Chi ha paura delle streghe?


La storia nei secoli ha dimostrato che spesso sono le streghe a dover avere paura di noi!

Molti i pregiudizi sul loro conto:
Le streghe (dal latino strix "civetta") non adorano il Diavolo perché non lo riconoscono come tale. Tutto nasce dalle molteplici divinità che presentano corna (il celtico Cernunnos, il greco Pan...) però essi non sono il Diavolo. E' stato il Cristianesimo che ha trasformato queste divinità come l'immagine stessa di Satana. Un esempio eclatante è la figura di Pan, dove il Cristianesimo ha preso le sue sembianze per darle a Satana.
Baphomet, di Eliphas Lévi. Sulle braccia appaiono le parole latine SOLVE (sciogli) e COAGULA (unisci).
Quest'immagine del 1895 dimostra l'errata concezione che si aveva del Paganesimo e del Satanismo. Il disegno deriva da un'illustrazione dell'esoterista Eliphas Levi che rappresenta Baphomet (o Bafometto) con sembianze caprine e in testa ha una stella a cinque punte che se inscritto in un cerchio rappresenta il pentacolo. Ma il pentacolo dei satanisti ha la punta in basso.

Questa superstizione ha condotto le streghe al Rogo

Celia Rees nel suo libro Il viaggio della strega bambina, scrive:
La morte veniva sempre preceduta da torture e potete ben immaginare cosa dovevano sopportare queste donne che come colpa avevano quella di onorare la Natura o di essere troppo particolari e anticonformiste.

Magia bianca e magia nera
la magia non ha colore, infatti, questo modo di pensare non appartiene alla stregoneria.
La magia bianca è una pratica esoterica che, a differenza della magia nera, si propone di intervenire unicamente sui fenomeni della natura attraverso lo studio delle sue leggi, servendosi di ricerche, esperimenti, trasformazioni da un elemento in un altro, per raggiungere perfezione interiore, protezione, salute e prosperità.

Mentre la magia nera mira ad accrescere il potere del mago tramite l'invocazione di forze soprannaturali e paranormali, che vadano oltre le leggi naturali imposte alla realtà, la magia bianca intende operare in armonia con esse, ritenendo che ogni organismo, fenomeno o evento abbia un suo posto nel disegno universale stabilito da Dio, in quanto partecipe di un'unica Anima del mondo (concezione tipica del neoplatonismo che si ritrova ad esempio in Marsilio Ficino).

Più precisamente, chi fa della magia nera cerca di sottomettere le entità del cosmo al proprio volere (sovvertendone le leggi), chi fa della magia bianca sottomette invece la propria volontà alle leggi del cosmo. Ciò significa che per operare in armonia con l'universo occorreva sviluppare un senso morale basato sull'obbedienza a Dio e sul rispetto della sua volontà.

E poiché si pensava che la volontà divina coincidesse con la razionalità oggettivata del mondo, la magia bianca si proponeva di preservarla, e anzi di favorire la sua naturale evoluzione. La magia bianca si inseriva così nell'ottica tipica dei pensatori rinascimentali, i quali ritenevano che tutta la creazione, corrottasi a causa del biblico peccato originale, tendesse a ritornare verso la perfezione originaria. Come l'uomo tende verso la divinizzazione, così ogni elemento tende a ritornare verso la meta cui è stato assegnato (oentelechia), secondo la concezione aristotelica mescolatasi con quella platonica. Si cercava in un certo senso di risolvere la materianello spirito; la magia bianca finì in tal modo per coincidere con l'alchimia, che si prefiggeva di costruire la pietra filosofale, al fine di trasmutare i metalli in oro, considerato la meta naturale di ogni elemento. L'oro era ricercato non a scopi di avidità o di possesso, ma per le sue proprietà intrinseche, essendo tra i metalli quello più incorruttibile (cioè più resistente al tempo), oltre ad essere un ottimocatalizzatore da usare nelle reazioni chimiche.

