Chiusa dal 1980, è il monumento cristiano più antico e importante del Foro Romano
Articolo di Federico Castelli Gattinara - 17 marzo 2016 pubblicato su IL GIORNALE DELL'ARTE
Foto di Gaetano Alfano / SS-Col / Electa
Riapre il 17 marzo del 2016, dopo 36 anni, uno dei monumenti più importanti al mondo per la storia dell’arte altomedievale e bizantina, Santa Maria Antiqua al Foro Romano, chiusa al pubblico nel 1980 (a parte qualche sporadica visita straordinaria).
La chiesa ha una vicenda complessa e particolarissima: costruita alla metà del VI secolo venne abbandonata tre secoli dopo a causa del terremoto dell’847, quindi dimenticata, sepolta e riscoperta circa mille anni dopo da Giacomo Boni tra il 1899 e il 1900, a parte l’accidentale ritrovamento dell’abside documentato da un famoso acquarello di Francesco Valesio del 1702.
Boni demolì la soprastante chiesa barocca di Santa Maria Liberatrice, tirò fuori l’antica chiesa, la protesse con un tetto a capriate e restaurò gli affreschi, una raccolta di 250 mq di affreschi decorati sovrapposti, relativi principalmente ai papi Martino I, Giovanni VII, Zaccaria e Paolo I, con tracce di pitture romane, impiantandosi la chiesa nella zona della Rampa Imperiale, costruita da Domiziano, per collegare il foro al colle del Palatino e al palazzo Imperiale.
I restauri recenti partono nel 1984 (fino al 1989) durante la Soprintendenza di Adriano La Regina e a occuparsene sono gli architetti Giuseppe Morganti, grazie al quale oggi si riapre, insieme a Francesco Scoppola, attualmente a capo della direzione generale Belle arti e Paesaggio. Allora si rivedono le coperture per eliminare le tante infiltrazioni, si rinforza e impermeabilizza il tetto degli anni Dieci, la terrazza intorno, gran parte degli infissi, le gronde, le tettoie per proteggere gli affreschi restaurati dall’Iccrom ma rimasti all’aperto nell’atrio antistante alla chiesa.
Il discorso si riapre nel 2001, con finanziamenti statali e del World Monuments Fund. Da allora e fino al 2013 si risanano tutti gli affreschi. Dai brani staccati e restaurati da Boni vengono rimosse le stuccature in cemento e rifatti i supporti in fibra di carbonio, quindi rimontati in situ in maniera del tutto mimetica.
Nella cappella a sinistra del presbiterio, dedicata a Teodoto, tutta la parte bassa della parete meridionale staccata nel 1947 e nel 1954 per via dell’umidità e conservata nell’Antiquarium forense di Santa Maria Nova (Santa Francesca Romana) è ritornata al suo posto.
A livello strutturale, si è affrontato il problema dell’umidità di risalita, specie nella zona presbiteriale che sorge a ridosso degli Horrea Agrippiana (i magazzini di Agrippa), risolto definitivamente solo di recente con l’aiuto di Ippolito Massari, grande esperto del campo: vexata quaestio (il colle è composto da uno strato di argilla sormontato dal tufo), come dimostra il «taglio» alla base delle murature domizianee coperte da lastre di travertino, ben visibile nell’atrio.
Sì, perché l’apertura sarà affiancata da una mostra («Santa Maria Antiqua tra Roma e Bisanzio», fino all’11 settembre 2016, catalogo Electa) ideata da Maria Andaloro e curata da lei insieme a Giulia Bordi e Giuseppe Morganti. Per la prima volta torneranno l’icona della chiesa oggi a Santa Maria Nova (per tre mesi) e il frammento d’intonaco con sant’Agata attualmente in collezione privata, pubblicato da Toesca e vicino alle pitture dell’attiguo Oratorio dei Quaranta Martiri.
Alla collaborazione con l’Università della Tuscia di Viterbo si deve il restauro recentissimo dei cinque sarcofagi romani interni alla chiesa, di riutilizzo medievale. Nel corso degli interventi dal 2001 a oggi non ci sono state novità eclatanti, ma importanti acquisizioni sia sulla successione delle fasi e l’attribuzione ai vari pontefici dei singoli strati, sia sul piano delle tecniche esecutive, come nel caso delle tracce d’oro zecchino sulle figure della celebre parete palinsesto.
