TOMASO MONTANARI LA VERA NATURA DI CARAVAGGIO


Articolo pubblicato su ZANZIBAR 2015-2017
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Tomaso Montanari La vera natura di Caravaggio
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PUNTATA 1 – Le vie dei campi, in Lombardia 
In onda a partire da venerdì 16 dicembre alle 21:15
Un’indagine minuziosa, fatta di continui confronti, analisi dei testi pittorici e dei documenti, per cercare di rispondere alle molte domande che oggi, dopo quattro secoli, circondano ancora la vita di uno dei più grandi artisti di tutti i tempi. Tomaso Montanari racconta Michelangelo Merisi nella nuova serie “La vera natura di Caravaggio”.
Un viaggio in dodici puntate, nelle opere di un maestro di cui si è detto e scritto moltissimo. La rivoluzione pittorica di Caravaggio, il suo naturalismo, l’aderenza al vero, il gioco dei contrasti, la modernità. Ma anche il rapporto con la committenza e il mondo di cui amava circondarsi. Una vita fatta di luci e ombre, come le sue tele. Da Roma a Milano, da New York a San Pietroburgo, da Londra a Parigi, da Napoli a Siracusa, da Malta alla spiaggia di Porto Ercole, dove muore nel 1610 a soli 39 anni.
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Si indaga sulle origini e sulla formazione di Caravaggio, con continui confronti con le opere del maestro, seguendo due direttive:
La pittura veneta: Giorgione, Tiziano, Peterzano
La pittura lombarda: Leonardo, Lotto, Moretto, Savoldo, Moroni, i Campi
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In onda a partire da venerdì 23 dicembre alle 21:15
Prosegue il viaggio nell’arte di Michelangelo Merisi sotto la guida del professore Tomaso Montanari nel secondo episodio della serie “La vera natura di Caravaggio”. Un viaggio in dodici puntate, nelle opere di un maestro di cui si è detto e scritto moltissimo. La rivoluzione pittorica di Caravaggio, il suo naturalismo, l’aderenza al vero, il gioco dei contrasti, la modernità. Ma anche il rapporto con la committenza e il mondo di cui amava circondarsi. Una vita fatta di luci e ombre, come le sue tele. Da Roma a Milano, da New York a San Pietroburgo, da Londra a Parigi, da Napoli a Siracusa, da Malta alla spiaggia di Porto Ercole, dove muore nel 1610 a soli 39 anni.
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Ragazzo che monda un frutto (copia di un originale di Caravaggio perduto) – Londra, Royal Collection
Bacchino malato – Roma, Galleria Borghese
Ragazzo con canestra di frutta – Roma, Galleria Borghese
Ragazzo morso da un ramarro – Londra, National Gallery
Ragazzo morso da un ramarro – Firenze, Fondazione Longhi
Ragazzo con vaso di rose (copia di un originale di Caravaggio perduto) – Atlanta, High Museum of Art
I Bari – Fort Worth, Kimbell Art Museum
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PUNTATA 3 – Servizio e libertà 
In onda venerdì 30 dicembre alle 21:15
Dalla strada ai palazzi del potere, poi di nuovo in strada. È il percorso con cui Caravaggio si divide tra opere su commissione e ricerca artistica, tra servizio e libertà, raccontato dal professor Tomaso Montanari nel terzo episodio della serie “La vera natura di Caravaggio”. Dopo l’acquisto de “I bari” e della “Buona Ventura”, il cardinal Del Monte chiama l’artista a Palazzo Madama. Qui Caravaggio dipinge il Concerto. E qui conosce Vincenzo Giustiniani, banchiere genovese, l’altro suo grande committente, per cui realizza “Il suonatore di liuto”. Così a Caravaggio arrivano commissioni importanti, e protezione. Ma accanto alle commissioni, Caravaggio continua, per se stesso, la sua personalissima ricerca artistica. Nascono così la “Maddalena pentita” e il “Riposo durante la fuga in Egitto”, opere in cui si può leggere il gioco sottile tra realtà e finzione, e dove la “strada”, che irrompe ancora sulla tela, si trasforma in soggetto sacro. È il mondo che circonda Caravaggio, il suo modo di vedere la realtà, la vita quotidiana, il vero soggetto di queste opere, e i modelli sono le persone che gli stanno attorno. Come nella seconda versione della “Buona Ventura”, dove Caravaggio affina lo studio dei volti, le espressioni, i sentimenti dei suoi modelli. O come nel San Francesco in estasi, il primo notturno di Caravaggio. Corpi in posa, dipinti in uno studio, poi ambientati in uno strepitoso paesaggio naturale.
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La Buona ventura – Roma, Musei Capitolini
Il Concerto di giovani – New York, Metropolitan Museum of Art
Suonatore di liuto – San Pietroburgo, Museo dell’Ermitage
Suonatore di liuto – New York, Collezione privata (prestito permanente al Metropolitan Museum of Art)
Maddalena penitente – Roma, Galleria Doria Pamphilj
Riposo durante la fuga in Egitto – Roma, Galleria Doria Pamphilj
La Buona Ventura – Parigi, Museo del Louvre
San Francesco in estasi – Hartford, Wadsworth Athenaeum
San Francesco in estasi (copia) – Udine, Museo del Castello
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PUNTATA 4 – Il corpo delle cose
In onda venerdì 13 gennaio alle 21:15
Un quadro che è anche uno spartiacque: nulla sarà più come prima nella storia dell’arte dopo che Caravaggio mette poca frutta in una canestra di vimini e la poggia su un tavolo. Con “La Canestra di frutta della Pinacoteca Ambrosiana”, un’opera dalla portata eversiva, l’artista infatti mette sullo stesso piano la pittura sacra, la pittura di storia e la pittura di oggetti, e teorizza la rivoluzione che apre le porte alla pittura moderna. Lo racconta il nuovo episodio della serie “La vera natura di Caravaggio”. Anche il Bacco degli Uffizi è un’opera che precorre la storia dell’arte, perché questo “torpido e assonnato garzone da osteria”, per dirla con Roberto Longhi, dialoga direttamente con lo spettatore, si rivolge a chi lo guarda. Un’opera “transitiva”, si è detto, che porta la sua azione verso chi sta fuori della tela. Accanto a Bacco, nella stessa sala degli Uffizi, una delle immagini di Caravaggio che è penetrata con più forza nel nostro immaginario: la Medusa. Una figura che ci restituisce un Caravaggio ossessionato dalle teste mozzate, e con cui dovremmo imparare a fare i conti. Di questo periodo è anche l’unica pittura murale di Caravaggio: il Giove, Nettuno e Plutone di Villa Ludovisi, dove l’artista immagina, in un’improbabile scorcio, gli dei dell’Olimpo, nudi, sul cornicione di un palazzo, in posizione funambolica.
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Canestra di frutta – Milano, Pinacoteca Ambrosiana
Bacco – Firenze, Galleria degli Uffizi
Medusa – Firenze, Galleria degli Uffizi
Giove, Nettuno e Plutone – Roma, Casino dell’Aurora in Villa Ludovisi
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PUNTATA 5 – Storie senza azione
In onda venerdì 20 gennaio alle 21:15
Sullo scorcio del secolo Caravaggio allarga la sua committenza. Al cardinal Del Monte e a Vincenzo Giustiniani, per cui continua a lavorare, si aggiunge il banchiere genovese Ottavio Costa, per cui dipinge la Marta e Maria Maddalena di Detroit e la Giuditta che decapita Oloferne di Palazzo Barberini. Opere in cui riconosciamo una delle sue modelle, Fillide Melandroni, una cortigiana senese che aveva già prestato il volto alla Santa Caterina d’Alessandria del Museo Thyssen di Madrid.
Ma accanto alla committenza privata (di questi anni è anche il Davide e Golia del Prado), Caravaggio si misura con le prime, grandi, opere pubbliche. Un vero e proprio salto di qualità, che comincia con le grandi tele di S. Luigi dei Francesi, dove dipinge nei laterali della Cappella Contarelli, la Vocazione e il Martirio di San Matteo, e prosegue con le tele di S. Maria del Popolo, la Conversione di Saulo e la Crocifissione di Pietro, realizzate tra il 1600 e il 1601. “Storie senza azione”, secondo la definizione del Bellori, ma in cui Caravaggio tocca il vertice della sua arte, segnando un punto di non ritorno nella storia dell’arte moderna.
S. Caterina d’Alessandria – Madrid, Museo Thyssen Bernemisza
Marta e Maria Maddalena – Detroit, Institute of Arts, Detroit
Ritratto di Fillide Melandroni (foto) – Opera distrutta a Berlino nel 1945
Giuditta e Oloferne – Roma, Galleria Nazionale d’Arte Antica in Palazzo Barberini
Davide e Golia – Madrid, Museo del Prado
Vocazione di San Matteo – Roma, S. Luigi dei Francesi
Il martirio di San Matteo – Roma, S. Luigi dei Francesi
Conversione di San Paolo – Roma, Palazzo Odescalchi
Conversione di San Paolo – Roma, S. Maria del Popolo
Crocifissione di San Pietro – Roma, S. Maria del Popolo
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In onda venerdì 3 febbraio alle 21:15
Quadri da stanza, di soggetto sacro, contrapposti a opere di soggetto profano: nel nuovo episodio della serie “La vera natura di Caravaggio”, in onda venerdì 3 febbraio alle 21:15 su Rai5, il professor Tomaso Montanari racconta le principali opere del Merisi, legate a vicende del nuovo o dell’antico testamento, il cui filo conduttore è quello dell’amore di Dio per gli uomini in contrapposizione alle opere in cui l’artista fa prevalere l’amore terreno.
Caravaggio torna a San Luigi de’ Francesi per la pala d’altare con San Matteo e l’angelo. Ma il quadro non piace, non ha “decoro”, e finisce tra le opere di Vincenzo Giustiniani. Caravaggio ne dipinge un altro e sarà un successo. Aristocratici, cardinali e prelati gli chiedono opere per le proprie collezioni.
Nascono così una serie di quadri da stanza, costruiti con mezze figure, di soggetto sacro: Il sacrificio di Isacco degli Uffizi, dipinto per Maffeo Barberini; la Cattura di Cristo di Dublino, dei Mattei; e l’Incoronazione di spine di Vienna, per Vincenzo Giustiniani.
Proprio il marchese aveva chiesto a Caravaggio altre tele, poi passate nelle mani del re di Prussia, finite a Berlino e andate distrutte nel 1945, come il Cristo sul monte degli ulivi. Si conservano invece, in Germania, altre due tele del Giustiniani, dove il pittore mette al centro della sua arte il corpo umano: quello ferito di Cristo nell’Incredulità di Tommaso; e quello giovane e provocante di un Amore vincitore, un amore profano ritratto nell’atto di sconfiggere ogni cosa.
Un’allegoria, che ha però delle forme reali: è il corpo di Cecco del Caravaggio, amico, forse amante e modello del Merisi, per cui ha posato altre volte: come San Giovannino, ad esempio, in una tela che è oggi ai Musei Capitolini.
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San Matteo e l’angelo (foto) – Opera distrutta a Berlino nel 1945
San Matteo e l’angelo – Roma, San Luigi dei Francesi
Ritratto di Maffeo Barberini – Firenze, Collezione privata
Sacrificio di Isacco – Firenze, Galleria degli Uffizi
Cattura di Cristo – Dublino, National Gallery of Ireland
Incoronazione di spine – Vienna, Kunsthistorisches Museum
Cristo sul monte degli ulivi (foto) – Opera distrutta a Berlino nel 1945
L’incredulità di Tommaso – Patsdam, Bildergalerie (Sanssouci Park)
Amore vittorioso – Berlino, Gemaldergalerie
San Giovanni Battista – Roma, Musei Capitolini
San Giovanni Battista (copia) – Roma, Galleria Doria Pamphilj
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PUNTATA 7 – Sugli altari
Nei primi anni del Seicento Caravaggio è uno dei pittori più richiesti. Le sue opere sono destinate ai privati e agli altari delle chiese. Le racconta il professore Tomaso Montanari nel nuovo episodio della serie “La vera natura di Caravaggio”.
Il San Giovannino, oggi a Kansas City, era stato dipinto per il banchiere genovese Ottavio Costa; la Cena in Emmaus di Londra era in origine dei Mattei; mentre la Deposizione di Cristo, oggi ai Musei Vaticani, stava sull’altare della chiesa dei Filippini, Santa Maria in Vallicella. Una tela che ha avuto uno straordinario successo, contribuendo a far crescere la fama del pittore. Misteriosa è invece la genesi della Madonna del Rosario, che venne comprata da un gruppo di artisti guidato da Rubens per una chiesa di Anversa e che è poi finita a Vienna.
Tutta romana è invece la Madonna dei Pellegrini, ancora sull’altare per cui venne dipinta, nella chiesa di S. Agostino. Una Madonna dal volto inconfondibile di Lena Tognetti, prostituta e amica di Caravaggio. Una donna del popolo, con in braccio il suo bambino, di fronte a due viandanti inginocchiati, con i piedi sporchi e i vestiti rattoppati.
Un quadro del quale “dai popolani ne fu fatto estremo schiamazzo”. Forse perché, come scrisse Giulio Mancini, le sue Madonne “erano sempre ritratti di qualche sua bagascia”.
In onda venerdì 10 febbraio alle 21:15
San Giovanni Battista – Kansas City, Nelson-Atkins Museum
Deposizione – Città del Vaticano, Pinacoteca Vaticana
Cena in Emmaus – Londra, National Gallery
Madonna del Rosario Vienna, Kunsthistorisches Museum
Madonna dei Pellegrini – Roma, Chiesa di S. Agostino
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PUNTATA 8 – Nella polvere
Nella notte del 28 maggio 1606 Caravaggio uccide Ranuccio Tommasoni e fugge da Roma per non tornarci mai più. E’ un evento che cambia per sempre il corso della sua vita, ma anche la storia della pittura moderna.
Prima della fuga, tra il 1605 e il 1606, l’artista realizza alcuni quadri memorabili, ma che non sempre incontrano il favore dei committenti. Per Santa Maria della Scala, nel cuore di Trastevere, dipinge una Morte della Vergine che i padri carmelitani rifiutano, probabilmente, come scrive Giulio Mancini, perché la Madonna dovette sembrare “spropositata di lascivia e di decoro”. Quella grande tela, dopo varie vicende, arriva a Parigi e oggi è al Louvre. Sull’altare di Trastevere viene collocato un altro quadro, con lo stesso soggetto, di Carlo Saraceni. L’opera di Caravaggio però non passa inosservata: in molti, prima che venisse rimossa, corrono a vederla. Tra costoro anche Rubens.
Per Caravaggio è un periodo straordinariamente fecondo: accanto alle grandi pale d’altare ci sono quadri di devozione, quadri sacri, ma da galleria. E’ il caso del San Girolamo nello studio, forse dipinto per il cardinale Scipione Borghese, o del San Girolamo penitente che oggi si trova in Catalogna, nel monastero di Monserrat. Così anche il San Francesco in meditazione, di cui circolano diverse versioni, tra le quali non è facile capire quale sia l’originale. Quadri che forse Caravaggio dipinge in totale libertà, senza un committente. O dei quali comunque non conosciamo la storia. Come per ilSan Giovannino, oggi è esposto alla Galleria di Palazzo Corsini.
Nei primi mesi del 1606, mentre continua la sua dissennata vita notturna, tra risse, scontri e denunce alla polizia, Caravaggio dipinge una delle sue opere più belle: laMadonna dei Palafrenieri. Una grande pala che doveva decorare un altare della nuova San Pietro. Gli era stato commissionato dall’Arciconfraternita dei Palafrenieri, i piccoli aristocratici romani che servivano il papa e i cardinali conducendone cavalli e carrozze. Il quadro resta in basilica un solo giorno: prima viene spostato nella chiesa di Sant’Anna e poi venduto al cardinal Borghese. Per Caravaggio è uno scacco, che però vive da lontano, perché ormai è partito da Roma. Ma chi è che non lo vuole? Per quali ragioni? Possiamo solo fare delle ipotesi. Le fonti ci danno versioni assai diverse. Di certo la modella che presta il suo volto e il suo corpo alla Madonna è la stessa Lena Tognetti già dipinta da Caravaggio nella Madonna dei Pellegrini; forse è lo stesso anche Gesù, solo un po’ cresciuto. Probabilmente è qui che va cercato il motivo del rifiuto: era intollerabile vedere su un altare di San Pietro una prostituta che si poteva incontrare a Piazza Navona, una Maria vergine molto poco vergine, con un figlio irrequieto e completamente nudo. Due modelli presi dalla strada e proiettati su un altare di San Pietro. Qualcosa che non si poteva fare e che infatti e non si fece.
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Morte della Vergine – Parigi, Museo del Louvre
San Girolamo scrivente – Roma, Galleria Borghese
San Girolamo – Montserrat, Monasterio de la Virgen de Montserrat
San Francesco in meditazione (attr.) – Roma, Chiesa dei Cappuccini
San Francesco in meditazione – Roma, prestito permanente alla Galleria Nazionale d’Arte Antica in Palazzo Barberini (già a Carpineto romano)
Narciso (opera dello Spadarino, tradizionalmente attribuita a Caravaggio) – Roma, Galleria Nazionale d’Arte Antica in Palazzo Barberini
San Giovanni Battista – Roma, Palazzo Corsini
Madonna dei Palafrenieri – Roma, Galleria Borghese
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PUNTATA 9 – La dignità dei corpi
Dopo l’omicidio di Ranuccio Tommasoni, Caravaggio è in fuga da Roma con una condanna a morte e raggiunge prima Palestrina e poi Napoli. Anche qui realizza capolavori. Il professor Tomaso Montanari descrive le principali opere di questo periodo nel nuovo episodio della serie “La vera natura di Caravaggio”, in onda venerdì 24 febbraio alle 21:15 su Rai5.
Caravaggio dipinge la “Cena in Emmaus” di Brera e il “San Francesco” di Cremona, probabilmente tra Zagarolo e Palestrina, dov’è ospite dei Colonna. A ottobre del 1606 arriva a Napoli, la città più grande d’Italia, dove trova lavoro, riuscendo però a passare inosservato.
Ci resta otto mesi, e realizza alcune grandi pitture, a cominciare dalle “Sette opere di misericordia”, con cui porta sulla tela il sapore dei vicoli napoletani. La sua pittura si fa più cupa; la materia pittorica si disfa; si moltiplicano le teste tagliate: nella “Salomè con la testa del Battista” di Londra come nel “Davide con la testa di Golia” di Vienna.
Stessa temperatura nella “Crocifissione di Sant’Andrea”, oggi a Cleveland, ma un tempo a Palazzo Reale, dipinta per il Vicerè; e nel “Cristo alla colonna” di Rouen. Per San Domenico realizza uno dei suoi quadri migliori: la “Flagellazione di Cristo”, oggi a Capodimonte.
Una tela in cui ripensa alle opere di qualche anno prima, guardando a una lunga tradizione, ma interpretando il soggetto, come sempre, in modo profondamente innovativo.
Cena in Emmaus – Milano, Pinacoteca di Brera
S. Francesco in meditazione – Cremona, Museo Civico Ala Ponzone
Le sette opere di Misericordia – Napoli, Pio Monte della Misericordia
Salomè con la testa del Battista – Londra, National Gallery
Davide con la testa di Golia – Vienna, Kunsthistorisches Museum
Crocifissione di S. Andrea – Cleveland, Cleveland Museum of Art
Flagellazione di Cristo – Napoli, Museo Nazionale di Capodimonte
Flagellazione di Cristo – Rouen, Musée des Beaux-Arts
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PUNTATA 10 – Sorvegliare e punire
Nel luglio del 1607, Caravaggio arriva a Malta su una galea di Fabrizio Sforza Colonna, figlio della marchesa di Caravaggio. Lascia Napoli nella speranza che, con l’ammissione all’Ordine dei Cavalieri, possa ottenere il perdono del papa e tornare a Roma. Risalgono a questo periodo un gruppo di opere che il professore Tomaso Montanari descrive nel nuovo episodio della serie “La vera natura di Caravaggio”,  in onda venerdì 3 marzo alle 21:15 su Rai5.
Poco sappiamo delle opere maltesi di Caravaggio: nella Concattedrale di San Giovanni si conserva il San Girolamo scrivente; al Louvre il Ritratto di Alof de Wignacourt, Gran Maestro dell’Ordine; a Palazzo Pitti l’Amorino dormiente. I documenti spiegano quanto il pittore fosse apprezzato nell’isola. È per questo che, nel luglio 1608, viene ammesso all’Ordine dei Cavalieri di San Giovanni.
L’enorme tela che realizza nel 1608, la Decollazione di San Giovanni Battista, è forse un’offerta per la ratifica della nomina. Il quadro, uno dei più belli tra quelli dipinti da Caravaggio, fece grande impressione.
Ma è un successo di breve durata. Caravaggio partecipa a una rissa, viene messo sotto inchiesta e chiuso nel Forte Sant’Angelo in attesa di giudizio. Il pittore ha paura, teme di essere condannato. Così, dopo 40 giorni, il 6 ottobre 1608, fugge dal carcere e fa rotta verso la Sicilia. Un passo che gli sarà fatale.
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San Girolamo scrivente – La Valletta, Concattedrale di San Giovanni
Ritratto di Alof de Wignancourt – Parigi, Museo del Louvre
Amorino dormiente – Firenze, Galleria Palatina di Palazzo Pitti
Decollazione di S. Giovanni Battista – La Valletta, Concattedrale di San Giovanni
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PUNTATA 11 – La vita messa a nudo
Fuggito da Malta, Caravaggio arriva in Sicilia nell’autunno del 1608 e qui realizza un nuovo gruppo di opere, oggi in parte ancora sull’isola e in parte disperso.
Il professor Tomaso Montanari racconta le opere siciliane dell’artista, nel nuovo episodio della serie “La vera natura di Caravaggio”, in onda venerdì 10 marzo alle 21:15 su Rai5.
A Siracusa il pittore visita le Latomie, le antiche carceri greche, ossessionato dall’idea della condanna e della reclusione. E sono forse proprio le Latomie lo sfondo in cui ambienta la sua prima opera siciliana, “Il seppellimento di Santa Lucia”, la martire cristiana del III secolo, patrona della città. Un’opera senza speranza, priva di qualsiasi idea di trascendenza.
Lasciata Siracusa si sposta a Messina, dove forse è protetto dal Priore dell’Ordine del Cavalieri di Malta in quella città, Antonio Martelli che ritrae su una tela che oggi si conserva a Firenze, nelle Gallerie di Palazzo Pitti.
Delle opere messinesi, il Museo regionale ne conserva due: la “Resurrezione di Lazzaro”, in cui il protagonista sembra opporsi al ritorno alla vita e in cui, per la prima volta, l’episodio viene raccontato dal punto di vista del morto, e il ritorno alla vita sembra per Lazzaro un fatica cui sarebbe meglio rinunciare.
E una “Adorazione dei pastori” in cui la Madonna, vinta dalla fatica del parto, mostra tutta la sua umanità. Non diversamente dalla Maria della “Natività” di Palermo, città in cui forse Caravaggio non è mai stato.
E dove oggi non c’è più neppure la sua tela, trafugata dall’Oratorio di San Lorenzo in una notte del 1969.
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Seppellimento di Santa Lucia – Siracusa, Chiesa di Santa Lucia
Ritratto di Antonio Martelli, cavaliere di Malta – Firenze, Galleria Palatina di Palazzo Pitti
Resurrezione di Lazzaro – Messina, Museo Regionale
Adorazione dei pastori – Messina, Museo Regionale
Natività con i Ss. Lorenzo e Francesco (riproduzione da foto) – Palermo, Oratorio di San Lorenzo (opera rubata nel 1969)
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PUNTATA 12 – Il coraggio della verità
Negli ultimi anni della sua esistenza, Caravaggio dipinge quadri tragici, notturni e senza speranza, che lasceranno un’eredità profonda nella pittura europea degli anni successivi.
Proprio con queste opere si chiude la serie “La vera natura di Caravaggio”, in onda venerdì 17 marzo alle 21.15 su Rai5. Alla fine del 1609 Caravaggio torna a Napoli, dove viene aggredito e sfigurato. Il suo umore è sempre più nero, ma la speranza di tornare a Roma lo aiuta a continuare nel lavoro.
Dipinge una Salomé con la testa del Battista che finisce nelle mani del Viceré per approdare a Madrid, e un’Annunciazione, che oggi è a Nancy. La materia pittorica sembra sfaldarsi, prevale il nero. Come nel Martirio di Sant’Orsola di Palazzo Zevallos, o nella Negazione di Pietro.
In primavera Caravaggio si imbarca per Roma. Arriva a Palo laziale, dove viene arrestato e poi liberato. Solo e malato, giunge a Porto Ercole, dove muore il 18 luglio del 1610.
Le opere che doveva donare al papa tornano a Napoli. Tra queste una Maddalena penitente, che conosciamo in copia; un San Giovanni Battista e un Davide con la testa di Golia, entrambi alla Galleria Borghese.
Nel Davide il pittore presta il suo volto al gigante, la cui testa, appena tagliata, pende nelle mani di un carnefice giovane e triste.
È l’ultimo autoritratto di Caravaggio, l’artista che aveva fatto dell’aderenza al dato naturale la sua cifra stilistica e che, contro ogni convenzione, aveva avuto il coraggio di dire sempre la verità, a qualunque costo.
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Salomè con la testa del Battista – Madrid, Palacio Real
Annunciazione – Nancy, Musèe des Beaux-Arts
Martirio di S. Orsola – Napoli, Palazzo Zevallos Stigliano
Negazione di Pietro – New York, Collezione privata, prestito permanente al Metropolitan Museum of Art
Maddalena in estasi (copia di un originale perduto di Caravaggio opera di Louis Finson) – Marsiglia, Musèe des Beaux-Arts
San Giovanni Battista – Roma, Galleria Borghese
Davide con la testa di Golia – Roma, Galleria Borghese