Gli interessi suscitati dalla magia bianca, rivolta esclusivamente allo studio della natura e al rispetto delle leggi in essa presenti, funsero così da apripista alla chimica moderna. L'opera dell'alchimista consisteva infatti essenzialmente nello studio empirico delle sostanze elementari e in esperimenti scientifici su di esse. Egli ne cercava le proprietà operando all'incirca come un chimico, catalogandole, tentando miscugli, introducendo nel suo lavoro fornelli ed alambicchi che saranno poi gli strumenti principali utilizzati dalla chimica come la intendiamo oggi.

In ambito ebraico ha avuto una notevole rilevanza lo studio e lo sviluppo di un alfabeto, introdotto da John Dee e da questi attribuito al patriarca Enoch, dal quale venne chiamato appunto enochiano, alfabeto ritenuto adatto a parlare con gli angeli e gli spiriti buoni, i quali venivano chiamati con dei nomi formulati in questo particolare linguaggio.

Intorno al Quattrocento vi fu Abramelin il mago, che nel suo grimorio parla di una magia sacra e bianca solo leggermente inferiore alla più famosa Cabbala; nel suo manoscritto intitolato La Magia Sacra egli afferma di poter comandare spiriti demoniaci, dopo averli fatti giurare, con l'aiuto del proprio angelo custode. Allora, tuttavia, le pratiche che miravano a sovvertire l'ordine naturale erano considerate di ispirazione diabolica, e furono condannate dalla Chiesa durante tutto il Medioevo e il Rinascimento.

Nel XIX secolo uno dei grandi studiosi di magia in generale, ma dedito alla magia bianca fu Eliphas Lévi.

Secondo Omraam Mikhaël Aïvanhov (1900-1986) la magia dovrebbe essere distinta dall'occultismo: l'occultismo non è la vera scienza spirituale in quanto è un miscuglio di bene e di male. La vera magia è la magia divina che consiste nell'utilizzare le proprie facoltà e il proprio sapere per realizzare il regno di Dio sulla terra. Il mago, precisa questo autore, è colui che lavora nella luce e per la luce, è colui che desidera sempre di fare del bene, di consolare, illuminare e vivificare le creature.

Maghe e Streghe nella storia
Circe: maga che compare nell'Odissea e nelle leggende degli Argonauti, che trasforma i compagni di Ulisse in animali che assecondavano la loro natura, che fece rimanere Ulisse per un anno (e da lui ebbe dei figli) e che gli suggerì, dopo che Ulisse decise di partire, di consultare l'ombra del cieco indovino Tiresia negli Inferi
Melissa o Circe di Dosso Dossi - Galleria Borghese Roma
Medea (il nome significa astuzie, scaltrezze): nipote di Circe, figlia del re Eete di Colchide s'innamorò di Giasone appena lui sbarcò nella sua terrac on gli Argonauti per ritrovare il Vello d'oro, e così decise di aiutarlo nell'impresa arrivando ad uccidere persino suo fratello Apsirto e i due innamorati ritornano a Corinto con il bottino. Ma il re di Corinto, Creonte vuole dare sua figlia Gleuce a Giasone per farlo succedere al trono. Giasone accetta abbandonando così Medea. Quest'ultima, disperata, manda a Gleuce, fingendosi rassegnata, un vello avvelenato e così Glauce muore tra dolori strazianti così come Creonte che era giunto per soccorrerla. Inoltre uccide i figli precedentemente avuti da Giasone per vendetta portando così Giasone al suicidio. Altri storici del tempo di Euripide (l'autore della tragedia Medea) affermano che i due figli, Mermo e Fere, furono uccisi dagli abitanti di Corinto per vendetta.
Maria Callas, Medea, sul set con Pier Paolo Pasolini (1969)
Maria Callas. interpreta Medea a teatro con le musiche di Luigi Cherubini, anni '50:

E alla fine al cinema con la regia di Pier Paolo Pasolini, 1969