di Federica Campanelli
Nel transetto destro di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri in Roma, incastonata nella splendida pavimentazione in marmi policromi della basilica, si estende una linea meridiana di 44,89 metri facente parte di un grande orologio solare – tra i più pregevoli della Capitale – inaugurato il 6 ottobre 1702 e tuttora funzionante.
Si tratta di un’opera notevole sia per valore estetico sia in termini di qualità tecnica, e, come recita l’epigrafe collocata in basilica, essa «[...] servì a regolare gli orologi di Roma fino al 1846 quando il cannone cominciò ad annunciare il mezzodì».
Questo strumento astronomico, conosciuto come Linea Clementina da papa Clemente XI (Giovanni Francesco Albani, 1649-1721), che ne affidò la realizzazione al canonico matematico Francesco Bianchini, è detto meridiana a camera oscura per la presenza di un foro stenopeico (foro gnomonico) posto a Sud.
A Santa Maria degli Angeli, il diametro originario del foro gnomonico convertito nel sistema metrico decimale è approssimativamente due centimetri, cioè pari alla millesima parte della sua altezza dal pavimento (20,34 metri), così come previsto dalla prassi costruttiva dell’epoca.
A differenza di orologi solari orizzontali o verticali in cui è presente un asse gnomonico opportunamente orientato rispetto all’asse terrestre (parallelamente o perpendicolarmente a esso), i tipi a camera oscura proiettano non un’ombra ma una macchia solare ellittica (nel caso della Linea Clementina, il semiasse maggiore può superare i 110 centimetri al solstizio d’inverno). Il contesto ideale è pertanto un ambiente chiuso e poco illuminato.
Siffatte meridiane in passato erano preferibilmente definite a tangente in virtù del principio matematico alla base del loro funzionamento: la distanza tra la macchia solare sulla meridiana (in un qualsiasi periodo dell’anno) e la proiezione ideale del foro gnomonico sul pavimento, è pari alla tangente della latitudine geografica corretta con la declinazione solare (ai solstizi vale ±23°27’, agli equinozi 0°) moltiplicata per l’altezza gnomonica. La linea meridiana è essa stessa la materializzazione della retta tangente una grande circonferenza immaginaria centrata sul foro stenopeico.
In tal modo è possibile prevedere le posizioni dell’ellissi luminosa durante i principali eventi astronomici: solstizio d’inverno e solstizio d’estate in cui si raggiungono, rispettivamente, la distanza massima e minima dal foro gnomonico, e punto equinoziale in cui il Sole entra – nel suo moto apparente – nelle costellazioni dell’Ariete in Primavera e della Bilancia in Autunno (a causa del moto precessionale del pianeta, in realtà il Sole transita nelle costellazioni Pesci e Vergine).
Lungo tutta la linea meridiana possiamo osservare le diverse costellazioni zodiacali riprodotte attraverso bellissime tarsie marmoree realizzate perlopiù con materiali di provenienza archeologica. A destra della linea vi sono le costellazioni estive e autunnali, a sinistra quelle primaverili e invernali. Il Cancro e il Capricorno, coincidendo con i solstizi, sono invece collocati alle due estremità della meridiana.
Le figure sono inserite entro spazi quadrangolari con lato di circa 90 centimetri, fatta eccezione per lo Scorpione, che giace in uno spazio triangolare alla base di una colonna del transetto. Su ogni immagine è stata riprodotta la relativa costellazione incastonando stelle bronzee di dimensioni variabili in funzione della magnitudine apparente.
Il progetto grafico dei segni zodiacali – ispirato alle incisioni firmate Alexander Mair per il catalogo stellare Uranometria di Johann Bayer (1603) – è opera di Carlo Maratta, il celebre pittore che in questa stessa basilica troverà sepoltura nel 1713.