Conclusa la chiesa, i lavori futuri riguarderanno l’atrio, di cui a oggi sono stati revisionati gli affreschi e verificate le murature. Prossimi passi, le pitture mai restaurate di quando l’aula fu convertita in oratorio dedicato a sant’Antonio (XI secolo), la mostra dei frammenti architettonici di Santa Maria Antiqua ancora nei magazzini, una copertura leggera per eliminare le tettoie, forse un velario come nel cortile di Palazzo Altemps.
(I) Quadriportico esterno, ex cappella di S Antonio.
(M) Vestibolo - Negli edifici pubblici o privati, ambiente di ingresso, intermediario fra l'esterno e l'interno, di varia forma e imponenza secondo le funzioni di disimpegno.
(L) Rampa che sale al Palatino
(A) Atrio
Segue il NARTECE,
(G-F-H) quindi l'aula a tre navate, divise da due eleganti colonne di granito bigio per parte.
(B) Presbiterio
(D) Cappella di Teodoto
(E) Cappella dei Santi Medici Cosma e Damiano
(B) Il bema ha il pavimento in opus alexandrinum, a rosoni e disegni geometrici che posa su un pavimento più antico in opus spicatum di età imperiale.
Distrutta o piuttosto salvata dal terremoto?
sigillata sotto le macerie per più di 1000 anni,
Inoltre, gli strati del crollo, hanno protetto le pitture dall’esposizione a sole pioggia e vento.
La pavimentazione è anch’essa a strati; ci fu probabilmente la sopraelevazione del presbiterio e il pavimento attuale dovrebbe risalire al VI o VII sec.
Nella fascia superiore vi sono dei riquadri con scene dell'Antico Testamento:
Giuseppe estratto dalla cisterna e venduto dai fratelli a un mercante amalecita; Giuseppe e la moglie di Putifarre; Giuseppe condotto in prigione.
Il sogno di Giacobbe; la lotta di Giacobbe con l'angelo.
Il ciclo pittorico è riferibile a papa Paolo I (757-767)
Rimangono in parte due scene bibliche dipinte: il re Ezechia disteso sul letto di morte , il profeta, Isaia in atto di annunziare; David e Golia già caduto.
MURI DEL PRESBITERIO A DESTRA E SINISTRA DEL CATINO ABSIDALE
-quattro papi: a sinistra Giovanni VII e Leone I, a destra Martino I e un papa del quale non si conosce il nome (Agatone?).
–quattro Padri della Chiesa - a sinistra Sant’ Agostino e una figura distrutta, a destra San Gregorio Nazianzeno e San Basilio - che tengono un rotolo contenente una parte delle loro opere citata negli atti del concilio del Laterano (649) nel quale si condannò il monotelismo.
-Dedica in greco a papà Giovanni VII con nimbo quadrato.
-A destra busti di santi entro clipei.Il palinsesto era infatti il nome dato agli antichi codici di pergamena che venivano continuamente cancellati e riscritti dai frati amanuensi.
Dall’osservazione ravvicinata di questa parete, è stato possibile distinguere quattro fasi decorative.

2° STRATO
30 anni più tardi, fra il 570 e il 580 d.C.3° STRATO
Papa Martino I (649-655),
due Santi identificati come Basilio e Giovanni Crisostomo.
Fanno parte di un ciclo di santi orientali che reggono in mano dei cartigli con testi tratti dal Concilio Lateranense del 649, e che prosegue sul lato opposto dell’arco.dedicata al martirio di S.Giulitta e di S.Quirico
nota con il nome del suo committente Teodoto alto dignitario di papa Zacaria (741-782 d.C ).
-Quirico fu ucciso a soli 3 anni, perchè piangeva durante il martirio di sua madre.
-Fustigato da un carnefice
-Gli tagliano la lingua “MOZZATA” per impedirgli di piangere e frignare.
-ma il bambino rifiuta di sottostare ai romani e parla con la lingua mozzata.
-viene poi disteso su di un braciere “SARTAGINE”
-viene trafitto da chiodi come Gesù
-viene scaraventato su una pietra
Cristo con i piedi non sovrapposti, veste il colobium, la tunica smanicata usata dai primi monaci. La crocefissione con Maria e S Giovanni Evangelista, si afferma con il Concilio Quinisesto, tenutosi a Costantinopoli nel 692.