scenografie, ascensori e piani mobili che facevano salire dai sotterranei gladiatori e animali per riempire improvvisamente l’arena e così via.

Tuttavia anche questi giochi così amati dai Romani conobbero il declino. Il cristianesimo

non poteva tollerare questi cruenta spectacula, tanto più che la condanna più diffusa per i martiri cristiani era proprio la damnatio ad bestias.

La dieta dei Gladiatori
Essi mangiavano moltissimi carboidrati, contenuti in legumi e cereali, e pochissime proteine animali, anche allora molto costose. I loro pasti erano quanto di più lontano da quelli degli atleti moderni, che invece preferiscono carne e pesce, uova etc. Oltre ai carboidrati derivanti dalle zuppe di fagioli e orzo, 


Un recente studio dell’Università di Vienna ha consentito di analizzare la dieta dei gladiatori della città di Efeso, in Turchia, dove si trovava una famosa scuola gladiatoria, e nel quale cimitero furono sepolti 67 uomini (di cui 22 gladiatori) e una donna, si presume la moglie di uno di essi, forse di un allenatore. 

L’identificazione dei gladiatori è avvenuta grazie ad alcune opere, come dei bassorilievi in pietra, che indicavano lo status del sepolto.  
l’analisi isotopica dei residui chimici delle ossa ritrovate ha permesso di ricostruire il regime alimentare dei gladiatori: principalmente orzo e vari tipi di legumi. 


Di orzo ne mangiavano così tanto che venivano chiamati anche hordeani, dal latino hordeum (orzo appunto). 
Plinio il Vecchio, morto a Ercolano durante l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., non a caso definisce i Gladiatori “Hordearii”, uomini d’orzo.

Il famoso medico Galeno di Pergamo, che curò numerosi combattenti delle Arene, ci racconta che, al termine dell’allenamento, veniva consumata una bevanda/intruglio fatta di ceneri di ossa e aceto.
I ricercatori confermano in particolare proprio l’assunzione di questa particolare bevanda, che doveva essere una sorta di tonico post-allenamento in grado di integrare il calcio in difetto da una dieta sostanzialmente vegetariana. Proprio il livello di calcio delle ossa ha costituito una sorpresa, perché molto superiore rispetto a quello dei cittadini romani dell’epoca.

Un fisico adatto alla Lotta
Le scuole gladiatorie erano una fonte di reddito e impiego di grandi proporzioni durante l’antichità, si potrebbero paragonare quasi alle squadre di calcio odierne, e un lottatore vincente era un bene prezioso, da non trascurare.


La professoressa di Harvard Kathleen Coleman, non coinvolta nel team dell’Università di Vienna che ha condotto la ricerca, concorda con l’idea che la dieta dei gladiatori potesse essere attentamente considerata e non frutto dell’esclusiva volontà di risparmiare. Dal momento che tutti volevano il miglior combattimento possibile, afferma: “Presumo che conoscessero bene il legame tra dieta e prestazioni [e] volevano certamente ingrassare i gladiatori“.

Inoltre, anche se un po’ sovrappeso (non certamente grassi), i gladiatori erano tutt’altro che fuori forma. Gli studi hanno consentito di accertare che le ossa erano dense quanto quelle degli atleti odierni, e che i muscoli erano ben sviluppati in modo uniforme fra braccia e gambe. I gladiatori passavano quindi il proprio tempo ad allenarsi e a mangiare, in modo da diventare giganteschi colossi in grado di sconfiggere le belve dell’Arena e battersi per lungo tempo all’ultimo sangue gli uni contro gli altri.


Una dieta tanto ricca di carboidrati copriva i muscoli di uno strato di grasso, e infatti Galeno definisce i Gladiatori come “mollicci”
Non mangiavano così perché appartenenti alle frange più povere della popolazione (nella fattispecie erano prigionieri di guerra), ma proprio per migliorare la resa in arena e anche per un vezzo estetico, spiegano gli studiosi: 

“Il grasso creava uno strato protettivo sul corpo. I nervi sarebbero stati meno esposti e i tagli meno pericolosi. 
Il grasso, ancorché oggi considerato antiestetico, ricopriva un ruolo importante durante le battaglie, perché proteggeva parzialmente gli organi e i muscoli del combattente. Ferite e tagli superficiali risultavano meno invalidanti rispetto a chi aveva un fisico scolpito, e inoltre anche una massa corporea pesante costituiva un’arma aggiuntiva che poteva risultare decisiva nell’arena.

In sostanza la pancetta proteggeva il corpo e fungeva da riserva energetica: concetti che sarebbero stati espressi secoli più avanti, ma che i nutrizionisti dei gladiatori romani avevano anticipato.

Come beneficio extra, lo strato di grasso serviva a creare uno spettacolo maggiore: i gladiatori potevano sopportare perdite di sangue grazie alla superficialità delle ferite, riuscivano a continuare a combattere”.

Il sangue dei gladiatori, all’epoca dei Romani, veniva considerato un rimedio per l’impotenza (una specie di Viagra dell’antichità)
e “gladius”, oltre che indicare la spada, era un termine volgare per definire il pene.

E’ facile immaginare il delirio delle folle nelle arene per possenti gladiatori grondanti sangue ancora in grado di ribaltare l’esito di una battaglia

Perché l’immagine dei gladiatori è rimasta tanto deviata per tanto tempo?

La risposta è di facile intuizione. Poiché gli antichi, esattamente come noi, idealizzavano le forme del corpo umano, le statue degli imperatori, dei filosofi e in genere dei “notabili” riportavano caratteristiche fisiche idealizzate, naturalmente non corrispondenti alla realtà. Era una specie di Photoshop di 2.000 anni fa, solo che veniva realizzato mediante le sculture e non sulle immagini bidimensionali. Le immagini seguenti delle pitture ricalcarono le forme immaginate dagli antichi romani, contribuendo a diffondere un’idea abbastanza idealizzata del fisico dei gladiatori.

Sotto, quadro ottocentesco di Jean-Léon Gérôme: